Astro’s Playroom – Recensione

Non chiamatelo tech demo

Astro’s Playroom – Recensione
Astro’s Playroom – Recensione
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Per chi scrive, le avventure in VR di Astro (qui la recensione) erano quanto di più vicino a una killer app per il visore di Sony, PSVR, nonostante dall’esterno sembrasse un piccolo, semplice platform. La stessa cosa che in molti avranno pensato di Astro’s Playroom, titolo incluso in ogni PlayStastion 5, ma prima ancora, una “tech demo” studiata per mostrare le potenzialità del DualSense (qui il link per acquistare uno aggiuntivo sul sito di GameStop), il nuovo controller della console next-gen secondo Sony.

Gli errori, in questo caso, sono almeno due: il primo riguarda il considerare il titolo in questione come un semplice consuma-spazio (pesa 10 gb, ma se lo fate senza nemmeno provarlo siete privi di cuore), come uno di quei doni, come i profumi regalati dalle zie, così tanto per. Il secondo, più legittimo, è di considerarlo, appunto, una mera demo, e non una vera e propria esperienza in grado di tenere impegnati 4-5 ore e con una dignità tutta sua.

Quello sfornato da ASOBI, divisione interna di Japan Studio, ve lo garantiamo, è un gioiellino che merita assolutamente il vostro tempo, in grado com’è di stampare un sorriso su chiunque ci giochi, e persino di far scendere qualche lacrimuccia.

Come coordinate stilistiche siamo sempre nei pressi del già citato Astro Bot: Rescue Mission: un platform 3D non troppo complesso, con un sistema di combattimento molto basilare ma non privo di guizzi interessanti, un platforming insidioso il giusto, e che non ha bisogno di una storia in senso stretto,perché si appoggia a un altro tipo di Storia, con la S maiuscola, quella dell’intero brand PlayStation.

Il gioco è infatti ambientato all’interno di PlayStation 5, con tanto di macro-aree (4, divise a loro volta in 4 livelli) che richiamano già dal nome GPU, SSD, RAM e il sistema di raffreddamento, ma tranquilli: nonostante alcuni elementi siano, di fatto, chip, board e cavi da tirare, il team ha dato un tocco colorato alle ambientazioni, che anzi, risultano variegate e colorate, tra giungle, spiagge, piste ghiacciate, strade futuristiche e persino un’escursione tra i cieli, egregiamente resi dalla potenza di calcolo di PlayStation 5. Certo, non stiamo parlando di Demon’s Souls, ma Astro’s Playroom è adorabile tanto da vedere quanto da giocare.

Astro’s Playroom non va unicamente considerata come una mera tech demo, bensì come una vera e propria lettera d’amore all’universo PlayStation

La console, ve ne abbiamo già parlato, è potente e silenziosa, ma a quanto pare non priva di mostriciattoli pronti a disturbare la popolazione di robottini che abitano il DualSense e i mondi PlayStation. Il nostro obiettivo è quello di ripulirla dalle minacce, saltando da una piattaforma all’altra, sfruttando la propulsione in dotazione al simpatico Astro, indossando di tanto in tanto curiosi costumi e controllando veicoli occasionali.

La varietà viene infatti garantita dall’alternanza tra sezioni di puro platform e curiosi esperimenti, come la trasformazione in una palla da flipper, da controllare esclusivamente con il touchpad del controller; in un gorilla, con cui arrampicarsi sfruttando i dorsali e i sensori di movimento per spostare il peso; persino in una sorta di robot dotato di molla, il cui movimento ci permette di saggiare i tanto decantati grilletti adattivi, e beh, il primo impatto è stato davvero unico: in quello status, entrambi i trigger applicano una resistenza vera e propria, altrimenti assente in condizioni di “riposo”, che ci costringono a premerli con più forza, e che unita agli effetti sonori prodotti dallo speaker integrato, restituiscono perfettamente la sensazione di spingere una molla.

Sono tanti i modi in cui ASOBI sfrutta le potenzialità del DualSense, anche e soprattutto il suo poderoso feedback aptico: il team sembra quasi dialogare con il giocatore attraverso la vibrazione, che non è più un noioso ronzio, ma uno strumento attivo con cui gli sviluppatori possono immergere il giocatore in ciò che accade su schermo. L’entrata di Astro in acqua si traduce in una vibrazione intensa al centro del controller, che, come onde, si propaga dolcemente verso l’esterno; un’improvvisa folata di vento o una coltre di sabbia, tra la vibrazione distribuita uniformemente in punti specifici e uno speaker più cristallino e credibile, ci fa sentire, chiudendo gli occhi, nel bel mezzo di una tempesta; la morte (solo temporanea, tranquilli) del piccolo protagonista, lo porta a ricomporsi progressivamente davanti ai nostri occhi, dalla punta dei piedi alla punta della sua piccola antenna, un gesto accompagnato da una scossetta che parte dalle punte dell’impugnatura e arriva fino ai dorsali.

La nuova tipologia di feedback, insomma, è programmabile, percepibile in ogni singolo millimetro quadrato del DualSense (e quindi delle mani di chi lo impugna), e già ci fa gongolare, sperando che non solo i team interni di Sony, ma anche quelli third party lo sfruttino il più possibile per restituirci sensazioni uniche nel loro genere. A un costo, comunque, è bene precisarlo: se l’autonomia è intorno alle 7-8 ore, con Astro scende rovinosamente a 4-5 ore, ma è ampiamente giustificata dalla precisa volontà di mettere alla frusta il controller che, fidatevi, non sarà un attimo fermo.

Con il DualSense la vibrazione non è più un noioso ronzio, ma uno strumento attivo con cui gli sviluppatori possono immergere il giocatore in ciò che accade su schermo

Come detto, però, Astro’s Playroom non va unicamente considerata come una mera tech demo: è, semmai, una vera e propria lettera d’amore all’universo creato da Sony, scritta a suon di easter egg, citazioni e riferimenti a volte ben nascosti e da decifrare, altre, la maggioranza, sfacciati a tal punto da offrire un vero e proprio “museo”, PlayStation Labo, in cui collocare tutte le reliquie scovate, ovvero riproduzione in 3D di pressoché qualsiasi periferica, accessorio e servizio visto orbitare attorno a una PlayStation, oltre ovviamente ai modelli delle console (e ai loro vari restyle generazionali): dal Multitap di PSX al ricevitore GPS di PSP fino dall’incompresa PSPGo, potrete raccogliere disseminati per i livelli questi veri e propri tesori, con cui potrete anche interagire, zoomando, notandone i dettagli più disparati. Un salto nel passato per i giocatori più stagionati, e una lezione di storia interattiva per i pivellini.

Chiudono il cerchio pezzi di puzzle che compongono uno splendido murales, e un numero sterminato di citazioni ai videogiochi, tra oscure esclusive (ve lo ricordate Pain su PS3?) e monumenti del gaming nati e lanciati su PlayStation (da Final Fantasy 7 a Tekken), proposte come buffe scenette interpretate dagli amici di Astro, anche loro sparsi qua e là. Collezionabili, insomma, che vi poteranno a superare abbondantemente le 4-5 ore di gioco, destinate a salire ancora di più nel caso decidiate di cimentarvi con le sfide a tempo, gare in cui conta solo la velocità, al termine delle quali potrete confrontare i vostri tempi con i giocatori di tutto il mondo.

Conclusioni

Insomma, non chiamatelo tech demo: Astro’s Playroom non solo è un modo perfetto per conoscere meglio PS5 e il magico DualSense, ma rappresenta anche un doveroso tributo a un brand che da 25 anni ci fa divertire, sognare, viaggiare, una lezione di storia che, tra un salto e un nemico da sconfiggere, non potrà non farvi scendere qualche lacrimuccia.

Fate in modo che sia il primo gioco che avvierete dalla vostra console fiammante, fidatevi: non ve ne pentirete.

Good

  • Una lettera d'amore al brand PlayStation
  • Una splendida tech demo per il DualSense
  • Molto più ricco di quel che si possa immaginare

Bad

  • Spreme il DualSense al punto da dimezzarne la batteria
8

Imperdibile

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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