The Turing Test – Recensione

Uomo e macchina di nuovo insieme...

The Turing Test – Recensione
The Turing Test – Recensione

Può una macchina pensare? Mandata a indagare su una delle lune di Giove, Europa, Ava Turing scoprirà personalmente la risposta nel nuovo puzzle-game di Bulkhead Interactive.

Data di Uscita:Genere:PEGI:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:

Ci sono dei giochi che ti colpiscono a prima vista, dei giochi che anche se non hai nemmeno la minima idea di cosa siano o in cosa consistano, ti piacciono. The Turing Test è uno di questi. Sarà stata l’ambientazione senza dubbio, o quell’incolmabile desiderio di andare nello spazio ad esplorare nuovi mondi, che alla sola vista di un’opera cinematografica o videoludica che sia, torna più forte di prima, perché il tempo passa ma la realizzazione di questo sogno appare sempre così lontana, sempre lì nello stesso posto, come una stella. Per fortuna è proprio l’arte, qualunque essa sia, a placare di tanto in tanto questo desiderio. E se il contesto spaziale aveva acceso in noi la curiosità di provarlo, quando la nostra Alessandra, dopo averlo provato alla gamescom ce lo ha raccontato, abbiamo capito che non c’era solo lo spazio in The Turing Test, ma anche una trama profonda ed un elemento che farà breccia nei nostri animi da videogiocatori: la somiglianza con Portal.

Discutiamone subito, togliamoci questo sassolino, perché è inutile dire il contrario, ma quando un gioco (o altra forma d’arte) va a “sfidare” una pietra miliare come Portal, solitamente ottiene due risultati. O ne esce sconfitto, e quindi permane nell’oscurità perché lontano anni luce dallo splendore del titolo a cui si rifà. Oppure può  risultare antipatico e venire etichettato come il “clone imperfetto” di quel gioco; perché diciamocelo, sarà impossibile spodestarlo dal trono. Ecco, dal punto di vista di chi vi scrive, The Turing Test è riuscito nell’impresa di esser molto, ma molto simile a Portal (quasi sfacciatamente e sotto diversi aspetti), ma di accostarcisi con discrezione e rispetto, senza pretendere di paragonarsi a lui o spodestarlo dai nostri cuori. E da subito vi diciamo che quello che abbiamo tra le mani è anch’esso, nel suo piccolo, un’opera d’arte che merita di essere guardata e giocata.

Vestiremo la tuta spaziale di Ava Turing, ingegnere aerospaziale dell’IFA, risvegliata dopo un periodo di criogenizzazione da un’IA cybernetica di nome T.O.M., per indagare sulla scomparsa del resto dell’equipaggio. La missione originaria era quella di esplorare e studiare uno dei satelliti di Giove, ma da svariate ore si è perso il contatto con gli altri, i quali dovrebbero trovarsi da qualche parte all’interno della base lunare, Europa. Ava viene quindi spedita all’interno della base, per scoprire cosa è successo e soprattutto ritrovare l’equipaggio, si spera ancora in vita. Ad accompagnarla ci sarà sempre T.O.M. al vostro fianco, vi ritroverete a comunicare con lui continuamente, sarà in pratica il vostro assistente. Non vi diremo nulla più sulla trama, la quale si svilupperà nel corso del gioco stesso, ma di cui potrete scoprire più o meno a seconda del vostro approccio al gioco: gli elementi per andare a fondo e scoprire cosa sia realmente accaduto saranno a vostra disposizione, ma stara a voi consultarli o ignorarli e tirare dritto. In questo modo il grosso della trama verrà dipanata nelle conversazioni con T.O.M., ma senza dubbio per comprendere appieno l’essenza ed il messaggio che gli sviluppatori hanno messo nel gioco, consultare le mail, i vari appunti dell’equipaggio o ascoltare gli audio log, sarà fondamentale. Un appunto da fare è che purtroppo il gioco è completamente in inglese, tra le lingue selezionabili manca l’italiano, e sebbene i sottotitoli vengano in aiuto di chi comprende più facilmente l’inglese scritto rispetto a quello orale, durante gli audio log (che sono delle registrazioni di conversazioni fatte dall’equipaggio) i sottotitoli non ci sono, e siccome molte registrazioni sono disturbate, a volte non si riescono a comprendere perfettamente i dialoghi.

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T.O.M., l’intelligenza artificiale che ci farà “compagnia” fino alla fine

Ma in cosa consiste The Turing Test? Cosa si deve fare? Perché lo abbiamo accostato a Portal? Se la figura di T.O.M. ci ricorda molto da vicino GLaDOS, è per il gameplay vero e proprio che i due giochi si assomigliano. Ma facciamo un passo indietro perché potrebbe esserci qualcuno che non ha mai giocato a Portal. Bene, prima di tutto, se vi sentite chiamati in causa vi diciamo che non è un problema, perché vi basta un PC (nemmeno troppo potente) per recuperare queste due pietre miliari di Valve ed essere a posto con la coscienza (le trovate a prezzi davvero modici rapportate a quanto valgono). Detto questo, The Turing Test, proprio come Portal, è composto di livelli, o meglio stanze. Ognuna di queste stanze ha un’uscita, che per essere raggiunta o aperta, vi richiederà di risolvere dei “puzzle”. Risolta una stanza, si passa all’altra. Sebbene anche a livello estetico le stanze si assomiglino, dimenticate i portali, qui non ci sono. La nostra “arma” sarà l’EMT (Energy Manipulation Tool), che a prima vista sembra un fucile a pompa, ma che si limita solo a raccogliere fino a tre nuclei di energia (di vari colori), per poterli passare da un “interruttore” all’altro. Per farla breve, se accanto ad una porta c’è un interruttore, per farla aprire dovremo “sparare” al suo interno un nucleo di energia, dopo averlo preso da qualche altra parte all’interno della stanza. Ci sono anche altri elementi di gameplay che si incontreranno nel corso dell’avventura (parliamo di circa 70 stanze), i quali diversificheranno (e complicheranno) gli enigmi, ma sempre con una certa linearità, lasciandovi apprenderne passo passo il funzionamento. Dobbiamo dire che non abbiamo avuto grosse difficoltà nel superare la maggior parte delle stanze, forse si contano sulle dita di una mano quelle in cui siamo rimasti più del dovuto: il livello di difficoltà è crescente, ma con una curva molto dolce. Sinceramente non sappiamo dirvi se l’allenamento con Portal o giochi “simili” nelle dinamiche (The Talos Principle) ci abbiano allenato bene, oppure se il livello di difficoltà sia troppo basso. Quello che possiamo dirvi con certezza, e che secondo noi rappresenta un grande pregio, è che in ogni stanza l’obiettivo da raggiungere è sempre ben chiaro, quello che resta da fare a noi è semplicemente trovare una soluzione per raggiungerlo. Lo vediamo come un pregio perché nello stesso Portal ci è capitato diverse volte di non capire cosa bisognasse fare per andare avanti, ed è stato frustrante; mentre qui abbiamo sempre avuto la sensazione che qualsiasi ostacolo ci si ponesse davanti, fosse risolvibile esaminando gli elementi a nostra disposizione e ragionando su come utilizzarli.

Questa “dote” rappresenta un po’ anche l’essenza del gioco: quel connubio uomo-macchina in cui le due entità diventano complementari ed entrano quasi in simbiosi ad un certo punto. Ma che allo stesso tempo, da un altro punto di vista sono due entità così lontane e così diverse: la macchina, capace di mettere in pratica ciò che sa, ma non di “inventare” cose nuove. L’uomo che con la sua creatività riesce a trovare una soluzione anche dove sembrerebbe non esserci, ma che non potrebbe farlo senza l’aiuto della macchina. Un circolo vizioso che cerca di essere anche spiegato “scientificamente” nel corso del gioco, ma in cui solo i fatti ne determineranno i tratti reali, portandovi a riflettere sul rapporto uomo-macchina. Fino a giungere a questa domanda: può una macchina pensare? E la risposta sarà in bilico fino alla fine, o anche oltre.

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Quella specie di fucile a pompa è l’EMT, che raccoglie e spara nuclei di energia, utili come in questo caso, per aprire una porta.

Ci abbiamo messo circa otto ore per completare al 100% The Turing Test. Poche? Probabilmente chi non è interessato alla storia potrebbe divertirsi anche solo a superare le stanze, senza soffermarsi sui tanti “dettagli di contorno”, impiegandoci magari anche un paio d’ore in meno. Ma The Turing Test non è solo un puzzle game, e togliere quel contorno a tratti affascinante, equivale a farlo diventare un gioco come tanti.Cosa che invece non è assolutamente, anzi, è un gioco relativamente semplice (o complesso per alcuni), ma che può essere apprezzato sia dagli amanti delle avventure, che da quelli dei puzzle game, oltre a tutti coloro che hanno amato Portal.
Nonostante non si tratti di nulla di eclatante, sotto l’aspetto tecnico The Turing Test svolge alla perfezione il suo compito, creando la giusta atmosfera, sia a livello visivo che sonoro. Noi lo abbiamo giocato su PC, su un monitor 21:9 alla risoluzione 3440×1440 e grazie al campo visivo ampliato, abbiamo potuto godere non tanto dell’aspetto grafico, quanto della praticità nel vedere con maggior ampiezza di visuale le stanze. Le musiche ci hanno poi accompagnato nel giusto modo e si sono rivelate adatte a quell’alone di solitudine e mistero che circonda la base lunare. Se volete potete ascoltare la colonna sonora anche su Spotify.

The Turing Test, nel suo piccolo, è un’opera d’arte che merita di essere guardata

The Turing Test ci è piaciuto, eccome. Ci ha catturato dall’inizio alla fine, ed il “viaggio” all’interno della base spaziale Europa è stato fatto senza grossi intoppi. Ci è capitato di rigirarci nel letto ragionando su come superare una stanza, ci ha messo alla prova ed alla fine possiamo dire di averla superata. Qualcuno potrebbe obiettare però sul fatto che lo abbiamo fatto “troppo facilmente”. In effetti le stanze non hanno mai rappresentato un ostacolo insormontabile, ci hanno però permesso di goderci per bene la trama, così come avviene nelle avventure moderne: brevi, scorrevoli, ma intense. Agli effetti, come già abbiamo scritto sopra, non riusciamo a capire dove sia il confine di The Turing Test, non riusciamo a capire se questo aspetto possa essere considerato un limite, un difetto, o al contrario un pregio. Per come abbiamo vissuto quest’esperienza, vogliamo prenderlo come la capacità degli sviluppatori di creare degli enigmi congegnati in maniera intuitiva, fatti per essere risolti semplicemente ragionando ed analizzando gli elementi a disposizione. Poi la risposta questa domanda risiede in ognuno di noi, sia nelle nostre capacità, che anche semplicemente in quello che cerchiamo da un gioco. Vogliamo un gioco talmente difficile da farci gioire per ogni passo fatto in avanti, oppure vogliamo un’avventura scorrevole, che sia comunque capace di metterci alla prova?

Conclusioni

Se tra noi e The Turing Test si è trattato di colpo di fulmine, l’amore vero è nato solo giocandolo, fino alla fine. Un’avventura che non si limita a raccontare una storia, ma vi unisce un gameplay ed una struttura che funzionano anche da soli. Qualcuno potrebbe dire che si tratta di un clone di Portal, e noi vi diciamo che The Turing Test è sfacciatamente ispirato al titolo Valve, ma sottolineiamo anche il fatto che lo fa mantenendo la sua identità, senza quindi andare in nessun modo a “disturbare” tale pietra miliare o i suoi fan.

Qualcuno potrebbe dire che è troppo semplice, che le 70 stanze non raggiungono mai quel livello di complessità che fa diventare matti? Può essere, ma per noi la possibilità di arrivare alla soluzione semplicemente ragionando sull’obiettivo, quest’ultimo sempre chiaro, non è altro che un punto a favore. Qualcuno potrebbe lamentarsi della mancanza dell’Italiano, o di altre mille cose.

Quello che pensiamo noi è che The Turing Test sia un gioco da giocare divertendosi e vivendolo nel pieno della sua trama e dei suoi quesiti morali, senza paragonarlo a nulla, senza razionalizzarlo. Se siete fan di Portal, ritroverete la stessa essenza, se non sapete nemmeno di cosa stiamo parlando, potrebbe avvicinarvi ad uno dei giochi più belli di sempre (Portal 2). In ogni caso siamo sicuri che se “supererete il test”, The Turing Test si prenderà un posticino anche nel vostro cuore.

Good

  • Gameplay immediato
  • Complesso ma mai frustrante
  • Atmosfera e trama coinvolgenti

Bad

  • Troppo semplice?
  • Manca la lingua italiana
8.6

Imperdibile

E' passato troppo tempo per ricordare il mio primo approccio al mondo videoludico... Limpido è invece il ricordo della prima console, un Atari 2600, e dei giorni interi passati a giocarci. Da allora sono cambiate molte cose: i videogiochi sono diventati il mio lavoro, non ho più tutto quel tempo per giocarli ed ormai sono pochi quelli che mi lasciano a bocca aperta. Ma al di là di tutto, l'amore c’è ancora, così come la voglia di arrivare un giorno a crearne uno… Ecco, se non si fosse capito, sono un eterno “sognatore"!

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