Mosaic – Recensione

Pixel fantozziani

Mosaic – Recensione
Mosaic
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Krillbite Studios è un collettivo di sviluppatori indie norvegesi, famoso più che altro per il titolo horror Among The Sleep, che aveva convinto la critica nel 2014 vincendo anche un po’ di premi. I ragazzi norreni sono tornati con Mosaic, un titolo davvero bizzarro quanto particolare che ci mette nei rigidi panni di un impiegato medio di cui non si conosce nome né storia, costretto a una vita fantozziana sempre più oppressa da richieste lavorative impossibili, spese insostenibili e una grigia monotonia costante. Insomma, un’ambientazione che sfiora la depressione cronica, complice anche la totale incapacità sociale del nostro protagonista, che non riesce a intrattenere nessun tipo di rapporto umano se non con il suo smartphone.

Mosaic è la storia di un uomo comune, un uomo anonimo, in un quartiere anonimo di una città anonima, intrappolato in una routine senza fine che sembra sfumare nel grigiore sempre più opprimente della società che lo circonda. L’unico svago di quest’uomo è il suo smartphone, un apparecchio che gli ricorda la sua incapacità nel gestire gli amici e che gli concede un po’ di evasione con degli orrendi e ripetitivi giochi online.

Mosaic

Stiamo quindi giocando a un Walking Simulator che ci fa scendere lentamente nella follia indotta dalla quotidianità opprimente? Si e no. Mosaic è prima di tutto un puzzle game, molto lento, dove il giocatore non deve fare altro che seguire la tetra monotonia che il mondo di gioco impone al nostro protagonista senza nome, risolvendo qualche “compito” particolare, come ricercare le Pietre Miliari a lavoro o giocare  a Blip Blop, uno stupidissimo quanto realistico gioco per smartphone. Man mano che continueremo a ripetere sempre le stesse, monotone attività la vita del nostro moderno Fantozzi si arricchirà di strane visioni che sanno di escapismo: un pesce rosso che parla (e che potremo portare nel taschino), un tramonto struggente che ci manda in estasi, e via dicendo.

Mosaic è prima di tutto un puzzle game molto lento

Queste elucubrazioni mentali sanno un po’ di schizofrenia e un po’ di voglia di libertà: l’esplosione di colori delle visioni, in contrasto col grigio della quotidianità, va a sottolineare la perdita dell’umanità, il sacrificio della creatività e della libertà a favore del più sicuro grigiore del conformismo. Insomma, Mosaic è prima di tutto una critica alla società moderna più che un’esperienza videoludica in sé, ed è per questo che non è un titolo adatto a ogni giocatore, che rischia di annoiarsi a morte dopo soli cinque minuti.

Mosaic

La lentezza è la vera piaga di Mosaic, che a fronte di controlli estremamente semplici (basta praticamente solo un tasto sul mouse per giocare l’intero titolo) tiene un ritmo di gioco estremamente (e volutamente) lento. Probabilmente i ragazzi di Krillbite vogliono enfatizzare la pressione della società moderna e l’eccesso dell’ordinario, ma i tempi di Mosaic sono decisamente troppo lenti. Immaginate di rivivere una giornata anche dieci o venti volte scoprendo pian piano un pezzo della storia sulla quale non potete intervenire direttamente. Il giocatore non ha infatti possibilità di scelta, è quasi ridotto a uno spettatore passivo, un mero “muovitore di personaggio” che assiste a quello che accade mentre il protagonista tenta di riguadagnare la propria umanità e la condizione di persona.

Mosaic è prima di tutto una critica alla società moderna più che un’esperienza videoludica in sé

Oltre ad essere lento, Mosaic è anche un titolo molto breve: per completarlo alla prima run servono poco meno di quattro ore e la rigiocabilità è praticamente inesistente. Due peculiriarità che insieme fanno fatica a giustificare un prezzo di circa venti euro. Molto interessante invece lo stile artistico, che è davvero sopra le righe e caratteristico di questa produzione norvegese: il grigio, il contrasto con i colori e il tentacolare senso di oppressione trasmettono in maniera convincente l’ambientazione di Mosaic, contribuendo ad aumentare l’immersività. Il comparto audio è invece anonimo quanto la città senza nome, e non mi ha lasciato particolari ricordi di sorta.

Conclusioni

Mosaic vuole fare riflettere, questo è chiaro. I ragazzi di Krillbite ce l’hanno messa tutta per creare un gioco che avesse un contenuto profondo in grado di intaccare i nostri pensieri e mandare un messaggio. L’esperienza offerta da questa produzione norvegese è sicuramente d’impatto ma sotto un certo punto di vista vuota come il suo protagonista. Mosaic è spoglio di meccaniche interessanti, ed è animato da un ritmo davvero lento. Sicuramente il messaggio di critica alla società moderna è ben realizzato, ma mi chiedo a chi arriverà davvero, dato che c’è il rischio che molto giocatori abbandonino il mouse dopo 30 minuti di gioco.

Inoltre la fascia di prezzo in cui il titolo di Krillbite Studio è posizionato è forse un po’ troppo alta a fronte del risicato monte ore richiesto per completare il gioco. Insomma, lo stile grafico e la protesta contro la società moderna da sole non bastano per creare un grande gioco, né riescono a convincere appieno il giocatore. Tuttavia Mosaic ha anche dei bei momenti, e forse, per alcuni di noi acquistarlo (coi saldi di Steam) non è una così brutta prospettiva.


 

Good

  • Stile grafico particolare e di sicuro impatto
  • Una critica alla società moderna
  • La storia è interessante...

Bad

  • ... Ma procede esageratamente su binari
  • Estrememamente lento
  • Dura poco meno di 4 ore
6.5

Discreto

Nato nel medioevo videoludico, i fantastici anni ’80, Amedeo è cresciuto con i grandi classici del gaming, passando per tutte le console sulle quali riuscisse a mettere le mani. Appassionato fino alla morte di Star Wars e The Witcher, vive fra mondi fatti di LEGO e GDR cartacei. Nel tempo libero gli piace dare legnate in palestra e leggere libri.

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