Star Ocean: Integrity and Faithlessness – Recensione

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Non è un oceano, è un mare...

Star Ocean: Integrity and Faithlessness
Star Ocean: Integrity and Faithlessness – Recensione

Star Ocean: Integrity and Faithlessness, ambientato tra il secondo e il terzo titolo della serietrasporta oltre i confini dello spazio. Un’esperienza  che mescola storia, esplorazione e battaglie grazie al fluido alternarsi di filmati dinamici in tempo reale e momenti d’azione.

Data di Uscita:Genere:PEGI:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:

Il tempo non è clemente. Una lezione che ci insegna la vita ma che, soprattutto nei videogiochi, trova diverse applicazioni. Se il primo pensiero è rivolto alla grafica, è altrettanto vero che alcune serie, nonostante i progressi tecnologici ottenuti con l’avanzare delle generazioni di console, non sono riuscite a resistere alla prova del tempo, perdendo di rilevanza e non riuscendo più a ritagliarsi quella nicchia in un mercato sempre più rischioso e competitivo.

Star Ocean ha dalla sua una storia niente male, dal lontano 1996 su Super Nintendo al più recente The Last Hope del 2009, eppure a causa proprio di quest’ultimo, la fama della serie tri-ACE sembrava destinata a svanire. Star Ocean: Integrity and Faithlessness, quinto capitolo della serie, si pone quindi il compito di ridare lustro ad un passato glorioso, e di fare allo stesso tempo leva sulle nuove generazioni con un’avventura dal respiro classico, ma riconoscibile. Abbiamo avuto modo di esplorare questo (piccolo) universo, pronti a raccontare le nostre opinioni su un’operazione “rispolvero” forse riuscita solo in parte.

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La storia è incentrata su Fidel, un giovane guerriero in una piccola città portuale, scampata alla devastazione dopo un attacco di alcuni mercenari. Con lui vive anche Miki, amica d’infanzia e spalla con cui il nostro protagonista andrà alla volta della capitale del regno, per cercare rinforzi in previsione di un’incombente minaccia, dopo il fortuito incontro con Relia, una misteriosa bambina.

Ambientato tra gli eventi di Star Ocean: Second Story e Till the End of Time, il titolo Tri-Ace racconta (solo in inglese) da quel punto in poi, sostanzialmente finito una sorta di prologo, la ricerca della verità su Relia, sulla sua provenienza e sui segreti che custodisce. Il respiro a metà tra lo sci-fi e il fantasy è piuttosto evidente, e la trama alterna durante tutta la sua durata (circa 20 ore) elementi interessanti a situazioni che sfiorano il nulla cosmico (passateci il termine ndr). Con un cast di sette personaggi, chiaramente figli di stereotipi e cliché ormai consolidati ma che, nonostante tutto, regalano qualche bel momento.

La storia di Star Ocean: Integrity and Faithlessness regala alcuni bei momenti… solo alcuni

Il problema più grande di Star Ocean Integrity and Faithlessness non sta tanto nella trama, tanto classica quanto stuzzicante, ma nel modo in cui viene proposta al giocatore: ad una scrittura tipicamente giapponese troviamo infatti una quasi assenza di cutscene, quantomeno nel senso “tradizionale” del termine. Il titolo infatti sfrutta un particolare escamotage per ovviare agli evidenti problemi di budget, facendo conversare i personaggi mentre camminano, direttamente sulla mappa.

La maggior parte delle rivelazioni e dei dialoghi importanti vengono proposti in questo modo, e sebbene il giocatore abbia pieno controllo della telecamera, l’impossibilità di vedere i personaggi realmente da vicino, espressioni facciali annesse, rompe la magia. Difficile provare empatia, tanto meno visto il doppiaggio inglese sottotono.

La stessa struttura narrativa tramortisce i pochi alti della produzione Square Enix, offrendo un continuo backtracking in aree spoglie, prive di background narrativo e dall’esplorazione ridotta all’osso. Un continuo via vai tra un punto all’altro del mondo di gioco (limitato ad un solo “pianeta”), con i nemici che appaiono sulla mappa che costituiscono, insieme ai classici scrigni e punti di raccolta, l’unica vera possibilità di interazione in un universo che di vivo ha solo l’immaginazione. Peccato perché, come suggerito in precedenza, la storia di Star Ocean Integrity and Faithlessness regala alcuni bei momenti, ma non abbastanza.

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A dare la svolta all’esperienza di Tri-Ace ci pensa il sistema di combattimento e, in buona sostanza, tutte le opzioni ad esse legate. Seppur con qualche difetto, in primis un’intelligenza artificiale dei comprimari imbarazzante, si lascia apprezzare la possibilità di settare più ruoli, veri e propri bonus che vanno a potenziare i personaggi che seguono, appunto, delle strategie ben precise. I sistemi di skill e crafting, per quanto aggiungano il cosiddetto “pepe” all’esperienza, si rivelano essere degli elementi piuttosto banali e scontati, in un’esperienza che di certo non brilla in tal senso.

Pad alla mano, comunque, il divertimento c’è: il battle system vede infatti tutti i personaggi del party impegnati in tempo reale in battaglia, con la possibilità di cambiare da uno all’altro con le croci direzionali per permettere al giocatore di adattarsi ad ogni situazione. Il feeling, per capirci, è quello di un Tales of uscito negli ultimi anni: reattivo, veloce, dal feeling quasi arcade ma con quel pizzico di strategia che, ovviamente, rispecchia il genere di appartenenza.

Pad alla mano, comunque, il divertimento c’è

C’è poco altro nell’offerta di Star Ocean Integrity and Faithlessness, ed insieme ad un’I.A. deficitaria è presente, nelle fasi più avanzate, un’altra scelta di design di dubbio gusto: ci riferiamo alle sfide, spesso con alcuni boss, dove è prevista la necessità di difendere un personaggio specifico, pena la sconfitta. Con l’intelligenza artificiale ridotta ad uno stato vegetativo, affrontare queste situazioni senza provare un pizzico di frustrazione potrebbe risultare difficile. Da constatare anche una strana curva di difficoltà, che anche al livello più basso vira drasticamente verso l’alto quando il gioco si avvia verso le battute finali.

Tante piccolezze, quindi, che minano l’esperienza complessiva, che appare di fatto priva di una, anche sola, valida ragione per essere vissuta. Gli appassionati potranno ancora trovare piacere nel fascinoso e misterioso universo di Star Ocean, la maggioranza forse, solo tanta rabbia per un progetto ed un’opportunità chiaramente sprecata.

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Non va poi meglio sul fronte grafico e artistico: da un lato abbiamo di fronte un prodotto dal budget chiaramente limitato, che ci presenta un mondo estremamente minimale nei suoi dettagli, tra texture, modelli e ambienti che appaiono davvero lontane dagli standard odierni (e non solo, purtroppo); dall’altro abbiamo una grande cura nel character design dei personaggi e nelle creature, ma ad un’occhiata più attenta ci si può rendere conto come, al di là dei personaggi, il mondo appaia artisticamente spento.

Paesaggi smorzati, città prive di quel guizzo artistico che ci si aspetta da una produzione di genere di livello. Un problema sicuramente legato a doppio filo con la portata del progetto, ma che non giustifica assolutamente la mancanza d’anima, salvata solo dalle musiche, che avvolge la produzione Tri-Ace e Square Enix.

Conclusioni

Star Ocean Integrity and Faithlessness è un’occasione sprecata sotto tutti i punti di vista: dal gameplay fino alla narrazione, il titolo Square Enix appare agli occhi di un appassionato del genere come un titolo raffazzonato, forse figlio della necessità di riscoprire un marchio più che per dare respiro ad una nuova idea di j-rpg.

In una visione d’insieme forse fin troppo deficitaria, è bene specificare che nonostante i suoi incredibili bassi, il titolo Tri-Ace riesce a divertire, a fasi alterne, grazie ad un battle system riuscito, e ad qualche guizzo interessante sul fronte narrativo. Tutto il resto è riempitivo, sembrando piuttosto il tentativo di dare forma ad un’esperienza soddisfacente, classica e nuova, ma che soccombe sotto il peso delle sue intenzioni, genuine ma non eseguite al meglio. Sarà l’ultima storia per Star Ocean? Chissà, sicuramente Intergrity and Faithlessness non sarà il titolo per cui ricorderemo questa storica serie.

Good

  • Battle system divertente
  • Qualche guizzo narrativo interessante...

Bad

  • ... interrotto da tanti momenti blandi
  • Graficamente datato
  • Esplorazione inesistente
  • Il sistema di dialogo "dinamico" non funziona
  • Pessima intelligenza artificiale
6.5

Discreto

Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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