The Elder Scrolls V: Skyrim (Nintendo Switch) – Recensione

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The Elder Scrolls V: Skyrim – Special Edition
The Elder Scrolls V: Skyrim - Nintendo Switch

Vincitore di oltre 200 premi "Gioco dell'Anno", Skyrim Special Edition porta sugli schermi il fantasy epico con un incredibile dettaglio. La Special Edition include il pluripremiato gioco completo e tutti gli add-on, più nuove funzionalità, effetti rinnovati, raggi di luce volumetrici, campo visivo dinamico, superfici riflettenti e altro ancora. Inoltre, Skyrim Special Edition porta i mod del PC sulle console. Nuove missioni, ambienti, personaggi, dialoghi, armature, armi e altro. Insieme ai mod, darà vita a una esperienza senza limiti.

Data di Uscita:, Genere:PEGI:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:, ,

Il primo, intramontabile Doom lo abbiamo visto girare un po’ ovunque, perfino sulle calcolatrici. Ma ZeniMax (il colosso dietro la leggendaria id Software), e nello specifico la sua Bethesda Softworks, sembra intenzionata a replicare con un altro suo titolo, amato (ma anche discusso), giocatissimo, mastodontico: The Elder Scrolls V: Skyrim. Uscì l’11/11/11 (come dimenticarlo?) su PC, Xbox 360 e PS3, una generazione fa (o una e mezzo, contando anche PS4 Pro e Xbox One X), ma nonostante siano passati ben 6 anni, Todd Howard e soci non sembrano ancora pronti a dirgli addio: ci hanno tenuto per i piedi sulla neve ancora fresca che copre buona parte del gelido regno dei Nord ma non con un incantesimo dei loro, bensì a suon di DLC (Dawnguard, Dragonborn e Hearthfire, inclusi anche in questo pacchetto, essendo la “Special Edition” la versione di riferimento) e riedizioni di vario genere. Lo han fatto approdare sulle ben più possenti PS4 e Xbox One, mentre la versione PC continuava a migliorare a vista d’occhio grazie alla colata di mod che la community ha riversato indefessa su Steam e nei forum, pulsanti di vita e creatività ancora oggi. Mod peraltro travasate (o almeno una selezione delle stesse) nell’ecosistema console in una mossa unica nel suo genere.

E nel novembre 2017 siamo di nuovo a parlare di lui, quello stesso Skyrim che ci ha succhiato via centinaia e centinaia di ore (chi lo ha giocato sa benissimo che non è un’esagerazione), che torna addirittura in due formati, completamente diversi tra loro, eppure accomunati dalla necessità di scendere a compromessi, o meglio a patti, con limitazioni di natura tecnica. Compromessi da accettare in cambio però di due viaggi in egual misura diversi da come ce lo ricordavamo, e dalla maniera canonica in cui lo giocammo all’epoca, che aggiungono qualcosa di nuovo non tanto in termini contenutistici, ma lato esperienza, quello sì, senza ombra di dubbio. In attesa di scoprire come sarà quello in VR sulla console di Sony, vogliamo parlarvi quest’oggi di The Elder Scrolls V: Skyrim per Nintendo Switch, mostrato in pompa magna in occasione dell’annuncio ufficiale della console, indubbiamente a sorpresa, e finalmente unitosi al (fenomenale, concedetecelo) parco giochi iniziale. Varrà la pena?

The Elder Scrolls V: Skyrim - Nintendo Switch

La storia è sempre quella, l’epopea del “Dovahkiin” (“Sangue di Drago”), il protagonista completamente personalizzabile nell’aspetto (e non solo), che dopo essere sopravvissuto ad una esecuzione in pubblica piazza, si ritrova, prima, custode di un potere ancestrale considerato ormai perduto, e in seguito coinvolto in un vortice di avvenimenti, intrighi e duelli con creature di varia taglia e potenza (da infidi umani fino a pantagruelici draghi distruttori di villaggi e città). Lo scopo è quello di impedire alle formidabili bestie alate di tornare a disintegrare tutto ciò che di buono e giusto c’è su Skyrim, il regno del Nord e dei Nord, rispettivamente uno dei tanti domini e una delle numerose razze presenti su Tamriel.

Anche il gameplay è rimasto quello di cui si è già parlato in lungo e in largo, un sontuoso mix di meccaniche da gioco di ruolo, con missioni da completare, un intricato albero di abilità da plasmare in base al proprio approccio (complice una libertà di fondo che lo ha reso da subito abbordabile anche ai giocatori meno esperti), magie da apprendere, pozioni da creare, armature e armi da forgiare, comprare e rubare lontano da occhi indiscreti, e un combat system molto basilare e diretto, improntato all’azione e molto digeribile anche per chi non ha sfiorato un GDR occidentale in vita sua (non molto profondo, però, soprattutto se paragonato con esponenti concorrenti e contemporanei). E, inutile a dirsi, anche i bug e i problemi e i limiti di un tempo fanno tutti puntualmente capolino di tanto in tanto, tra animazioni legnose, problemi con le compenetrazioni, effetto ragdoll esagerato, e chi più ne ha più ne metta. Chiude il cerchio, stavolta in positivo, una longevità inumana che, svolgendo ogni singolo compito proposto dalla moltitudine di personaggi sparsi per borghi, caverne, torri e accampamenti, supererà tranquillamente le 200 ore, estesa ulteriormente dai 3 DLC inclusi anche nella versione Nintendo Switch: Dawnguard introdurrà una questline incentrata sui vampiri, Dragonborn offrirà, tra le altre cose, la possibilità di cavalcare draghi, e infine grazie ad Hearthfire ci si potrà stabilire definitivamente su Skyrim mettendo su famiglia e costruendo con le proprie mani una dimora calda e accogliente in cui stipare i propri trofei, frutto di avventure indimenticabili.

The Elder Scrolls V: Skyrim - Nintendo Switch 1

Con l’arrivo su Nintendo Switch, potrete portare con voi non solo ossa di drago ingombranti, pozioni dal dubbio utilizzo, fiorellini da un grammo (che vi faranno però superare inevitabilmente il limite concesso rallentando mostruosamente il passo), e quell’arma che si sta lentamente arrugginendo nell’inventario, ma hey, potrebbe servire prima o poi, quindi guai a sbarazzarsene: potrete portare con voi Skyrim stesso nelle vostre avventure reali, quelle di tutti i giorni (perché i troll sono un fastidio immenso, ma mai quanto un viaggio in metropolitana durante l’ora di punta). La natura ibrida (e portatile) della console di Nintendo, per chi scrive una mano santa che gli ha permesso di ottimizzare (e rendere più sopportabili) tutti quei momenti noiosi che la vita regala, resta sicuramente il motivo principale (se non l’unico?) per cui ha ancora senso dopo 6 anni e riedizioni varie acquistare un’altra copia (la seconda? La terza?) di The Elder Scrolls V: Skyrim. E riguardo la versione handheld, quella su cui abbiamo passato buona parte delle nostre avventure, c’è davvero poco di cui lamentarsi: chiaro, il comparto tecnico del gioco resta quello ormai vetusto di sempre, con una soluzione che rappresenta una via di mezzo tra quello della vecchia generazione e quella attuale, alla luce però dell’immenso mondo di Skyrim, denso di eventi e dati, il fatto che il gioco non imploda su se stesso, e che anzi, riesca a mantenere stabilmente i 30 fps (ad una risoluzione di 720p), sia al chiuso che all’aperto, lo si può considerare un mezzo miracolo.

I fenomeni di pop-up sono rari (complice una minor presenza di elementi su schermo, a partire dalla vegetazione), la draw distance è buona, e anche i sottotitoli sono leggibili (per quanto piccoli), ma c’è da aggiungere a tal proposito che proprio la densità di Skyrim, che si traduce in una mole non indifferente di oggetti su schermo, richiede uno sforzo visivo extra per individuare i dettagli più infimi (un libro o un utile oggetto un po’ nascosti, ad esempio), e basterà una minima imprecisione per ritrovarsi una taglia sulla testa dopo aver erroneamente rubato un oggetto. I caricamenti sono “tollerabili”, diciamo così: un reload istantaneo richiede 8-9 secondi, mentre quando si carica (o ci si “teletrasporta” verso) un’area differente da quella in cui ci si trova ne servono almeno il doppio, in linea (e in alcuni casi anche minori) con le versioni console. Delude invece, ma è (purtroppo) in linea con l’altrettanto immenso The Legend of Zelda: Breath of the Wild, la durata della batteria in modalità portatile: non siamo arrivati alle 4 ore, con una media di consumo di circa il 25% l’ora, segno che il viaggio in areo mostrato durante l’annuncio non era di certo un intercontinentale (per il quale avrete invece bisogno di una buona power bank, c’è poco da fare).

Godersi un titolo del calibro di The Elder Scrolls V: Skyrim letteralmente ovunque senza rinunciare ad un’oncia del suo densissimo gameplay? Ora è possibile!

Dettagli e difetti pur sempre giustificabili in un titolo ormai vecchio di 6 anni (un abisso in campo tecnologico), che in modalità TV risultano inevitabilmente più evidenti (lì la risoluzione sale a 900p), e nonostante la presenza di buona parte delle novità e migliorie tecniche implementate nella Special Edition del gioco, i limiti fisiologici si vedono e sentono (assenza delle mod inclusa). Note stonate mitigate però da una semplice riflessione sulle specifiche tecniche della console su cui gira. Chiudono il cerchio le due novità più importanti ed esclusive della versione Switch: gli amiibo e i controlli di movimento. I primi, similmente a quanto visto su Zelda (ma con più limitazioni sulle tipologie di amiibo compatibili), generano casse che contengono utili oggetti (frecce, pozioni, ingredienti e così via), o per i più fortunati, la Master Sword e lo Scudo di Hyrule, oltre alle vesti di Link, mentre con i secondi la questione è un po’ più complessa, in quanto non ci hanno convinto al 100% (ma essendo opzionali, si tratta di un problema relativo). La reattività e precisione non sono infatti al massimo (soprattutto quando di mezzo c’è un possente Nord armato di ascia a due mani), e pur essendoci divertiti con il mini-gioco del grimaldello (con tanto di vibrazione, anche in modalità puramente handheld, quando si è vicini al punto giusto) o con il lancio degli incantesimi, il sistema di parata lo abbiamo trovato un po’ macchinoso, mentre la mira con l’arco imprecisa. Il Pro Controller (a casa) e handheld (in giro) restano le configurazioni migliori e più adatte ad un gioco del genere, ma l’agitare le braccia come dei forsennati rende le serate tra amici dannatamente divertenti.

 

Conclusioni

Per quanto amato, ricco, divertente, immenso, chiedere il prezzo (quasi) pieno per un gioco vecchio di 6 anni non è proprio il massimo della vita. La possibilità di godersi un titolo del calibro di The Elder Scrolls V: Skyrim letteralmente ovunque senza rinunciare ad un’oncia del suo densissimo gameplay (ma con un comparto tecnico visibilmente stagionato come scotto da pagare) vale davvero il prezzo del biglietto? La risposta non è un “Sì” pieno se avete già consumato l’epopea targata Bethesda in lungo e in largo, perché nonostante la capacità del team di infilare un intero universo in una console così piccola, l’inesorabile scorrere del tempo Skyrim lo sente tutto (sia in termini di meccaniche ludiche che puramente tecnici). Nel caso però in cui non lo abbiate mai provato, o ne sentiate fortemente la mancanza (magari attirati dalla possibilità di spararvi una o due quest in attesa del bus), non potete assolutamente rinunciare a questa vastissima e coinvolgente esperienza che vi terrà incollati alla vostra Switch per mesi.

Good

  • Frame rate solidissimo
  • Un universo nel palmo di una mano
  • È lo stesso GDR mastodontico che ricordavamo

Bad

  • I compromessi grafici non mancano
  • Prezzo (quasi) pieno
  • È lo stesso GDR mastodontico che ricordavamo
8

Imperdibile

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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