Uno S.T.A.L.K.E.R. in miniatura
Non più tardi di un paio di settimane fa, il co-CEO di Rebellion Developments, Jason Kingsley, tracciò a mezzo stampa le dimensioni di Atomfall. Similmente agli altri giochi del suo studio, dichiarò in un’intervista, anche l’avventura in prima persona che avrebbe debuttato da lì a poco avrebbe volutamente ostentato dimensioni e ambizioni contenute, al fine di proporre al pubblico un’esperienza facilmente domabile, longeva quanto basta, piantata su pochi ma solidi pilastri. La fortunata serie di Sniper Elite si erge fieramente su questi precetti sin dal lontano 2005, regalando ai fan iterazioni estremamente simili tra loro, certo, ma allo stesso tempo ottimamente confezionate, oltre che focalizzate su poche, ma ben definite meccaniche ludiche.
Atomfall rispetta in pieno il manifesto di Rebellion Developments, configurandosi come un’avventura divertente e soddisfacente, non particolarmente profonda, né pretenziosa in termini di ore di gioco. Inoltrandovi per la zona di quarantena, farete i conti con diverse meccaniche, ma nessuna di queste risulterà particolarmente impattante, né innovativa in alcun modo. Per certi versi, il modo migliore di descrivere Atomfall passa attraverso l’accostamento a Fallout, S.T.A.L.K.E.R. e Far Cry, ma con un respiro ben più contenuto rispetto ai modelli di riferimento. La creatura di Rebellion, per dirla in altri termini, è il classico titolo in cui il risultato è maggiore della somma delle singole parti, il più classico dei giochi da sette (purtroppo vi abbiamo spoilerato il voto che troverete a fondo pagina) capace di fare la gioia di un ben specifico tipo di pubblico.

Già dalle premesse la vicinanza con la serie di S.T.A.L.K.E.R. è evidentissima e per nulla celata. Nei panni di un anonimo protagonista, vi risveglierete privi di memoria all’interno di una zona di quarantena nell’Inghilterra di fine Anni ’50. In questa ucronia sono stati condotti degli esperimenti che hanno reso necessario l’immediato confinamento di tutto ciò che si trovasse nei dintorni di un sito scientifico non meglio specificato, con tanto di abitanti e militari costretti a dare vita ad una società segregata e parallela che, per forza di cose, ha dovuto reinventarsi affidandosi al baratto e alla legge del più forte. Per di più, non è chiaro cosa sia successo agli scienziati e a cosa stessero lavorando nello specifico.
Sarà questo mistero di fondo a tenere in piedi la trama, un intreccio privo di chissà quali colpi di scena, ma che regge grazie al nutrito numero di personaggi che incontrerete lungo il cammino. Atomfall, difatti, innesca quasi inaspettatamente delle interessantissime meccaniche ruolistiche. Nulla a che vedere con la finezza e la complessità di un Baldur’s Gate a caso, beninteso, ma è senza alcun dubbio questo l’aspetto più riuscito ed intrigante della produzione. Questa componente, difatti, non si palesa tanto nei dialoghi a scelta multipla, che pur ci sono e influenzano il finale del gioco, quanto nell’approccio alle quest, qui chiamate non a caso Indagini.
L’esplorazione e l’imbattersi nei vari personaggi che abitano la zona di quarantena rappresentano la parte più interessante e divertente del gioco
Atomfall adotta un level design open map. Per ogni zona viene fornita una mappa priva di dettagli e luoghi d’interesse. Esplorando, raccogliendo documenti, parlando con i personaggi, verrete indirizzati alle coordinate che celano, di volta in volta, un avamposto, un bunker segreto, un nascondiglio e così via. Non ci sono indicatori a video. Tocca orientarsi con la mappa, imparando a conoscere progressivamente ogni zona che, anche per questo, non è mai né troppo estesa, né troppo contorta. Scovare un tesoro nascosto, capire dagli indizi dove dirigersi, incappare quasi casualmente in una nuova pista da seguire è ciò che rende tanto speciale la creatura di Rebellion Development. Proprio la sua natura ruolistica rende anche la progressione sorprendente e malleabile. Basta invertire l’ordine di reperimento di oggetti e indizi per vivere un’avventura quasi completamente nuova. In base alle proprie decisioni si potrà optare per l’eliminazione di un NPC, oppure, al contrario, nello stringerci una scomoda alleanza. Senza volerlo potreste mandare avanti un’Indagine, per poi scoprire in un secondo momento che quanto appena compiuto fosse parte di un puzzle ben più ampio.
L’esplorazione e l’imbattersi nei vari personaggi che abitano la zona di quarantena, insomma, rappresentano la parte più interessante e divertente del gioco, il motore che vi spingerà sino ai titoli di coda, situati a circa una ventina di ore massimo dalla prima schermata di start.

Atomfall, ovviamente, non si consuma qui, per quanto si dimostri meno efficiente e raffinato. I combattimenti, per esempio, palesano diverse magagne. Hit-box non proprio precise, un’I.A. tremendamente altalenante, un feedback dei colpi tutt’altro che soddisfacente, sono tutte storture che mortificano gli scontri. Ciò non toglie che lesinare sull’utilizzo delle cartucce, dedicarsi allo stealth, utilizzare strategicamente bombe e trappole piazzate siano tutte azioni che regalano soddisfazione. Mentre si scappa da un nutrito gruppo di malintenzionati, mentre si cerca di abbattere un gigantesco mech automatizzato o si cerca di sgattaiolare non visti alle spalle di un mutante, il gioco mostra di continuo qualche limite, qualche imperfezione. Ciononostante, non scade mai nel frustrante, anche per merito dei tanti selettori che consentono di modellare la difficoltà preferita su ogni parametro.
Anche il crafting restituisce la stessa sensazione di incompiutezza, per quanto in questo ambito il tutto è estremamente voluto e calcolato. Laddove S.T.A.L.K.E.R. impone determinati parametri legati alla sopravvivenza del personaggio, in Atomfall dovrete stare attenti solo all’avvelenamento e alle radiazioni in alcune zone della mappa. Ottenere determinati oggetti dell’inventario, creare pozioni particolari utilizzando il materiale recuperato sono attività fondamentali per il successo della missione, ma il tutto si consuma praticamente qui. Con le materie prime raccolte si possono fabbricare bombe e garze, ma non potrete in alcun modo potenziare le armi, né ottenere chissà quali gadget.
Graficamente il gioco paga lo scotto di essere una produzione cross-gen
Discorso simile per la gestione del personaggio. C’è uno skill tree ma è piuttosto contenuto e non esiste un sistema di esperienza legato all’accumulo di punti. Anche in questo caso molto dipende dall’esplorazione e dalla possibilità di recuperare sul campo sia le abilità vere e proprie, che la valuta dedicata all’effettivo sbloccaggio di ognuna di esse.
A questo proposito si lega anche la gestione dell’inventario, fase dell’avventura meno scontata di quanto si potrebbe pensare sulle prime. Gli slot per incamerare armi, bombe e medikit è molto limitato. Nel raccogliere risorse e quant’altro non dovrete tenere conto solo di ciò che può tornarvi utile mentre vi intrufolate in un bunker zeppo di mutanti o mentre vi fate strada in un accampamento nemico. I vendor della zona di quarantena, difatti, praticano il baratto, semplicissima meccanica che vi costringerà a fare continui calcoli su cosa portarvi dietro e cosa lasciare per strada. Solo sacrificando armi potenti e oggetti piuttosto rari instraderete la contrattazione verso un lieto fine e anche per questo dovrete gestire al meglio i pochi spazi presenti nello zaino.

Non ci sono molte altre meccaniche che regolano il mondo di Atomfall, ecosistema che non impiega troppo tempo a mostrarsi per intero, ma che si alimenta di esplorazione e della libertà concessa al videogiocatore.
Guardando il pelo nell’uovo è possibile muovere altre critiche al gioco. I menù non sono poi troppo chiari, inutilmente avvitati in numerose schermate che rendono la navigazione troppo sincopata. Anche graficamente il gioco paga lo scotto di essere una produzione cross-gen. Texture, modelli poligonali, gestione delle fonti luce, tutto è chiaramente impostato per reggere senza grossi problemi anche su PlayStation 4 e Xbox One e l’assenza di settaggi grafici dedicati per le piattaforme di attuale generazione non rende il quadro migliore. Ciononostante, da una parte con la pratica si imparano a domare i menù. Dall’altra, Atomfall porta a casa una sufficienza piena sul fronte estetico grazie ad un buon art design che lo distingue dagli illustri modelli di riferimento, su tutti S.T.A.L.K.E.R. e Fallout, ad un frame rate che non conosce quasi mai momenti d’imbarazzo e un colpo d’occhio comunque soddisfacente nella sua globalità.
Conclusioni
Atomfall è un gioco perfetto per chi cerca un’avventura in prima persona divertente, ma non eccessivamente pretenziosa. In termini di difficoltà potrete impostare il gioco come meglio preferite, se è la sfida che cercate l’avrete, state tranquilli, ma quanto a complessità la creatura di Rebellion Development sceglie scientemente di non spingere eccessivamente l’acceleratore.
Il quid dell’esperienza va cercato nell’esplorazione e nell’approccio estremamente libero alle varie quest. Da questo punto di vista vivrete un’esperienza davvero intensa, dove vi sentirete i fautori del vostro destino. Armati di mappa e appunti raccolti in giro, trarrete enormi soddisfazioni nello scovare un bunker segreto o nel risolvere in modo originale una missione affidatavi.
Non aspettatevi però un prodotto rifinito: l’I.A. dei nemici è deficitaria e altalenante; graficamente non è per nulla sbalorditivo; le hit-box non sono affatto precise; lo skill tree è davvero ai minimi termini. Tuttavia, se cercate una versione rimpicciolita, ma ugualmente divertente, di S.T.A.L.K.E.R. avete appena trovato ciò che fa per voi.

Good
+Esplorazione gustosa+Diversi approcci consentiti per la medesima missione+Longevo quanto bastaBad
-I.A. dei nemici altalenante-Skill tree ai minimi termini-Graficamente tutt’altro che al passo con i tempi
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