Come tornare bambini con Starlink e una lezione tra le stelle

Starlink: Battle for Atlas

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7.7

Niente male

Come tornare bambini con Starlink e una lezione tra le stelle

Con tanto di astronauta e freestyle "spaziale"

Come tornare bambini con Starlink e una lezione tra le stelle

Ho partecipato ad un bel po’ di eventi stampa, tra Italia ed estero, vedendone e giocandone di tutti i colori, ma difficilmente potevo prevedere di ritrovarmi, in occasione dell’evento di lancio di Starlink: Battle for Atlas presso il Civico Planetario Ulrico Hoepli di Milano, fianco a fianco con i critici più spietati in circolazione: i bambini.

In realtà, visto il target di riferimento, era più che prevedibile: si tratta pur sempre di un “toys to life”, un “genere”, per così dire, riportato in auge da Skylanders in tempi non sospetti, ma che ha visto crollare prima il gioco di Activision, poi altri emuli, come il pur buono Disney Infinity. Come si evince dal nome, si tratta di “digitalizzare”, giocando, giocattoli in carne ed ossa, e trasformarli in potenti avatar, per giunta modulari, nel caso della produzione targata Ubisoft Toronto: di base si ha una navicella con cui viaggiare nello spazio, partire alla volta nuovi pianeti e combattere orde di alieni, ma la si può potenziare, aggiungendo armi extra via via sempre più potenti.

Starlink: Battle for Atlas

E se avete meno di 10 anni, potete mettere in pausa e crearvi da soli delle avventure con le tante, splendide statuine “inseribili” in Starlink; se ne avete dai 25 in su, potete sempre comprarle, tranquilli, e metterle in una teca, insieme a mech, Funko Pop, e le decine di action figure che prendono polvere nella vostra stanza da qualche lustro. Il problema di questo tipo di giochi sta proprio lì, nella necessità di acquistare componenti fisiche per godersele al massimo: Starlink: Battle for Atlas riuscirà a rompere il maleficio e a non riempire i magazzini dei negozi di videogiochi, come accaduto con i suoi predecessori? A breve arriverà la nostra recensione, e diamogli comunque il tempo di acclimatarsi, su questo meglio tornarci in un secondo momento, a bocce ferme.

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Più che un evento di lancio, una speciale lezione tra le stelle al Civico Planetario Ulrico Hoepli per Starlink Battle For Atlas. Ubisoft ha invitato per l'occasione il cantante Shade, che ha prestato la sua voce a uno dei personaggi del gioco, e l'astronauta Umberto Guidoni, che ci ha parlato del suo lavoro. Starlink è disponibile da oggi su PS4, Xbox One e Nintendo Switch: restate sintonizzati per saperne di più con la nostra recensione! • • • • • #CivicoPlanetarioUlricoHoepli #StarlinkBattleForAtlas #starlink #toystolife #ubisoft #ubisoftitalia #pressevent #shade #umbertoguidoni #astronauta #spazio #ps4 #xboxone #nintendoswitch #videogiochi #videogames @ubisoftitalia @vitoshade

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Tutto questo per dire che sì, è un gioco per bambini, almeno superficialmente, ma nel profondo è per chiunque abbia uno spirito sufficientemente esplorativo e sognatore, e quindi la presenza di intere scolaresche era ampiamente giustificata.

Una volta messo piede nell’immenso salone del Planetario, con il suo cupolone (momentaneamente) bianco, ho subito capito di non essere nel solito evento stampa fatto di paroloni e prove frettolose del gioco del momento, e da lì a poco i miei sospetti si sono rivelati fondati: quella messa in piedi da Ubisoft è stata una vera e propria lezione di astronomia aperta tanto alla stampa quanto, soprattutto, alle scolaresche. Insomma, qualcosa di più di una vera e propria presentazione nel senso classico del termine, condita da qualche spezzone di gameplay e persino da un freestyle (anch’esso “spaziale”) ad opera del rapper Shade, coinvolto anche come doppiatore di uno dei personaggi di Starlink. Inutile nascondere la profonda invidia per gli scolaretti presenti, forse inconsapevoli di essere finiti in una gita 2.0 a base di stelle, rapper, astronauti in carne ed ossa e videogiochi.

Starlink: Battle for Atlas

Prima un’infarinatura generale sulla materia dal tono molto leggero (complice la presenza del divulgatore scientifico Adrian Fartade, “mattatore” dell’evento), ma comunque utile anche per i più cresciuti che hanno il libro di astronomia sepolto sotto strati di polvere. Il merito dell’efficacia va, oltre al linguaggio scelto, anche al Planetario stesso, che tra punti cardinali, animazioni del tramonto del sole e migliaia di stelle mostrate a schermo sulle nostre teste, è indubbiamente lo strumento più adatto per trasmettere nozioni, sulla carta, molto più complesse. Costellazioni, differenziazioni tra tipologie di stelle per età, temperatura e dimensione, la suggestiva visione di un cielo stellato senza l’inquinamento luminoso di una metropoli come la Milano che ha ospitato l’evento: studiare l’astronomia in un posto del genere è tutta un’altra cosa, lasciatemelo dire.

Starlink: Battle for Atlas

Sul finire della parte introduttiva, un passaggio sul mito di Orione e sulle Pleiadi, di cui fa parte proprio l’Atlas che dà il sottotitolo al gioco. Un attimo prima di trasformarla in una lezione vera e propria, ecco arrivare Shade a spezzare la monotonia, prima mostrando qualche spezzone del dietro le quinte del suo lavoro da doppiatore su Starlink: Battle for Atlas, poi dandosi al freestyle con parole a tema spaziale scelte dal (giovane) pubblico. Ma il gran finale, oltre ad occhi e orecchie dei presenti, è tutto per l’ospite principale, Umberto Guidoni, che ha alle spalle qualche giro oltre l’atmosfera terrestre ed è stato per giunta il primo europeo a mettere piede sulla ISS.

Grande comunicatore, un po’ come i suoi illustri colleghi (Parmitano e la Cristoforetti, per citarne due a caso), ha offerto a stampa e bambini presenti tanti interessanti dettagli (alcuni noti, altri meno) sul suo lavoro, sulla preparazione che c’è dietro un lancio, sulle comuni difficoltà vissute dagli astronauti ma che, a centinaia di chilometri dalla Terra, diventano enormi (dal mangiare all’espletare i propri bisogni fisiologici), il tutto accompagnato da video e immagini di lanci, di spettacolari visuali dalla stazione orbitale del nostro pianeta, di maestose aurore boreali visibili ad occhio nudo, di minuscole lucette, l’unica impronta della nostra presenza visibile da quelle altezze.

Starlink: Battle for Atlas

E poteva forse mancare un cenno al futuro dell’esplorazione spaziale, e in particolare allo sbarco su Marte? Dopo averci mostrato alcune delle tecnologie che NASA, Space-X, Virgin e altri Cristoforo Colombo del vuoto cosmico stanno escogitando per raggiungere il Pianeta Rosso, Guidoni si è congedato con un bel pensiero: “Magari uno dei prossimi visitatori di Marte è in questa stanza”. Chissà se questa preziosa lezione, unita ad un volo a bordo delle navicelle (per ora solo digitali) di Starlink: Battle for Atlas, riuscirà ad accendere nel cuore di uno dei piccoli presenti la proverbiale scintilla, il motore dai propulsori così potenti da portare lui o lei al di là del cielo.

Che darei per tornare indietro nel tempo in questo esatto istante… ma se ripenso ai votacci che prendevo ai compiti di fisica e matematica, forse il mio posto è qui, a scrivere questo articolo.


 

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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