Xenoblade Chronicles X – Recensione

Xenoblade Chronicles X – Recensione

Sono pochi gli sviluppatori che riescono, gioco dopo gioco, ad avere una fiducia incondizionata dei propri fan e più in generale di tutto il pubblico videoludico. Potremmo citare CD Projekt RED e Bethesda, e per circoscrivere il campo ai giochi di ruolo possiamo anche citare Monolith Soft, da molti anni tra le fila di Nintendo e che, grazie al suo passato e al recente e inaspettato Xenoblade Chronicles su Wii è riuscita ad attirare nuovamente l’attenzione su di sé.

Sotto questo punto di vista quindi, Xenoblade Chronicles X arriva su Wii U con un carico di aspettative non indifferente e con una fiducia pregressa verso lo sviluppatore giapponese che ha dimostrato di poter conciliare ambizione e qualità dando vita a prodotti davvero innovativi. Su Wii, in un certo senso, avevano reinventato la ruota dei giochi di ruolo alla giapponese. Questa volta le cose sono andate diversamente, e non necessariamente in positivo: scoprite con noi tutto (o quasi) su Xenoblade Chronicles X e sulla sua contraddittoria ambizione.

 Xenoblade Chronicles X

Piattaforma: Wii U

Genere: Action-RPG

Sviluppatore: Monolith Soft

Publisher: Nintendo

Giocatori: 1

Online: 1-4

Lingua: Audio in inglese, Testi in italiano

Versione testata: Wii U

Monolith Soft e Tetsuya Takahashi si sono sempre contraddistinti per una spiccata propensione ad un tessuto narrativo complesso, originale e spesso ambizioso. Da Xenogears fino a Xenoblade, il team è sempre riuscito a proporre delle storie che spaziassero dalla fantascienza più pura ad elementi introspettivi che andavano ad analizzare la natura umana con un pizzico di filosofia ad impreziosire il tutto. In questo senso le aspettative non potevano che essere altissime: dopo averci permesso di uccidere un dio, cosa si sarà inventato il team per catalizzare l’attenzione degli appassionati di jrpg?

Ben poco, a dirla tutta: la Terra e di conseguenza la razza umana vengono coinvolti in uno scontro tra due specie aliene, che finiranno per coinvolgere anche il nostro amato pianeta blu costringendo l’umanità ad usare la Balena Bianca, una gigantesca astronave-arca che ha il compito di trovare una nuova casa per gli ultimi superstiti di quel disastroso conflitto. Da qui le cose iniziano a farsi interessanti, perché sia gli alieni sterminatori, i Ganglion, che la Balena Bianca finiscono nell’orbita del pianeta Mira, misterioso e selvaggio e che rappresenta senza ombra di dubbio uno degli aspetti più riusciti dell’intera produzione. Qui gli esseri umani hanno fondato Neo Los Angeles, dove convivono civili e dove si mettono in piedi tutte le strategie del B.L.A.D.E, corpo speciale il cui obiettivo è la protezione di Neo L.A. oramai l’ultimo baluardo che separa l’umanità dall’estinzione.

La sensazione è che Monolith, in questo frangente, abbia voluto sacrificare un aspetto così importante come la trama per fare spazio a tutto il resto

Nemmeno a dirlo, è proprio in questa città che passeremo la maggior parte del nostro tempo, tra negozi, bacheche, missioni e tante possibilità che arricchiscono l’esperienza, anche online, e che analizzeremo più avanti. Neo L.A. funziona quindi come una sorta di gigantesco hub da cui partire per esplorare le vaste e pericolose terre di Mira. Il punto è che, proprio in relazione alla trama di cui sopra, tutto è stato costruito dagli sviluppatori quasi avessimo di fronte un MMO, o un Monster Hunter a caso, andando a mortificare di conseguenza gli aspetti cardine di un’esperienza single player.

La narrazione appare infatti frammentata, diluita e a tratti inesistente, dando al giocatore 11 capitoli che si fanno incisivi solo nelle battute finali, lasciando un amaro in bocca davvero insistente. Siamo di fronte, senza entrare nel dettaglio, ad un gigantesco prologo che potrebbe dare il là eventualmente ad un seguito, un’espansione o chissà cosa, ma che preso singolarmente non si dimostra sufficiente e non rispetta il classico “standard” di Monolith. Tante le domande lasciate irrisolte, tanti i personaggi lasciati in sospeso, l’opera di Takahashi si presenta sì estremamente affascinante, ma una struttura così flebile in un mondo così vasto viene per forza di cose mortificata, schiacciata da tutto il resto.

La struttura delle missioni, che riprende quanto visto nel titolo precedente e lo espande e migliora, rende inoltre difficoltosa la caratterizzazione dei personaggi, che a fronte delle molteplici missioni secondarie dedicate ad ognuno di loro, non riesce a dare completamente senso a dei comprimari che saranno il più delle volte dimenticabili, blandi e privi di quel carisma necessario affinché spicchino sul resto. La sensazione è che Monolith, in questo frangente, abbia voluto sacrificare un aspetto così importante per fare spazio a tutto il resto, dando a Xenoblade Chronicles X un’anima da jrpg ma un respiro ben più ampio, da MMO, come testimoniano le modalità online e delle missioni che sempre più spesso fanno affidamento sulla classica formula “raccogli 10 mele” o “uccidi 10 mostri”. O la necessità di compiere determinati obiettivi nella regione per poter proseguire nella trama principale, diluendo ulteriormente un aspetto già fin troppo esiguo. La delusione, a nostro modo giustificata, è comunque parziale: come vedrete infatti Xenoblade Chronicles X ha molto altro da offrire, e lo fa in modi sorprendenti.

Infatti, al di sotto della storia e di tutto il sistema di missioni, ci sono delle rigorose e solide fondamenta: il sistema di combattimento è infatti uno degli elementi più riusciti dell’intera esperienza, e si rivela profondo e piuttosto personalizzabile a seconda del proprio stile di gioco o a seconda delle varie esigenze legate a nemici specifici. Il tutto è basato sulla barra centrale in basso, proprio come per il precedente Xenoblade, dove sarà possibile selezionare determinate abilità che si dividono questa volta in attacchi in mischia (armi bianche) e attacchi a distanza (armi da fuoco).

A differenza del capitolo Wii infatti non abbiamo un sistema di attacchi basato sulla posizione del giocatore, ma piuttosto sull’alternanza di attacchi a distanza e ravvicinati, che concatenati saggiamente possono attivare abilità specifiche di ogni “arte” e permettere al giocatore di fare più danni. Ritorna anche il sistema di “urli” che vedrà ogni membro del party (formato da 4 personaggi) chiedere l’utilizzo di determinate abilità che, se utilizzate nei giusti tempi, permetteranno un incremento dell’affinità ed una maggiore efficacia in battaglia. Il sistema di combattimento, soprattutto sulla lunga distanza, ci ha stupito in positivo: siamo di fronte ad un gameplay raffinato ed equilibrato, che a differenza del precedente capitolo si presenta in modo più chiaro nella sua esecuzione e permette, grazie al sistema di classi, di variare l’esperienza con un semplice click.

Xenoblade Chronicles X, pur privandosi (parzialmente) di una componente narrativa all’altezza, trova la sua ragion d’essere in tutto quello che riguarda il gameplay vero e proprio

Xenoblade Chronicles X permette infatti di selezionare la specializzazione del proprio personaggio a seconda del proprio rango, che aumenterà missione dopo missione e attraverso l’aumento di livello. Tramite questo espediente potremo dedicarci allo sviluppo di più classi contemporaneamente, variando il nostro stile di combattimento, il nostro equipaggiamento e le annesse abilità. In questo senso il nuovo titolo Monolith si presenta piuttosto malleabile, lontano da schemi rigidi a cui il genere ci ha spesso abituato. La completa personalizzazione di equipaggiamento, classe ed abilità rende sì l’esperienza più confusionaria (a tratti) ma sul lungo periodo premia permettendo al giocatore di sperimentare, di trarre il meglio da un sistema particolarmente riuscito.

La novità più importante, e quella più interessante senza ombra di dubbio, è però la possibilità di ottenere unoSkell, un vero e proprio mech personale con cui esplorare il mondo di gioco e combattere. Seguendo lo stesso schema del combattimento a piedi, lo Skell si differenzia rispetto a quest’ultimo per la potenza degli attacchi, drasticamente superiore ai primi e che, con una giusta gestione del carburante e dei danni (riparare uno Skell costicchia! ndr) potrà rivelarsi un asso nella manica in grado di portare gli scontri più ostici a vostro favore. Il punto è che, a differenza di quanto ci si aspettava, ottenere lo Skell non è una pratica così immediata: bisognerà aver superato le 25/30 ore di gioco prima di ottenerne uno, e qualche decina di ore ulteriori per vederlo spiccare il volo. Nonostante tutto, lo Skell è forse la novità che riesce meglio a rappresentare l’esperienza ludica che riesce ad offrire questo titolo: un mondo gigantesco da esplorare e un sistema di combattimento divertente. Tutto il resto passa in secondo piano, e mano a mano che il contatore delle ore scorre ci si rende conto di questa significativa novità. Xenoblade Chronicles X, pur privandosi (parzialmente) di una componente narrativa all’altezza, trova la sua ragion d’essere in tutto quello che riguarda il gameplay vero e proprio, che al pari di un Dark Souls riesce a catturare, immergere e stupire il giocatore nel meraviglioso pianeta Mira.

Mira è difatto il protagonista indiscusso del titolo, con i suoi 5 continenti e la sua complessa e sfaccettata fauna e flora, che vanno ad arricchire un territorio che appare realistico, alieno e selvaggio al punto giusto. Primordia, Noctilum, Sylvalum, Cauldros e Oblivia sono continenti estremamente differenti gli uni dagli altri, e per questa ragione la struttura del territorio, e le annesse condizioni atmosferiche cambiano drasticamente tra gli stessi. Il lavoro svolto da Monolith per rendere ogni singolo anfratto del pianeta sensato, ma allo stesso tempo possente e misterioso, sposandosi quindi con l’incipit delle vicende che vede Mira come un pianeta sconosciuto e inospitale per qualunque razza aliena. Primordia stupisce per le grandi vallate e i grandi monti che si stagliano sul panorama, Noctilum per la sua enorme foresta e per le meravigliose cascate che affacciano su un gigantesco lago. Mira è probabilmente il “personaggio” meglio caratterizzato di tutta la produzione, e calcare il suo terreno si rivelerà una delle esperienze più belle del vostro 2015, questo anche perché, proprio come il gameplay vero e proprio, l’altro elemento cardine su cui gli sviluppatori si sono concentrati è la necessità di esplorare il pianeta. Sì, perché a differenza del passato l’esplorazione non è un elemento opzionale, facoltativo, ma si presenta come un aspetto fondamentale per comprendere al meglio ed apprezzare il titolo.

L’esplorazione infatti è un aspetto del titolo che volente o nolente dovrete farvi piacere: gli sviluppatori vi obbligheranno spesso, per proseguire nella narrazione principale, a raggiungere determinate percentuali di esplorazione dei continenti tramite il sistema NaviFrontier che, come vedremo, altro non è che la base su cui poggia l’economia del gioco e attraverso cui il giocatore può effettivamente basare l’esplorazione di Mira. Tramite lo schermo del gamepad sarà infatti possibile sempre possibile visualizzare la mappa delle zone (utile anche per lo spostamento rapido, a portata di tocco) che vi mostrerà i settori dell’intero continente. La griglia formata da questi molteplici settori vi permetterà di capire gli aspetti cardine di un determinato punto e, soprattutto, se nelle vicinanze è possibile installare delle sonde (dai molteplici scopi), attraverso cui prelevare Miranium (parte della valuta di gioco) ed estendere la propria conoscenza dei settori adiacenti alla stessa. Un sistema che appare complesso in questa sede, ma che pad alla mano si rivelerà estremamente intuitivo e quasi assuefacente.

La necessità di farsi strada per la vastissima mappa di gioco spingerà il giocatore in più di un’occasione a cercare di scoprire i confini più remoti dei continenti, installando sonde mentre si perde tra gli sconfinati panorami di Mira. Questa è la magia di Xenoblade Chronicles X, ed uno degli elementi su cui più dovrete far affidamento per capire quanto questa esperienza possa rientrare nei vostri gusti e canoni videoludici. Questo perché, se non si apprezza questo tipo di esperienza, c’è il forte rischio di ritrovarsi tra le mani uno scoglio insormontabile: Xenoblade Chronicles X è sì un titolo prolisso nello spiegare il proprio funzionamento e le proprie caratteristiche, ma non lo fa al meglio, e spesso si perde in alcune ingenuità, omettendo informazioni cruciali sia per la godibilità dell’esperienza che per il vero e proprio proseguo dell’avventura. In questo senso, va messa in conto l’eventualità di ritrovarsi a vagare per la mappa un po’ a caso, senza sapere esattamente dove andare o dove trovare quel determinato oggetto. Può piacere o meno, indubbiamente, ma se preso con filosofia saprà regalarvi alcuni momenti sorprendenti, soprattutto a bordo del vostro fidato Skell.

Siamo probabilmente di fronte al titolo più bello mai apparso su Wii U

Sul vostro Skell potrete anche saggiare del mondo di gioco in modo stupefacente, dalle vaste pianure di Primordia al pericoloso deserto di Oblivia, il lavoro svolto sul comparto tecnico e artistico lascia senza fiato. Siamo probabilmente di fronte al titolo più bello mai apparso su Wii U, quantomeno fino a quanto The Legend of Zelda non dimostrerà il contrario. Fino ad allora però, non è azzardato definire Xenoblade Chronicles X come un vero e proprio miracolo. Il livello di dettaglio in tutte le location appare generalmente buono, con texture convincenti ed eventuali deficienze che vengono soppiantate come già detto da una direzione artistica semplicemente stellare. Il tutto è supportato da un frame rate granitico, fissato a 30 frame al secondo, per una resa generale che rapportato alla macchina su cui gira è assolutamente entusiasmante.

L’unica nota negativa è proprio Neo Los Angeles, che sembra essere la parte meno dettagliata tra tutte le ambientazioni, con texture piattissime ed una complessità poligonale (come per i personaggi) non proprio stellare. In generale siamo di fronte ad un risultato estatico, a cui si aggiunge una colonna sonora semplicemente fuori parametro, composta da Hiroyuki Sawano che ha collaborato anche alla colonna sonora diAttack on Titan, l’anime de L’attacco dei Giganti. Anche sotto questo punti di vista è stato centrato l’obiettivo, con tracce più rock e con alcune sonorità che ben rappresentano il mistero e la sensazione di “alieno” su cui il pianeta di Mira è stato concepito. Vi verrà voglia di lasciare il gioco acceso anche solo per poter ascoltare una tra le (tantissime) tracce presenti, che acompagnano il nostro lunghissimo viaggio tra i continenti.

In conclusione…

Xenoblade Chronicles X è un titolo particolare e non è esattamente ciò che ci aspettavamo da una produzione Monolith Soft, ma è piuttosto uno dei tanti modi possibili di rivedere un genere adattandolo alle proprie esigenze. Siamo di fronte ad un titolo che con astuzia si muove tra i confini degli MMORPG e quelli di un’esperienza singolo giocatore, creando risultati altalenanti e non sempre convincenti. Allo stesso tempo la vastità e la mole di contenuti proposti dagli sviluppatori non può che stupire in positivo, con Mira che è probabilmente tra le ambientazioni più affascinanti degli ultimi anni, in alcuni aspetti anche più di Mechonis e Bionis con un senso di mistero percepibile sia nella costruzione ambientale sia, come vedrete, nella trama principale. Forse è proprio quest’ultima ad aver deluso maggiormente, non permettendo al titolo di guadagnarsi una votazione altrimenti piuttosto alta, diluita com’è e priva di una sostanziale chiusura che fanno presagire sviluppi futuri, magari con un seguito diretto o con un’espansione.

Fatto sta che grazie all’esplorazione, ad un sistema di combattimento divertente e ben congegnato ed alla introduzione degli Skell, Xenoblade Chronicles X riesce a fare breccia nel nostro orgoglio videoludico con prepotenza, prefiggendosi il compito di chiudere questo 2015 con un certo stile. Contenuti in quantità (almeno 50 le ore richieste per completare la trama principale) e una modalità online asincrona e cooperativa vanno a comporre un’offerta che, scusateci la banalità, non potete rifiutare.

Voto: 8.5/10

*Per esigenze di pubblicazione e per offrire un contenuto editoriale migliore, tratteremo nel dettaglio la modalità multigiocatore, in un articolo separato

Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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