ReCore – Recensione

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L'ultima speranza per l'umanità

ReCore
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ReCore è un gioco d'azione e avventura in cui si vestono i panni di una degli ultimi umani sopravvissuti in un pianeta controllato da nemici robotici votati alla distruzione dell'umanità. Insieme ad un gruppo di improbabili eroi si deve affrontare un'avventura avvolta dal mistero.

Data di Uscita:Genere:PEGI:Sviluppatore:, Editore:Versione Testata:

Un titolo che ha catturato l’attenzione mediatica tra quelli mostrati nel corso dell’E3 2015 è senza dubbio l’action adventure ReCore. Da quel momento in poi le notizie in merito al titolo sono state davvero poche e lo sviluppo è avvenuto nel più completo silenzio, un silenzio durato svariati mesi. ReCore nasce da un’idea di Keiji Inafune, che come sappiamo è il papà dell’intramontabile Mega Man, poco dopo aver fondato la software house Comcept. La successiva collaborazione con Armature Studio, composta da molti veterani che hanno lavorato alla serie Metroid Prime, ha permesso di concretizzare un gioco che miscela diversi generi.

L’esperienza di uno studio giapponese specializzato in giochi a piattaforme (Comcept) unita ad uno americano (Armature Studio), che ha dato il proprio contributo al combat system, ha catturato l’attenzione di Microsoft che ha deciso di investire in questo interessante progetto. Il titolo, tra le altre cose, è il primo che entra di diritto nel programma Xbox Play Anywhere, che permette l’acquisto di una copia digitale di giocarlo sia su Xbox One che su PC Windows 10 (esclusivamente su sistemi a 64 bit) senza ulteriori costi aggiuntivi e con la possibilità di cambiare la piattaforma di gioco continuando i progressi dove si preferisce.

Le idee di Keiji Inafune unite all’esperienza di Mark Pacini, director del gioco, ci hanno consegnato un prodotto bello, divertente e all’avanguardia? Un’idea ce la siamo fatta, scopritene di più nella nostra recensione.

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Siamo in un prossimo futuro sul pianeta Far Eden e l’umanità che conoscevamo è in un certo senso assopita per permettere ai robot di rendere il pianeta un posto dove poter vivere. ReCore narra le gesta di Joule Adams, una ragazza molto intraprendente e determinata, che dopo essersi risvegliata scopre che i droni non hanno compiuto il loro compito bensì hanno preso possesso del pianeta, ormai desertico. Il suo obiettivo è molto semplice: mettere a tacere la rivolta dei robot e ristabilire l’ordine anche se, all’apparenza, sembra essere l’unico essere umano sopravvissuto. Joule ha al suo seguito un fedelissimo cane robot di nome Mack che le è di compagnia e di fondamentale aiuto al compimento della sua missione.

Dopo aver settato alcune impostazioni di gioco, senza la possibilità di decidere il livello di difficoltà, si viene subito gettati nel mondo di ReCore, tra robot che non esitano ad attaccarci al primo incontro (per fortuna la nostra ragazza sa il fatto suo) e una sconfinata distesa di sabbia. L’apprendimento dei comandi avviene in modo molto rapido grazie a delle piccole finestrelle al lato dello schermo che ci danno informazioni ben delineate su quello che dobbiamo fare. Un indicatore di colore verde ci guida in modo molto chiaro al prossimo obiettivo della missione attualmente in corso.

I contributi dei due studi di sviluppo in questa produzione sono molto evidenti: da un lato c’è Comcept che si è focalizzato sul lato creativo e aspetto della protagonista, degli scenari e dei robot. Dall’altro c’è Armature Studio che con la sua esperienza ha dato vita a delle situazioni e ad elementi di design davvero unici. Insomma, un’interessante unione di caratteristiche orientali ed occidentali che rendono il gioco davvero intrigante.

Un’interessante unione di caratteristiche orientali ed occidentali

Quindi cosa è ReCore? È un titolo action adventure che mixa elementi platform e caratteristiche RPG, dotato di menu di gioco estremamente intuibili. Le sezioni di shooting sono animate da un sistema di puntamento automatico della nostra arma, e premendo semplicemente il dorsale sinistro si focalizza il colpo sul robot selezionato in modo automatico. Joule Adams dunque è armata di un fucile automatico caratterizzato da due tipi di colpi: sparo normale e colpo caricato, utile per arrecare danni maggiori a nemici sempre più massicci. Inizialmente si possono sparare unicamente dei colpi elettrici ma la necessità inevitabilmente genera una virtù: infatti nel proseguire dell’avventura questo fucile acquisisce dei dovuti upgrade in modo da poter equipaggiare colpi con diverse caratteristiche elementali.

Questi vengono definiti come “affinità colore”: ogni tipologia di colpo (selezionabile tramite d-pad) arreca molto più danno se utilizzato su un robot della stessa categoria cromatica. Dopo averlo danneggiato, si può estrarre dal nemico il nucleo energetico: tramite un gancio Joule può letteralmente sfilare questa “sfera” dopo averlo indebolito e metterlo in tasca. Provarci fin da subito non è la miglior scelta che si può effettuare, a meno che non si prenda l’avversario alla sprovvista e lo si privi del nucleo con un’estrazione (e distruzione) immediata.

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Oltre alle abilità dell’eroina possiamo fare affidamento su una insolita banda di improbabili eroi robotici, che oltre a tenerci compagnia e darci una mano in svariati modi nel corso dell’avventura, ci consentono di superare zone impossibili da raggiungere e rivelarsi fondamentali per l’esito delle battaglie. Ogni Nucleobot (questo è il loro nome) alleato ha una sua personalità e il rapporto che la protagonista instaura con ognuno di loro ci ha ricordato quello già visto in Star Wars con Rey e BB-8: infatti questi automi comunicano con un apposito linguaggio macchina che solo Joule può capire perfettamente e, non avendo occhi ed espressioni facciali, le emozioni si percepiscono dai movimenti dei corpi metallici.

Per ricevere un aiuto concreto in vista di villain e boss battle sempre più pericolose è bene migliorare le loro caratteristiche in termini di Attacco, Difesa, ed Energia, come un classico GDR ci insegna ormai da generazioni. Tramite un menù di upgrade, o meglio l’officina di Joule nella sua base Spazzasabbia, dobbiamo fare dapprima un inventario dei materiali (sparsi per la mappa, in bauli o rilasciati dagli avversari) di cui abbiamo bisogno per creare il pezzo da installare ai nostri amici. Questi pezzi non sono altro che parti del corpo sostitutive degli automi robot che migliorano, o che possono peggiorare, le loro abilità oltre che cambiarne l’aspetto estetico. È di fondamentale importanza quindi questo elemento ruolistico che consente di avere un team all’avanguardia per affrontare dungeon sempre più ostici.

Già, i dungeon: ReCore è costituito da diversi “livelli” che richiedono la risoluzione di puzzle game ed entusiasmanti boss battle, continuando a calcare in modo evidente il genere di ruolo. Qui si sviluppa la vera anima del titolo: raggiungere il dungeon di turno, superarlo e andare avanti con l’avventura. Ogni stage è ben caratterizzato e ricco di molte risorse (che si possono vedere anche su una dettagliata mappa). Quasi tutti prevedono una battaglia finale contro un “guardiano”, introdotto con il suo nome e una piccola descrizione, molto similmente a quanto di buono visto nella saga di The Legend of Zelda. Il compito del giocatore è quello di trovare la migliore strategia e combinazione di colpi per “farne poltiglia”.

Sotto certi punti di vista il titolo ci ha ricordato Ratchet & Clank di Insomniac

Una volta terminata l’area, è cosa buona e giusta ritornare allo Spazzasabbia a svuotare l’inventario, altrimenti possiamo ritrovarci nella situazione in cui non è possibile accumulare altre risorse. E’ sempre un’ottima strategia potenziare i compagni ogni volta che ci si fa visita. Non preoccupatevi della distanza, si può in qualsiasi momento tornare alla base direttamente spingendo un tasto dalla mappa. Per far poi ritorno al punto in cui ci si trovava, disseminati sul percorso ci sono diversi checkpoint di spostamento rapido facilmente utilizzabili di volta in volta. Sia negli spostamenti rapidi che alla base si può intercambiare la squadra di amici robot, vista la limitazione di essere accompagnati da soli due per volta.

Oltre all’aspetto ruolistico in ReCore è molto accentuato il lato platforming, ma d’altro canto era inevitabile dato che il gioco è stato partorito anche dalla brillante (e a volte folle in senso buono) mente di Keiji Inafune. Sotto certi punti di vista il titolo ci ha ricordato Ratchet & Clank di Insomniac: sparatorie brutali senza sosta e salti in cui occorre il giusto tempismo per superare l’area. Ci è capitato svariate volte di dovere ripetere certi percorsi nel tentativo di “arrivare dall’altra parte”, e questo non è essenzialmente un male ma l’anima portante di ogni gioco a piattaforme che si rispetti: tentare, tentare e ritentare fino a quando non si riesce nell’impresa.

Il mondo di gioco dunque è costituito da macro-aree sabbiose circoscritte, quasi ai livelli di un open world, e da sottolivelli, vere e proprie arene alle quali si può accedere disponendo di un livello di esperienza adeguato e collezionando un numero precisato di nuclei prismatici, immense fonti energetiche che sono l’anima del gioco. Questi ultimi possono essere trovati lungo il cammino all’interno di alcune capsule (segnalate prontamente sulla mappa) oppure in dungeon opzionali portando a termine requisiti secondari: sfida a tempo o trovare una chiave specifica.

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Dal punto di vista del gameplay il titolo dei ragazzi di Comcept e Armature sembra funzionare bene. Inizialmente i movimenti della nostra protagonista potrebbero sembrare goffi e impacciati, ma vi assicuriamo che basta davvero pochissimo tempo per diventare dei provetti maestri di ReCore. Le battaglie con i Nucleobot hanno qualcosa di geniale e l’abilità e l’ingegno del giocatore sono fondamentali per far si di ritrovarsi in due situazioni: una in cui si può essere rapidi e letali sconfiggendo i nemici (e i boss) sfruttando i punti deboli, e un’altra in cui la battaglia risulta essere lunga e molto dolorosa, spesso con pesanti game over se non si è prestata particolare attenzione alle abilità avversarie.

ReCore ha delle fasi shooting tra le più divertenti che ci siano mai capitate sotto mano: non basta semplicemente riempire di piombo l’avversario, ma occorre saltare, evitare gli attacchi, cambiare al momento giusto il colore dell’arma (anche il nemico lo fa spesso) e approfittare degli stordimenti per estrarre il nucleo delle macchine. Di fondamentale importanza è come dicevamo il livellamento dei personaggi, come ben sa chiunque sia avvezzo al genere GDR: mai affrontare nemici troppo forti con dei parametri inadeguati. Insomma è molto importante essere adeguatamente potenziati, e gli hardcore gamer o tutti coloro che non si arrendono alla prima circostanza trarranno da questo titolo grandi soddisfazioni.

Il gioco non sembra risentire di evidenti cali di framerate neanche nelle situazioni più concitate; è capitato solo una volta occasionalmente in un’area in cui non erano, tra le altre cose, presenti dei nemici. Non abbiamo mai riscontrato casi in cui Joule restasse bloccata in un punto dello scenario però paradossalmente, e probabilmente per una piccola dimenticanza degli sviluppatori, può “fisicamente” attraversare i suoi fidati amici robot. Ma sono davvero delle piccolezze in un’opera come questa.

ReCore ha delle fasi shooting tra le più divertenti che ci siano mai capitate sotto mano

Non tutte le ciambelle però riescono con il buco. Purtroppo, nel momento in cui scriviamo, ReCore soffre di tempi di caricamento davvero troppo lunghi nei casi di respawn da morte e di accesso ad una nuova zona, ma ci auguriamo che vengano abbreviati molto presto con una patch. Nelle situazioni più ostiche, quando si è letteralmente circondati da nemici di ogni tipo, in caso di morte occorre aspettare molto tempo per ritornare al punto dove siamo stati sconfitti: questo purtroppo rappresenta un problema che mina fortemente l’esperienza globale e fa perdere il ritmo di gioco, generando una frustrazione di alto livello. Abbiamo inoltre notato una piccola stranezza in tal proposito: a differenza dalle morti causate dal nemico quelle per incidenti da percorso quali caduta o annegamento hanno un respawn immediato.

Graficamente il titolo è nella media, ricordando per certi versi la scorsa generazione di console, ma con scenari piuttosto scialbi e alcuni elementi che non sono curati nei minimi dettagli: ad esempio le rocce sono poco definite e sulla sabbia non restano impresse le impronte dei protagonisti, ma poco importa poiché ReCore non vuole gridare al mondo: “guardate quanto sono fico” ma semplicemente puntare all’esplorazione e ad elementi ricercati di gameplay che tutto sommato non risultano mai essere eccessivamente sbilanciati.

Una nota positiva è senza dubbio il doppiaggio italiano, molto pulito nella sua traccia e che ci è sembrato molto buono coinvolgendo pienamente nelle vicende della storia. La protagonista riesce a comprendere perfettamente la strana lingua degli automi, che risulta essere incomprensibile a noi comuni mortali. Le colonne sonore del gioco ricordano la cultura giapponese, simili per tanti versi a quelle dei classici JRPG, risultando gradevoli e non fuori contesto. Sempre in rifermento al sonoro gli unici collezionabili del gioco sono le registrazioni audio che Joule può raccogliere semplicemente avvicinandosi, anch’esse con una traccia molto chiara.

Conclusioni

ReCore entra in punta di piedi nello scenario videoludico miscelando tanti generi in un unico gioco e centrando l’obiettivo che gli sviluppatori si erano prefissati, ovvero quello di divertire. I giocatori più caparbi e che amano le sfide troveranno in ReCore qualcosa che regalerà soddisfazioni infinite nel completamento di ogni singolo dungeon e dell’avventura nella sua interezza. Coloro che cercano uno sparatutto nudo e crudo, potrebbero non riuscire ad apprezzare nel migliore dei modi tutto quello che ha da offrire quest’opera.

L’intento di Armature Studio e Comcept di fondere più generi funziona egregiamente: le sezioni di platforming sono perfettamente integrate al combat system ed il sistema di progressione varierà in base al modo di giocare. Un titolo fondamentalmente da premiare, con una durata oltre le 12 ore (e molte altre per terminarlo al 100%), ma con tempi di caricamento eccessivamente lunghi (che potrebbero essere risolti con una patch) e texture non proprio di prim’ordine.

Nonostante le sue imperfezioni non ce la sentiamo di bocciare quest’avventura, anzi, la promuoviamo, perché ha dalla sua qualcosa di innovativo, che potrebbe invogliare i giocatori a farsi una fantastica traversata nel deserto di Far Eden in compagnia di Joule e dei suoi inseparabili amici di latta. E poi, con un unico acquisto (in digitale) ad un prezzo budget, è possibile continuare l’avventura sia su Xbox One che su PC Windows 10. Cosa si può volere di più?

 

Good

  • Mix di generi riuscito alla perfezione
  • Combat System molto ingegnoso
  • Buono il doppiaggio italiano
  • I Nucleobot amici sono davvero teneri

Bad

  • Caricamenti troppo lunghi, almeno per ora
  • Modelli poligonali non eccelsi
  • Qualche bug nell'HUD
  • Un pochino frustrante per i meno avvezzi
7

Niente male

Da quando ha viaggiato nel tempo a bordo della Time Machine DeLorean DMC-12 la sua vita è cambiata radicalmente. Amante dei viaggi del tempo, predilige le console dai tempi del NES.

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