Mutant Year Zero: Road to Eden – Anteprima GDC 18

Ci sono un'anatra, un cinghiale e una mutante...

Mutant Year Zero: Road to Eden – Anteprima GDC 18
Mutant Year Zero: Road to Eden – Anteprima GDC 18
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San Francisco – La splendida cinematica con cui The Bearded Ladies e Funcom hanno annunciato al mondo il loro nuovo progetto, Mutant Year Zero: Road to Eden, ha lasciato un po’ tutti di sasso: pur sapendo che si trattava di un video montato a regola d’arte, per altro non così preciso ad illustrare il genere d’appartenenza del gioco (che ha molto più da spartire con XCOM che con uno shooter a caso), la sua atmosfera decadente e post-apocalittica, unita ad un trio di protagonisti davvero atipico (l’anatra Dux, il cinghiale Bormin e Selma, che dei tre mutanti è quella che ha mantenuto un aspetto un po’ più umano), ci ha davvero rapito.

L’esperienza dei membri del team, gente che ha lavorato a Hitman e a Payday, non ha fatto altro che alzare un po’ di più l’asticella dell’hype, e la loro presenza alla GDC 2018 ci ha dato l’occasione di poter assistere alla prima sequenza di gameplay (che è stata resa pubblica proprio oggi) mostrata in assoluto, lasciandoci con l’impressione di avere davanti un titolo che i fan del genere dovrebbero tenere d’occhio ad ogni costo.

Il punto di partenza è l’omonimo gioco di ruolo svedese Mutant, di cui il team ha voluto realizzare una vera e propria trasposizione videoludica, partendo dalla sua ambientazione, lore, e da meccaniche regolate dal classico lancio dei dadi. La Terra di Mutant Year Zero è stata distrutta dalla stupidità dell’umanità, che ha ignorato il riscaldamento globale, le epidemie, ed è tornata ad usare le armi nucleari senza pensare alle disastrose conseguenze che questo gesto scellerato avrebbe comportato. Il caos, il tran tran quotidiano delle grandi metropoli è stato sostituito da un assordante silenzio, e dei grattacieli sono rimaste solo delle logore fondamenta. I pochi superstiti? Tutti trasformati in creature deformi, altri in animali, radunatisi nell’ultimo baluardo dell’umanità (o di ciò che ne resta): l’Ark, che fungerà da vero e proprio hub in cui amministrare e potenziare il nostro party (un po’ come l’Avenger di XCOM 2, per intenderci), e da cui ha inizio la rinascita della civiltà guidata da figure misteriose, gli “Elder”, leader dei nuovi umani e custodi del sapere di quelli antichi. Non tutti i danni vengono per nuocere, comunque: tutti i mutanti che finiranno nella nostra squadra (non avremo solo i 3 menzionati qualche riga più in alto) godono infatti di speciali abilità che si riveleranno preziosissime nella lotta per la sopravvivenza nella Zona. In questo pericoloso angolo di mondo, da qualche parte nel verde immenso della Svezia, è sin troppo facile venire sopraffatti da banditi e creature di ogni genere, motivo per cui l’Ark si serve di avventurieri (come i prodi eroi del trailer) per procacciare cibo e acqua, fondamentali per resistere un giorno in più e vedere una nuova alba.

Dopo questa doverosa, affascinante, ma non troppo originale premessa narrativa, il team ci mostra Mutant Year Zero: Road to Eden in azione, e nello specifico una missione molto importante ai fini della storia: il compito del party è infatti quello di procurare un generatore con cui donare, per la prima volta, l’elettricità all’Ark, espandendone così i servizi che sarà in grado di offrirci e migliorando la vita dei superstiti. Una prima differenza con XCOM, che resta comunque la musa ispiratrice, è la presenza di fasi esplorative dinamiche e in tempo reale, che premiano l’approccio stealth offrendo indubbi benefici anche in battaglia, ma che tornano utili anche per lo sviluppo dei personaggi (con dialoghi che ci mostrano sin da subito la loro personalità – il cinismo sarà per ovvi motivi all’ordine del giorno) e della trama, con sempre più dettagli sul passato e sul presente che emergono da lettere, manifesti e oggetti ritrovati sui cadaveri di sventurati. La dinamicità dell’esplorazione, però, ha un impatto profondo anche sui combattimenti stessi, che potranno persino essere evitati o pesantemente semplificati con un po’ di astuzia e tanta attenzione. Avvicinandoci ad un nemico, ad esempio, potremo accuratamente evitare il suo campo di rilevamento, e farlo fuori con un preciso colpo di proiettile debitamente silenziato, o una freccia della balestra di Dux, impedendogli così di avvisare i compari nelle vicinanze, sbarazzandocene in un solo turno. La natura “pen & paper” e la presenza della casualità in ogni azione però non permette di dormire sempre sonni tranquilli: l’obiettivo del team, parola loro, è quello di evitare la frustrazione scaturita dagli esagerati fallimenti ed errori forse troppo frequenti di giochi simili, ma un margine di errore, seppur minimo, ci sarà sempre e comunque, per dare pepe al tutto. Ci penseranno comunque le mutazioni, speciali abilità divise in tre categorie e selezionabili una per volta, sia attive che passive, ad offrire attacchi più potenti ed efficaci contro specifiche categorie di nemici, o buff che migliorano la precisione o la difesa, su cui si basa l’intero sistema di progressione di Mutant Year Zero: Road to Eden.

Altra utilità di questo ibrido di azione di stampo stealth e combattimenti a turni l’abbiamo notata nello scontro principe della demo, quello che vede un manipolo di Ghoul a proteggere proprio il generatore tanto ambito: nelle schermaglie più ampie (sempre da raggiungere muovendosi fisicamente nella mappa, e non semplicemente selezionando la missione dall’hub principale) è infatti saggio esplorare il più possibile senza farsi notare, così da individuare con precisione la posizione dei nemici, e soprattutto escogitare potenziali trappole da tendergli. In questa battaglia in particolare, si è rivelato cruciale disattivare e manipolare un mech che i nemici tenevano pronto per possibili minacce: avendoglielo silenziosamente rivoltato contro, l’effetto sorpresa si è rivelato devastante, con le unità nemiche prontissime a schierarlo, salvo poi vedersi colpire dai suoi potenti missili, ribaltando così l’esito di uno scontro non proprio a favore dei protagonisti, vista l’inferiorità numerica. Preziosa anche la ricerca di punti per il cecchinaggio, almeno per quei personaggi che otterranno dei benefici dalla posizione elevata (a Dux basta aprire le sue ali da falena gigante per trovarsi comunque nelle perfette condizioni per un attacco critico), ma non fateci troppo l’abitudine: tra cariche e spallate devastanti, e fuoco à gogo, le mappe muteranno forma grazie alla distruttibilità delle ambientazioni, offrendo continui spunti tattici, ma anche mettendo non poche volte il bastone tra le ruote.

L’ovvia somiglianza con XCOM ci aveva fatto temere si trattasse di un more of the same con una nuova ambientazione, per altro abbastanza abusata. Se i dubbi su quest’ultima permangono, nonostante l’indubbio fascino che porta con sé e il cast di personaggi annunciati sinora già debitamente carismatici e interessanti, le intuizioni e i miscugli di meccaniche, con una forte impronta action, ma soprattutto stealth, implementate in un’ossatura da classico strategico a turni, non fanno altro che donare a Mutant Year Zero: Road to Eden quella personalità necessaria ad emergere, e a meritarsi l’attenzione di pubblico e critica da qui al lancio, previsto entro l’anno su PC, Xbox One e PlayStation 4. Il mix proposto da The Bearded Ladies ci ha intrigato, e la loro esperienza nel settore, unita alla solida base e al suggestivo lore che il gioco Mutant porta con sé, non fa altro che farci davvero ben sperare sulla riuscita del progetto.

Mutant Year Zero- Road to Eden GDC 2018 GameSoul


Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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