Call of Duty: Black Ops 2 – La Recensione

Call of Duty: Black Ops 2 – La Recensione

Si può affermare che la serie FPS di Call of Duty sia ormai un punto fermo per gli appassionati dei giochi di guerra, specialmente per chi punta soprattutto a una parte multiplayer ricca di contenuti, personalizzazioni e quant’altro.

Call of Duty: Black OPS 2, sviluppato dall’osannato team di Treyarch che ci ha regalato il precedente omonimo capitolo e altri della stessa saga, ci propone quella che molti utenti definirebbero “la solita storia”. E’ veramente così? Fortunatamente a noi non è affatto sembrato: benchè il bello di questo titolo risieda soprattutto nella parte online, anche la campagna single player ci lascia qualcosa di molto interessante.

Il nono capitolo della serie COD ha i numeri per entrare nei cuori dei fans del genere? Ci regala l’adrenalina necessaria per apprezzarlo? Continuate a leggere!

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Lo ameranno: i fans del precedente Black Ops e della saga COD in generale

Lo odieranno: chi preferisce gli FPS che puntano soprattutto sulla campagna offline

E’ simile a: il precedente COD Black Ops, un po’ più futuristico

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Titolo: Call of Duty: Black OPS 2
Piattaforma: Xbox 360 / Playstation 3 / PC
Sviluppatore: Treyarch
Publisher: Activision Blizzard
Giocatori: 1 – co-op fino a 4 giocatori
Online:
Lingua : italiano / italiano


A volte ritornano… con prole!

 Chi non ha giocato il precedente capitolo, rischia di incontrare diversi SPOILER.  

Chi ha giocato il primo capitolo sicuramente ha sentito parlare di un certo Alex Mason, agente della CIA e capitano dei Marines usato dal traditore russo Dragovich per innestargli nella memoria i numeri necessari a bloccare l’arma Nova 6. Dopo una serie di flashback per buona parte del gioco, Mason comprende il significato di quelle visioni numeriche e si lancia nella missione finale: bloccare il rilascio dell’arma chimica grazie ai codici in suo possesso.

Molto più avanti, tra il 1970 e 1980, anche se ormai ritirato in Alaska Mason viene richiamato per salvare per un compagno d’armi catturato durante le rivolte in Angola. L’agente non se lo fa ripetere, abbandona il figlio e corre in quelle terre ostili al salvataggio della vecchia conoscenza, per poi scoprire che le insurrezioni sono guidate da Menendez, un narcoterrorista del Nicaragua che teoricamente doveva essere un alleato. A questo punto, il vecchio Mason tornerà a combattere affiancato proprio dall’antico compagno Woods, che pareva essere stato ucciso in Black OPS dal colonnello Kravchenko. Inoltre, sarà il narratore dei fatti che avvengono “attualmente” nella seconda parte di storia.

Proprio riguardo quest’ultima, ambientata nel 2025, a prendere il posto di protagonista sarà il figlio di Alex, David Mason. Egli prenderà parte a quella che viene definita la Guerra Fredda del Ventunesimo Secolo, in cui la parte di antagonista è destinata alla Repubblica Popolare Cinese, che ha impedito all’industria americana di ottenere numerosi componenti per la fabbricazione di prodotti tecnologici.

L’agguerrito figlio di Alex Mason

La storia del precedente capitolo ha esordito con una maggiore caratterizzazione dei personaggi principali, nonchè una trama ricca di alcuni colpi di scena efficaci.

Nel nuovo titolo, due storie si intreccciano per arrivare non ad uno ma a ben 6 diversi finali a seconda delle scelte del giocatore. Questa scelta, oltre a rispondere ai numerosi interrogativi di entrambe le storie e a completarle, offre agli utenti la possibilità di decretare il destino della guerra che è nelle loro mani, cosa che solitamente non si trova in un FPS.

Black OPS 2 segue le vicende narrate in precedenza e le porta in un possibile futuro ipertecnologico, dove possiamo ammirare un ampio uso di armi dotate di rilevatori di calore umano, mimetizzazioni ottiche, tute che permettono di agganciarsi a pareti rocciose e quant’altro: tutti i possibili equipaggiamenti che potremmo trovare tra più di una decina di anni impiegati in operazioni di guerra.

Ciò non vuol dire che i mezzi a disposizione siano totalmente all’avanguardia, ma viene gettata un’occhiata ai “trasporti classici”, quali i cavalli. Attraversando le zone desertiche afghane, sono proprio questi animali a portarci da un punto all’altro della mappa, consentendoci di sparare ai nemici mentre li guidiamo. La cosa che ci lascia un attimo perplessi è la scelta di renderli praticamente immortali. In Black Ops, gli ambienti del Vietnam erano decorati con diversamente utili maiali, che il giocatore poteva uccidere per puro gusto sadico. Nel gioco attuale, invece, i protagonisti sono forniti di un cavallo ciascuno che si può abbandonare in qualsiasi momento della corsa, proseguendo così a piedi. Capiamo che è un utile mezzo di trasporto e ci fa guadagnare molto tempo, ma senza citare i bug che li affliggono non era possibile renderli un po’ più… realistici e non in senso grafico?

Nella modalità Veterano, finalmente i nemici hanno capito che non sei il loro unico bersaglio! Nei precedenti COD, oltre ad aumentare la potenza delle armi di entrambe le fazioni (quasi un colpo, un morto), si aveva la sensazione che fossi davvero l’unico obiettivo interessante di tutte le schermate, al punto da ricevere l’onore di tutte le pallottole e tutte le granate. Notiamo con piacere che questo aspetto è stato migliorato, rendendoci la vita comunque ostica ma non così tanto stressata.

Ciò, però, non vuol dire che anche l’IA dei nemici sia eccellente sotto ogni punto di vista. In alcune sezioni di campagna, i nemici puntano molto sull’accovacciarsi ed evitare i nostri colpi, ma non sono altrettanto svegli quando riusciamo a girargli attorno e coglierli alle spalle. Alcuni addirittura pensano che la miglior difesa sia sporgere il bacino fuori dalla trincea… A qualsiasi difficoltà deciderete di giocare, oltre a raccogliere armi dei nemici caduti e munizioni da esse, le mappe saranno cosparse di casse grazie alle quali potremo ricaricare il nostro armamentario. La velocità della ricarica e del cambio arma è notevolmente aumentato, ma queste migliorie non tolgono che il gioco sia attualmente cosparso di alcuni bug risolvibili, come per i cavalli di cui sopra e per gli alleati che entrano misteriosamente dentro a muri inaccessibili.

In sostanza, una storia efficace, turbolenta ma non troppo, scorrevole e piacevole da esplorare con tutti i potenziamenti del caso. Finalmente una campagna in solitaria degna di essere rigiocata più volte.

Come si presenta la visuale a cavallo


Grafica e Sonoro

Il motore grafico di questo capitolo si basa su quello utilizzato in Modern Warfare 3, apportando alcune migliorie alle texture di pelle e tessuti, dove i giochi di luce non si sprecano, a volte sono perfino troppe (neanche fossero costantemente sudati… NdR).

Un occhio di riguardo agli effetti di esplosioni, polvere sollevata dal terreno e vegetazione. Quest’ultima ha anche una buona animazione se scossa dal vento. Ovviamente buona parte è immune a danni da fuoco…

Grafica delle cutscenes

Non siamo del tutto soddisfatti delle textures di alcuni edifici: visti da lontano risultano gradevoli, ma quando avviciniamo il naso notiamo alcune zone dove il mattone sembra più disegnato che innestato all’interno del muro. Che sia un espediente grafico, considerando il motore grafico ormai tirato ai suoi limiti, o forse un problema di caricamento? A riguardo, proprio nella parte di gioco più frenetica, il multiplayer, notiamo quanto siano presenti diversi ritardi. Per qualche tempo sarà possibile incontrare textures sgranate o opache, che andranno a caricarsi dopo poco. Sono presenti alcuni difetti grafici nelle mappe, per fortuna visibili solo ad occhi molto critici (i nostri) e camuffati dai numerosi oggetti presenti.

Per quanto riguarda invece il comparto sonoro, abbiamo il piacere di ascoltare l’esordio dell’attore italiano Giancarlo Giannini nei panni di Menendez. In quanto a doppiatore è riuscito a dare un tono deciso e convincente al nostro nemico principale. Stessa cosa vorremmo dire del resto delle voci (ricordiamo che il doppiaggio generale dei precedenti COD è sempre stato ottimo e bilanciato), ma alcune risultano piuttosto scarne e prive di personalità, come ad esempio David Mason da bambino.

Gli effetti sonori funzionano bene per qualsiasi arma o azione usiate, mentre la colonna sonora meriterebbe una citazione a sè ma sprecheremmo troppe parole quando sono necessari i fatti. Raddrizzate le orecchie e mettetevi le cuffie, settate l’impostazione che preferite e…. avevamo citato gli Avenged Sevenfold?

 


Briefing e missioni Strike Forces

Ad implementare l’esperienza singleplayer ci pensano diverse sfide e migliorie in essa inserite, quali:

  • la schermata Briefing, dove il giocatore potrà identificare l’obiettivo della missione e personalizzare l’equipaggiamento prima di essa; saranno fornite una serie di armi di base e i loro componenti secondari, e dopo aver soddisfatto determinate condizioni vedremo ingrandirsi l’arsenale disponibile, in modo da potersi equipaggiare alla meglio quando vorremo rigiocare il capitolo.
  • le sfide carriera, una serie di circa dieci obiettivi da portare a termine per sbloccare l’armamentario di cui sopra, vanno dal classico “completa la missione senza morire” al “colpisci un certo numero di nemici con quella certa arma durante quel certo momento del gioco”.

Durante la campagna principale, inoltre, prenderanno vita dei momenti importanti che andranno a determinare la storie del finale. Questi vengono chiamati missioni Strike Force, ambientate durante il periodo del 2025, in cui potremo indirizzare una squadra di soldati verso un obiettivo oppure guidare alcuni veicoli aerei e di terra.La particolarità di questi momenti è determinata dalla presenza permanente della morte del giocatore, ovvero l’impossibilità di riavviare la missione o resuscitare a un checkpoint per riprovare la sfida. Queste sconfitte vengono registrate dal sistema e il tutto andrà ad influenzare la trama e le sorti dell’antagonista, Menendez. Ovviamente completare questo genere di missione ne sbloccherà altre ad una nuova partita.

Ecco come guiderete la vostra truppa nelle Strike Forces


Il ritorno dei morti viventi

Per chi ha amato la modalità Zombie dei precedenti Call of Duty: World at WarCall of Duty: Black OPS, il sapere che gli esseri putrefatti hanno invaso anche questo titolo sarà un’ottima notizia.  Li potremo affrontare in due modalità distinte.

La prima è la cosiddetta Survival, dove potrete cooperare con altri tre giocatori per combattere contro ondate di zombie via via più numerosi ed aggressivi. Questa modalità non ci ha entusiasmato molto, considerando il limite di aree in cui difendersi effettivamente e le ancor meno stanze da sbloccare.

La modalità Tranzit, invece, ci regala qualche emozione in più. Il nome dice già molto: transito, spostamento. E’ proprio su questo che è basato il gioco: tramite un autobus messo a disposizione dei quattro giocatori, sarà possibile spostarsi da una parte all’altra della mappa (o, se preferite, da un’area all’altra) e affrontare orde di carni macilente, permettendo anche di rimanere sul veicolo per evitare uno scontro pericoloso in mezzo alla nebbia che promette nulla di piacevole.

La particolarità di questa modalità, tolto il sistema di trasporto, è sicuramente il poter recuperare diversi oggetti durante le ondate, per poi assemblarli e costruire così alcuni marchingegni utili nello stage successivo. Alcuni di questi serviranno per sbloccare determinate parti dell’ambiente, altre ci difenderanno o aumenteranno il nostro potenziale bellico.

In sostanza, nonostante quest’ultima novità, la sezione Zombie risulta un po’ scarna, ripetitiva e monotona rispetto ai suoi predecessori. Speriamo vivamente che, con probabili future mappe, vengano sviluppate soprattutto le location e i minigiochi legati ad esse.

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In guerra non si va soli e male equipaggiati

Arriviamo finalmente a parlarvi della parte più interessante e preferita dai fans: il multiplayer.

E’ piuttosto superfluo dirvi che si tratta della stessa procedura dei precedenti COD: attendi il raggiungimento del numero di giocatori necessari per iniziare la partita, cerchi di sopravvivere il più possibile per sbloccare dei bonus (serie di uccisioni), vinci o perdi per il raggiungimento dei punti limite o la fine del tempo.

Premesso ciò, sembra che non sia cambiato assolutamente niente dai capitoli precedenti. Ebbene, questa è un’affermazione completamente errata.

Cominciamo col dirvi che le migliorie apportate e le aggiunte sono moltissime. Cercheremo di sintetizzare il tutto in un breve elenco esplicativo:

  • i punti diventano da un massimo di 7500 a 75
  • il giocatore può raggiungere un massimo di 55 livelli per 10 prestigi
  • ad ogni livello vengono fornite 4 “medaglie” che servono a sbloccare armi, perk e quant’altro
  • ogni giocatore ha un totale di 10 slot da spendere per l’equipaggiamento e le perk; alcune condizioni particolari (v. Wildcards) permettono di inserire più oggetti dello stesso genere, ma gli slot rimangono comunque fermi a 10 e l’utente dovrà rinunciare ad equipaggiare qualcosa
  • viene introdotto il sistema di EXP delle armi (già presente in Modern Warfare 3)
  • quando deciderete di sbloccare la modalità Prestigio, questa non influirà sull’EXP guadagnata per ogni arma sbloccata nè ribloccherà ciò che avevate sbloccato in precedenza
  • i camuffamenti per le armi saranno sbloccati grazie al completamento delle Sfide, e non più acquistabili con crediti di gioco (premendo il tasto Select sarà possibile scegliere anche la mimetica del coltello)

Per un totale di 14 mappe, il divertimento è assicurato. Per chi preordinava il gioco era destinata Nuketown 2025, remake della mappa del precedente Black OPS in stile futuristico, ma se non siete riusciti ad ottenerla vi assicuriamo che, di base, sono state fornite location di dimensioni ridotte come altre piuttosto ampie in cui scorrazzare e lasciare corpi al vostro passaggio.

In tal proposito, notiamo come i luoghi di gioco siano cosparsi di zone interessanti in cui “camperare”, ma è un problema (o fastidio, dipende dai punti di vista) che si può superare facilmente, in quanto molti oggetti di scena danno sì la possibilità di appostarsi ed attendere, ma forniscono anche ottime coperture da circumnavigare per distruggere l’obiettivo. In sostanza, il camper è bello quando non dura in eterno!

Schermata Crea Una Classe

La creazione delle classi è piuttosto creativa e personalizzabile per qualsiasi tipo di utenza. Ritroviamo molte perk usate nel precedente capitolo, ma ad alcune sono state improntate delle modifiche (es. Leggero comprende anche un minor danno in caso di caduta), ad altre è stato lasciato lo stesso compito precedente.

Le Serie di Uccisioni variano da 350 a 1900 punti e comprendono molti degli equipaggiamenti speciali già conosciuti (es. RC-XD o Approvvigionamenti), mentre altri sono stati cambiati di nome (es. Elicottero Stealth ha la stessa funzione di un Blackbird). Ovviamente ve ne sono anche di nuovissimi come il famoso Dragonfire che ritroviamo come oggetto speciale della collector’s edition.

Sono state introdotte inoltre le Wildcardsuna nuova feature per la creazione delle classi che permette di sbloccare qualcosa che potremmo definire abilità, quali per esempio equipaggiare da due a tre accessori all’arma secondaria o addirittura usare un’arma primaria nella locazione di quella secondaria.Inoltre, come se non bastasse gareggiare per scalare la classifica pubblica, è stata aperta anche la Lega, attualmente in versione beta, ovvero una serie di stagioni per scalare la classifica mondiale secondo una serie di partite scelte. Ovviamente il risultato delle nostre partite affliggerà la nostro posizione o quella del nostro clan.

Altre modifiche secondarie ma piacevoli sono, per esempio, il poter visualizzare la scheda COD di un utente nella sala di attesa senza dover accedere e poi uscire da molte finestre; infatti è solamente necessario cliccare il tasto destro rispetto al nome in elenco e visualizzare vatar, livello, tag e il resto.

Vi abbiamo convinti? Sì? Certo che vi abbiamo convinti: il multiplayer offre una vasta e fantasiosa opportunità per passare del tempo con amici o giocatori di tutti il mondo, oltre a fornirvi elementi necessari a crearvi una classe adatta a voi con svariate possibilità.


(Finalmente) L’imbarazzo della scelta!

Giungiamo dunque al termine di questa recensione e non sappiamo come concludere. Forse un “finalmente!” trionfante vi renderà l’idea di quanto siamo entusiasti di questo titolo.

Come già detto ad inizio articolo, solitamente chi gioca un FPS come Call of Duty non basa la sua esperienza sulla campagna offline quanto su quella online, ma in questo caso abbiamo tra le mani una storia intrigante con sei finali tutti da scoprire, determinati dal giocatore stesso e dalle sue vittorie/sconfitte. Le sfide proposte durante la campagna sono innumerevoli ed è assolutamente necessario ripetere il gioco più volte, anche per recuperare le famose valigette con informazioni segrete che cospargono i livelli.  Abbiamo poi non-morti e giocatori del mondo a tenerci compagnia, facendoci gustare un’esperienza multiplayer che va fuori dai soliti toni del “entra in gioco – uccidi – vinci o perdi” ma che, invece, richiede equipaggiamenti ben studiati per i quali le possibilità sono infinite. Salvo qualche bug qua e là, il tutto è condito da un’ottima grafica e un avvincente comparto sonoro per qualsiasi tipologia di partita.

Call of Duty: Black OPS 2 ha buoni numeri e Treyarch ce l’ha dimostrato, sviluppando il suo predecessore all’ennesima potenza. Un gioco adatto a qualsiasi genere di giocatore e che diverte in continuazione!


Secondo Parere by Icilio “Kaltmond” Bellanima

La serie Call of Duty riesce sempre a portare con sé clamore, record di vendite di volta in volta più irraggiungibili e bande di haters pronti a massacrarlo in ogni forum/articolo/video su YouTube, ma anche una corposissima fan-base altrettanto pronta a difenderlo strenuamente.

Con un brand giunto al nono capitolo, la stanchezza ed il ristagno di idee è inevitabile, eppure Treyarch, da molti considerato il “fratello minore” rispetto all’altro team con cui scambia il testimone ogni anno (Infinity Ward) cerca sempre (riuscendoci) di inserire qualche piccola ma significativa novità. Prima introdussero gli zombie, poi esplorarono il poco battuto (e “caldo”) terreno del Vietnam e della Guerra Fredda, ora ci provano col futuro, dando ancor più dignità alla sempre bistrattata campagna in singolo, offrendo piena autonomia ai non-morti e ritoccando, senza esagerare, la raison d’etre per antonomasia della serie: il giocatissimo comparto multiplayer.

Finali multipli (inconcepibile fino allo scorso anno per il marchio) e connotati ancor più cinematografici (con doppiatori d’eccezione e una colonna sonora da urlo), una modalità Zombie praticamente a sé stante (non sostituirà il vostro Left 4 Dead, ma sembra quasi essere un gioco nel gioco) e alcuni tabù della sezione online piacevolmente intaccati, come la creazione delle classi ad ampio respiro e davvero libera, atipica rispetto ai numerosi concorrenti in lizza nel calderone degli FPS massivi, ottima per chi sente un po’ strette le convenzioni di un genere ormai stagnante.

Il gioco online funziona, con server scattanti (su Xbox 360), con mappe e “gingilli” bellici anti-camper (ma ne troverete comunque in quantità, tranquilli) e con un occhio di riguardo agli e-Sports e alla condivisione delle proprie tattiche, lasciando anche spazio all’egocentrismo del player medio.

Accessori extra come un TV 3D o un bel paio di Headset 5.1 renderanno ancor più entusiasmante la vostra esperienza, anche se il vecchio effetto stereoscopico sul primo Black Ops, almeno per quanto riguarda i mirini, mi era sembrato molto più utile e realistico.

Peccato per il livello di difficoltà della campagna in singolo, che anche se giocata a Veterano non vi offrirà mai quella sensazione di “Last Man Standing” e soprattutto per il comparto grafico, ormai vecchio, davvero da pensionare: qualche dettaglio in più rispetto al passato non riesce a nascondere un engine troppo antiquato per questa gen, con un rinvio forzato ormai in direzione della prossima dinastia di console per rivisitarlo ed aggiornarlo.

Treyarch riesce quindi a zittire i detrattori, ma il problema rimane lo stesso: perché stravolgere un brand che continua comunque a vendere come e più del pane? Il rischio è sempre quello di finire come una Britney Spears qualsiasi…l’eterna giovinezza non esiste.


   
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