Zone Of The Enders The 2nd Runner Mars – Anteprima E3 2018

Mecha in 4K (e VR)

Zone Of The Enders The 2nd Runner Mars – Anteprima E3 2018
Zone Of The Enders The 2nd Runner Mars – Anteprima E3 2018
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Los Angeles – Tra le gemme partorite dalla fervida mente di Hideo Kojima, che dopo la bagarre con Konami è tornato più in forma che mai ed è pronto a smontare le poche certezze rimasteci con l’enigmatico Death Stranding, c’è una peculiare serie “sparatutto” in terza persona (almeno fino a poco tempo fa… tra un attimo vi spieghiamo perché) che ha rapito i giocatori più di tre lustri fa: ci riferiamo a Zone of the Enders, l’incompiuta del celebre game designer, il cui terzo capitolo è stato cancellato nel 2013 e chissà se Konami, sprovvista del brillante autore, se la sentirà di riprendere in mano il progetto.

Per ora dobbiamo accontentarci della riedizione della riedizione, ma con una sostanziale aggiunta, un curioso esperimento atto, forse, più a giustificare il nuovo acquisto che altro, o a realizzare il sogno dei fan di vecchia data, senza però tener conto dei limiti tecnici della tecnologia in questione: la Realtà Virtuale.

Indossare un casco e ritrovarsi in uno dei bestioni di metallo creati da Yoji Shinkawa è sempre stato un sogno dei fan: dare un’occhiata in basso e vedersi comodamente seduti nell’abitacolo del nostro mecha mentre fuori c’è lo spazio buio e profondo, o l’apocalisse, è una sensazione splendida, e poco importa che i poligoni grossi come una portaerei quei 15 anni di vecchiaia li sentano ancora, almeno nei fondali, meno puliti e curati degli elementi 3D e in movimento che invece, in 4K, riescono ancora a difendersi egregiamente. Meno, però, vivendo Zone of the Enders: The 2nd Runner dall’interno dell’abitacolo, con i limiti tecnici di PlayStation VR e della PS4 che non permettono di pretendere chissà quale pulizia grafica.

L’immaginario del titolo originale è tutto al suo posto, con decine e decine di nemici pronti ad assaltarci su schermo, e il nostro rapidissimo mecha perfettamente in grado di tempestarli di missili, grazie al peculiare sistema di lock che permette di catturare nella sua “rete” un gran numero di nemici su schermo e di piazzargli contro il nostro armamentario (tenendo premuto il tasto dell’attacco e inquadrandoli con il mirino, come in passato), nelle sezioni all’aperto, o di prendere letteralmente a pugni metallici chiunque capiti sotto mano, una volta messo alle strette in ambientazioni più anguste. Il DNA del gioco è ancora al suo posto, il tutto però da vivere sia in terza che in prima persona, proprio per merito di PSVR.

Peccato però che, come accaduto con altri riadattamenti postumi in Realtà Virtuale, Z.O.E. è forse uno dei giochi che meno si presta ad una simile esperienza, proprio per via del suo frenetico gameplay. I movimenti continui, la necessità di volare con estrema velocità da un punto all’altro del livello anche solo per un semplice duello, o di mirare continuamente, sensazione accentuata nei scontri ravvicinati, con la telecamera che fa ancora più sobbalzi e lo stomaco che va a farsi benedire.

Gli intenti del team sono ottimi, ma per quanto curato sarà il lavoro di adattamento, servirà uno stomaco di ferro per sopportare anche solo 20 minuti di partita. Stomaco di ferro necessario anche per tollerare le cutscene in theater mode (ovvero con il solo schermo, e lo sfondo completamente nero), con il cambio repentino di visualizzazione: non “faticoso”, ma semplicemente brutto.

Salire su un mecha di Zone of the Enders è un sogno, ma c’è il serio rischio che questo matrimonio non s’abbia da fare, e no, i 15 anni che questo secondo episodio ha sulle spalle c’entrano poco: il lavoro di rimasterizzazione non è nemmeno così mal fatto, con modelli poligonali più puliti e un design talmente brillante da risultare ancora moderno e godibile, soprattutto in 4K.

Il problema è con la realtà virtuale: il gameplay di Zone Of The Enders The 2nd Runner è troppo veloce, troppo frenetico, davvero poco adatto alla VR, men che meno a quella su PlayStation 4, dove i limiti tecnici della console impattano anche sulle prestazioni. La prova è stata sicuramente coinvolgente, ma il rischio motion sickness è davvero molto alto, e il rischio di trovarsi tra le mani con qualcosa di poco fruibile è concreto. Vedremo se Konami riuscirà a correre ai ripari e ad offrirci l’esperienza che volevamo senza distruggerci lo stomaco.


Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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