Broforce – Hands On

Broforce – Hands On

Il rientrare nella categoria “indie” porta con sé tante insidie, ma al contempo offre una libertà invidiata dai veterani dell’industry, limitati da opprimenti deadline e da banali feature troppo in voga per non finire, forzatamente o meno, nel prossimo progetto sul quale stanno lavorando. Una libertà che, come nell’arte o nella musica, rischia sempre di spingere una creazione troppo oltre, scadendo nel ridicolo, o peggio ancora, nel noioso. Ma se il non avere limiti o pudore di sorta porta a perle del calibro di Broforce, ben venga la follia, lo spirito menefreghista e sborone, un’attitudine che permette di gettare in un calderone le idee più astruse che un gruppo di nerd stracolmi di birra e pizza fredda è in grado di partorire, dando al tutto una forma giocabile, delle succose modalità extra e uno status di culto a distanza di mesi dal lancio ufficiale (previsto, in questo caso, per il 2015). Abbiamo testato con mano la creatura di Free Lives Games con un codice fornito direttamente dal team, e per quanto lontana possa essere l’uscita, quel poco che è possibile giocare acquistando il gioco in Early Access su Steam è già in grado di gettarvi in un vortice di esplosioni, tributi nerd e un pacco famiglia di ‘Murica.

"Brochete" è uno dei tamarrissimi protagonisti

“Brochete” è uno dei tamarrissimi protagonisti

La concezione di “libertà creativa” delle (de)menti dietro Broforce è invidiabile, e se altri team prendessero esempio da questo giovane manipolo di pazzoidi, sono certo che il panorama videoludico ne trarrebbe un gran vantaggio. Del resto, quando è stata l’ultima volta in cui vi siete ritrovati al cospetto di uno shooter bidimensionale fortemente influenzato da un capolavoro immortale come Metal Slug, sorretto da un impianto grafico dal sapore 8-bit e da un cast di personaggi (o meglio, di eroi) formato dalla crème de la crème  della Hollywood bene, quella dei filmacci pieni di scazzottate ed effetti dozzinali, in grado di far impallidire quello di un qualsiasi episodio di “The Expendables” (“I Mercenari” per i non-anglofoni)? Sinceramente non mi è mai successo, ed è stato inevitabilmente amore a prima vista, ma sia chiaro: con tutti i suoi limiti, Broforce non è soltanto quel gioco buffo e tamarro del quale dibattere con i propri amici più sgamati, in quanto ha sin da ora davvero molto da offrire.

La morte diavolaccio, e tutto ciò che esso rappresenta, porterà alla conclusione del livello

La morte del diavolaccio, e di tutto ciò che esso rappresenta, porterà alla conclusione del livello

Tra le numerose modalità a disposizione (incluso un editor di livelli), l’esperienza principale risiede nella Campagna, ancora scevra però da qualsivoglia elemento narrativo: ci ritroveremo senza troppi convenevoli ad affrontare delle missioni nel sud del Vietnam, selezionabili a bordo di un elicottero (col quale sorvoleremo la mappa di gioco) e divise per difficoltà e tipologia, dalle più semplici alle più complesse, affrontabili in qualsiasi ordine. Ogni missione offrirà un folto gruppo di livelli, molti dei quali completabili in qualche minuto, altri decisamente più ardui e faticosi da portare a termine, tutti ambientati in un’unica “zona” ambientale (come una giungla o una città), tutti con orde di nemici da mandare al tappeto e con un diavolaccio (in giacca e cravatta) che, una volta ucciso, lascerà il campo libero al succitato elicottero per un recupero in extremis in pieno stile action movie.

Ma il  tributo ad uno dei generi più sboroni tra quelli offerti da Hollywood non si limita di certo alle animazioni conclusive di ogni quadro: sarà il cast a rappresentare la vera dichiarazione d’amore alle botte da orbi, alle sparatorie, alla fantascienza e al testosterone. Il giocatore avrà infatti l’onore e l’onere di guidare in battaglia un vastissimo manipolo di eroi, ognuno dotato di un proprio attacco base (arma a distanza, arma bianca o esplosivi), ed uno tanto iconico quando unico: si passa da Robocop a Indiana Jones (il più agile tra tutti grazie alla sua frusta), dallo Stallone dei tempi d’oro a Machete, da Conan il Barbaro alla Ellen Ripley di Alien, passando per Blade, Neo, Agente J e una caterva di altri amatissimi protagonisti di capolavori (spesso di serie B), incluso l’immortale Chuck Norris, tutti ovviamente mascherati (il nome, non le sembianze) da un uso creativo del “Bro”, in piena assonanza col titolo e con quel “Rest in Peace, Bro” che una voce distorta e infarcita di steroidi vi regalerà ad ogni Game Over.

Delirio a 8 mani!

Delirio a 8 mani!

Avanzando nei livelli e salvando degli schiavi (altro richiamo a Metal Slug), oltre a guadagnare una vita, cambierà randomicamente il personaggio, una trovata che, unitamente alla varietà di gioco offerto da ogni membro del cast (già da ora vastissimo e in continua espansione), smorza in maniera brillante qualsiasi avvisaglia di noia, inevitabile in uno shooter 2D dal level design non sempre vario ed ispirato. Il non sapere chi impersonerete, magari nel  bel mezzo di uno scontro ricco di nemici, o al cospetto di un mid-boss, si rivelerà essere un’arma a doppio taglio (un Conan, con la sua spada, è sicuramente un bersaglio più semplice da colpire da lontano, rispetto a Schwarzy e la sua mitragliatrice), ma il ritmo di gioco è talmente frenetico che il più delle volte vi ritroverete a massacrare il tasto dell’attacco, sperando di sopravvivere il più al lungo possibile, complice una confusione generale che in alcune sequenze, non lo nego, non mi ha evitato un’iniezione di frustrazione.

La distruttibilità dell’ambiente ne è certamente una delle cause, in quanto sarà possibile distruggere praticamente tutto ciò che appare su schermo, strutture, cartelloni pubblicitari, impalcature e vere e proprie porzioni di terra, una feature utile da sfruttare in presenza di numerosi nemici (fargli piombare in testa delle rocce, o farli cadere in un precipizio, si rivelerà spesso una brillante strategia) o di avversari troppo coriacei, andando persino ad escogitare sofisticate strategie, trivellando il terreno sottostante a suon di piombo e sbucando alle spalle dei malcapitati di turno, ma allo stesso tempo perderete il conto delle volte in cui un masso porrà fine alla vostra di vita, o l’ennesima esplosione di troppo vi manderà al creatore proprio prima di un patriottissimo checkpoint (una bandiera americana, ovviamente).


Un paradosso insomma: Broforce riesce sin da ora a basare il suo successo e la sua potenziale (seppur così lontana) sconfitta sulla “caciara”. Polli esplosivi, tempo congelato, paracadutisti, missili dal cielo, elicotteri pronti ad inseguirvi, bombole di gas a propulsione e munizioni infinite rendono il titolo veloce, delirante, frenetico e dannatamente assuefacente, grazie anche ad un respawn fulmineo che non frena il vorticoso ritmo alla base del gioco, suo vero punto di forza: vi sfido a staccarvi dalla modalità Arcade, che senza soluzione di continuità vi sputerà fuori decine e decine di livelli, prima di due o tre ore di delirio e distruzione. Al contempo, una confusione generale rischia di gettare nella frustrazione il giocatore, sopratutto quello con i riflessi meno allenati, ed è forse solo questo l’elemento che il team dovrà calibrare al meglio prima della release ufficiale, tra un aggiornamento e l’altro (visto lo status di Alpha di gran parte delle modalità).

Broforce è comunque una vera chicca: simpatico, ricolmo di citazioni, ricco di modalità (cooperative e competitive, sia in locale che online), ma sopratutto dannatamente divertente. E poi c’è Chuck Norris, cosa volete di più?

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Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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