No, l’OMS non ha classificato i videogiochi come “dipendenza”

Ecco cosa è successo

No, l’OMS non ha classificato i videogiochi come “dipendenza”

Nelle scorse ore, numerose testate hanno rilanciato una notizia fondamentalmente molto vecchia. Parliamo, ovviamente, della possibile classificazione da parte dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) della “dipendenza da videogiochi”. Purtroppo (o per fortuna) non è proprio tutto vero.

Partiamo dal principio. Si tratta di un articolo, lanciato dalla dichiarazione di Vladimir Poznyak, del dipartimento per la salute mentale e l’abuso di sostanze dell’OMS. In sintesi, il dottor Poznyak ha semplicemente detto che gli operatori sanitari devono riconoscere che la dipendenza dal videogioco può avere delle conseguenze gravi.

Ora, questo cosa comporta? Semplicemente che al momento, l’OMS sta valutando la possibilità di inserire la dipendenza da videogiochi nell’aggiornamento dell’International Classification of Diseases (il “prontuario” delle malattie riconosciute a livello internazionale). L’ultimo aggiornamento dell’ICD risale ad oltre vent’anni fa e l’attuale bozza (non ancora definitiva) è online ed ha effettivamente al suo interno un paragrafo dedicato al gaming disorder, ma è tutto decisamente molto fumoso.

Al momento dunque ci troviamo solamente davanti ad alcune ipotesi. La dipendenza da videogiochi è solamente teoria, almeno per ora. Non è detto che l’OMS e le sue squadre di dottori non abbiano trovato effettivamente conferma, ma per esserne sicuri sarà necessario attendere l’inizio del 2018, quando il possibile e nuovo ICD verrà pubblicato.


 

Mi definisco amante dell'industria dei videogiochi. Adoro ogni sfaccettatura di questo mondo e ho deciso di farne, in qualche modo, il mio lavoro. Quando non scrivo (e non gioco, ovviamente) mi diletto tra la chitarra, il calcetto e le serie TV.

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