Desperados III – Recensione

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Nel Selvaggio West non c'è spazio per il silenzio

Desperados III – Recensione
Desperados III – Recensione
Desperados III è uno stealth tattico in tempo reale ambientato in uno spietato e selvaggio West. Per avere successo, devi ingegnarti. Un buon piano può fare la differenza tra sopravvivere e ritrovarsi dalla parte sbagliata di una pistola.
Data di Uscita:Genere:Sviluppatore:Editore:Versione Testata:

Quattordici anni dopo Desperados 2: Cooper’s Revenge (non calcoliamo il deludente spin-off del 2007, Helldorado), il nostro gruppo di pistoleri preferito torna finalmente su PC e console con un RTS che prende luogo prima del capitolo originale Desperados: Wanted Dead or Alive. Desperados III è prequel in piena regola che ci mostra come John Cooper abbia incontrato i suoi storici partner, da Doc McCoy fino a Kate O’Hara, nel suo viaggio per regolare i conti con un certo Frank. In parte strategico in tempo reale e in parte a turni, il gioco si ispira molto al precedente titolo di Mimimi Games, Shadow Tactics: Blades of the Shogun, e pone le basi della sopravvivenza a una trama che vi porterà via tranquillamente una trentina di ore nella pazienza e persistenza.

Suona strano, vero? Abituati a giochi del calibro di Red Dead Redemption 2 o Call of Juarez Gunslinger, dove le sparatorie, le risse da bar e le lunghe cavalcate verso il tramonto sono di casa, Desperados III detta un ritmo più compassato e volto alla pianificazione per non soccombere a un numero di nemici che definire soverchiante sarebbe riduttivo. Se siete avidi lettori di fumetti, avete ben presente alcune delle imprese disperate di Tex Willer e del suo partner Kit Carson, ma non solo, dove una manciata di uomini opponeva resistenza a dei piccoli eserciti. Mimimi Games ripropone un concetto simile, mettendoci a disposizione un roster in cui è davvero difficile trovare il nostro preferito: sarà forse Hector, armato della fedele tagliola Bianca che non dice mai di no a una scazzottata? O il discreto Doc McCoy? Forse il pistolero per eccellenza, John Cooper? Oppure Kate O’Hara, intrigante, seducente e letale?

Difficile scegliere, quando ognuno brilla per caratterizzazione e giocabilità, ma una cosa è sicura: tutti sono indispensabili all’azione, in una perfetta sinergia.

Desperados III ruota attorno a una storia come ne esistono tante nell’universo western, dunque non aspettatevi chissà quali guizzi di originalità: nonostante una banalità di fondo, però, l’intreccio riesce comunque a essere intrigante e gradevole da giocare fino alla fine, lungo le sedici missioni che compongono la storia principale. Il nucleo dell’esperienza è ovviamente ben altro ed è qui che Desperados III brilla davvero, attestandosi come uno dei migliori strategici in circolazione: come abbiamo già accennato, è tutta una questione di sinergia, pazienza e tempismo. L’ultima fatica di Mimimi Games è un gigantesco puzzle, dove ogni sezione va studiata a fondo per incastrare i pezzi, se non alla perfezione, quantomeno nel miglior modo e con il miglior risultato possibile. Un passo di troppo o un secondo di ritardo possono fare la differenza tra il successo e la sconfitta, la vita e la morte. Iniziando da John Cooper e Doc McCoy, la vostra squadra di giustizieri del West si allargherà sempre di più fino a lasciarvi gestire anche quattro personaggi tutti insieme: se da un lato può lasciare spaesati, dall’altro si rende assolutamente necessario perché i nemici sono tanti (a volte persino più di cento) e, pur non variando molto, abbastanza da rispondere colpo su colpo ai vostri tentativi di superarli.

L’intelligenza artificiale è furba, non all’eccesso ma quanto serve per costringervi a valutare ogni possibile alternativa. Sebbene la loro attenzione sia limitata al cono visivo e dunque potreste persino accucciarvi accanto a loro senza essere visti, se il raggio d’azione lo consente, il modo in cui sono disposti e spesso anche la “classe” di cui fanno parte riusciranno a rendervi la vita impossibile: dai comuni pistoleri o furfanti passiamo ai cosiddetti “poncho“, la cui particolarità è di non lasciare la propria postazione per alcun motivo, a prescindere dal modo in cui tenterete di distrarli (nemmeno le curve di Kate possono qualcosa), fino ad arrivare ai temibili “long coat” immuni al gas stordente, in grado di vedere oltre i travestimenti e persino impossibile da abbattere silenziosamente, a meno di non avere Hector in squadra. Immaginatevi quest’accozzaglia di farabutti, al soldo dell’avida società DeVitt, piantonare le aree di gioco senza alcuna intenzione di lasciarvi andare oltre.

Desperados III è uno dei migliori strategici in circolazione

Desperate times, desperate measures, direbbe John Cooper, e mai osservazione potrebbe essere più veritiera con Desperados III. Il tempismo e il gioco di squadra sono essenziali, così come l’osservazione accurata della mappa alla ricerca di piccoli “incidenti” che potrebbero capitare a qualche povero disgraziato, ma spesso la chiave della vittoria è correre qualche rischio. Tentare un azzardo che normalmente non si prenderebbe in considerazione, come rubare quella frazione di secondo necessaria a far quadrare tutto sfruttando al massimo le singole caratteristiche di ogni personaggio a disposizione. Più un pizzico di magia, che non guasta mai, ma non riveleremo altro per non rovinarvi la sorpresa. Il mix è un po’ inusuale ma, in un gioco dove pensare fuori dagli schemi è la regola aurea, al contempo perfetto.

In mezzo a questo sconfinato insieme di possibilità, entra a gamba tesa e in un perfetto tackle la modalità Showdown: vi permette di mettere il gioco in pausa per pianificare nei minimi dettagli, impartendo i comandi ai personaggi sia per essere eseguiti sul momento sia come “azione preparata” da far scattare al momento opportuno, sia tutti assieme sia singolarmente a seconda delle vostre necessità. È uno strumento incredibile, che consente di avere il pieno controllo grazie a una calibrata microgestione e nonostante da un lato possa dare l’idea di vanificare l’aspetto strategico in favore di sparatorie “controllate”, dall’altro non può essere usato con una simile leggerezza perché ad arginarlo intervengono i cooldown delle abilità e soprattutto i proiettili. L’idea di dare vita a un perfetto scontro in salsa western è stuzzicante, persino fattibile in determinati contesti, ma bisogna tenere in considerazione che non è uno sparatutto e le risorse a nostra disposizione sono limitate, così come le casse sparse in giro per poterci rifornire. In questo, Desperados III riesce a bilanciare bene l’azione senza farla pendere eccessivamente da una parte o dall’altra, pur mantenendo una preferenza di fondo per un approccio di basso profilo. Forse appoggiandosi un po’ troppo sull’ampiezza delle proprie mappe.

Tutto è più grande in Desperados III

Questo nuovo capitolo punta molto sull’eccesso. Tutto è più grande: mappe, numero di nemici, aree di combattimento, esplosioni. Ci sono tanti ostacoli quanti mezzi per affrontarli, in una continua serie di diorami sorprendentemente complessi dove, a volte, le sfide sono demandate proprio a quella grandezza su cui si fonda. Ci sono zone davvero ampie, dispersive persino, colme di nemici al punto che sembra di dover ogni volta affrontare un esercito. La realizzazione delle mappe in sé, pur non raggiungendo i livelli raffinati di Shadow Tactics in termini di identità visiva, propone una varietà di ambientazioni più che sufficienti a non scadere nella ripetitività, con alcuni guizzi capaci di farsi ricordare. Alcune saranno più lineari, altre si apriranno in tutta la loro estensione e diversità di approcci. Uno degli aspetti migliori di Desperados III è la sua capacità di alzare la posta, proponendo obiettivi (giocata almeno una volta la relativa missione) che vi faranno capire fino a che punto possa arrivare la vostra capacità di pianificare: dobbiamo ammetterlo, siamo sbiancati quando abbiamo visto la speedrun di una missione impostata su un quarto d’ora quando noi avevamo impiegato quasi due ore per completarla. Questo porta l’esperienza sempre su nuovi livelli. Una sfida continua al gioco e a noi stessi.

Conclusioni

Desperados III è più grande e chiassoso, ma un po’ meno elegante di Shadow Tactics, perfetto in questo senso per un gioco su pistoleri e sparatorie. Perché dover cercare di risolvere sempre tutto in silenzio quando abbiamo la dinamite? Nel corso delle trenta ore circa di gioco, distribuite su sedici missioni, attraverserete il Selvaggio West in lungo e in largo, inseguendo una resa dei conti attesa troppo a lungo e diventando al contempo l’unico vero baluardo di resistenza contro la compagnia DeVitt – in una storia dai ritmi a volte diluiti ma nel complesso accattivante. Lo farete pianificando al dettaglio ogni singola mossa, oppure concedendovi di far cantare i ferrivecchi di quando in quando, ma soprattutto sfruttando tutto ciò che l’ambiente e i vostri stessi personaggi sono pronti a offrirvi. Impegnativo e a tratti frustrante, Desperados III è uno dei migliori RTS in circolazione e un titolo che non potete far mancare alla vostra collezione.

Desperados III è disponibile su PC, Xbox One e PS4, e lo trovate da GameStop Zing Italia.

Good

  • La modalità Showdown
  • Personaggi ben caratterizzati
  • Diversi approcci a disposizione
  • Tante ambientazioni diverse fra loro
  • Il Selvaggio West non perde mai fascino

Bad

  • C'è poca varietà nei nemici
  • Le mappe più grandi lasciano spaesati
8.5

Imperdibile

Cresciuta negli anni ’90 con un Game Boy e un Nintendo 64, è poi diventata ancora bambina un’adepta Sony a tempo pieno, ma appena può si dedica anche ad altre console.

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