Code Vein – 5 motivi per cui vale la pena acquistarlo

Vampiri natalizi

Code Vein – 5 motivi per cui vale la pena acquistarlo

Da quando Dark Souls è arrivato sul mercato il mondo dei videogiochi non è stato più lo stesso. La forza dirompente del lavoro di From Software ha prodotto tantissimi effetti collaterali. Un po’ come quando lanciate un sasso nel mare e questo crea tante piccole onde che si espandono.

E’ il caso di Code Vein, ma anche di tantissimi altri titoli definiti “souls like”, che hanno preso quella formula trasformandola e dando vita a qualcosa di nuovo. Il titolo di Bandai Namco ha avuto una gestazione burrascosa, ma quest’anno è arrivato dirompente proponendo un souls like dalle tinte anime, a base di vampiri (più o meno). Nonostante alcuni difetti, Code Vein si è dimostrato essere un buon gioco, adatto a chi cerca un’esperienza “souls” più leggera e dal piglio anime, grazie ad una particolare direzione artistica e ad una narrazione piuttosto peculiare.

Grazie al Calendario dell’Avvento di GameStop Zing, potrete recuperare Code Vein a un super prezzo. Perché per smaltire i parenti e i cenoni non c’è niente di meglio che ammazzare creature infernali e succhiare sangue a giganteschi e temibili boss. Ma non ditelo ai vostri parenti.


1 Codici sanguigni

Come ogni action rpg che si rispetti, anche Code Vein offre delle interessanti opzioni di personalizzazione. La cosa interessante però è l’idea avuta dagli sviluppatori. Al di là delle opzioni classiche (equipaggiamento e armatura) c’è tutto un sistema di classi e abilità legato ai codici sanguigni.

Equipaggiabili come parte del nostro personaggio, questi ci permettono di acquisire determinate abilità seguendo uno specifico stile di gioco. Il codice del Berserker prediligerà abilità offensive e così via. La cosa bella è che spendendo punti esperienza in queste abilità, potremmo utilizzarle anche cambiando codice sanguigno. La personalizzazione di Code Vein è notevole, nonché uno dei suoi pregi migliori.

Code Vein recensione


2 Una sfida per tutti

Se avete giocato ad un Dark Souls qualsiasi e avete esclamato “oof”, sospirando con aria arresa, potrebbe interessarvi sapere che Code Vein è più permissivo. Pur rientrando nei canoni del genere, è sicuramente più accessibile e più chiaro da leggere. Gli elementi da considerare non sono tantissimi e spesso il semplice salire di livello può spianarvi la strada. Se proprio non ce la fate poi, potete sempre chiedere aiuto ai giocatori online. Voilà!


3 Sembra un anime

Dire “sembra un anime” potrebbe apparire come un’affermazione un po’ sciocca e banale. Eppure, il feeling che circonda Code Vein è proprio quello di uno shonen tipicamente giapponese. Sia nello stile grafico che nel character design, ma anche nello stile del racconto, la sensazione è proprio quella di star giocando un anime moderno. Per alcuni potrebbe essere un fattore in più, come un po’ la presenza di vampiri.


4 Con gli amici è uno spasso

In questo genere di giochi la solitudine può essere una parte fondamentale dell’esperienza. Avventurarsi per la prima volta in un’ambientazione, cercando di capire la mappa e come eliminare con efficacia i nemici al suo interno. Un processo di scoperta affascinante e divertente.

Per chi cerca qualche emozione in più, Code Vein permette di giocare insieme ai propri amici, o ad altri giocatori online, con grande facilità (e fino ad un team di 4). Forse renderà il gioco leggermente più semplice, ma sarà tutto guadagnato in divertimento. Non è mica una cosa scontata!

Code Vein


5 Ricco di contenuti

Nonostante l’approccio più semplicistico di Code Vein, il titolo Bandai Namco non lesina sui contenuti. Una campagna corposa si pone come solida base del pacchetto, ma ad arricchirla ci sono una serie di attività secondarie: tanti collezionabili (che svelano aspetti della trama) e dei dungeon opzionali perfetti per racimolare esperienza e equipaggiamento migliore. Insomma, ne avrete per parecchie ore.



 

Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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