Bungie, la storia della software house di Halo e Destiny in 5 videogiochi

Breve cronistoria dello studio che voleva (e vuole) conquistare il mondo

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Le origini di Bungie sono intimamente connesse al romantico immaginario dei giovani sviluppatori di belle speranze che, con pochi soldi nel portafoglio e tante idee in testa, decisero di intraprendere il loro audace viaggio nell’industria videoludica iniziando a sviluppare nel garage di casa, ribaltando qualsiasi pessimistico pronostico iniziale con una voglia di affermazione tale da rendere possibile qualsiasi progetto, ambizione, sogno.

Sebbene la nascita di Bungie sia ufficialmente datata nel 1991 (da qui il festeggiamento dei 30 anni di vita del team di sviluppo nel 2021, che vogliamo celebrare con questa breve cronistoria), in realtà le sue origini hanno radici leggermente più antiche.

Tutto è iniziato con Alex Seropian nel 1990, quando il giovane studente di matematica presso l’Università di Chicago si mise in testa di realizzare in solitaria un clone di Pong che intitolò ironicamente Gnop!, svelando sin da subito l’ovvia fonte d’ispirazione di quello che fu più un test, una prova del nove, che un progetto vero e proprio.

Fu la sua passione per i videogiochi, oltre alla sua visione su come si dovessero sviluppare e realizzare, che attirò un altro studente dell’Università di Chicago, tale Jason Jones che all’epoca si stava specializzando nella realizzazione di rudimentali intelligenze artificiali. Dall’incontro del duo nacque Bungie, inizialmente focalizzata sulla produzione di giochi per Apple Macintosh, piattaforma in cui la concorrenza, rispetto ai sistemi equipaggiati di Windows, era meno agguerrita.

Per una software house che si è imposta sin dalle origini l’obiettivo di dominare il mondo intero (alleghiamo più in basso prova fotografica di questo “folle” intento), raggiungere la fama e la riconoscenza di cui gode oggi non può che essere il momentaneo epilogo di un viaggio favoloso, costellato da continui successi che abbiamo voluto brevemente riassumere ed elencare attraverso cinque, simbolici, videogiochi che testimoniano l’evoluzione di Bungie attraverso i suoi 30 anni di storia ufficiale.

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1 Minotaur: The Labyrinths of Crete (1992)

Ben più che con Operation: Desert Storm del 1991, un top-down tank shooter pubblicato proprio su Apple Macintosh, la storia di Bungie inizia, soprattutto in termini di successo commerciale, con Minotaur: The Labyrinths of Crete dell’anno seguente.

Il gioco, che avrebbe svelato ed insieme inaugurato certi trend infusi nello stesso DNA della compagnia, si inseriva nella tradizione dei giochi di ruolo videoludici tanto in voga sul finire degli Anni ’80 ed inizio Anni ’90, ma spiccò nel panorama dei congeneri per l’avveniristica propensione al multiplayer, pioneristica perché all’epoca infrastrutture e sentire comune attorno ai progetti online non erano sviluppati come oggi.

A fronte di un’interfaccia e di un gameplay a grandi linee basilare e fedele ai capisaldi dell’epoca, Minotaur: The Labyrinths of Crete invitava gli utenti a condividere l’esperienza con altri videogiocatori online, con i quali avrebbero potuto collaborare nella risoluzione delle quest o combattere per scoprire chi fosse il più abile eroe ad esplorare il famoso labirinto del Minotauro. Per certi versi, insomma, questo gioco rappresentò il lontano genitore delle modalità PvE e PvP che costituiscono l’ossatura dell’odierno Destiny 2.

Il gioco vendette solo 2500 copie proprio per la sua inusuale propensione al multiplayer, numero comunque notevole viste le ridotte dimensioni di Bungie e che costrinse i due sviluppatori, Ale e Jason, ad inscatolare personalmente parte dei duplicati destinati ai negozi.

2 Pathways into Darkness (1993)

Con Pathways into Darkness del 1993, Bungie approda nel territorio di riferimento della compagnia, quello degli FPS. Per quanto lo sviluppo durò relativamente pochissimo, un anno circa che per l’epoca era comunque un lasso di tempo più che sufficiente per realizzare un progetto con tutti i crismi del caso, la realizzazione dovette superare un ostacolo iniziale non da poco.

Nel concept originario del gioco, difatti, si sarebbe dovuto trattare di una sorta di versione 3D di Minotaur: The Labyrinths of Crete. Tuttavia, il successo di quegli anni di titoli come Wolfenstein spinse il duo a convertire il progetto in un FPS dalle tinte sci-fi e al tempo stesso fantasy (commistione di ambientazione e generi fondante anche di Destiny, del resto, ndr). Decisa a offrire comunque qualcosa di nuovo al proprio pubblico, Bungie impreziosì la sua creatura con una trama particolarmente sviluppata per l’epoca, puntando, tra le altre cose, su una narrazione emergente e ambientale che sarebbe poi divenuta, solo anni più tardi, un tratto distintivo in termini di stile non solo della stessa software house, ma dell’industria in generale.


3 Marathon (1994)

Con Marathon del 1994, Bungie gettò le basi per una trilogia FPS, proseguita nel 1995 con Marathon 2: Durandal e conclusa nel 1996 con Marathon Infinity, dalle tinte più propriamente ed esclusivamente sci-fi.

Il gioco si distinse dalla concorrenza per l’introduzione, all’epoca sconosciuta alla quasi totalità dei congeneri, dell’asse verticale nel sistema di mira, una piccola rivoluzione che, da sola, bastò per incendiare i fan dell’epoca che prenotarono in massa il gioco, al punto da costringere Bungie ad affidarsi ad un’agenzia esterna per la distribuzione delle copie del titolo.

Non fu l’unica feature che contraddistinse Marathon nel panorama degli FPS. La possibilità di imbracciare ben due armi contemporaneamente e l’utilizzo della chat vocale nel multiplayer, furono due caratteristiche particolarmente apprezzate e lodate dal pubblico dell’epoca che, tra l’altro, lodarono Bungie per la decisione di pubblicare il capostipite della saga solo su sistemi Apple, ancora una volta lontano dalla concorrenza ben più agguerrita che si sfidava sui PC equipaggiati del sistema operativo di Microsoft.

Il debutto dei due sequel anche su Windows, non a caso, generò diversi malumori nella community che si sentì tradita da Bungie che, tuttavia, optò per una giusta espansione del proprio mercato, visti i buoni risultati ottenuti dall’originale Marathon.


4 Halo: Combat Evolved (2001)

Giungiamo così al primo titolo sviluppato da Bungie conosciuto da chiunque, ovvero Halo: Combat Evolved del 2001, pubblicato sulla primissima Xbox e in seguito anche su PC. FPS destinato a fare epoca, allargando gli orizzonti del genere come non accadeva da tempo, è il caposaldo di una saga che ad oggi non ha certo bisogno di presentazioni e che ha recentemente riconfermato tutte le sue qualità con Halo Infinite (che potete acquistare al volo nello shop online di GameStop), nonostante il cambio di sviluppatore avvenuto in seguito ad Halo Reach, ultimo episodio del brand realizzato da Bungie, prima del suo allontanamento da Microsoft per scelte artistiche, ancor prima che prettamente commerciali.

Pochi sanno che la primissima presentazione di Halo avvenne nel 1999, nel corso del Macworld, quando ancora il gioco doveva esordire su Macintosh ed era, a tutti gli effetti, una sorta di sequel spirituale proprio di Marathon.

Il gioco, manco a dirlo, riassume perfettamente il percorso compiuto da Bungie fino a quel momento e lasciava intravedere il futuro che si sarebbe costituita da lì in poi, un futuro ovviamente forgiato anche sulla base degli ottimi sequel del brand di Microsoft.


5 Destiny (2014)

Giungiamo così ai giorni nostri, a quelli del primo Destiny, pubblicato nel 2014, e il suo sequel, del 2017, serie che in qualche modo racchiude l’esperienza maturata da Bungie nel corso del tempo e, soprattutto, certifica la validità di alcune idee di design già presenti nelle visioni di Alex Seropian e di Jason Jones all’inizio degli ‘Anni 90.

La perfetta commistione tra sci-fi e fantasy, intravista in Pathways into Darkness, c’è. Il multiplayer, insieme cooperativo e competitivo, proprio di Minotaur: The Labyrinths of Crete, anche. L’attenzione quasi maniacale al gunplay di Halo, infine, non manca affatto.

Superando sé stessa, Bungie con Destiny ha anche contribuito a ridefinire il concetto di MMO, creando le basi dei giochi che oggi definiamo più semplicemente GaaS, grazie ad un supporto continuo e intensivo, in termini di contenuti elargiti alla community, che fino al momento del debutto del capostipite della saga non conosceva precedenti.

Non è un caso che Destiny 2 sia ancora cavalcato e apprezzato dall’utenza, in procinto di riaggiornarsi ulteriormente con una nuova espansione, La Regina dei Sussurri, attesa per il prossimo 22 febbraio. Dovremmo fare noi il regalo di compleanno a Bungie, per i suoi 30 anni, ma ancora una volta ci ha pensato la software house americana a farci (nuovamente) felici.


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