Bravely Second: End Layer – Recensione

Bravely Second: End Layer – Recensione

Le cronache di Luxendarc: il Kaiser, la Luna e il cristallo 

Avoler guardare a ritroso, la pubblicazione di Bravely Default in Occidente è stata un vero e proprio miracolo. Il 3DS cresceva sempre più, ma l’ottusa convinzione di Square Enix che nel vecchio continente non ci fosse spazio per esperienze ruolistiche “classiche” ha impedito per molto tempo al titolo di Silicon Studio di arrivare sulle nostre console. Fino a che Nintendo non ci ha messo il solito zampino, pubblicandolo in più lingue e dimostrando a Square Enix di come quei timori non fossero così fondati.

Con più di 1 milione di copie vendute, Bravely Default ha dimostrato allo storico colosso l’interesse del pubblico verso il genere, ma soprattutto verso un titolo che faceva molto, forse anche troppo, per elevare un genere che per fin troppo tempo è rimasto ancorato a vecchi stilemi. Questo pur senza rinunciare ad un’esperienza profondamente “old school”, che però ha incantato e appassionato tantissimi giocatori. Forte di questo successo, tocca a Bravely Second riconquistare il pubblico: con lo stesso fascino, e la stessa rodata base di partenza. Alcune cose però sono cambiate, come? Scopriamolo insieme!

 Bravely Second: End Layer

Piattaforma: 3DS

Genere: J-RPG

Sviluppatore: Silicon Studio/Square Enix

Publisher: Nintendo

Giocatori: 1

Online: Funzionalità streetpass

Lingua: Audio in inglese, Testi in italiano

Versione Testata: 3DS

Parlare di Bravely Second senza fermarsi un attimo a pensare al predecessore potrebbe risultare azzardato, quantomeno a detta di chi scrive, perché nonostante il gameplay esaltante ed una gestione delle classi entusiasmante il titolo Silicon Studio non mi ha appassionato per tutta la sua durata: tutto a causa di una narrazione che, come molti di voi sapranno, dopo un certo evento cade rovinosamente in un turbine di tedio e ripetitività.

Non è questo il luogo per riaprire vecchie ferite, tranquilli, ma serve semplicemente a stabilire una prima, fortissima, opinione su uno degli aspetti cardine di qualsiasi jrpg in circolazione: la trama. Bravely Second prende ampiamente le distanze dal predecessore e lo fa con intelligenza, raccontando in questa occasione una storia meno rivoluzionaria, su binari più classici, ma che finalmente riesce a tenere alto l’interesse per tutta la sua (lunga) durata, in 6 capitoli, rinunciando ad espedienti di dubbio gusto e lasciando che la narrazione e i personaggi abbiano il respiro che meritano.

Bravely Second sceglie una strada più sicura e meno ambiziosa, e lo fa semplicemente nel modo migliore possibile

La storia di Yew Geneolgia, Magnolia Arch, Edea Lee e Tiz Arrior ruota tutta intorno alla disperata ricerca di Agnes Oblige, ora Papessa dell’Ortodossia dei Cristalli, rapita da un misterioso individuo che si fa chiamare “Il Kaiser”. Tutte le vicende prendono il via da questo, portandoci ad esplorare (di nuovo) Luxendarc e le sue vaste terre. Nonostante una narrazione meno contorta e più classica, Bravely Second riesce, rinunciando sì ad alcune ambizioni di troppo, a tirare contro il giocatore una moltitudine di colpi di scena piuttosto forti, e sempre tenendo a mente la regola madre di ogni storia che si rispetti: i personaggi sono importantissimi.

E quelli di Bravely Second sono semplicemente memorabili: vecchie conoscenze, nuovi arrivi, misteri e rimandi al titolo precedente. Yew, Magnolia, Edea e Tiz sono un team formidabile, che cresce nel tempo e affronta svariati problemi insieme, portando il giocatore durante tutto l’arco delle vicende ad un livello di empatia con il racconto sempre più raro in produzioni del genere. La scrittura è deliziosa (così come lo è l’adattamento italiano), e i piccoli siparietti attivabili tramite la pressione del tasto Y sono sempre esilaranti. Le imbarazzanti conversazioni tra Yew e Magnolia, i nostalgici scambi tra Edea, Tiz e Agnes; le vecchie città, piene di ricordi, e quelle nuove, sempre splendidamente disegnate a mano. Bravely Second sceglie una strada più sicura e meno ambiziosa, e lo fa semplicemente nel modo migliore possibile. 

Discorso affine che potrebbe essere esteso al resto della produzione: da un lato abbiamo una progressione ed una struttura quest/side quest piuttosto classica, dall’altro abbiamo il già riuscitissimo sistema di combattimento del predecessore. Cosa è davvero cambiato quindi, in Bravely Second? Tutto… e niente. Facciamo un passo indietro: Bravely Default aveva introdotto un complesso e riuscito sistema basato sul Brave, la possibilità di effettuare più attacchi in un turno consumando punti battaglia (PB), e sul Default, che permette di difendersi e di guadagnare un punto battaglia per effettuare più attacchi nel turno successivo.

Un sistema assolutamente riuscito, che ritorna in questo capitolo senza particolari modifiche, con la sola introduzione del Bravely Second, basato su una speciale clessidra che si ricaricherà mentre giochiamo e che permette di fermare il tempo (e quindi i nemici) per effettuare degli attacchi in totale sicurezza. Dovessimo parlarvi delle vere e sostanziali novità aggiunte al sistema di combattimento, questa recensione potrebbe anche concludersi qui. E invece no, continueremo ad annoiarvi con prepotenza.

Piccoli accorgimenti, grandi differenze: questo è Bravely Second, un prodotto completo che si migliora, rinunciando (in parte) alle grandi novità

Questo perché a dispetto di sostanziali novità, Silicon Studio ha introdotto una serie di accorgimenti che migliorano, potenziano e alleggeriscono un’esperienza ludica, ma in primis ruolistica, che già funzionava alla grande. Insieme ad un rinnovato minigioco di ricostruzione della Luna basato sullo streetpass (concettualmente identico a quello del villaggio di Norende del predecessore) e dei minigiochi culinari per racimolare qualche spicciolo, la vera differenza la fanno i combattimenti automatici, e la possibilità di preimpostare in degli slot le varie azioni che i nostri personaggi effettueranno in battaglia. Tramite un semplice tasto infatti, potremmo selezionare il nostro set di azioni preferite (o semplicemente ripetere le ultime azioni effettuate) e lasciare, come si suol dire, che il resto venga da sé.

Dite addio al grinding noioso e frustrante, e date invece il benvenuto ad un nuovo e freschissimo modo di affrontare gli scontri casuali più noiosi, racimolando esperienza senza nemmeno guardare lo schermo. A migliorare ulteriormente il grinding (da sempre croce e delizia di qualsiasi esperienza ruolistica) ci pensa un sistema di catene che vi permette di moltiplicare in modo crescente l’esperienza ottenuta in battaglia. Come? Sconfiggendo i nemici in un solo turno. Più volte riuscirete in questa impresa, più il moltiplicatore salirà e vi darà più esperienza. Piccoli accorgimenti, grandi differenze: questo è Bravely Second, un prodotto completo che si migliora, rinunciando (in parte) alle grandi novità. E il rinnovato, e riuscito, level design dei dungeon è solo una tra queste.

Il titolo infatti introduce numerose nuove classi (circa 20), pur riproponendo le più amate del predecessore, sbloccabili attraverso gli asterischi ottenibili tramite le quest secondarie. Parliamo del Gattomante, l’Astrologo, il Panettiere etc. Le nuove classi, tra le quali figurano alcune piuttosto bizzarre e caratteristiche, sono un vero piacere da giocare, ed aggiungono (alcune più di altre) nuove possibilità strategiche legate al nostro party.Provate ad usare il Gattomante… siamo sicuri che non resterete delusi. 

Uno degli aspetti più riusciti di Bravely Default era la sua direzione artistica: classica, ispirata e facilmente riconoscibile. Ogni dungeon, ogni città o villaggio o anche semplicemente la world map apparivamo come dei piccoli dipinti in movimento, tutti disegnati a mano, accompagnati da un character design essenziale ma carismatico.

Un’unione bizzarra, che univa i dettagli e la minuziosità di particolari dei fondali a dei personaggi dallo stile minimalista, dalle fattezze irrealistiche di piccoli bambolotti tozzi. Eppure, anche con Bravely Second siamo (di nuovo) al cospetto di uno dei titoli visivamente più ispirati degli ultimi anni: Luxendarc, con le sue radure e le sue città, appare viva e bellissima come in passato, supportata di nuovo da un effetto 3D ben dosato, nonostante questa feature della portatile Nintendo non sia più rilevante come un tempo (se lo è mai stata).

Con Bravely Second siamo (di nuovo) al cospetto di uno dei titoli visivamente più ispirati degli ultimi anni

A dare il tocco finale a questo splendido dipinto ci pensa poi una colonna sonora assolutamente magistrale, composta sempre in collaborazione con i Revo, che mette in scena brani dal taglio squisitamente fantasy, fino a vere e proprie commistioni dei generi più disparati, con cori in sottofondo, riff e assoli di chitarra elettrica che donano all’esperienza grande spessore. I più nostalgici non temano, i brani più iconici del predecessore sono presenti (con qualche riarrangiamento qua e là). Per non parlare del doppiaggio inglese, che ben caratterizza ogni singolo personaggio (l’accento francese di Magnolia è adorabile) e va a chiudere un comparto audio invidiabile.

In conclusione…

Bravely Second è un gran bel gioco, è un dato di fatto e poco gli si può dire quando si parla in termini prettamente contenutistici e di gameplay. Il sistema funziona ancora, e nonostante la mancanza di reali novità le piccole migliorie introdotte dai Silicon Studio non fanno che perfezionare un qualcosa di già (molto) vicino a quel risultato. La trama, a differenza di quanto visto in Default, si concede meno libertà e tende ad andare in una direzione piuttosto chiara, ma la sua esecuzione ed il modo in cui vengono esplorati i rapporti tra i membri del party e alcuni interessanti colpi di scena elevano la narrazione ad un livello più che soddisfacente, eclissando totalmente le pessime scelte (di design, soprattutto) che molti giocatori non erano riusciti a digerire in Bravely Default.

Quale critica muovere quindi ad un titolo che appare in qualche modo vicino, almeno in parte ad un’ideale perfezione? Quella, semplice e banale, di non aver rischiato, di aver percorso un territorio già tracciato.Che poi è una critica da muovere al team di sviluppo, perché preso così com’è, nonostante tutto, Bravely Second è una vera e propria gioia: da giocare, da ascoltare e da vedere. Dopotutto, non è forse questo ciò che conta realmente?

Voto: 9/10

Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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