Fat Princess Adventures – Recensione

Fat Princess Adventures – Recensione

Fat Princess è uno di quei titoli che, grossomodo, i possessori di PlayStation conoscono tutti: una principessa paffuta, una manciata di amici con cui giocare, qualche battuta divertente e via, la serata è fatta. Detta così è alquanto banale, lo sappiamo, ma pur rappresentando uno dei classici più rinomati della passata declinazione dell’hardware Sony, il titolo di Titan Studios non ha propriamente avuto la fortuna che meritava: un universo unico e dai tratti peculiari, una violenza tanto spassosa quanto sgargiante nei colori, un set di meccaniche cooperative immediate e divertenti non bastarono a questo pioniere dei primi mesi del PSN a fare il proverbiale botto, relegandolo piuttosto al ruolo di “titolo scaricabile divertente“, uno di quelli da farci un giro ogni tanto ma nulla di più. A distanza di sei anni da questo esordio “fortunato ma non troppo”, Fun Bits Interactive (nato da una costola dei Titan, dopo la prematura chiusura dello studio) intraprende la strada PS4 con Fat Princess Adventures, nuovo lavoro a metà strada tra il sequel e lo spinoff che, almeno sulla carta, promette di accompagnare il giocatore in questo universo scanzonato in un modo del tutto nuovo. Un omaggio al primo Fat Princess, il cui lascito è evidente sin dai primissimi minuti, ma allo stesso tempo una brusca deviazione sul suo tema portante: sì, perché della formula vincente del primo capitolo qualcosa è stato perso, un qualcosa che le nuove meccaniche hack ‘n’ slash non riescono a sopperire del tutto. Ed è davvero un peccato.

Fat Princess Adventures, come lecito immaginare, attinge a piene mani dalla “tradizione” del proprio predecessore. Ma se da un lato avremo ancora una volta a che fare con la Principessa Paffutella e la sua ossessione per le torte, dall’altro il mondo attorno a lei è cambiato. Le due fazioni in eterna lotta tra loro, quella rossa e quella azzurra, si sono ufficialmente riunite sotto l’egida del regno di Gran Boccone, impegnate alacremente nella lotta contro l’esercito dei goblin allestito da quell’antipatica della Regina Amarinda. Tra una torta e la decapitazione in pubblica piazza di mostriciattoli, tutto va avanti a gonfie vele; poi, un bel giorno, gli sgherri di Amarinda hanno la meglio e, abbattute le resistenze del Regno, rapiscono Paffutella. Un colpo troppo duro per il regno di Gran Boccone, che deve far di tutto per ricollocare nel trono la propria principessa morbida ai fianchi. E qui, inutile dirlo, arriva il nostro turno.

Se i toni e i cliché narrativi di questo episodio rimangono pressoché gli stessi che abbiamo apprezzato alla passata iterazione, a cambiare radicalmente in Fat Princess Adventures sono le componenti multigiocatore. L’ottimo PvP multiplayer del titolo Titan Studios sparisce del tutto, lasciando invece spazio ad un gameplay più avventuroso ma, allo stesso tempo, lineare: la parte competitiva cede dunque il passo ad una variante cooperativa, studiata per un party di massimo quattro giocatori chiamati a farsi strada sino alla principessa abbattendo orde di nemici crescenti. Sia in numero che in pericolosità.

Il sistema di classi dei personaggi rimane, anche se è impossibile notare come sia stato ridotto e semplificato. Ci sono quattro tipologie di combattente, due specifiche per l’attacco a distanza e due per quello più ravvicinato. Interessante la possibilità di alternare ciascuna di esse a piacimento ogniqualvolta si raggiunga un checkpoint, fattore che permette di modificare le strategie offensive nel corso della stessa missione e, proprio per questo, garantire una maggior varietà al gioco. Nonostante il raggruppamento “a due a due”, Cavaliere, Ingegnere, Mago e Arciere sono ragionevolmente diversificati gli uni dagli altri in termini di approccio alla lotta: le stesse armi e armamenti che andremo a raccogliere nel corso dell’avventura variano notevolmente la formula base, facendo sì che ciascun personaggio giocante sia davvero “unico e diverso dagli altri” non solo in termini estetici. Ricordiamo infatti che all’inizio della partita troveremo un comodo editor del personaggio con cui customizzarne i tratti principali, il vestiario e parte di quegli aspetti che gli amanti del genere rpg conoscono bene. Oltre che, cosa del tutto inedita, assegnarvi una sorta di “attitudine” unica che determinerà lo stile delle battute che udiremo nel corso dell’avventura. Che in alcuni casi vi faranno gelare il sangue nelle vene, ma questa è un’altra storia.

Lo humor, del resto, è una caratteristica assodata in questo franchise. Giochi di parole, freddure e staffilate ricche di cinismo sono all’ordine del giorno, al punto da rendere difficile (se non impossibile) farsi qualche sana ghignata tra l’eliminazione di un nemico e l’altra. Non fosse che, al netto di qualche buona battuta e di un paio di riferimenti sagaci alla cultura pop moderna, l’effetto sorpresa finisce prima del previsto, vittima di una ripetitività che inizia a farsi sentire già dopo un paio d’ore. E stancarsi degli stessi sketch dopo così poco tempo in un titolo che vorrebbe fare della rigiocabilità uno dei propri vanti migliori, ad essere davvero onesti, è indice di qualcosa che non va.

Proprio la ripetitività, duole ammetterlo, pare essere uno dei limiti maggiori di Fat Princess Adventures. Il titolo originale era interamente imperniato sul PvP, e garantiva una rigiocabilità tutto tranne che secondaria alla luce delle numerose strategie a disposizione del giocatore – che poteva affrontare la medesima sezione una mezza dozzina di volte almeno, variando anche leggermente alcune delle scelte offensive. Con un titolo dalla natura più lineare, questa possibilità cala in modo drastico: se ci mettiamo pure un level design ispirato ma incapace di offrire bivi o variazioni di percorso, ci si ritrova tra le mani uno schema di combattimento tra il semplice e semplicistico, dove basterà premere un paio di bottoni a tempo per farsi strada sino all’epilogo. E ok che armi e classi permettono una diversificazione evidente del personaggio: ma quando sono le alternative a mancare, l’insorgere del fattore noia è mera questione di tempo.

Fat Princess Adventures nasce sotto il segno dell’hack ‘n’ slash, ma pur riuscendo a divertire il giocatore a sprazzi manca di quel qualcosa in più che gli permetta di essere davvero un buon hack ‘n’ slash. E la dimostrazione è più semplice di quanto si possa pensare: se togliessimo quell’atmosfera divertita e alcune delle battute più riuscite finiremmo per ritrovarci immersi in un’esperienza piatta e noiosa, costretti semplicemente a camminare da un punto all’altro della mappa, muovendoci sino al prossimo obiettivo dopo aver fatto macello delle forze nemiche lungo la strada. Il combat system, intrinsecamente parlando, ha ben pochi elementi davvero divertenti: appare pertanto inevitabile riproporre costantemente i medesimi pattern d’attacco sino allo sfinimento, o quantomeno sino a quando un mostro più grosso e cattivo obblighi ad un leggero cambio di strategia.

Vale la pena sottolineare la presenza di un paio di trovate di gameplay che vivacizzano questa formula: ne sono un esempio le pozioni, dagli effetti tutto sommato vari, che possono essere scagliate contro i nemici. Allo stesso modo è interessante l’Overdrive, che amplifica per un breve intervallo di tempo la potenza del nostro personaggio. Le torte, dal canto loro, possono essere usate per ripristinare la salute perduta; mangiarne una quando la barra della salute è al massimo attiva una sorta di “rage mode“, durante la quale il danno inferto dal nostro PG aumenta esponenzialmente, schiaffone dopo schiaffone sul muso dei nemici. Si tratta di idee brillanti, dopotutto, ma l’eccessiva frequenza con cui esse vengono proposte ne ridimensiona rapidamente non solo l’utilità, ma anche l’effetto “scenico” sul giocatore, che finirà per trovarle ripetitive ben prima del giro di boa. Non che Fat Princess Adventures sia un gioco brutto o ingiocabile, chiariamoci: semplicemente, se paragonato a Fat Princess, il multiplayer PvP appariva decisamente più immediato e coinvolgente di quanto troviamo oggi. Non solo, la formula alla base di Adventures non è robusta abbastanza da supportare un’idea ambiziosa come questa: idea che si diluisce rapidamente nel corso dei playthrough, con un giocatore quasi completamente disinteressato all’evoluzione narrativa della storia o, allo stesso modo alle stat e alle armi del personaggio prescelto.

Come anticipato qualche riga fa, l’elemento che maggiormente cerca di dare un taglio alla ripetitività di fondo di Fat Princess Adventures è rappresentato dalle boss fight. Che siano ritagliate espressamente per una tipologia di gioco coop è evidente, ma è decisamente apprezzabile il loro schema, che prevede il raggiungimento di una serie di obiettivi per dichiarar concluso lo scontro. Usare un pollo all’interno di una ruota, in perfetto stile criceto, non è cosa che si vede tutti i giorni: scoprire che questo dettaglio insignificante vi permetterà di alimentare un generatore elettrico con cui friggere un mostro alto come una terrazzina, dopo i primi secondi di stupore, finisce pure per farvi sentire dei ganzi. Quindi sì, la varietà delle situazioni proposte, alcune delle quali oltre i limiti dell’assurdo, riesce ad allentare parzialmente la morsa di cui sopra. Non basta a far sollevare l’esperienza complessiva, ma quantomeno non la affossa del tutto.

L’ultima piccola parentesi la riserviamo alla compagine tecnologica, probabilmente l’aspetto più convincente di questa produzione. Al netto dell’ispirazione tratta dal precedente capitolo, la direzione artistica di questo Adventures è convincente e ispirata, con un impianto grafico piacevole, un charachter design riuscito e fortemente caricaturale e, nel complesso, una resa visiva assolutamente godibile. Il piatto forte del titolo, chiaramente, è il suo sense of humor sopra le righe e quell’ultra violenza esasperata, filtrata dalla lente della comicità. La grafica colorata e “pastellosa” fa pensare, almeno inizialmente, ad un titolo prevalentemente giovane: ma i dialoghi, le battute a bruciapelo sulla vita e sulla morte e altre situazioni paradossali, sotto un vestito “da ragazzino”, nascondono un’esperienza dalle ambizioni mature. Per quanto concerne il sonoro, ottime le tracce audio che accompagnano questa liberazione della Principessa più adiposa che ci sia, “soltanto” buona la localizzazione in lingua italiana. Ancora una volta, per godere appieno della sagacità dello sviluppatore sarebbe consigliato l’ascolto nella lingua originale.

In conclusione…

Non è ben chiaro se Fat Princess Adventures rappresenti un sequel o uno spinoff del titolo prodotto dagli allora Titan Studios. Una cosa, purtroppo, è certa: per un passo avanti compiuto in questa transizione su current gen, ne sono stati fatti almeno due indietro in termini di giocabilità. Perché sì, se le già ottime visuali di gioco sono state ulteriormente migliorate in modo da regalare scorci ispirati e ambientazioni tanto divertenti quanto evocative, l’altra faccia della medaglia è decisamente meno pietosa: e il gameplay non regge il confronto. Per carità, onore a Fun Bits Studios per il coraggio dimostrato nello scegliere una strada completamente diversa a quella percorsa al giro precedente: ma per quanto possiamo apprezzare la buona volontà del team di sviluppo, difficile chiudere entrambi gli occhi sulla superficialità di alcune meccaniche e, soprattutto, su una ripetitività sin troppo evidente.

Fat Princess Adventures vuole abbandonare il proprio glorioso PvP in nome di un ideale, apprezzabilissimo, che strizza l’occhio al gioco cooperativo. Lo fa, con coraggio e un minimo di spregiudicatezza. Il risultato però sfiora soltanto la sufficienza, pagando un dazio non certo indifferente – viste e considerate le potenzialità elevate di un possibile sequel come questo. Non è mai cosa giusta paragonare un nuovo titolo ad un episodio passato, lo sappiamo bene, ma difficile non accorgersi di come i tagli effettuati in questo passaggio a PS4 abbiano un peso nettamente di quanto abbiano le effettive novità. Novità che fanno di Fat Princess Adventures un gioco spiritoso e sornione, da tenere in considerazione per ingannare una serata noiosa, magari in compagnia di qualche amico. Ma se è la profondità o la varietà che state cercando, fareste bene a volgere il vostro sguardo da un’altra parte: si prospetta un’amara dieta per la Principessa Paffutella.

VOTO: 6/10

Bello, simpatico, intelligente e super esperto di videogiochi, ha sviluppato un'incredibile capacità nello scrivere cazzate.. Gioca ai giochini elettronici dall'86 e ci scrive a riguardo dal 2006 o giù di lì.. Ma non fateglielo notare, che poi si monta la testa..

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