Call of Duty Modern Warfare Lucca

Call of Duty: Modern Warfare

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9

Superbo

COD: Modern Warfare, tra finzione e realtà – Speciale Lucca C&G 2019

Realismo sì, ma senza perdere di vista il divertimento

Call of Duty Modern Warfare Lucca

Call of Duty: Modern Warfare quest’anno ha presenziato a Lucca Comics & Games con un concept piuttosto forte. Da una parte c’erano infatti le classiche postazioni a cui provare il gioco, dall’altra invece veri carri armati, un percorso d’addestramento da provare in prima persona e un poligono di tiro dove testare la propria mira con armi da soft air.

Per parlare di questo contrasto, ma anche connubio tra finzione e realtà nell’ultimo Call of Duty sono stati chiamati in causa due uomini a rappresentare le due parti: Bernardo Antoniazzi di Infinity Ward e Claudio Spinelli, ex incursore dell’esercito italiano.

Call of Duty Modern Warfare Lucca Comics 2019 (2)

Bernardo ha raccontato che prima che lo sviluppo di Modern Warfare iniziasse c’erano diverse idee sul piatto, per esempio un Call of Duty: Modern Warfare 4 che riprendesse la storia da dov’era stata lasciata.

Sono successe tante cose nella prima trilogia: testate nucleari sono partite, la Russia ha invaso gli Stati Uniti, Il Presidente russo è stato prima sequestrato e poi salvato dai nostri ranger. Una storia fantastica ma molto distante dalla realtà. Volevamo raccontare una storia realistica e contemporanea.

L’idea di base è dunque quella di “raccontare una storia”, quindi fittizia, con personaggi e luoghi inventati, ma anche che possa risultare credibile ai giocatori. Per realizzare questo obiettivo, per prima cosa Infinity Ward ha assunto diversi consulenti tra i Navy SEAL che li aiutassero nella costruzione di situazioni realistiche, missioni con obiettivi credibili.

Non solo, ma gli attori sono stati addestrati dai SEAL in modo che le movenze e la postura fossero corrette, che le reazioni risultassero coerenti con le loro esperienze.

Claudio Spinelli, ex incursore dell’EI, ha lodato il lavoro fatto dallo studio di sviluppo nel rendere l’ambientazione il più “veritiera” possibile, mantenendosi però abbastanza distaccati da poter permettere ai giocatori effettivamente di divertirsi.

Tra poco uscità il libro Forse Speciali: 100 giorni all’inferno che racconta della mia esperienza sul campo. Ci sono molte similarità con Modern Warfare, sia nella situazione civile che nell’azione vera e propria.

Secondo Spinelli il gioco offre un ottimo strumento di divulgazione. Apre gli occhi sul mestiere del soldato, un mestiere difficile ma necessario purtroppo anche al giorno d’oggi. “È un lavoro che richiede doti incredibili e un addestramento che non finisce mai. Ogni soldato è un eroe e il merito di ogni missione va sempre al team“.

Il realismo non sta però solo nella storia, nell’ambientazione o nell’azione, sta anche e soprattutto nei dettagli. Gli attori hanno un enorme ruolo nel rendere il tutto credibile, ma le loro performance devono essere catturate perfettamente, la loro attrezzatura dev’essere impeccabile.

Bernardo ha inventato un nuovo metodo per realizzare tutto questo chiamato: Sala dei Fotogrammi.

È un gruppo di 160 macchine fotografiche sincronizzate che catturano l’immagine da ogni angolazione e creare un modello 3D della persona. Ci sono altri sistemi di fotogrammetria per generare i modelli degli oggetti di media grandezza. Perciò si ricerca l’attrezzatura fisicamente, si aggiungono macchie e segni di usura, poi si cattura l’immagine e si mette in gioco direttamente.

La tecnologia è quindi uno strumento indispensabile. A tal proposito i due panelist hanno anche parlato di come l’inserzione degli odori farebbe fare un salto in avanti incredibile all’immersione del giocatore: a quanto pare qualcuno sta sperimentando in questo senso, ma ci vorranno ancora parecchi anni per vedere dei risultati.


Call of Duty: Modern Warfare è disponibile per PS4, Xbox One e PC. Speriamo che molti giocatori si siano divertiti con la particolare esperienza fornita da Activision a Lucca Comics & Games e che molti altri si divertiranno col pad alla mano. Dopotutto, alla fine del discorso, è pur sempre un gioco.


Cresciuta con un fratello più grande di 7 anni, le console sono state il suo pane quotidiano fin dalla nascita. Dopo l'uscita della PlayStation si è buttata sui j-rpg, ma nel suo cuore rimane indelebile il ricordo del riccio supersonico targato Sega.

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