Donne ed Esport, una relazione complicata

Tra sessismo e incomprensione

Donne ed Esport, una relazione complicata

Come vivono il settore Esport le donne? La risposta è semplice: non bene. I fattori che influenzano ciò sono determinati da pregiudizi socio-culturali ormai ben impressi nella mente delle persone, pregiudizi che si manifestano in maniera piuttosto ampia nel settore delle competizioni online.

Come mai? È molto semplice: dietro ad uno schermo ci sentiamo tutti più forti, difesi da una distanza che ci dà la possibilità di esprimere ogni parere senza filtri. Essere donna in questo settore ci impone una situazione delicata, difficile da gestire e con poche chance di riuscita.

Uomini, donne e giochi online

Scrivo questo articolo di getto, dopo aver concluso una lunga sessione online su Overwatch, gioco che adoro, ma che al contempo è caratterizzato da utenti medi dalla mentalità retrograda ai massimi livelli. In game raramente mi esprimo in chat vocale, poiché solitamente mi sento domandare se sono un transessuale – come fosse un insulto – o un bambino e tutto ciò che comunico in game viene automaticamente preso poco sul serio. Io, dopo 10 anni in questo settore, ho imparato a farmi scivolare questo tipo di atteggiamenti, continuando a giocare e a dare il 100%.

Insomma siamo nel 2018, le ragazze che giocano sono milioni, eppure a primo impatto i giocatori reagiscono innalzando muri costruiti principalmente da insulti e poca considerazione. Per questo moltissime ragazze tendono a nascondersi online, comunicando via chat scritta, per evitare di essere insultate per un fattore che esula dal contesto, come la propria natura sessuale.

Questo genere di molestie spesso e volentieri portano le donne a chiudersi, ma soprattutto a smettere di credere in sé stesse. Non ci si sente mai all’altezza e spesso si affrontano match con l’ansia, non con l’autostima necessaria per scontrarsi online con altri giocatori.

Donne vs Donne

La questione ancora più ridicola dal mio punto di vista è quanto le donne si odino a vicenda online. È raro trovare ragazze che vadano d’accordo tra loro e che si supportino a vicenda. L’invidia è un po’ parte della natura femminile e nel mondo Esport spesso si accentua all’ennesima potenza. Complice anche la giovane età, tra gaming e social si scatenano quasi delle guerre per chi debba essere la “regina” di una community legata ad un videogame specifico. L’importante sembra essere l’apparire.

Starete sicuramente pensando che è assurdo, eppure succede spesso e volentieri. Sicuramente spinte anche dalle motivazioni sopracitate, le donne tendono a ghettizzarsi, ma non è che nel “ghetto” si viva il tutto meglio. Io stessa ho avuto a che fare con questo tipo di “cyber-guerre”, il che ha raddoppiato la difficoltà nella mia personale crescita in questo settore. Sebbene io abbia fatto il callo a determinati atteggiamenti da parte del lato maschile, sono proprio gli atteggiamenti delle donne ad avermi ferita di più, perché in fondo tutte le player giocano con l’obiettivo di dimostrare il proprio valore e mettersi i bastoni tra le ruote a vicenda serve solo a rallentare il processo di crescita ed accettazione delle quote rosa in questo settore – non avete idea di quanto detesti questo termine – . È già difficile crescere in un mondo dove spesso ci si ritrova soli e poco considerati, dove ci si sente dire che di donne nei team competitivi non ne vogliono, perché “creano solo problemi” o “non sono all’altezza”, figuriamoci se il tutto viene appesantito da gossip, chiacchiere, umiliazioni tra ragazze.

Questa necessità di farsi accettare a tutti i costi spinge le ragazze a comportarsi in maniera totalmente controproducente per la community Esport femminile. Ci sono casi dove le giocatrici si spingono fino a mandare foto o video di loro stesse nude a giocatori più forti, con la promessa di essere portate ad un rank migliore online. Alcune ragazze arrivano addirittura a scambiare il rank per del sesso dal vivo – e vi assicuro che i pretendenti non mancano – non rendendosi conto di quanto questi atteggiamenti mettano ancora più in cattiva luce tutte le giocatrici.

Non fraintendetemi, non sono una moralista bacchettona, ma tornando al discorso della mentalità chiusa data da pregiudizi socio-culturali che vedono di per sé la donna come un essere umano di minor valore, certi atteggiamenti non aiutano a cambiare opinioni nei confronti delle figure femminili, anzi: spesso spingono i giocatori a farne di tutta l’erba un fascio, svantaggiando anche le giocatrici che invece fanno della propria skill l’epicentro della propria carriera nel settore Esport.

Come si risolve questa problematica?

Al momento una soluzione totale è impossibile. Il tutto si potrà risolvere in futuro, cambiando la mentalità delle persone, ma sapete bene che ci vorranno decenni.

Dal mio punto di vista da veterana del settore le soluzioni sono molteplici, ma soprattutto personali. Noi donne dobbiamo prendere coscienza di quanto la carriera da player professionista per una donna sia come camminare sul filo del rasoio. È inutile polemizzare o cercare di essere aiutate in maniere più o meno credibili. Gli Esport sono un settore meraviglioso appunto perché non vi sono differenze fisiche a separare uomini e donne e non dobbiamo certo essere noi ad evidenziare differenze inesistenti. Tutto sta nelle nostre mani, ma soprattutto nella nostra testa. Nulla ci vieta di farci strada in questo mondo ed ogni ostacolo è facilmente superabile credendoci.

Comportarsi da vittime, non accettando il contesto del gaming online – che è famoso per esser composto da giocatori tossici e frustrati – , cercando scorciatoie per crescere sminuendo la dignità della figura femminile nel settore Esport, non è il percorso adeguato: noi non siamo più speciali dei milioni di giocatori online che, come noi, vorrebbero spiccare in questo mondo.

La mentalità concreta, pragmatica e umile è la base ideale per crescere, ma soprattutto va compreso che tutto va guadagnato con fatica ed impegno, lavorando giorno dopo giorno sui propri errori. Vi sembra troppo complicato? Allora questo mondo non fa per voi.


Divora videogame dal 1994, ha donato la sua vita agli FPS giocando a livelli professionistici a Call of Duty. Segretamente innamorata di DOOMGUY, se non fragga si annoia. Nominata Ammiraglio della Flotta Quarian dopo la sua 12esima run di Mass Effect. Le piacciono il gin e i tatuaggi, quindi saprete sempre dove trovarla.

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