Batman v Superman: Dawn Of Justice – Recensione

Batman v Superman: Dawn Of Justice – Recensione

Quando i mondi si scontrano si genera caos e distruzione, quando il nero e il blu collidono nasce Batman v Superman: Dawn of Justice, il film di Zack Snyder che abbiamo visto in anteprima a Roma in una sala gremita di colleghi pronti a fare le pulci a questo nuovo blockbuster d’autore che senz’altro produrrà forti mal di pancia ai puristi del fumetto ed entusiasmo negli appassionati dei restart, reboot, spin off cinematografici provenienti da casa Marvel e DC Comics.

Subito in chiaro una cosa: non vi sarà traccia della trama in questa recensione, poiché lo stesso regista, in un videomessaggio prima del film, ha raccomandato a tutti i presenti di non fare spoilers e permettere così a voi spettatori di godere  dei molti minuti che costituiscono la pellicola (2h e 31′) densi come l’armatura di Batman e duri quanto l’uomo d’acciaio.

Al di là della trama il film di Snyder tende subito a mettere a confronto le anime dei due supereroi.

Un Batman ottimamente interpretato da Ben Affleck, schiacciato dal tempo che avanza e dai rimorsi di una vita spesa per gli altri in assoluta solitudine, con grandi ricchezze a disposizione, ma con a fianco solo il fidato maggiordomo Alfred che qui viene affidato alla mimica e all’esperienza del grande Jeremy  Irons, che a differenza dell’Alfred  dei film di Nolan (interpretato da Michael Caine), non è lì a supportare il cavaliere oscuro con consigli morali, ma con una manualità avanzata, una spalla puramente tecnica in grado solo di abbozzare un timido dubbio quando il pipistrello di Gotham prende le armi verso Superman.

Ed è qui che il film di Snyder si differenzia dagli altri. I comprimari storici, che prima fungevano da coscienza e da freno  si trasformano loro stessi in provocazioni emotive generando ansia, debolezza e dubbio negli affannati supereroi fino a creare quel terreno fertile per un cortocircuito altrimenti impossibile da giustificare che sfocia in un confronto violento e devastante in cui una mente brillante, ma perversa, posseduta dallo spirito del Joker, può trarre il sospirato vantaggio: Lex Luthor (Jesse Eisemberg)

Superman (Henry Cavill)  è un alieno. Un alieno carico di responsabilità. Osannato dalla folla come un dio, ma combattuto fra la sua coscienza umana acquisita e i poteri che la propria origine gli ha consegnato. Anche lui come Batman fondamentalmente è solo contro tutti. Lois Lane (Amy Adams) è il suo oggetto del desiderio, l’ancora che lo tiene legato alla Terra, e che può promettergli un futuro (semi)normale che fa a pugni con il suo alter ego.

Tuttavia è la stessa Lois a limitarlo nelle scelte, a fargli abbandonare campi di battaglia infuocati per sottrarla al pericolo, mentre quello che resta della  sua famiglia umana, Martha Kent, è  sia Fortezza della Solitudine che trappola  mentale in grado di trasformarlo da dio, dapprima venerato e poi contestato, a burattino gettato in un’arena assurda per il piacere del folle di turno.

Zack Snyder, orchestra così la propria creatura: caricando le due classiche icone del bene di una negatività sempre più pesante, sempre più soffocante, smembrando e facendo crollare le loro certezze, fino a portare i due angeli allo scontro per il piacere del diavolo.

Questo è un film che non può essere digerito da chi segue con assiduità le varie serie fumettistiche. C’è troppo lassismo nel trattare il tema, troppa ansia nel mettere insieme tanti elementi per cercare di soddisfare anche il pubblico “colto”, finendo così per servire una torta eccessivamente salata o eccessivamente dolce a chi cuoce nella luce del proiettore per più di 2 ore e 30 minuti con un 3D quasi inutile e deleterio per la fotografia stessa dell’opera.

E’ una grande operazione (si può dire coraggiosa), è che farà strage al botteghino per tutti quelli che non hanno mai aperto albi a fumetti, ma che hanno conosciuto i personaggi attraverso solo i serial televisivi e le decine di pellicole sul tema che ormai vengono sfornate facendo a gara tra loro.

Sarà un grande successo per chi ama vedere palazzi sbriciolarsi ogni cinque minuti e per chi ama l’azione slam bang da cartone animato, con effetti speciali eccezionali e colonna sonora al seguito, con grandi momenti di respiro, una regia sempre pronta all’inquadratura perfetta, al montaggio serrato e appassionato, ad una fotografia che lentamente incupisce (non solo per l’effetto della luce 3D) perdendosi nei colori della disperazione.

Ma sarà una vera tortura per chi invece spera continuamente che l’anima contenuta in quelle vignette stampate su carta venga finalmente trasposta in maniera corretta sul grande schermo.

Ben inteso, ci si diverte in alcuni momenti, ci si annoia mortalmente in altri. Il film di Snyder alla fine rimane un grande blockbuster da cinque stelle non proprio adatto per famiglie o minori.

Un gioco a se, in cui un bambino troppo cresciuto fa scontrare fra loro tutti i suoi pupazzi, senza una logica, solo per il piacere di immaginarli vivi.

Classe 1968. Appassionato di GDR e Videogames, attraversa gli anni '80 con Pac Man in una mano e nell'altra uno Zx Spectrum. Negli anni '90, fra Amiga e PC, realizza cortometraggi e lungometraggi Horror e di Fantascienza che conseguono premi in vari Festival. Dal 2000 al 2012 lavora presso Cinecittà News come curatore per le riprese e l'editing video. Attualmente è docente presso Act Campus Ateneo del Cinema e Della Televisione

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