C’era una volta Goldrake – Lucca Comics & Games 2017

La vera storia di Atlas Ufo Robot

Goldrake

L’edizione di Lucca Comics & Games 2017 ha come tema principale gli “eroi” ed anche per questo, nella giornata di sabato, Massimo Nicora ha voluto presentarci il suo, il mitico Goldrake, attraverso il libro dedicato al suo travagliato arrivo in Italia e al fenomeno da esso innescato..

L’idea di realizzare C’era una volta Goldrake è nata grazie a Marco Pellettieri e al suo Mazinga Nostalgia, che capitò tra le mani di Massimo in una delle sue consuete esplorazioni della biblioteca di Varese. Da quel momento cominciò a ricercare informazioni sulla serie che aveva segnato la sua infanzia, Atlas Ufo Robot, e dopo 10 anni di ritagli sui giornali e stalking di varie personalità di spicco, decise che era il momento di scrivere “il libro che avrebbe sempre voluto leggere, ma che non aveva mai trovato” che ne svelasse tutti i misteri.

C’era una volta Goldrake si dirama su tre linee principali: la prima è quella che porta alla nascita dell’opera in Giappone grazie al genio di Go Nagai, la seconda è quella che l’ha portata dal Giappone alla Francia, e infine la terza parla del suo arrivo in Italia. La seconda parte è definita da Nicora “una specie di spy story” ed è parecchio avvincente: tutto inizia con un uomo d’affari francese che nel 1975 si trovava in Giappone per trattare una commessa di trattori, accese la televisione e si imbatté per caso in Goldrake, o meglio Grendizer (il nome originale giapponese). Ai tempi non esisteva niente di simile sulla televisione francese e ne rimase profondamente colpito, tanto che subito chiamò la reception dell’hotel per scoprire chi producesse questo cartone animato: sfortunatamente la sua conoscenza della lingua giapponese era inesistente e parlava solo un inglese basilare… il primo risultato fu che gli mandarono in stanza una ragazza che iniziò a spogliarsi. Al secondo tentativo riuscì finalmente a scoprire il nome che gli interessava: Toei Doga, l’odierna Toei Animation.

Il nome di quest’eroe moderno era Bruno-René Huchez ed è l’uomo che, tramite Goldrake, conosciuto in Francia come Goldorak (un misto tra Goldfinger Mandrake) rivoluzionò la tv francese e, di rimando, anche quella italiana. Non fu certo facile farsi strada nella conservativa tv francese, e solo nel luglio del 1978 riuscì a far andare in onda la sua scoperta su Antenne 2: complice l’estate più piovosa di sempre, l’avvenimento diede origine alla così detta “génération Goldorak”. Nel frattempo in Italia erano stati più veloci: nell’ottobre 1977 al Mifed, una grande mostra audiovisiva milanese dell’epoca, Ufo Robot venne scoperto da Nicoletta Artom, dipendente RaiRai 2 si prese subito l’onere di trasmettere il programma e il 4 aprile 1978 andò in onda la prima puntata.

Questa data segna il cambiamento totale della tv per ragazzi italiana e l’inizio di una guerra mediatica di proporzioni immani: i genitori, gli insegnanti, gli psicologi si scagliarono contro Goldrake come se fosse il male puro. Lo accusavano di essere violento e di produrre effetti negativi sui bambini: sulla scia del successo della serie, molti altri cartoni animati giapponesi lo avevano seguito, e le tv private pullulavano di questi prodotti; ovviamente questo portava i ragazzi a passare le giornate in casa a praticare il sacro sport dello zapping. Vere e proprie crociate ebbero inizio contro questo fenomeno, famosa divenne la “Crociata di Imola“, iniziata dal comitato genitori-insegnati di una scuola con una semplice lettera alla Rai, dove l’accusava di “rimbecillire” i loro figli, e che prese presto dimensioni nazionali. A difendere Ufo Robot erano perlopiù i piccoli fan, con poche altre figure conosciute come Bruno Pozzetto Gianni Rodari; nel libro si trova una parte dedicata alle lettere inviate ai giornali dai bambini dell’epoca, che cercavano di spiegare agli adulti perché Actarus era buono, insegnava l’amore per il pianeta Terra e l’importanza della collaborazione. Fortunatamente alla fine l’eroicità di Goldrake ha avuto la meglio ed è per questo che ognuno di noi ha avuto la possibilità di crescere con i prodotti dell’animazione giapponese a farci compagnia nei lunghi pomeriggi dopo la scuola.

Ma ancora delle domande restano senza risposta: da dove sono venuti i nomi Atlas Ufo RobotGoldrake? A questo ha risposto Paola De Benedetti, dirigente Rai negli anni ’70, inseguita da Massimo Nicora fino a Parigi. L’Atlas di Atlas Ufo Robot deriva dalla guida alla serie mandata dalla Francia: la parola “atlas” significa letteralmente “guida”; non si è trattato però di un errore, ma di una specifica scelta per questioni di sonorità. Il passaggio da Goldorak Goldrake avvenne per lo stesso motivo, si voleva semplicemente dare un suono più “inglesizzante” al nome.

C’era una volta Goldrake. La vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la TV italiana parla di tutto questo e di altro ancora: della realizzazione delle colonne sonore, dei doppiaggi e dei montaggi, della tv italiana prima dell’arrivo della serie, dei temi affrontati dal cartone animato ecc. Elencare tutto sarebbe un lavoro immane, diciamo solo che si tratta di un volume bello imponente di 664 pagine, in cui è raccolto tutto ciò che si può voler sapere sull’epopea dell’opera magna di Go Nagai dal Giappone, all’Italia, ai cuori dei bambini degli anni ’70 (e anche un po’ più in là).


Cresciuta con un fratello più grande di 7 anni, le console sono state il suo pane quotidiano fin dalla nascita. Dopo l'uscita della PlayStation si è buttata sui j-rpg, ma nel suo cuore rimane indelebile il ricordo del riccio supersonico targato Sega.

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