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10 Giochi da Tavolo che manderanno in pensione la Tombola

Si approssima il Santo Natale: come ogni anno, chi abita lontano dai propri paesi  torna nelle magioni di famiglia; si passa il tempo, come da motto popolare, con i propri parenti, nei giorni prossimi al pranzo Natalizio; si incontrano gli amici, in prossimità del capodanno. Sono giorni in cui piacevolmente si abbandona l’oscuro antro del nerd, fatto di headset, luci al neon, FPS online, Dota 2,  Destiny o quel che sia ciò, però, non implica abbandonare l’indomita anima ludica che alberga in tutti noi. È quindi un’ottima occasione  per portare il divertimento, il gioco e la competizione, sulle solide, analogiche e tradizionali tavole del salotto, e tornare a riscoprire le gioie della comunicazione a quattrocchi.

È spiacevole e sorprendente scoprire che, anche fra i videogiocatori, ci sono anime quasi del tutto all’oscuro di questo mondo, fatto di dozzine e dozzine di tokens colorati, carte, dadi, plance, segnapunti e tanta astiosa, ma sempre goliardica, competizione conviviale. Diamo quindi un’occhiata a questo ampio panorama di giochi, qualche suggerimento per  portare un po’ di luce in queste vite grigie, offrendo una scelta nella giungla di prodotti appartenenti a questo bell’hobby che ha tante parentele con quello principale e “digitale”, cercando di spaziare sulle varie tipologie presenti.

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Uno

“Uno”, storico gioco di carte, (parliamo degli anni 70) distribuito da Mattel, conosciuto  e giocato probabilmente  anche fra le tribù del Rio delle Amazzoni; gioco come diffusione e fama solo di poco inferiore alla briscola. Per quanto lo snob fanatico dei giochi di carte non collezionabili e board games in generale potrebbe sicuramente storcere il naso al solo sentirlo citare in questa sede, un mazzo di UNO deve essere sempre presente nello scaffale giochi di società, e deve sempre essere tirato fuori in qualsiasi occasione la noia stia assalendo una ignara e indifesa comunità festaiola.

Pratico, rapido, economico, adatto per  i più giovan, e per iniziare chiunque  al vortice di dipendenza da  gioco di società.
Nella sua semplicità e rapidità si apprende subito, contiene il giusto grado di casualità tipico dei giochi di carte, ma mantiene anche un certo grado di strategia. Alto il grado di cattiveria e rappresaglia generate dal gioco: calare un paio di 4+ mette a repentaglio anche le amicizie più forti.
Per i giocatori  già sotto dipendenza da UNO si può prendere in considerazione di regalare le varianti, come UNO Stacko (variante di UNO con Jenga) o UNO Extreme! che come variante presenta uno “smazzatore” automatico, forse divertente per i più piccoli. Personalmente UNO rimane l’originale, e nel caso si fosse saturi ed esperti giocatori conviene passare direttamente alla prossima pagina.

Fattore GameSoul: Immediata comprensione del gioco, nessuno potrà mai praticamente rifiutarsi di giocare

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Bang

Il re del dopocena. Bang!, gioco italianissimo che riscuote grandissimo successo  da oramai più di un decennio. Un’ambientazione spaghetti western, da 3 a 8 giocatori (a seconda delle espansioni), con una media di partita che può facilmente assestarsi sulla ventina di minuti se ben giocata.

I giocatori al tavolo sono chiamati a ricoprire i ruoli di uno sceriffo un paio di vice, un pugno di malviventi e un rinnegato (tutti segreti a parte lo sceriffo), impersonando dei  personaggi con determinati punti vita e caratteristiche speciali; gli obiettivi sono facilmente intuibili: a colpi di  “Bang!” e colpi bassi di vario genere, i malviventi tenteranno di accoppare lo sceriffo, i vice di dargli manforte, e il rinnegato di rimanere l’ultimo in piedi vivo.

Preparazione del gioco rapidissima, un grado di aleatorietà discreto, componente strategica bassa, ma l’azione non mancherà, e una serata fioca che rischia di spegnersi dopo un Amaro del Capo e una pigra digestione riprenderà sicuramente vita: il problema sarà riuscire a smettere, visto l’elevato fattore di “vabeh dai un’altra e basta“.

Del gioco sono state create anche alcune espansioni, come High Noon, A fistful of Cards, o Dodge City, che aggiungono carte personaggi o condizioni ambientali. Queste tre, a proposito, contenute in un’elegante confezione a forma di pallottola gigante.

Fattore GameSoul: Partite rapide, frenetiche, difficoltà nello smettere.

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Sì, Oscuro Signore

Tutti sappiamo che il male perde sempre (beh, ok, magari non proprio sempre, Dungeon Keeper ci ha insegnato che gli eroi spesso vengono sbudellati da gloriosi signori del male – ndr), e anche in questo caso il Male ha fallito! Il malvagio piano del signore delle infamità si è disgregato come un castello di carte napoletane Modiano!

Chiaramente la colpa dovrà pur essere di qualcuno,  non certo dell’infallibile, ineffabile, innominabile Oscuro Signore.

Nei panni di uno degli sgherri pesti e malandati del Signore del Male di turno (e parliamo nientepopodimeno che di Rigor Mortis!) interpretato da uno dei giocatori, dovremo giustificare nelle maniere più fantasiose ed improbabili, possibili come e perché del disastroso esito della missione (missione che parimenti dovranno inventare).
Sì, Oscuro Signore” è un gioco di carte atipico: le carte sono un semplice ausilio della narrazione, direzioni verso cui dirigere gli avvenimenti, spunti su cui imbastire complesse, improbabili e, sopratutto, comiche storie sulle peripezie dello scagnozzo che si interpreta e un mezzo per addossare la colpa ai compagni.

Alla fine, insindacabilmente, il Signore potrà lanciare delle “occhiatacce” in direzione dei meno convincenti e condannarli a marcire nelle segrete  a vita.

Un gioco per amici di lunga data o per persone estroverse, dove la componente competitività è praticamente assente, ma viene bilanciata da un fattore risate e comicità pressoché tendente all’infinito.

Fattore GameSoul: Regole praticamente assenti, componente narrativa, pericolo di soffocare dalle risate.

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Munchkin

E ora veniamo alla perla dei nerd, la scelta perfetta per chiunque abbia il vizio di lanciare un  D20 prima di compiere qualsiasi azione, e propensi alla satira più becera (molto spesso le due cose si accompagnano).

Ideato da Steve Jackson e corredato dalle meravigliose illustrazioni di John Kovalic, Munchkin è, almeno nella sua nicchia, un cult, e meriterebbe una trattazione di svariate pagine. Fornito di una nutrita serie di espansioni, che nel caso delle principali modificano le semplici regole base (sempre comunque uguali e comuni a tutti) con così tante varianti da diventare giochi a sé stanti: sono infatti giocabili da sole, senza il gioco base.

Il nucleo di Munchkin è tuttavia semplice: nei panni di un eroe fantasy (parlando del gioco base) dovremmo farci strada nel classico dungeon, che tuttavia esiste solo nella nostra testa visto che si usano solo due mazzi di carte,  uno a rappresentare delle porte, da aprire per irrompere nella prossima sala, dove ci potranno attendere mostri trappole e quant’altro, e una seconda pila di carte che sta a rappresentare tesori, equipaggiamento e vari oggetti dannosissimi. Aprendo “porte” e sconfiggendo mostri arriveremo al decimo livello, e quindi alla vittoria.

La componente che rende questo gioco superlativo, oltre alle stesse carte che prendono in giro gli stereotipi del gdr EUMATE (Entra, Uccidi Mostro, Arraffa Tesoro, Esci), è il fatto che i vari giocatori faranno di tutto per contrastare i propri “compagni” di viaggio, lanciando maledizioni, potenziando  i mostri e le creature durante i combattimenti, dando via ad alleanze temporanee e odi perenni.

Oltre alla versione fantasy sono fiorite una serie di “espansioni” che in realtà , come detto, sono giochi a se stanti: Star Munchkin, MunchkinFu, Munchkin Morde, Munchkin Pathfinder, Munchkin Cthulhu, il recente Munchkin Apocalypse, che differiscono sopratutto per l’ambientazione e tema delle carte, i quali si possono intuire facilmente dai titoli!

Il problema principale di Munchkin, sopratutto nella sua versione base arrivata alla ottava espansione, è la lunghezza del gioco, che in 5 giocatori arriva senza problemi alle 4 ore. Certo, ci sono regole speciali per un gioco veloce, e alcune espansioni, (tra tutte Munchkin Cthulhu) hanno il pregio di essere molto più rapide, a causa di un diverso bilanciamento e tipologia di carte, ma comunque una certa durata e un apprendimento non proprio immediato, che frena i meno nerd (che, purtroppo o per fortuna, rimangono la maggior parte del genere umano), sono gli unici punti a sfavore.

Fattore GameSoul: Aleatorietà abbastanza bassa, permette vari approcci strategici, unito all’irresistibile goliardia delle carte, che garantiranno risate battute argute. La componente “ora ti faccio vedere io” è a livelli veramente alti.

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Munchkin Quest

Ed ora è il momento di lasciare da parte i giochi di carte non collezionabili e passare a qualcosa di più classico.

Chi si ricorda Hero Quest? Storico gioco amato da  tutti i Game Master wannabe: una plancia simulante un dungeon, delle suppellettili e quattro eroi ad affrontare orde e orde di mostri, per uscirne carichi di tesori. Munchin Quest ripropone le meccaniche di Munchkin traslandole su una plancia fisica, donando vera vita alle sale dei dungeon, solo immaginate nel gioco di carte. I nostri munchkin saranno quindi rappresentati da piccole miniature che si muovono in un labirinto che si costruisce mano a mano pescando le stanze a turno.

La particolarità del gioco è proprio questa, ovvero la casualità della creazione del dungeon e il suo influsso sui personaggi, visto che ogni stanza ha caratteristiche peculiari ed effetti positivi o negativi sugli stessi.

Decisamente più impegnativo del gioco di carte, il gioco base è solo per 4 giocatori, ma con l’espansione Looking for Trouble si arriva a 6. Per quanto terribilmente divertente non è certo il gioco da proporre a cuor leggero a una combriccola vogliosa di boardgame vicino al caminetto, considerando le sue peculiarità, e la difficoltà iniziale nel comprendere il gioco, sopratutto per chi non viene da Munchkin classico. È consigliabile quindi a chi già sia amante del gioco di carte, o a chi l’abbia potuto apprezzare in compagnia di un esperto.

Fattore GameSoul: Munchkin in 3D, divertente, bastardo ed  impegnativo, ma non per tutti.

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Carcassone

Gioco che è diventato già un classico dei board game, nasce in Germania nel 2000 ed è oramai un successo planetario. Molti videogiocatori lo conosceranno anche nelle sue varie incarnazioni elettroniche, da iOs ad Android, dal Live al Nintendo DS.

È un gioco praticamente perfetto, tanto da sembrare il board game definitivo: Basso costo, apprendimento delle regole immediato e alla portata di tutti, da bambini ad anziani, aleatorietà bassissima e componente strategica a lungo termine molto alta.

Il gioco, per i pochi che non lo conoscessero, consiste nel pescare delle tesserine quadrate dalla pila delle 71 della versione base del gioco, una a testa fra i vari giocatori (da 2 a 5); queste saranno da posizionare sul tavolo di gioco, affiancate ad altre tessere, così da formare castelli di varia grandezza,  strade che li mettono in comunicazione, e poderi che li circondano; posizionando segnalini (cavalieri per le città, ladri per le strade , contadini per i poderi) si prenderà possesso odi queste proprietà, e quindi si incamereranno punti.

Di una semplicità disarmante, con un tempo per il settaggio pari a zero (si mette la tessera iniziale e si inizia), è il gioco perfetto per chi ama la sfida e la competizione, ma non vuole stressarsi con regole arzigogolate (che spesso non fanno di un gioco un gioco difficile e competitivo, anzi) e inutili tokens, dadini, monetine e via dicendo.

Fattore GameSoul: Facile da imparare, impegnativo da giocare per bene, pulizia del tavolo di gioco (solo 71 tessere) è il gioco per tutti per antonomasia.

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Steam Park

Iniziamo invece a parlare dei giochi per chi invece la simpatica paccottiglia colorata, che riempie molte scatole dei board games, la ama!

Steam Park dell’italiana Cranio Creations, gioco recente, pubblicato nel 2013, unisce caratteristiche molto amate da i giocatori più frettolosi, ovvero l’assenza di una plancia centrale e i turni definiti.

In SteamPark l’obiettivo è creare un emozionantissimo parco divertimenti per gli abitanti robot di Roboburg. Ma attenzione, solo perché sono dei robot, non vuol dire che non siano dei cittadini coscienziosi, e quindi noi, come amministratori di queste attrazioni, non dovremo solo attirare clienti e far soldi, ma anche tenere pulito il parco, visto che i Roboburghiani, alla stregua dei più fanatici attivisti di Greenpeace, ci faranno pagare caro, a fine gioco, l’esubero di tokens sporcizia. Questo è lo scopo del gioco, costruire attrazioni, attirare visitatori, e pulire il tutto.

La durata è di 6 turni, non uno di più e non uno di meno. Una componente molto divertente del gioco è che non c’è un ordine definito per giocare il turno, ma l’ordine si conquista tirando i 6 dadi, che ogni giocatore possiede nella propria riserva, nella prima fase di lancio dadi; lanceremo quindi i dadi finché ne avremo voglia, il primo che sarà soddisfatto del risultato sarà il primo giocatore, e così via, dando luogo ad un selvaggio rito che oramai viene definito “lancio del dado sul maialino” (cosa sia il maialino lo scoprirete dopo averlo comprato). Una buona cura per i materiali, e le illustrazioni bellissime in salsa “burtoniana” di Marie Cardouat, completano un gran bel gioco da tavolo che può costituire una perfetta svolta per serate composte da gruppi eterogenei, anche con qualche non amante dei board game classici.

Fattore GameSoul: Rapido, solo sei turni, che per quanto uno voglia giocarli tatticamente sono per forza di cose brevi, un’oretta e si conclude la partita. Molto ben curato graficamente, aleatorietà veramente bassa, caos di dadi.

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Monopoly Star wars

Sinonimo di boardgame e gioco di società, simboleggiato dal terribile omino baffuto ha donato gioia e dolori a generazioni di giocatori della domenica, e non solo; causa primaria di amicizie rotte e matrimoni infranti. Stiamo parlando ovviamente di Monopoly.

Non si sbaglia mai a tirarlo fuori, in qualsiasi occasione, e figuriamoci a Natale, Capodanno ed Epifania, quando si profila il pericolo Bingo sicuramente in casa c’è un Monopoly a salvarci per il rotto della cuffia! Il gusto e la cattiveria con cui si riscuote l’affitto  in Parco della Vittoria la conosce chiunque abbia avuto la sfortuna di entrare nel tunnel di questa pietra miliare della Hasbro.Quindi per ravvivare un brand oramai comunque settuagenario, negli anni sono uscite varianti tematiche, molte, molte varianti tematiche, da Trasformers ad Assassin’s Creed (giuro, ndr).

Quello che suggeriamo come risorsa per questo natale 2014 è il tema Star Wars (trilogia classica ovviamente!). Non vi preoccupate, in realtà non ci sono regole speciali: il gioco è sempre quello, nessuno deve imparare nessuna nuova regola!
Le uniche variante sono i luogh: al posto di Parco della Vittoria avremo Coruscant, al posto di Viale Traiano la Throne Room della Morte Nera, i segnalini delle case e degli alberghi, sostituiti da tanti bellissimi e molto più coerenti mercantili corelliani e star destroyer. E poi ovviamente le pedine: utilizzare Skywalker al posto di un ferro da stiro per finire in prigione non è poco!

Fattore GameSoul: È Monopoly! Un fan di Star Wars non potrà mai esimersi dallo giocare quando lo tirerete fuori. Anche se odia Monopoly.

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Risiko Star Wars

Altro gioco classico, che richiede ben poche presentazioni. Il gioco di guerra per eccellenza, uscito indenne dalla caduta della Cortina di ferro e dalla fine della Guerra fredda. Si sa dentro ogni uno di noi alberga uno stratega assetato di territorio e potere, e Risiko, senza complesse regole da imparare, con meccaniche semplici e praticamente banali (tira i dadi, vinci, muovi carrarmatini, rafforza) ce ne offre da decenni la possibilità.

Ma, ovviamente, anche in questo caso, non possiamo suggerire  lo stantio banale classico Risk: sono uscite negli anni numerose varianti e cloni, con meccaniche anche molto diverse e focalizzazione su luoghi precisi, come la variante dove lo scenario di battaglia è l’Europa, questa molto diffusa in Italia.

Quella che presentiamo, come perfetta complicazione (in negativo) per i nostri rapporti sociali con amici e parenti è Star Wars: Risk.
Sì, ancora Star Wars: sarà il periodo natalizio, sarà per il trailer appena presentato dell’episodio VII, e perché in fondo nessuno, che non sia una bruttissima persona, può non amare Star Wars.

In questo caso a differenza del Monopoly, non c’è un cambio solo estetico. Quindi non solo la plancia avrà invece del planisfero la mappa della Galassia (lontana, lontana), ma si potrà giocare sia la versione di Risiko classica, se appunto non avete voglia di smazzarvi complesse regole, ma volete solo portare morte e distruzione nel cosmo, sia la versione “Star Wars” che rende il gioco totalmente differente, con fazioni, alleanze, cooperazione, nuove truppe, nuove regole e, beh, la Morte Nera! Complesso ed intrigante, sopratutto per gli amanti della saga.

Fattore GameSoul: Possibilità di giocare sia regole classiche di Risiko (per i barbosi) che le nuove entusiasmanti regole Star Wars, da giocare mettendo ovviamente in sottofondo l’Imperial March.

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Arkham Horror

Gioco originariamente uscito nel lontano 1987, ripreso e rimodernato da Fantasy Flight Games, prolifica editrice statunitense, specializzata in board game derivativi da serie tv videogiochi e similari.

Come gli amanti dell’orrore e del fantastico hanno già capito, Arkham Horror è basato sulle storie e la mitologia del solitario di Providence: Howard Phillips Lovecraft. L’azione si svolge, nel gioco base, ad Arkham, la mitica pseudocittà del Massachusetts, protagonista di molte storie dello scrittore.

Lo scopo del gioco è impedire l’evocazione da parte di malvagi cultisti di un Grande Antico (pescato a caso, o a scelta, a seconda della difficoltà che si vuole avere). A differenza degli altri prodotti presentati, Arkham Horror è un gioco totalmente cooperativo, dove ci sarà bisogno di un grandissimo affiatamento e una buona conoscenza delle meccaniche.

Il contenuto della confezione straborda di accessori e componenti, che attorniano e ricoprono la splendida plancia rappresentante Arkham, con le sue vie e i luoghi principali; le schede dei personaggi sono dei gioiellini in tipico stile GDR, presentano anche una descrizione del profilo del personaggio, e sono abbastanza nutrite, vanno dallo Studente all’Avventuriero.

La difficoltà del gioco è molto, molto elevata, e una partita media in 5 giocatori facilmente arriva alle quattro ore, se i giocatori diventano esperti la durata tende a calare in proporzione, ma rimane un gioco da aprire quando si decide di far le ore piccole. O nei lunghissimi pomeriggi.

Fattore GameSoul: Fattura pregiatissima dei componenti, atmosfera lovecraftiana, difficoltà elevata.

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