Extinction – Recensione

Ad un passo dall'annientamento

Extinction – Recensione
Extinction Recensione
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Nell’universo immaginario del fantasy ma soprattutto nella cultura tolkieniana, giocano un ruolo assai rilevante gli Orchi, creature umanoidi e malvagie con tratti distintivi e non raramente demoniache. Questi esseri antropomorfi nel tempo sono stati rappresentati sotto vari aspetti e molti sono anche i videogiochi in cui compaiono, utilizzati senza indugi da tanti sviluppatori. Il filo conduttore che ci ha portato ad introdurvi agli antropofagi è Extinction, videogioco creato da Iron Galaxy, team noto al grande pubblico per l’ultima iterazione del picchiaduro Killer Instinct. L’umanità, come ci suggerisce il titolo stesso, è in via di estinzione e lo scopo principale del protagonista è quello di abbattere possenti orchi di dimensioni tre volte quelle di un palazzo e tutti i loro tirapiedi, indubbiamente meno possenti ma allo stesso tempo infidi. Ma oltre questo è assai importante difendere le mura cittadine e mettere in salvo gli abitanti costretti ad abbandonare la loro dimora e routine quotidiana.

Non faticherete, di primo acchito, a trovare una certa somiglianza con Attack on Titan (L’Attacco dei Giganti) soprattutto per quel che riguarda le tematiche principali: sopravvivenza e abbattimento dei colossi. Ma non solo, a volte si ha la sensazione di ritrovarsi di fronte a Shadow of the Colossus, poiché come scopriremo, è molto importante studiare la strategia giusta per abbattere i Ravenii. Questi mostri famelici minacciano il mondo: dopotutto i loro 45 metri d’altezza potrebbero arrecare molto più di un semplice graffietto.

Extinction

La mia spada ti affetterà per benino!

Sin dalla più remota antichità il genere umano è sempre stato in guerra con se stesso. Per molti secoli i regni si sono scontrati ma non potevano minimamente pensare che la vera minaccia stava per arrivare. Questa oscura presenza, secondo le leggende, è chiamata Ravenii: eserciti invasori costituiti da mostri spietati alti come un grattacielo con sembianze di orchetti che hanno un solo fine, sterminare l’umanità. Ma quella minaccia che arieggiava semplicemente come una leggenda ora è realtà, e per affrontarla a testa alta servono guerrieri addestrati secondo l’antico ordine. Qui entrate in gioco voi, esperte Sentinelle del mondo nei panni di Avil: uno dei pochi guerrieri capace di abbattere l’orda di bestie per evitare l’estinzione.

Questa è a grandi linee la storia di Extinction, un particolare gioco che cerca di mettere in risalto qualcosa di fresco cercando di dare una “svecchiata” al genere con delle idee che tutto sommato possono apparire molto originali. Il concetto alla base è in un certo senso unico: il titolo di Iron Galaxy pesca a piene mani da una formula action basata principalmente sull’abbattimento di potenziali orchi giganti, un po’ sulla falsa riga dei videogiochi di Omega Force basati sull’anime di successo Attack on Titan. Per intenderci, lo scopo del videogioco è quello di resistere all’avanzata dei Ravenii impedendogli di fracassare ogni edificio si ponga loro davanti e salvaguardare la vita stessa dei cittadini. Tutto molto bello, peccato però che questo concetto, purtroppo, non venga sviluppato nel migliore dei modi all’interno del videogioco stesso, trasformando di fatto il genere Action/Adventure in uno contraddistinto esclusivamente da missioni ad obiettivi molto ridondanti.

Extinction si presenta come un titolo Action ma è piuttosto una sorta di Tower Defense ad obiettivi

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza esaminando le caratteristiche di questa produzione: l’anima del gioco è incentrata sulla modalità campagna, che su carta offre una storia profonda ricca di colpi di scena. L’obiettivo principale rimane sempre lo stesso: difendere i cittadini impedendo l’avanzata dei Ravenii e di tutti i loro scagnozzi provenienti da un’altra dimensione tenendo sempre sotto controllo la percentuale di distruzione, altrimenti comparirà a schermo la scritta game over.

Come detto, indosserete le nobili vesti di Avil, un abilissimo guerriero che padroneggia alla perfezione l’arte dell’arma bianca e unico in grado di distruggere definitivamente questi orchi che se la ridono sotto i baffi (o barba, dato che alcuni sono ricoperti di manto peloso sul viso). Per abbatterli definitivamente occorre decapitarli, ma raggiungere la cima non è sempre un’impresa da ragazzi: infatti bisogna arrampicarsi in modo ingegnoso e rimuovere tutte le protezioni che il bestione presenta, capendo di volta in volta come distruggerle e facendo particolare attenzione ai materiali indistruttibili che in nessun modo potrete scalfire. Dopo averli denudati, mutilarli può agevolare la vostra scalata, ma per dargli il colpo di grazia occorre che l’indicatore “Attacco Runico” sia al massimo; quest’ultimo si riempie sconfiggendo i vari scagnozzi, rimuovendo la dotazione dell’orco gigante o semplicemente salvando i civili (fate attenzione a non morire, altrimenti dovrete iniziare nuovamente ad accumularlo).

Giusto, i civili, coloro che sono disposti su mappa in modo un po’ casuale vicino a dei “cristalli di soccorso” e che spesso e volentieri vedrete subire colpi da orchetti che vogliono farne polpettine. Sappiamo benissimo che valore abbia la vita umana di ogni singolo individuo, ma la sensazione che ci ha dato Extinction ci ha lasciato un po’ perplessi: se questa salvaguardia è la priorità di ogni “eroe”, perché nel videogioco salvare i cittadini (a parte qualche missione specifica) ha una impatto marginale nel gameplay? La risposta si riscontra nella natura stessa del videogioco, che si basa più su un titolo ad obiettivi da Tower Defense piuttosto che ad un puro Action. Non che questo sia per forza un male, ma ci siamo ritrovati un po’ spaesati dopo la nostra accurata prova dato che pensavamo di essere dinnanzi ad un titolo caratterizzato da forti valori umani.

Extinction Recensione

Le compenetrazioni a volte sono molto evidenti!

Avil dal canto suo può muoversi (quasi) liberamente in orizzontale e in verticale, arrampicarsi su palazzi e utilizzare la frusta per spostamenti ancora più rapidi. Anche se l’obiettivo primario è ben noto, il protagonista deve anche affrontare (definiamole così) orde di nemici agguerriti. Per farlo si serve della sua amata spada nella realizzazione delle svariate combo (che si eseguono quasi esclusivamente con un solo tasto). Ogni missione è costituita da un obiettivo primario, ovvero quello dettato dal corso degli eventi, ed alcuni secondari come il completare il livello in un certo tempo limite oppure salvare un numero prestabilito di abitanti. Ogni traguardo raggiunto  ricompensa con dei Punti Abilità che possono essere spesi per migliorare le caratteristiche uniche di Avil.

Sostanzialmente la formula di gioco è così costituita: salvare i cittadini, uccidere i vari orchetti, e fare danni con attacchi ben assestati ai Ravenii per riempire la barra runa al fine di decapitare il gigante malcapitato di turno. Questi tre aspetti, purtroppo, si ripetono in maniera ciclica nel corso di tutte le vicende e a lungo andare iniziano ad arrecare una noia non indifferente. Se a tutto questo ci unite anche alcune missioni generate randomicamente con obiettivi secondari impossibili allora la tavolata della frustrazione è bella che pronta. Quello che vorremmo capire è: perché inserire un livello generato casualmente con obiettivi secondari in una modalità storia? Ad esempio, ci è capitato un obiettivo secondario in cui bisognava abbattere 6 Ravenii in 6 minuti, un’impresa che definire titanica potrebbe essere riduttiva. Sì perché, i vari giganti, in ogni singolo livello vengono generati sempre privi di regolarità: non sarà affatto strano trovarvi un babau enorme con la faccia di quello che avete sconfitto precedentemente ma con armature completamente differenti. Insomma le vari parti del corpo vengono assemblate quasi senza criterio, rendendo effettivamente una missione o troppo facile o molto difficile. Se sarete stanchi di affrontare la modalità storia, potrete comunque dilettarvi in altre modalità di gioco come La sfida del giorno, Estinzione (dal taglio survival) e Schermaglia (per contendersi record con gli amici su campi casuali). Ma vogliamo avvisarvi, qui non troverete niente di nuovo ma sempre un generatore di livelli in cui vivrete le stesse gesta che avete già visto nella campagna.

Extinction incespica nei dettagli con scelte di gameplay che lasciano a bocca asciutta

Extinction avrebbe tutti i numeri per essere un buon gioco, perché ha dalla sua non solo una grafica simil cel-shading e un taglio artistico decisamente intrigante (in particolar modo nelle sequenze animate a mo’ di cartone animato), ma è caratterizzato anche da una colonna sonora di notevole pregio realizzata dai compositori di X-Men: Giorni di un Futuro Passato e Wonder Woman. Dove incespica è nei dettagli, come negli scenari alquanto spogli e scelte di gameplay che lasciano a bocca asciutta: Avil in più di un’occasione si blocca su elementi invisibili dell’ambientazione, non può arrampicarsi su determinate strutture se non nell’unico metodo stabilito dagli sviluppatori, e la corda per gli spostamenti rapidi non può agganciarsi ovunque, rendendo frustrante il movimento. Ma non solo, anche le fasi di combattimento appaiono piuttosto monotone: i Ravenii possono essere spogliati dell’armatura e mozzati solo con l’attacco runico e non è possibile in nessun caso effettuare una combo ben assestata (che magari sarebbe potuta andare ad aumentare anche la colonnina della runa). I combattimenti con gli avversari della stessa altezza del protagonista sono abbastanza anonimi, in quanto presentano un’intelligenza artificiale piuttosto bassa e una resistenza fuori dal comune: potrete comunque liberare i cittadini in più di un’occasione facendogli spallucce perché non si cureranno del vostro arrivo quasi mai. Oltre alla presenza di alcune compenetrazioni del protagonista e degli avversari con vari luoghi dello scenario ci sono capitate anche occasioni, addirittura nel momento in cui stavamo per concludere un obiettivo, in cui il gioco crashasse buttandoci letteralmente fuori: auspichiamo nel rilascio di una patch che vada a sistemare il problema.

Quello che vi troverete davanti è un videogioco ad obiettivi circoscritto in cui non ci sarà una grande varietà nel gameplay e in cui le piccole cose non riescono a fare la differenza. Le fasi di scalata danno quasi l’impressione di pattinare verticalmente sulla schiena del gigante, così come avviene durante gli spostamenti all’interno delle mura ben delineate. Gli ambienti appaiono piuttosto spogli e la scelta di non poter interagire con tutti gli elementi non rende giustizia alla realizzazione di questo videogioco. All’atto pratico c’è poca libertà di azione e ci è sembrato tutto molto schematico, come una sorta di generatore di livelli in cui sopravvivere compiendo sempre le stesse azioni. Riteniamo che Extinction abbia un’idea alla base con delle punte di genialità ma, dolendoci, non sfruttate a dovere, relegando il tutto a colpi prestabiliti contro i giganti e a combo fin troppo lineari.

Conclusioni

Per quanto non così originale, l’idea alla base di Extinction non è male: un popolo destinato all’estinzione che si aggrappa ad un baluardo di speranza rappresentato dal protagonista Avil, che ha il duro compito di fermare l’avanzata dei Ravenii, dei temibili Orchi Giganti che hanno giurato di ridurre l’umanità ad un mucchietto di cenere. Purtroppo, però, non riesce a concretizzare quello che di buono poteva offrire, nonostante abbia dalla sua una resa grafica eccelsa e una colonna sonora memorabile. La sua formula non potremo definirla propriamente come vincente poiché il suo gameplay è fin troppo semplicistico ed espone pochissime attività estremamente limitate. Tutto questo si traduce con momenti dettati da frustrazione e ripetitività, oltre a soffrire di svariati crash di sistema (auspicabilmente risolvibili con una patch) che vanno ad incidere sull’esperienza. Questo non vuol dire che Extinction non possa piacere, ma ci sono troppi “ma” che potrebbero far storcere più di qualche naso.

Good

  • Idea alla base niente male...
  • Taglio artistico brillante

Bad

  • ... ma non sfruttata nel migliore dei modi
  • Compenetrazioni e bug di sistema compromettono la giocabilità
  • Troppo ripetitivo e a volte frustrante
  • La difficoltà non è bilanciata a dovere
5.2

Mediocre

Da quando ha viaggiato nel tempo a bordo della Time Machine DeLorean DMC-12 la sua vita è cambiata radicalmente. Amante dei viaggi del tempo, predilige le console dai tempi del NES.

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