Until Dawn: Rush Of Blood – Recensione

Una giostra degli orrori in prima persona

Until Dawn: Rush Of Blood – Recensione
Until Dawn: Rush Of Blood – Recensione
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Rush Of Blood è stato fin da subito uno dei titoli in esclusiva per PlayStation VR che più ha catalizzato l’attenzione di stampa e pubblico. Un po’ perché il gioco originale sviluppato da Supermassive Games ha suscitato molto clamore all’epoca dell’uscita, un po’ perché l’idea di fondo è stuzzicante, soprattutto indossando un casco per la realtà virtuale.

Purtroppo il gioco ha veramente poco dell’Until Dawn che tutti conosciamo, ad eccezione di blandi riferimenti ambientali, qualche easter egg e alcune tipologie di orrori che affronteremo.

Probabilmente rassicurati dal peso del nome sulla copertina e dall’hype generato dalla nuova periferica Sony, gli sviluppatori hanno preferito percorrere una strada poco originale, senza mai osare più del dovuto, dedicandogli quindi meno attenzione di quella che sarebbe servita per fare di questo Rush Of Blood uno dei titoli di punta di ottobre.

Premesso che in fin dei conti il prodotto fa il suo dovere e in alcuni punti lo fa anche piuttosto bene, avremmo di sicuro apprezzato un sottofondo narrativo più curato e magari una ripetitività non così spudoratamente accentuata, anche se si tratta di uno shooter sui binari a tinte horror.

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Il nostro protagonista, Josh, dopo aver scelto di fare un giro su quello che sembrava una noiosa giostra diroccata, viene dirottato su di un percorso a rotaie abbandonato e a quanto pare, infestato da atroci mostruosità e spaventose apparizioni. Quello che sembra essere un girone infernale senza uscita, si rivela poi essere frutto della mente del malcapitato, imprigionato chissà dove e costantemente drogato da un uomo senza scrupoli. Incapace di ribellarsi fisicamente, Josh dovrà fare di tutto per provare almeno a far sopravvivere la sua mente, affrontando con le armi gli orrori che ne scaturiscono.

Until Dawn: Rush Of Blood si apre così, con un prologo piuttosto semplice, che permette al giocatore di assimilare i comandi. Attraverso il sensore di movimento del Dualshock, è possibile infatti illuminare e mirare gli obbiettivi con entrambe le mani, ognuna dotata di un’arma. Purtroppo questa scelta si dimostra fin da subito infelice ed abbastanza inappropriata per godersi appieno l’immersività del gioco. Diventa infatti scomodo mirare con due pistole sempre nella stessa direzione, in particolar modo quando la situazione diventa concitata ed i nemici arrivano da tutte le parti. Se avete a disposizione due Move, scegliete questi ultimi senza indugio, in quanto la vostra generale esperienza migliorerà di molto, potendo orientare indipendentemente le singole armi.

Lo spavento è il medesimo che si prova in un tunnel degli orrori particolarmente riuscito, poiché con il PlayStation VR in testa saremo costretti a guardare, ad urlare, ma soprattutto a reagire

Il percorso da seguire è sempre uno solo: costretti infatti su un carrello su binari, non potremo far altro che guardarci intorno, goderci le ripide (e rapide!) discese e sparare a tutto ciò che sembra anche solo lontanamente pericoloso. Mentre all’inizio il giocatore è munito esclusivamente di innocue pistole ad aria compressa, dopo l’oscura deviazione, verrà equipaggiato con due minacciosi revolver e nei livelli successivi con fucili, mitragliette e quant’altro sia necessario per avere salva la vita.

Ed il pericolo, in Rush Of Blood, può nascondersi dietro ogni angolo, con una luce che si spegne all’improvviso o con l’apparizione violenta del Killer della baita che, inarrendevole, continua a darci la caccia.

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Lo spavento è il medesimo che si prova entrando in un tunnel degli orrori particolarmente riuscito, poiché con il PlayStation VR in testa saremo costretti a guardare, costretti ad urlare, ma soprattutto, costretti a reagire. Sotto questo punto di vista, la scommessa di Sony è stravinta: nulla ti immerge maggiormente nel videogioco che un simulatore per la realtà virtuale e con produzioni così intense, le emozioni di certo non mancano.

Purtroppo, al di là di un paio di stage magistralmente riusciti (l’inizio del secondo livello è disturbante oltre ogni immaginazione), l’ansia e la paura non durano troppo, a meno che non siate persone facilmente impressionabili. Dopo un po’ si intuisce come e quando attaccheranno i nemici ed i trucchi con i quali il gioco tenterà di farci intimorire. Gli sviluppatori hanno buttato di tutto dentro il calderone di Rush Of Blood, cercando in ogni modo di rendere l’esperienza complessiva quanto più varia possibile, ma il risultato è riuscito solo a metà: se l’uso del casco VR è ottimo e va oltre il semplice mira e spara (occasionalmente saremo chiamati a spostarci o chinarci per evitare letali colpi in testa), la mancanza di originalità delle fasi di gioco più avanzate –comprese alcune ridicole tipologie di nemici- affossa l’entusiasmo iniziale.

Il team di sviluppo avrebbe potuto senza dubbio impegnarsi maggiormente nella resa visiva di Rush Of Blood

Senza contare che la longevità del titolo è molto contenuta ed il tutto potrà essere portato a termine in poco meno di 3 ore, escludendo un eventuale secondo giro, da fare solo se si è lasciato indietro qualche collezionabile o magari per tentare di stabilire un punteggio migliore del precedente. Di sicuro l’esigua durata è in linea con il prezzo di vendita e con le aspettative generali, il rischio di annoiare il giocatore sarebbe stato concreto.

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Qualche appunto sul lato tecnico: lo spin-off di Until Dawn non convince appieno dal punto di vista grafico, lasciando intravedere sin dall’inizio molte imperfezioni, tra cui povertà di textures e modelli poligonali solo abbozzati e poco nitidi. I giochi di luce funzionano bene e l’illuminazione generale garantisce una certa qualità, soprattutto negli ambienti totalmente bui, ma la superficialità visiva degli ambienti rende tutto molto meno eccitante del previsto.

Nulla a che vedere con i vari RIGS, London Heist o Batman Arkham VR, titoli che sono bel più di una spanna sopra il mediocre comparto grafico dell’ultimo lavoro di Supermassive Games: un vero peccato, considerando quanto di buono fatto su Playstation 4, il team di sviluppo avrebbe potuto senza dubbio impegnarsi maggiormente nella resa visiva di Rush Of Blood.

Promosso invece il sonoro, grazie all’uso magistrale degli auricolari 3D, che contribuiscono all’immedesimazione del giocatore e ne fomentano il senso di terrore, con rumori improvvisi, strilli e versi gutturali che provengono da ogni direzione. Stessa cosa per il doppiaggio, che anche se limitato è affidato a professionisti, esattamente come per la saga originale.

Conclusioni

Until Dawn: Rush Of Blood non sarà di certo ricordato per essere stato il gioco di punta di PlayStation VR, ma di sicuro potrà regalarvi tante emozioni, considerando l’impronta horror ed i forti temi trattati. Pur non portando nulla del titolo uscito su PS4 l’anno scorso, se non qualche fugace citazione, Rush Of Blood dimostra che lo shooting sui binari funziona, ancora meglio se con la realtà virtuale.

Un vero peccato quindi che il gioco soffra una durata risibile (appena il tempo di un buon film), un comparto tecnico appena sufficiente ed un filone narrativo solo accennato. Il prezzo tuttavia, come già scritto, è consono all’offerta del pacchetto, e chi ha voglia di un po’ di sano spavento vecchio stile da salto sulla sedia ed urla isteriche verrà senza dubbio accontentato.

Good

  • Lo spavento è assicurato
  • Sfrutta ottimamente VR e suono 3D
  • Prezzo accessibile a tutti

Bad

  • Longevità scarsa
  • Mancanza di originalità
  • Graficamente mediocre
6.8

Discreto

Amante dei tatuaggi e del buon vino, crede fermamente nella vita extraterrestre. Ha una passione viscerale per i videogames maturata nel tempo, che lo ha portato a scrivere per molte riviste italiane e siti web specializzati nel settore.

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