Steel Rats – Recensione

Asfalto bollente

Steel Rats – Recensione
Steel Rats – Recensione

Saltate in sella alla vostra moto e lanciatevi a tutta velocità lungo le innovative ambientazioni di questo gioco d'azione arcade in 2.5D. Una fusione tra potenza distruttiva, combattimenti ad alto numero di ottani e acrobazie, il tutto all'interno di un mondo retrofuturistico.

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C’è un brivido familiare a tutti noi nel padroneggiare una tecnica difficile, una scarica di adrenalina che ci fa sentire appagati, potenti, soddisfatti. Pensate a uno skater che per la prima volta riesce in un “ollie”, oppure a uno chef che trova la perfetta combinazione degli ingredienti. Non è difficile accorgersi come questo sia un concetto da sempre parte integrante dei videogiochi, perché quello che da sempre cercano i giocatori è la sfida: gli sviluppatori mirano a creare situazioni generalmente accessibili a tutti ma che nonostante tutto richiedono un alto livello di competenza Lo studio di sviluppo polacco indipendente Tate Multimedia, già autore sullo stesso genere di giochi quali Urban Trial Freestyle (più un seguito) e Urban Trial Playground, intende fare proprio questo con il suo nuovo Steel Rats: mettere i giocatori in sella alla loro moto virtuale, che sia su PC o su PlayStation 4, e lanciarli in corse folli ad altissimo tasso di pericolo lungo le strade di una versione immaginaria e futuristica di Detroit la cui ispirazione artistica prende spunto dagli anni ’40.

L’idea di fondo è molto interessante: Steel Rats prende quel motociclismo basato sulla fisica tipico di Trials e lo applica alle atmosfere platform del bellissimo Inside per trarne un curioso mix fra Sonic e Sons of Anarchy. I Rats che danno nome al gioco sono una gang composta da quattro motociclisti che bruciano l’asfalto delle strade o si lanciano da un tetto all’altro della cittadina di Coastal City, in una folle corsa per salvarla: piccoli e grandi robot si sono infatti risvegliati per prenderne possesso senza mostrare alcuna pietà o sentimento. Sarà compito nostro scoprire cosa si cela dietro l’origine dell’invasione e porre fine alla minaccia. La domanda è, sarà riuscito Tate Mutlimedia a creare quell’esperienza viva e bruciante, pulsante quasi, che ci si aspetta da questo racing game ibrido? Non possiamo dire che la risposta sia entusiasta o troppo positiva, nonostante Steel Rats abbia dalla sua qualche punto buono: la carne al fuoco è talmente tanta da aver causato indigestione.

Steel Rats è dichiaratamente ambizioso. Ogni moto è equipaggiata con una sega circolare sulla ruota anteriore che fa di un semplice veicolo un’arma letale per i cosiddetti Junkbot. Inoltre, i motociclisti hanno un obiettivo globale che va oltre il raggiungimento della fine del livello. La città torbida e umida. Poster in stile anni ’40 che rivestono le pareti e automobili abbandonate lungo le strade. Registri audio sparsi nei vari livelli. In pochi attimi, tutto si unisce per dare la sensazione di giocare a un “BioShock su due ruote“: un’impressione che purtroppo scompare in un lampo quando ci si siede e, pad alla mano, si entra nel vivo di questa distopica avventura.

Steel Rats viene soffocato dal peso delle sue stesse irrazionali ambizioni: è un gioco interessante da provare, ma anche molto frustrante. Nonostante parte del suo genere entri nel confine dei racing game, non riesce mai davvero a fare bene ciò che i titoli su base motociclistica propongono – come il già menzionato Trials. Non sembra interessarsi alle acrobazie e nemmeno alla velocità, se vogliamo dirla tutta, preferendo invece scommettere tutto sul combattimento; una decisione che ha spinto Tate Multimedia a impostare il gioco su tre differenti livelli, come un Little Big Planet in 2.5D. Guidando lungo i livelli dovrete spesso scivolare tra il primo piano, l’area centrale e lo sfondo per aggirare gli ostacoli o abbattere i nemici che cercheranno di sbarrarvi il passo. Se questo approccio funzionava abbastanza bene nel platform di Media Molecule, va molto peggio quando si tratta di gestire una moto incredibilmente lenta per essere in piena accelerazione. Analizzare quale corsia il vostro motociclista stia occupando diventa estremamente complesso quando è accoppiato con una prospettiva discutibile e la scarsa illuminazione di Coastal City.

Steel Rats viene soffocato dal peso delle sue stesse irrazionali ambizioni

Eppure, nonostante tutto, il gioco si fa ancora più punitivo domandando una millimetrica precisione, per la quale l’unica soluzione è memorizzare il percorso – e di riflesso, cadere vittima di un probabile costante trial and error. Spostarsi tra le corsie non arriva mai al punto da mostrarsi intuitivo e a dispetto della distanza della telecamera, gli ostacoli spesso sembrano apparire dal nulla. Questi problemi sono esacerbati dal fatto che a volte il checkpoint è rotto in maniera frustrante. Può capitare di assistere impotenti alla rigenerazione del proprio motociclista proprio di fronte a un ostacolo inevitabile, obbligando così a ricominciare il livello dall’inizio se non si vuole rimanere intrappolati in un circolo infinito di morte e rinascita al di fuori del nostro controllo. I Rats condividono un paio di abilità chiave, tra cui la sega menzionata in precedenza e utile a molteplici scopi: si può usarla per attaccarsi a determinate superfici guidando così lungo pareti e soffitti, ma la sua efficacia raddoppia quando la si sfrutta per aumentare la propria velocità e triplica invece se si sceglie di farne la nostra arma. Di fatto ci si trova spesso a ignorare le altre abilità per lasciarsi tentare dall’ignoranza e caricare a testa bassa i nemici facendoli a pezzi con i distruttivi denti della fidata sega circolare. In circostanze d’emergenza, le armi da fuoco recuperate dalle casse sparse un po’ ovunque si rivelano abbastanza potenti da occuparsi del problema contingente.

E proprio qui emerge un altro problema di Steel Rats: la mancanza di varietà. Dovendo essere in grado di completare qualsiasi livello con uno qualunque dei membri della gang, nessuno di loro si sente significativamente diverso da giocare. Eccezion fatta per Toshi, l’elemento più giovane del quartetto dotato di un efficace drone Tesla che fulmina i nemici vicini, il resto delle abilità sembrano essere state pensate in un secondo momento. I Rats in sé rappresentano anche le nostre vite e siamo liberi di intercambiarli a piacere in ogni momento ma, ancora una volta, la scarsa diversità spesso disorienta su quale di loro si stia effettivamente utilizzando.

Finito un livello si sbloccano gli upgrade delle abilità e le skin per i motociclisti e le loro moto, permettendo di usare gli scarti raccolti lungo il percorso per comprarli. Un altro problema si pone rapidamente in essere: ogni livello sblocca tre nuovi upgrade e il materiale non fa certo sentire la propria mancanza, anzi, portando così a svalorizzare le scelte e ridurre il tutto a un semplice acquisto compulsivo perché – appunto – le risorse richieste non ci mancano.

Detto questo, Steel Rats ha il pregio di essere piacevole da guardare: la direzione artistica è molto sentita. I protagonisti girano soltanto di notte e il gioco li porta attraverso diversi ambienti dalle tinte noir che spaziano dalle caverne sotterranee ai grattacieli. Una nebbia umida ricopre tutto e le strutture che fanno capolino in lontananza danno al gioco un particolare senso del luogo. Sfortunatamente, di nuovo, si tratta di una sensazione. Si guida sempre lungo un determinato percorso e trovare la strada attraverso i livelli si riduce a una questione di cambiare corsia, trovare i generatori e, occasionalmente, bastonare un gruppo di robot per sgomberare la strada. Si è sempre in sella ma la maggior parte dei livelli ci porta in posti dove normalmente non troveresti delle motociclette: una stazione della metropolitana, un centro commerciale, un edificio in costruzione. Tutti spazi ristretti che costringono a rallentare quando invece la libertà di cavalcare un bolide come quello in questione risiede tutta nella velocità e nell’asfalto da bruciare. Un aspetto che in Steel Rats non è affatto predominante.

Conclusioni

Laddove Steel Rats vanta una certa capacità nella costruzione del mondo e nella retrofuturistica ambientazione di Coastal City, spesso non colpisce nel segno quando si tratta di lasciar prendere il controllo al giocatore. Gli aspetti positivi non riescono comunque a rendere il gioco un acquisto obbligato a meno che non siate veri appassionati del genere: senza volerlo mettere a confronto con alcuni de più grandi titoli di quest’anno, un paragone iniquo e privo di senso a partire dalle risorse messe in gioco e dagli obiettivi inseguiti, Steel Rats si sforza di ritagliare la propria piccola parte nella scena videoludica ma è una nicchia dai bordi frastagliati, che non riesce a offrire niente di rivoluzionario e al contempo non fa nulla di diverso da quanto altri videogiochi abbiano già mostrato in precedenza.

C’è qualcosa di divertente, questo è innegabile, ma non basta a soffocare la sensazione che molto di più non funzioni come dovrebbe: non è affatto un gioco terribile, eppure pecca sotto diversi aspetti. Ci sono, come abbiamo detto, momenti di puro divertimento, ad esempio scappare dalle banchine mentre una nave sotto il controllo dei robot distrugge tutto al suo passaggio sfruttando una massiccia catena d’ancoraggio, tuttavia a fare da contraltare si presentano situazioni esasperanti che estirpano quanto di buono era stato costruito fino a poco prima. La lezione che si trae da questa esperienza è che nel momento in cui si realizza un “racing game”, pur con tutti i suoi aspetti action e platform, l’obiettivo sarebbe lasciar guidare il giocatore il più possibile senza spezzarne eccessivamente il ritmo.

Steel Rats è un gioco nella media, sul quale si doveva osare senza però eccedere, e a volte la risposta che trova non è purtroppo quella di cui avrebbe bisogno.

Good

  • Atmosfera ben riuscita
  • Ambientazione interessante
  • Colonna sonora molto valida
  • Replay value alto per i completisti
  • Scontri con i boss avvincenti

Bad

  • Livello di sfida bassissimo
  • I combattimenti sono ripetitivi
  • Puzzle semplici da risolvere
  • I checkpoint potevano essere pensati meglio
  • Controlli e prospettiva a volte frustranti
6

Discreto

Cresciuta negli anni ’90 con un Game Boy e un Nintendo 64, è poi diventata ancora bambina un’adepta Sony a tempo pieno, ma appena può si dedica anche ad altre console.

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