Rise of The Tomb Raider 10

Rise of the Tomb Raider

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Rise of the Tomb Raider – Recensione

Rise of The Tomb Raider 10

Quando Microsoft sganciò la bomba dell’esclusiva temporale su Rise of the Tomb Raider, lo scorso anno, per giorni non si parlò d’altro. Il nuovo “ritorno” di Lara Croft dopo quel reboot accolto da stampa e pubblico con sonori applausi, tanto nella versione iniziale su previous gen quanto nella successiva – e strepitosa – conversionePS4 e Xbox One, ha rappresentato da subito uno dei colpi meglio riusciti degli ultimi anni. Da un lato perché, ammettiamolo, la bella archeologa inglese ha bucato letteralmente lo schermo divenendo un’icona popolare nel pianeta al pari di altri personaggi, siano essi virtuali o in carne ed ossa. Dall’altro perché, con “l’ultimo” Tomb Raider, Crystal Dynamics e Square Enix erano riusciti a donar nuova vita ad un franchise forse tra i più illustri di questo medium, ma come spesso accade incapace sul lungo termine di reggere il peso del proprio nome: e, proprio per questo, destinato ad un ingiusto declino. Perché la verità, a ben vedere, è sotto gli occhi di tutti: Tomb Raider e Lara Croft hanno fatto scuola, scrivendo i paradigmi di un genere destinato poi ad essere reinterpretato e ammodernato assecondando i gusti delle nuove generazioni di giocatori. Quello che, in parte, non fece la saga di Eidos per lungo tempo, o volendo essere precisi fino a due anni fa: il reboot che non ti aspetti, il ritorno alle origini di un personaggio che vuole dimostrare di aver ancora parecchie cose da dire, anche ad anni di distanza. E una rivoluzione, in termini di giocablità, che schiudeva per la prima volta le porte dell’open world in un universo soggiogato storicamente dalla linearità. Questo per dire, in sostanza, che la giovane Lara Croft ci aveva convinti.

Con Rise of the Tomb Raider, il cammino intrapreso da sviluppatore e produttore compie un ulteriore passo avanti: partendo da quanto di buono fatto due anni fa, Crystal Dynamics evolve ed amplifica gran parte delle componenti del proprio operato, raffinando il tutto da un punto di vista sia tecnologico (come è giusto aspettarsi), sia di gameplay, sia narrativo. “L’ascesa del Tomb Raider“, questa la maccheronica traduzione di questo secondo episodio del nuovo ciclo di Lara: un titolo non certo casuale, per ammissione dello stesso team di sviluppo, che lascia presagire un’evoluzione completa del proprio personaggio protagonista, da semplice “avventuriera ben attrezzata” a esploratrice a tutto tondo. La stessa evoluzione che, al netto di un paio di difetti, ha avuto il franchise negli ultimi 24 mesi.

Rise of the Tomb Raider

Piattaforma: Xbox One

Genere: Action

Sviluppatore: Crystal Dynamics

Publisher: Microsoft, Square Enix

Giocatori: 1

Online: Asincrono

Lingua: Completamente in Italiano

Versione Testata: Xbox One

Rise of the Tomb Raider inizia a breve passo dal termine degli avvenimenti narrati nel precedente capitolo – i più attenti noteranno questo dettaglio nella sequenza introduttiva del titolo, osservando il ritaglio di un giornale dedicato alla sfortunata spedizione verso Yamatai. Lara è viva, vegeta e tutto tranne che intenzionata a riposarsi nel lussuoso maniero di famiglia in terra britannica. Del resto si sa, è una Croft, e difficilmente un Croft predilige le comodità della vita da nobile se, sull’altro piatto della bilancia, è appoggiata la possibilità di stanare la fonte dell’eterna giovinezza. Già, la fonte: l’ultima avventura di Lord Croft, l’ultimo tentativo di riscattare il proprio illustre nome di fronte ad una comunità scientifica che non vede più di buon occhio le scoperte dell’archeologo britannico. Che allora fa di testa propria, studia, ricerca, smette ostinatamente di dormire e di vivere una vita normale per raggiungere quella verità sinora solo sfiorata, per dimostrare la propria ragione. Per dimostrare che la fonte della vita eterna è vera, al punto da sacrificare irrimediabilmente la propria. Dopo l’esperienza di Yamatai,Lara decide di riscattare il nome del padre, riprendendo quel lavoro dal punto in cui venne interrotto un buon decennio prima, e parte alla ricerca della città perduta di Kitež. Una cittadina tanto sperduta quanto leggendaria dove, si narra, un Profeta immortale abbia custodito da sempre il segreto dell’immortalità. Un segreto che fa gola a molti, tutto tranne che ben intenzionati, e intorno al quale ruotano destini soltanto all’apparenza slegati. Ma chi sia la Trinità e cosa stia cercando, non saremo certo noi a raccontarvelo oggi.

Non che il franchise di Tomb Raider abbia mai avuto problemi con la componente narrativa: seppur i primi episodi rimangano, almeno per chi vi scrive, quelli più coinvolgenti e memorabili, la tematica del cacciatore di tesori in giro per il mondo, tra leggende, miti e esoterismi, non ha mai avuto grosse difficoltà ad irretire e stupire il giocatore. Rise of the Tomb Raider parte da questo, è vero, ma fa qualcosa di più: scava, va a fondo, entra per un po’ nella testa della propria eroina e porta alla luce un substrato affettivo fatto di legami e passioni, ma anche di dubbi e di desiderio di rivalsa. Due sono i binari narrativi di questo nuovo capitolo: il primo, quello più squisitamente action che condurrà Lara in quel della Siberia a caccia del più prezioso dei tesori, e il secondo,intimo e dolorante ancora a distanza di anni, in cui una ragazza fatica a perdonare di non aver creduto all’ossessione del padre e, in un estremo tentativo, fa di tutto per renderne omaggio alla memoria. Il che può sembrare pretestuoso, lo sappiamo, o “volutamente drammatico”: la realtà dei fatti è che non solo funziona alla perfezione, ma dona una nuova maturità alla narrazione. Anche questa lotta interiore, del resto, contribuisce a quell’ascesa che citavamo poco fa.

Con Rise of the Tomb Raider, il cammino intrapreso da sviluppatore e produttore compie un ulteriore passo avanti

Ma veniamo all’aspetto principale di questa nuova avventura di Lara, il gameplay. Rise of the Tomb Raider è un action open world in terza persona, basato su una componente combat (ad armi bianche e da fuoco) e su una squisitamente esplorativa, che richiede al giocatore – al di là del classico pathfinding – un minimo di sagacia per risolvere i più svariati enigmi ambientali. Un mix di azione ed esplorazione, di frenesia e di concentrazione sovrumana per calcolare l’istante esatto per compiere quel salto all’apparenza incolmabile. Nulla che non sia già stato visto due anni fa, direte voi: ma avreste ragione soltanto in parte, visto che quanto appena esposto rappresenta soltanto il punto di partenza di questa memorabile Ascesa. Crystal Dynamics riprende i punti focali della precedente creatura, ma li rielabora e li amplifica in modo evidente proiettando il giocatore in una dimensione completamente nuova – ed estremamente ricca di cose da fare. Rise of the Tomb Raider è un titolo davvero open world, con una serie di missioni principali da portare a termine, chiaramente per raggiungere i credits, ma una pletora di side mission facoltative ma non certo inutili. Sparsi tra le location, vi saranno degli NPC pronti a chiedere il nostro aiuto: le richieste sono le più disparate, e spaziano dal disattivare una serie di ponti radio al procacciare cibo e legname per il villaggio, passando per l’eliminazione di un piccione viaggiatore che porta con sé notizie scomode. Premesso che, come sempre, l’ordine di esecuzione di tali missioni è a totale discrezione di chi stringe il pad tra le mani, assecondare le altrui richieste potrebbe essere più utile del previsto. Lara potrà essere infatti premiata con oggetti utili in game come il Grimaldello (ideale per aprire porte e armadi chiusi a chiave), oppure con Abiti speciali – altra novità di questo capitolo: laddove gli abiti standard hanno semplice valenza estetica, quelli ricevuti in premio possono potenziare alcune skill di Lara, come la resistenza al fuoco nemico o maggior efficacia nelle fasi di cura.

L’esplorazione delle aree di gioco permetterà dunque di incontrare individui alla ricerca del nostro aiuto, ma anche di interagire con speciali elementi di scena che scatenano le cosiddette Sfide: qualcosa come, ad esempio, sparare al centro di tutti i bersagli nascosti nel villaggio, distruggere una dozzina di portatili nemici, catturare cinque galline in fuga e rinchiuderle in un pollaio. Ancor più delle side mission, le sfide a disposizione spaziano in quanto a tipologia – oltre che quantità: portatele a termine, se vorrete, e avrete maggior liquidità da investire nelNegozio (di cui parleremo tra qualche paragrafo). Non mancano infine tutti quei “collezionabili” già visti nell’ultima avventura di Lara e soci: reliquie nascoste nei punti più impervi del livello, antichi documenti o lettere utili ad una maggior visione d’insieme del background narrativo, ma anche le nuove mappe – che evidenziano la posizione dei suddetti collezionabili, per un più facile reperimento, le monete antiche o gli affreschi. Particolarmente interessante, a tal proposito, è la capacità di Lara di apprendere una nuova lingua (russo, greco e mongolo) analizzando dipinti, steli, monoliti o monumenti con annesse incisioni: maggiore sarà il numero di questi “reperti” stanati, più velocemente salirà il livello di traduzione della nostra alter ego. Le informazioni reperite in questo modo sono ragionevolmente varie, e spaziano dal nozionismo storico alla collocazione di una reliquia preziosa.

A proposito di oggetti preziosi, gradito ritorno è quello delle Tombe, sezioni di livello facoltative e caratterizzate da un coefficiente di sfida, in termini di enigmi, sensibilmente maggiore rispetto alla media del titolo. L’obiettivo di ciascuna tomba, una volta individuata, è trovare una via d’accesso alla stanza della sepoltura vera e propria, che non si limiterà a contenere reliquie e altri collezionabili ma offrirà a Lara un prezioso manoscritto, contenente informazioni utili per l’apprendimento di tecniche speciali. Alcune di queste, ad esempio, le permetteranno di colpire un animale direttamente al cuore, in modo da abbatterlo con una sola freccia, di ridurre il tempo necessario a ripristinare la propria salute in caso di attacco non critico o di aumentare il danno degli attacchi “da fuoco” (molotov, esplosioni o quant’altro) apprendendo i segreti del Fuoco Greco. Pur rimanendo a discrezione del giocatore, le Tombe rappresentano alcuni dei momenti più memorabili di Rise of the Tomb Raider, vuoi per un level design sensazionale (come il galeone intrappolato nei ghiacci, una delle primissime sezioni segrete in cui vi imbatterete), vuoi per quel sadismo degli sviluppatori nel progettare gli enigmi, alcuni dei quali al limite della denuncia. Essendo la relativa posizione comodamente indicata nella mappa (basta avvicinarsi all’ingresso della tomba, ed esso sarà visibile nella mappa dell’area), la ricompensa in perk che si attivano autonomamente in gioco dovrebbe essere sufficiente a stimolare la vostra vena esplorativa.

Inutile sottolineare che la risoluzione degli enigmi legati alle Tombe, così come gran parte delle azioni descritte sino ad ora, ricompensano il giocatore con i famigerati punti Abilità, da spendere nel livellamento di Lara. La meccanica di progressione del personaggio è rimasta pressoché invariata rispetto alla precedente declinazione, rimanendo legata al ritrovamento di un campo base dove riposare. Lo skill tree di Lara è diviso in tre aree principali (Combattimento, Caccia, Sopravvivenza), ciascuna delle quali composta da un set di abilità tutto tranne che contenuto a disposizione delle scelte del giocatore. Più si avanza nell’avventura principale, più Tombe si “profanano”, più sfide e side mission si “portano a casa”, maggiore sarà il quantitativo di punti Abilità da gestire. Lo stesso discorso trova applicazione per l’upgrade dell’armamentario in possesso, legato ancora una volta al reperimento di materiali e pelli da “barattare” in una maggiore potenza di fuoco, una ricarica più veloce o un caricatore più capiente. Non tutti gli upgrade, come prevedibile, saranno accessibili da subito, ma richiederanno uno o più requisiti per essere equipaggiati.

Rise of the Tomb Raider introduce una meccanica assolutamente inedita all’interno del franchise, il crafting

Ma il capitolo “inventario” non poteva certo concludersi senza alcuna novità significativa. Rise of the Tomb Raiderintroduce una meccanica assolutamente inedita all’interno del franchise, il crafting. Lara potrà infatti raccogliere determinati elementi disseminati nei vari livelli e combinarli opportunamente a proprio vantaggio, ottenendo benefici sia in termini offensivi che difensivi. Partiamo dall’esempio più semplice: le frecce. Seppur sia possibile raccoglierle dai corpi delle nostre vittime, potremo fabbricarle noi stessi all’occorrenza, a patto di avere a disposizione abbastanza legna secca e piume di uccello. Entrambi gli “ingredienti” potranno essere raccolti esplorando lo scenario, sino a “riempire” lo spazio disponibile nel nostro zaino (che potrà essere tuttavia ampliato con upgrade specifici). L’aspetto interessante del crafting coincide col fatto che non sarà necessario un “tavolo da lavoro” o un campo base per creare, ma potremo fabbricare qualsiasi cosa in tempo reale, anche nel mezzo di una sparatoria, premendo il dorsale corretto del controller di Xbox One. E di cose da creare, inutile dirlo, ce ne sono a volontà: aggiungete dei funghi alla ricetta precedente e potrete creare frecce venefiche, utilissime per abbattere animali “problematici” come orsi, lupi o tigri. Metteteci invece il minerale giusto – ne troverete in abbondanza nelle numerose caverne siberiane, e per magia otterrete delle frecce esplosive, ideali (a fianco di quelle incendiarie) per abbattere barriere o ostacoli che sbarrano l’accesso a Lara.

Oltre a dare una profondità del tutto nuova al titolo, il crafting – specie nelle fasi più combat – permette al giocatore di dare libero sfogo alla propria creatività, ottenendo elevanti quantitativi di punti esperienza in cambio. Sarà possibile raccogliere bottiglie dal suolo e trasformarle rapidamente in bombe molotov, imbottire di esplosivo lattine vuote per poi scagliarle contro i nemici e vederli saltare a metri di distanza o fabbricare proiettili cavi per la pistola, capaci di danni drammaticamente maggiori. Il tutto va poi a braccetto con nuove skill del personaggio, quali la possibilità di trasformare le radio di comunicazione raccolte dai cadaveri dei soldati nemici in mine di prossimità o di rendere quegli stessi corpi inermi delle bombe velenose, con le quali eliminare più minacce in un sol colpo. Lo spazio delle possibilità cresce a dismisura, rendendo il classico approccio “pistole alla mano” soltanto una delle possibili alternative: nessuno vieta, infatti, di prediligere un approccio stealth, laddove possibile, sfruttando questi elementi a proprio favore. E magari ogni tanto creando qualche medikit, a patto di avere un numero sufficiente di foglie medicinali nello zaino.

Rise of the Tomb Raider (6)

Come avrete capito, di cose da fare in Rise of the Tomb Raider ce ne sono parecchie, abbastanza da tenervi incollati all’ammiraglia di casa Microsoft per un paio di giorni. Numeri alla mano, abbiamo effettuato un playthrough completo del titolo Crystal Dynamics in poco più di 20 ore, dedicando però particolare attenzione alle side missions e alle Tombe (completate entrambe al 100%) per una percentuale complessiva di completamento del 76%. Districarsi tra l’intero set di reliquie, documenti ed altri collezionabili in game estende sensibilmente l’esperienza di gioco, che si assesta invece sulle 12/14 ore nel caso di una run liscia sullo storymode principale. A fianco di quest’ultima è disponibile inoltre una modalità online asincrona, chiamataSpedizioni: non si tratta di una componente multiplayer nel senso stretto del termine (dimenticatevi dunque un multi simile a quello di Uncharted 3, tanto per fare un semplice paragone), quanto piuttosto di un’insolita variazione sul tema delle leaderboard e della condivisione dei punteggi. Nelle quattro tipologie di Spedizionedisponibili sarà possibile affrontare nuovamente alcuni livelli della storia principale nel tentativo di guadagnare la più preziosa tra le medaglie disponibili. In Attacco a Punti, ad esempio, l’obiettivo è raggiungere il punteggio più alto: sarà necessario completare lo scenario corrente entro un dato intervallo di tempo, raccogliere quanti più collezionabili possibili o inanellare combo di uccisioni senza essere spediti anzitempo al tappeto. I punteggi ottenuti finiranno poi nelle immancabili classifiche online, per la gioia degli amanti delle sfide. A fianco di Attacco a punti troviamo Rigioca Capitolo (il nome è abbastanza eloquente), Rigioca Capitolo Versione Elite (potremo affrontare il livello con abilità ed equipaggiamento potenziati) e Resistenza dei Discendenti, il più interessante dei quattro, dove potremo creare o partecipare a missioni personalizzate per liberare la valle dei Discendenti dalle insidie della Trinità.

Per ciascuna delle modalità appena esposte, prima di entrare nel vivo dell’azione sarà possibile selezionarecinque carte speciali, che fungono da modificatori della partita. Suddette Carte sono disponibili all’interno delNegozio sotto forma di pacchetti (sono disponibili sei tipologie distinte di pacchetti più una “folle”, in base alle esigenze del giocatore), e possono essere acquistate con la moneta virtuale guadagnata nel corso dell’avventura principale (che, sia chiaro, non ha nulla a che vedere con le monete antiche disseminate e raccolte da Lara). Le modifiche possibili introdotte dalle Carte sono numerosissime, e spaziano dall’alterazione di parametri standard quali resistenza alle armi/fuoco, salute o danno inflitto ad altre, esilaranti, come la possibilità di giocare con Lara (e annessi nemici) con una testa enorme, usare le galline come frecce in perfetto stile Hot Shots o di avere a che fare con corpi “esplosivi” non appena colpiti da un proiettile. Ciascuna carta può essere equipaggiata liberamente e, nel caso, rivenduta qualora foste a corto di liquidi virtuali.

Di cose da fare in Rise of the Tomb Raider ce ne sono parecchie, abbastanza da tenervi incollati all’ammiraglia di casa Microsoft per un paio di giorni

Da un punto di vista tecnologico, Xbox One sembra aver soddisfatto anche le aspettative più esigenti. Rise of the Tomb Raider vanta un comparto grafico di elevatissima caratura che, senza nulla togliere alla modellazione dei personaggi principali, mostra il meglio nel level design. Orizzonti lontanissimi, foreste vive e brulicanti, distese di ghiaccio evocative e impressionanti e lì, quando meno te l’aspetti, ecco che appare dal nulla un galeone, un tempio, una costruzione con secoli di storia nascosta dagli sguardi indiscreti della civiltà. L’universo ricreato in questo nuovo ciclo di Tomb Raider è sensazionale, ricchissimo di dettagli e impreziosito da un sistema di illuminazione come, ad oggi, non si era ancora visto sulla console di Redmond. Esplorare è un piacere, quasi un passatempo rilassante: tra un sole che tramonta e lascia spazio all’oscurità, una tempesta di neve improvvisa o il fumo alzato verso il cielo dalle sorgenti termali, c’è sempre qualcosa di curioso da osservare per cui valga la pena “passeggiare” qualche minuto. E questo senza contare l’ottimo lavoro svolto dai designer, che hanno giocato sullacomponente verticale delle mappe (sfruttata soltanto parzialmente due anni or sono): grazie al rampino o allefrecce a punta larga, ennesima new entry del titolo, potremo avventurarci anche verso l’alto. E, non dovessimo raccattare alcun manufatto prezioso, potremmo comunque godere del panorama.

Parlando di realizzazione dei personaggi, Lara e i suoi comprimari sono realizzati con cura e attenzione anche nel dettaglio più marginale (Lara, ad esempio, si sistema i capelli ogniqualvolta esca da uno specchio d’acqua). Inutile parlare di cariche poligonali e di fluidità delle animazioni, almeno per i soggetti di cui sopra, trattandosi diuna situazione decisamente tra le più rosee all’interno del mercato videoludico di casa Microsoft. Ottimo anche il lip sync, qualora optaste per una partita in lingua inglese: un po’ meno nel caso decideste di usare l’idioma nostrano, nonostante un doppiaggio complessivamente carismatico e ben riuscito. I nemici “standard” si comportano bene, pur essendo evidente un certo riciclo degli asset utilizzati dai relativi modelli e una leggera macchinosità nelle animazioni di corsa. Nel corso della nostra prova non abbiamo riscontrato bug significativi se non nella parte conclusiva del gioco, quando in un paio di occasioni alcuni soldati nemici sono letteralmente spariti dallo schermo dopo essere stati colpiti dal piccone di Lara. Ma si tratta comunque di imperfezioni marginali, di fronte ad un risultato, nel proprio complesso, davvero di tutto rispetto.

In conclusione …

A rischio di sembrare pleonastici, lo ripetiamo ancora una volta: Lara Croft è tornata. A ben vedere, lo aveva già fatto su previous gen con un reboot tanto inatteso quanto sorprendente due anni fa: un titolo completo, divertente ed appassionante, quell’avventura memorabile che, vuoi per delle location che levano il fiato, vuoi per quel fascino che da sempre accompagna il cacciatore di tesori, difficilmente non riesci a “vivere” e a metabolizzare al punto da sentirti, almeno per un attimo, ad un passo dal tesoro. ConRise of the Tomb Raider, Crystal Dynamics alza ulteriormente l’asticella, confermando quanto di buono espresso dal lavoro precedente e dimostrando come, nonostante tutto, ci sia ancora parecchio spazio perLara Croft: un personaggio amato da molti e criticato da (quasi) altrettanti, un’icona che da sempre fa discutere ma che, dopo tante avventure, smette di essere una archeologa dalle curve facili. La nuova Laraè riflessiva, ha più dubbi che certezze, è tormentata da un passato che non riesce a dimenticare: non è imbattibile come l’eroina che eravamo abituati a conoscere, ma sbaglia, cade e si rialza. Che è un po’ la metafora racchiusa in questo titolo, Rise of the Tomb Raider: l’evoluzione, la maturazione di un personaggio che capisce la strada da percorrere e la intraprende, costi quel che costi.

Che è per certi versi quello che ha fatto Crystal Dynamics in quest’intervallo tra le due declinazioni del franchise: affinamento del gameplay, introduzione di nuove meccaniche (crafting in primis), evoluzione del concetto di open world e narrazione intima e profonda allo stesso tempo. Rise of the Tomb Raider è avventura nella forma più semplice e coinvolgente, una progressione costante spinta dalla curiosità furibonda di scoprire dove ci porterà quel simbolo inciso sul pavimento o quella nota ambigua del Profeta di Kitež. Certo, Rise of the Tomb Raider non brilla per difficoltà, e a tal riguardo potremo obiettare uncoefficiente di sfida particolarmente morbido (a modalità Normale, saranno più le volte che Lara perderà la vita in cadute, arrampicate mancate e salti a vuoto che non per il piombo nemico), oppure sottolineare la presenza di alcuni bug sulla gestione delle forze nemiche che, in alcune circostanze, ci hanno ulteriormente aiutato. Ma l’esperienza del giocatore, quell’avventura che sognavamo da bambini guardando con gli occhi sgranati Indiana Jones al televisore, non cala un solo secondo: e questa, almeno secondo noi, è la cosa più importante. Bentornata, Miss Croft.

Voto: 9/10

Bello, simpatico, intelligente e super esperto di videogiochi, ha sviluppato un'incredibile capacità nello scrivere cazzate.. Gioca ai giochini elettronici dall'86 e ci scrive a riguardo dal 2006 o giù di lì.. Ma non fateglielo notare, che poi si monta la testa..

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