Alice attraverso lo specchio – Recensione

Alice attraverso lo specchio

Alice in Wonderland, distribuito nel 2010 e fortemente contraddistinto dall’impronta stilistica di Tim Burton, aveva presentato una protagonista diciannovenne e con una personalità già ben formata. L’avevamo infatti lasciata pervasa dalla voglia di affrontare nuove avventure, con una proposta di matrimonio appena rifiutata e pronta a partire su una nave in cerca di nuove rotte commerciali verso la Cina. Non molto distante da dove la ritroviamo oggi, a distanza di sei anni, con questo sequel non meno emozionante: Alice oltre lo specchio (Alice Through the Looking Glass), nelle sale dal 25 Maggio. Scopriamo insieme quali mari burrascosi l’attendono.

Alice attraverso lo specchio

Senza addentrarci troppo nella trama, per lasciare a voi pubblico tutto il bello della scoperta, vi basti sapere che all’emozionante periodo trascorso a bordo della nave Wonderland, così come avevano lasciato Alice alla fine del primo film, non seguiranno delle liete notizie, ma il peggio dovrà ancora arrivare. Varcato uno specchio magico che fa da passaggio verso il Sottomondo, si ritroverà presto ad affrontare numerosi pericoli e viaggi nel tempo pur di salvare il Cappellaio Matto ed aiutarlo ad ottenere quanto di più caro egli temeva di aver perso: la sua famiglia. Tra inseguimenti, colpi di scena e rivelazioni che pezzo dopo pezzo andranno a comporre un puzzle sempre più intricato e con radici assai profonde nel tempo, ben presto la verità si presenterà nella sua interezza ed anche il ritorno all’aristocrazia rappresenterà una nuova opportunità per fare della vita reale una meravigliosa avventura.

L’insidia del dover migliorare quanto di buono era stato fatto con il primo episodio sembra inizialmente mettere un po’ in difficoltà lo sviluppo della trama, ma non lasciatevi ingannare dalla prima impressione, perchè in questo film vi sono davvero numerosi motivi per restare incollati alla poltrona e godersi lo spettacolo dall’inizio alla fine, ad un ritmo che proprio quando sembra che stia per tornare normale accelera nuovamente scandendo secondo dopo secondo l’evolversi di una vicenda che di scontato ha ben poco.

Alice attarverso lo specchio

Per fare un grande film non basta fare uso di effetti speciali ed infatti se da un certo punto di vista l’impiego del 3D è stato sapientemente dosato per risultare gradevole e per nulla presente in maniera eccessiva, dall’altro non si può non citare la bravura del cast, ancora una volta molto convincente nei rispettivi personaggi. Alice (Mia Wasikowska) alle prese con i problemi della vita reale, è più che mai incantevole, così come non da meno appare il Cappellaio Matto (Johnny Depp), velato dalla solita follia, ma che in questo sequel emoziona per la fragilità delle sue emozioni. Lo stesso dicasi per l’interpretazione del Tempo, uno di quei nemici che alla fine si fa fatica a non amare per quanto possa insegnare come morale, interpretato dal bravo Sacha Baron Cohen, così come in splendida forma sono apparse la Regina Bianca (Anne Hathaway) e la Regina Rossa (Helena Bonham Carter), più spietata che mai, ma che in fondo dimostrerà tutte le ragioni del suo malessere. Tim Burton, questa volta presente come produttore, è sempre il filo conduttore di un vero spettacolo cinematografico che non mancherà di appassionare grandi e piccini grazie ad una trama che forse in alcuni punti si sofferma un po’ troppo su certe azioni, senza trascurare però la sceneggiatura, convincente ed in crescendo fino alla fine.

Alice attraverso lo specchio è senza dubbio una pellicola piacevole, dove i personaggi si manifestano mostrando fragilità e passato, per offrire nuove opportunità verso il futuro e focalizzare con maggiore attenzione il momento presente. Il tempo, protagonista assoluto, regala prima di togliere offrendo secondo dopo secondo ciò che spesso non osserviamo con attenzione e questo i protagonisti impareranno a comprenderlo, trasformando la vendetta in una nuova opportunità per vivere guardando oltre. Consigliato.

Dentro ad un videogioco viviamo esperienze reali, in cui abbiamo accesso a molte sensazioni: possiamo quasi credere che esistano per davvero, perché l'universo del gioco non è nient'altro che la nostra realtà mentre la viviamo. Non importa che rappresenti l'esperienza di cinque minuti o di un'ora intera. Ma se potessimo svegliarci dentro un videogioco cosa sceglieremmo? E se potessimo manipolarlo e interagire con esso? Le possibilità diventerebbero infinite, come infinite sono le storie che attraverso i videogiochi possiamo vivere.

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