Call Of Duty non è certo un gioco che ha bisogno di particolari presentazioni. Nei lunghi anni che hanno plasmato l’attuale generazione videoludica, lo sparatutto Activision si è fatto baluardo e principale esponente di un genere, quello degli FPS, in fortissima ascesa, diventando in breve tempo il videogame più venduto e desiderato del pianeta; tanto che per correre dietro ad una mole di fan sempre più numerosa ed esigente, il publisher ha pensato bene di assumere due software house indipendenti per garantirne l’uscita annuale. Così, mentre gli illustri concorrenti cercavano in tutti i modi di tenere il passo di Infinity Ward e Treyarch, il popolare franchise si accontentava di restare placidamente sul podio, sfruttando una formula già ampiamente rodata, un perfetto connubio tra single-player e comparto online che soddisfaceva tutti i giocatori. Col passare del tempo però, il ristagno delle dinamiche di gioco, un motore grafico ormai superato e l’eccessivo sbilanciamento del multiplayer a favore dei casual gamer, hanno finito per mettere in discussione la qualità stessa del titolo.
Dopo Black Ops II, che ha positivamente sorpreso per un campagna single player ben congegnata ed una varietà multigiocatore come sempre all’altezza della produzione, Ghosts si presenta all’utenza intriso di novità, ma ancora saldamente allacciato ai classici canoni della serie. Un legame che, all’alba della nuova generazione, potrebbe non bastare più per decretarne l’assoluto trionfo.
Lo ameranno: Chi mastica pane e Call Of Duty da sempre, gli amanti degli shooter frenetici
Lo odieranno: Chiunque sia alla ricerca di un FPS realistico, che lasci ampia libertà al giocatore
E’ simile: A qualsiasi altro capitolo della saga
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Piattaforma: PS3 / Xbox 360 / WiiU / PS4 / Xbox One / PC
Sviluppatore: Infinity Ward
Publisher: Activision
Giocatori: 1- 18
Online: Competitivo – cooperativo
Lingua: Italiano (parlato) [hr]
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Ghosts in Action
Dopo aver utilizzato praticamente qualsiasi ragione economico-politica per entrare in guerra ed aver affrontato buona parte delle più grandi potenze mondiali, è chiaro che in Call Of Duty: Ghosts sarebbe dovuto subentrare un nemico differente, magari fittizio, ma con tante buone ragioni per devastare la sonnacchiosa tranquillità americana. Ecco quindi entrare in scena la Federazione, una coalizione sud-americana che attraverso la stazione satellitare Odin mette in atto un incredibile quanto devastante attacco sul suolo degli States, annientando all’istante molte delle più importanti metropoli statunitensi e surclassando l’egemonia economica del paese. 10 anni dopo l’attacco toccherà ai fratelli Logan ed Hesh ribaltare le tristi sorti a cui sembra essere condannata l’America e porre fine al regno di sangue e distruzione della FED infiltrandosi nella Terra di Nessuno, l’area tra Los Angeles e San Diego dove sono concentrate le ostilità. La trama, apparentemente semplice e senza particolari picchi narrativi, si evolve grazie ad una serie di flashback, mirati a chiarire le motivazioni della FED e del loro misterioso capo, una vecchia e mai dimenticata conoscenza del padre dei protagonisti. E’ qui che Logan, il muto soldato che impersonerete, scopre l’esistenza dei Ghosts, un manipolo di militari altamente addestrati esperti nel condurre operazioni silenziose ad alto rischio, e decide di entrare nelle loro fila, diventando parte integrante dell’unica vera arma segreta del governo americano, su cui sono puntate le speranze di tutti.
La progressione segue un percorso molto lineare, i cui colpi di scena sono quasi sempre prevedibili e scontati, cosa che ben presto smussa l’iniziale curiosità del giocatore, sostituita dalla semplice inerzia che spinge al completamento dell’avventura. E’ innegabile come la trama subisca una clamorosa impennata dopo l’incontro con la squadra Ghosts, che ci porterà a scoprire i risvolti di un’America sull’orlo del collasso, avanzando attraverso le macerie di metropoli disfatte, che fino a pochi anni prima erano fieri baluardi del capitalismo occidentale; ma l’azione resta comunque ben salda su binari invisibili che ci costringono a seguire un’azione scriptata di scarso coinvolgimento. Persino il cane Riley, presentato in pompa magna come una delle novità più grandi del franchise, finisce per essere una triste comparsa che non porta nessun cambiamento sostanziale ai fini del gameplay e si perde nel vasto indice di personaggi che fanno da cornice ai due protagonisti.
Ciò non vuol dire che Ghosts sia un disastro totale, anzi: la campagna tra i suoi alti e bassi si lascia giocare piacevolmente e così come nei capitoli precedenti, anche qui la giusta alternanza tra missioni stealth e scene d’azione degne del miglior blockbuster hollywoodiano, si fa apprezzare e regala non poche soddisfazioni. Resta purtroppo il rimpianto per una grande occasione mancata, per un gioco che avrebbe dovuto osare di più, puntare sul totale rinnovamento, soprattutto in vista di una next-gen che pullula di contendenti sempre più agguerriti.
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Fuoco alle polveri
Il gameplay di Call Of Duty è sempre stato motivo di vanto e orgoglio per gli sviluppatori, che anno dopo anno sono sempre riusciti ad arricchirlo ed affinarlo, pur stando bene attenti a non modificare le basi su cui poggiava. Anche nel caso del titolo targato Infinity Ward le cose non cambiano: chi ha già confidenza con il franchise non avrà pressoché nessun problema a reimmergersi nei ritmi frenetici ma perfettamente equilibrati dello shooter. Le svariate situazioni di gioco ci permettono di sperimentare differenti attitudini e utilizzare (seppur in maniera marginale) una moltitudine di gadget futuristici dagli effetti più disparati, come il potentissimo fucile remoto o il rampino che permette la famosa discesa verticale sul grattacielo. Raramente ci si ritroverà spaesati ed anche in quei casi, i nostri fidi compagni saranno pronti a suggerirci la prossima mossa.
Anche il sistema di fuoco è rimasto il medesimo, con un rinculo fittizio che non complica in alcuno modo la nostra mira, agevolata in ogni caso da una posizione stabile o da un puntamento accurato. Non mancano i momenti in cui è possibile utilizzare in prima persona Riley, grazie ad uno speciale dispositivo montato sulla sua pettorina. Logan può prendere il controllo del cane che, verosimilmente, si nasconde nell’erba alta ed è in grado di uccidere in silenzio i nemici, azzannandoli alla gola.
Purtroppo la fantomatica “chiave di volta” di Ghosts non è né più né meno che questo, ossia impersonare un cane che si limita ad individuare ed eliminare poveri sventurati solitari. Persino la sua presenza passiva (che si limita a 2 missioni su 18) diventa piuttosto inutile; pochi giocatori durante un conflitto a fuoco preferiranno infatti aspettare che un cane faccia quello che un fucile mitragliatore può fare in metà del tempo. In alcuni casi è possibile pilotare dei mezzi, tra cui spiccano sicuramente un elicottero d’assalto ed un carro armato. Peccato che in entrambi i casi il senso di sfida sia praticamente inesistente e gli obiettivi da conseguire tediosi, cancellando di fatto l’abituale divertimento nel portare a termine determinati scenari.
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Ritorno al passato
Il comparto tecnico di COD Ghosts soffre purtroppo di alcuni problemi che non possono essere ignorati. Le principali lacune affliggono soprattutto il motore grafico, carente sotto molti punti di vista e ormai imparagonabile alle produzioni più recenti. La resa dei modelli poligonali dei protagonisti è abbastanza buona, così come le loro espressioni facciali durante la maggior parte dei dialoghi (segno di ottimo motion-capture in fase di sviluppo), ma scade in modo imbarazzante se si guarda ai dettagli, frutto di una programmazione che dispone comunque di una tecnologia superata. Durante le missioni a bordo dei mezzi se ne ha la dimostrazione peggiore: modelli tridimensionali scarni e privi di particolari unici avanzano polverizzando qualsiasi cosa intralci il loro cammino. Il controllo, la velocità, la fisica, è tutto così falsato da rasentare l’impossibile. Alcune textures sono obsolete e sentono l’incombente peso degli anni. Soprattutto giocando determinate sessioni, la resa degli effetti atmosferici (come pioggia o neve) e della vegetazione è da dimenticare.
Fortunatamente il frame-rate si attesta su 60fps fissi, che garantiscono una fluidità di gioco senza pari, sia in singolo che durante le sessioni multiplayer, senza nessun rallentamento di sorta per la gioia di tutti i fan. Ciò giova anche ai movimenti dei personaggi che finiscono con l’essere più naturali e meno macchinosi rispetto al passato.
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Multiplayer ed Estinzione
Uno dei motivi principali per cui Call Of Duty risulta essere ancora oggi uno dei giochi più venduti di sempre sono senz’altro gli straordinari numeri che registra con il comparto multiplayer, che anche quest’anno dimostra quanto sia possibile perfezionarsi senza stravolgere il gameplay. Una delle novità più interessanti introdotte da IW è la possibilità di scegliere un proprio avatar di gioco, uomo o donna, di cui possiamo personalizzare accuratamente tutto l’equipaggiamento, dalle armi ai bonus per uccisione. Questi molteplici alter-ego virtuali vanno a sostituire quelle che fino allo scorso anno sono state le “classi”, con l’unica grande differenza che il livello di esperienza non è più legato al profilo giocatore, ma all’avatar che utilizza: ognuno di essi subisce quindi modifiche e raccoglie premi in base alle partite giocate e agli obiettivi conseguiti ed iniziare uno scontro con un personaggio nuovo significa partire praticamente da zero (modifiche alle armi, colori e potenziamenti annessi).
Non sarà più necessario aspettare di salire di livello e di accumulare esperienza per sbloccare i nostri oggetti o armamentari preferiti, ma grazie ai Punti Giocatore, speciali crediti che si ottengono giocando le partite o completando le sfide assegnateci, diventerà possibile acquistare quello che preferiamo al giusto prezzo. Ovviamente armi più potenti costeranno più Punti Giocatore, ma ottenerli sarà tutt’altro che difficile per chi apprezza il multiplayer di Call Of Duty. Questa novità alleggerisce il gap che si andava a creare tra giocatori di differente livello, ma smorza la frenetica corsa al level-cap, ora sostituita dalla disperata raccolta di crediti.
Quasi tutte le 14 mappe rese giocabili al lancio appaiono strutturalmente complesse e ben congegnate, tanto che occorrerà ben più di una partita per iniziare ad orientarsi come si deve. La possibilità di alterare una o più parti dell’ambiente grazie ad una specifica azione crea tutta una serie di nuove possibilità strategiche grazie alle quali è possibile ribaltare le sorti della battaglia e stimola i giocatori ad adattarsi in fretta alla location modificata per evitare di soccombere.
Una scelta ben più importante di quanto si possa immaginare, dato che entrambi i rami possono favorire l’esito della battaglia, ma in modo molto diverso. Al suo esordio, la modalità Estinzione ha già conquistato il cuore dei giocatori di COD: semplice, immediata, ma allo stesso tempo dotata di uno spessore degno di un titolo stand-alone, questa modalità cooperativa vi terrà incollati allo schermo ondata dopo ondata, facendovi dimenticare la mediocre campagna e distraendovi in modo preoccupante dal sempre ottimo multiplayer.
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S.S.D.D. – In conclusione…
Il primato di Call Of Duty inizia a vacillare per la prima volta dopo tanti anni. L’avventura in singolo dell’ultimo capitolo della serie è ben lontana dalla complessità narrativa di Black Ops II e fatica a trovare una propria identità a causa di personaggi principali poco carismatici e una stancante ripetitività di fondo, priva del consueto ritmo a cui siamo abituati. Non aiuta di certo un comparto tecnico al di sotto della sufficienza, vero volto di un motore grafico arcaico che Infinity Ward si ostina a voler mantenere, anche sulle piattaforme di nuova generazione (seppur con i dovuti miglioramenti). Si attesta sempre su egregi livelli il multiplayer competitivo –al quale prossimamente dedicheremo un articolo speciale– che introduce una serie di novità atte a rendere l’esperienza online ancora più completa e appagante, superando in gran parte le aspettative grazie ad un level-design di matrice eccellente e un gran numero di modalità, tutte molto varie e mai noiose.
Menzione d’onore per la splendida Estinzione, che salva il pacchetto prendendosi i meriti di aver migliorato quel gioco cooperativo inizialmente proposto da Treyarch, portandolo ad un nuovo ed entusiasmante livello. Un colpo di coda inaspettato che dopotutto lascia ancora intravedere buone speranze per un franchise che ha proprio bisogno di una svolta per mantenere un primato sempre più in bilico.