Strafe – Recensione

Live. Die. Repeat.

Strafe – Recensione
strafe

Strafe, sviluppato dai ragazzi di Pixel Titans, ci riporta nella metà degli anni 90 grazie ad un gioco roguelite che sfrutta però le tecnologie di generazione livelli più avanzate disponibili.

Data di Uscita:Genere:PEGI:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:

Gli anni novanta hanno visto nascere alcuni fra gli sparatutto più iconici di sempre, materiale videoludico potente che ha letteralmente forgiato le generazioni a venire. Duke Nukem, Doom, Quake e System Shock hanno plasmato con prepotenza le coscienze di bambini e adolescenti dell’epoca, lasciando un segno indelebile nella storia dei media elettronici. Pixel Titans questa cosa la sa bene, ed ha voluto creare un gioco che ereditasse quel feeling, quella frenesia un po’ ignorante che ci ha catturati in tenera età mentre demolivamo orde di mostri fatti di pixel. Così, mettendo in un frullatore immaginario i fattori sopracitati assieme ad una componente roguelite (perché senza il combattimento a turni non è un vero roguelike) che vuole fare a botte con la nostalgia e la nostra capacità di incaponirci contro le sfide più ostiche, lo studio è arrivato al suo primo lavoro, il frenetico Strafe.

Il gioco si auto definisce come uno sparatutto dalla grafica spettacolare del 1996. E questa autocelebrazione è una promessa al quale il titolo di Pixel Titans tiene tutto sommato fede, nel bene e nel male. Strafe non perde tempo in pomposi loghi e complesse cutscenes iniziali: al contrario, ci mette davanti ad uno spartano menù principale in grafica pixellata e terribilmente retrò, che avrebbe sicuramente fatto gridare al miracolo grafico venti anni fa.  Le opzioni video, piuttosto limitate, ci permetteranno di scegliere semplicemente la risoluzione grafica e la frequenza d’aggiornamento del nostro monitor. C’è una simpatica spunta chiamata “Make Strafe Worse” che ridimensionerà il titolo trasformandolo in una versione ancora più retrò con una risoluzione simil 320×240 pixel. L’esperienza offerta da questa “modalità” è così assurda e surreale che vale la pena di essere giocata.

strafe

Iniziate a prendere dimestichezza con la morte, perché sarà vostra compagna fino alla fine.

Il primo approccio con Strafe si è rivelato un vero e proprio pugno nello stomaco. Dopo aver scelto una delle tre armi disponibili (un fucile d’assalto, una rail gun ed un fucile a pompa), siamo stati catapultati nella devastata nave spaziale Icarus, straziata da un qualche evento catastrofico che non ci è dato conoscere nei dettagli. Inizio così a fare la conoscenza dei nemici, orde di creature non morte (che a chi scrive ricordano dei bradipi) che mi arrivano addosso per uccidermi. E dopo qualche minuto infatti, sono morto. Nessun problema, mi sono detto, basta ripartire. Peccato che Strafe generi ogni livello proceduralmente, eliminando il vantaggio tattico del respawn e cambiando l’aspetto della battaglia ogni volta. Ogni morte sarà una condanna inappellabile a ripartire da zero, che ci metterà di fronte ad un livello completamente diverso da quello precedente. Ma quest’ultimo fattore non sempre giova al gameplay.

Il sistema di generazione casuale dei livelli di Strafe funziona tendenzialmente bene la maggior parte delle volte, ma è capitato di dover passare interi quarti d’ora in un livello oramai deserto di nemici per capire come procedere allo stadio successivo. La grafica retrò impedisce spesso di riconoscere immediatamente elementi chiave del gioco, come pulsanti per ascensore e attivatori di sorta. La ricerca diventa sempre più frustrante se nella sezione giocata sono presenti pozze di acido o levitatori gravitazionali che rischiano di farvi perdere la vita in pochissimi istanti, buttando alle ortiche un buon paio d’ore di gioco ed alzando la barra delle imprecazioni ad un nuovo standard. Comunque, se il livello non vi uccide, probabilmente lo faranno i nemici: ognuna delle quattro sessioni di gioco possibili è divisa in tre sezioni da affrontare il più in fretta possibile, mentre si è soverchiati da ondate letali di avversari. Strafe è un gioco che costringe a ponderare accuratamente ogni movimento, a centellinare ogni colpo con parsimonia e ad esplorare tutte le aree a nostra disposizione.

Ogni morte sarà una condanna inappellabile a ripartire da zero

Data la risicata quantità di munizioni disponibili e la fragilità della nostra barra della salute, saremo costretti a cercare rifornimenti per tutta la mappa. Inizialmente troveremo solo qualche power up, ma in seguito potremo imbatterci in nuove armi ed in rarissimi upgrade della salute. Parlando della potenza di fuoco a nostra disposizione, Strafe ci permetterà di sparare con più di trenta armi, fra pistole, lanciarazzi, fucili al plasma e tutto ciò che lo scibile sci-fi può concepire, con un design spesso ispirato ai grandi FPS del passato. Quasi tutte le armi godono di una modalità di fuoco alternativa (lanciagranate, proiettili ad aerea) in grado di levarci dai guai in caso la situazione diventasse particolarmente scottante (sostanzialmente sempre). Questo approccio decisamente hardcore al gameplay farà sicuramente felici gli amanti delle curve di apprendimento (praticamente) verticali e del git gud che va tanto di moda negli ultimi tempi, ma terrà alla larga i giocatori che cercano un approccio più casual e rilassante. Strafe arriva dalla vecchia scuola e colpisce duro, non mostrando pietà per niente e nessuno.

Tuttavia non è tutto oro quello che luccica. Il gioco soffre di diversi bug ed imperfezioni, che unite all’elevato tasso di mortalità potrebbero frustrare oltremodo il giocatore. Mi è capitato di muovermi nel livello e finire istantaneamente nel vuoto spaziale più di una volta, o di rimanere incastrato in un pertugio senza possibilità di uscita. L’unica decisione possibile è riavviare il livello, perdendo tutti i progressi e ricominciando inesorabilmente da zero. Anche l’IA dei nemici non colpisce particolarmente: il gioco non fa altro che generare orde di mostri che hanno il solo scopo di inseguirci e rimangono spesso freezati in qualche punto della mappa, incapaci di muoversi.

Strafe

Tutto in Strafe cercherà di uccidervi il più velocemente possibile, ed è bello così.

Tenete inoltre conto che alcuni nemici sono incredibilmente silenziosi e possono eliminarvi con uno o due colpi. Non sappiamo se si tratta di un bug o no, ma questo fattore contribuisce ad aumentare la già altissima difficoltà del gioco di Pixel Titans. Comunque, per non deprimere eccessivamente il giocatore, a fine del secondo livello è solitamente presente un negozio per migliorare il proprio equipaggiamento e qualche (rara) stazione di cura. La valuta accettata dal negozio è la “scrap”, ovvero parti di ricambio e rottami raramente recuperabili alla morte di un nemico, e potremo accedere al suo menù dedicato premendo Z. Questi punti di ristoro danno un po’ di sollievo e permettono di tirare avanti quel tanto che basta per prepararci ad affrontare un’altro difficilissimo scomparto della astronave Icarus.

L’hud di gioco è abbastanza esaustivo, e vi permetterà di tenere sotto controllo la vostra salute, i vostri scudi e le munizioni utilizzate. Inoltre è possibile navigare nella mappa del livello tenendo premuto il tasto TAB, ma badate bene che questa azione non metterà in pausa il gioco, e se non siete abbastanza cauti potreste ritrovarvi morti solamente perché avete aperto la mappa nel momento sbagliato della partita. Strafe incarna bene lo spirito dei roguelite più “cattivi”, rivelandosi decisamente severo contro qualunque infrazione (volontaria o meno) compiuta dal giocatore.

Strafe arriva dalla vecchia scuola e colpisce duro

Sono presenti anche un paio di modalità bonus, accessibili dal menù principale del gioco (e per attivarle dovremo “scrivere” il comando in una specie di finestra DOS). Queste sono principalmente delle sfide a tempo ed una modalità sopravvivenza contro orde di nemici col fine ultimo di spillare più litri di sangue possibile alle sfortunate creature che ci si pareranno davanti. In particolare, ci troveremo di fronte ad un’arena carica di avversari agguerritissimi (ancor più numerosi che nella modalità campagna) che affronteremo con proiettili infiniti ed un selettore musicale per navigare fra le ventitre tracce sonore del gioco. Assente invece una vera e propria storia che guidi gli eventi: il nostro protagonista senza nome dovrà attraversare i corridoi della Icarus con l’obiettivo più basilare di tutti, la mera sopravvivenza.

Una nota di rilievo va invece alla colonna sonora del gioco, composta dai britannici ToyTree: Il ritmo elettronico tipicamente anni ’80 evoca bene l’immagine del combattimento nella mente del giocatore, grazie anche ad un elevato utilizzo dei sintetizzatori. Completamente assente invece la localizzazione italiana: non è un grosso problema comunque, perché a parte il breve tutorial non sono presenti dialoghi di sorta o conversazioni imperdibili.

Conclusioni

Strafe è un titolo che mira ad un pubblico amante della vecchia scuola. Non gli interessa fare presa sulla massa, nel bene o nel male. Il suo gameplay duro e crudo è un omaggio ai grandi titani del passato, ma anche un ottimo primo passo per Pixel Titans, che è riuscita a creare un gioco “roguelite” severo e ostico, che metterà alla prova i riflessi (ed i nervi) di moltissimi giocatori.

Se avete voglia di una sfida davvero (ma davvero) impegnativa che vada ben oltre a quella presente nelle recenti iterazioni di franchise ben più conosciuti, Strafe è il gioco che fa per voi. Peccato per l’elevato numero di bug che piaga il comparto tecnico e che rende un titolo già ostico di per sé ancora più frustrante e severo, ma con un certo entusiasmo .

Strafe è disponibile a 19,90 euro su PlayStation Store e Steam, un prezzo “budget” che troviamo adatto e coerente con il tipo di offerta che Pixel Titans ha messo sul piatto per il suo pubblico.

Good

  • Design intramontabile e nostalgico
  • Tante armi a disposizione
  • Livelli sempre diversi

Bad

  • Alcuni bug davvero fastidiosi
  • Nemici silenziosi e incredibilmente letali
  • Spesso tende a frustrare il giocatore
7.5

Niente male

Nato nel medioevo videoludico, i fantastici anni ’80, Amedeo è cresciuto con i grandi classici del gaming, passando per tutte le console sulle quali riuscisse a mettere le mani. Appassionato fino alla morte di Star Wars e The Witcher, vive fra mondi fatti di LEGO e GDR cartacei. Nel tempo libero gli piace dare legnate in palestra e leggere libri.

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