Dengeki Bunko: Fighting Climax – Recensione

Dengeki Bunko: Fighting Climax – Recensione

Una decina di anni fa i picchiaduro tratti da anime e manga erano videogiochi destinati a rimanere in Giappone, solo pochi coraggiosi riuscivano a procurarseli sfidando la dogana e l’ostica lingua del Sol Levante.

Uno dei più importati in occidente e capostipite del genere fu l’indimenticabile Jump Super Star per Nintendo DS. Il suo rooster di lottatori comprendeva personaggi tratti da Naruto, Bleach, One Piece, Dragonball e tante altre serie amate dagli appassionati di tutto il mondo. Un mix che fu un successo assicurato ma che per problemi di copyright editoriali non venne mai rilasciato in occidente. Fortunatamente oggi la situazione rispetto a dieci anni fa è completamente cambiata e l’appassionato odierno non deve più districarsi fra ideogrammi e complessi cambi di valuta. I publisher adesso tengono in considerazione quello strano mondo animato che ha sede in Akihabara, Occidente compreso.

Un recente esempio di questo cambiamento di rotta è J-Stars Victory Vs. l’ultimo picchiaduro con i personaggi della rivista manga Shounen Jump, e a riconferma di ciò, oggi vi presentiamoDengeki Bunko: Fighting Climax, un altro gioco di combattimento ispirato al mondo degli anime e manga e, ovviamente, dei videogiochi.

Dengeki Bunko è una famosa etichetta editoriale che nella terra del Sol Levante pubblica light novels, romanzi che seguono lo stile narrativo dei manga ma che al contrario di questi contengono sporadiche illustrazioni.

Da molte light novels sono nate famose serie animate, una su tutti è il popolare Sword Art Online, ma per gli intenditori citiamo anche lo stupendo Durarara!! e lo stravagante Oreimo. Copiando l’idea da cui è nato Jump Super Stars anche la casa editrice Dengeki Bunko ha festeggiato i vent’anni di attività regalando ai suoi lettori un picchiaduro ispirato alle sue light novels più amate.

Immaginate Kirito incrociare la spada con la tigre palmare Taiga, Kirino che importuna Shana invitandola a diventare sua sorella minore e avrete più o meno il sunto di Dengeki Bunko: Fighting Climax. Fra improbabili combattimenti e scenette comiche, 14 personaggi si confrontano fra loro ma solo i fan più incalliti capiranno tutte le citazioni. Elemento che va a subito a mostrare il fianco su uno dei limiti maggiori del titolo.

Se la presenza di Sword Art Online può trarre in inganno sfidiamo i nostri lettori a conoscere Ro-Kyu-Bu, Strike the Blood, The devil is a part-timer! e Black Bullet, tutte opere rimaste inedite in Italia sia nella versione animata che cartacea.

Dengeki Bunko: Fighting Climax si presenta sin da subito come un gioco destinato a una ristretta nicchia di utenti, così di nicchia che il gioco stesso considera scontato che i suoi acquirenti conoscano già i personaggi presenti nel gioco. Evitando qualsivoglia introduzione. Per quanto nei picchiaduro la trama non sia poi così importante, è un dispiacere non riuscire a cogliere alcune gag o il motivo dietro a certe curiose animazioni. Per esempio, solo i fan sfegatati di Oreimo potranno capire perché Kirino durante una mossa si trasforma in una ragazza magica e il perché dietro un con abiti in stile gotico. Sebbene il background dei personaggi sia stato lasciato da parte, il giocatore può per lo meno consolarsi con un rooster variegato nonostante il ristretto numero di lottatori. I personaggi disponibili infatti sono solo 14, di cui due sono guest star del mondo videoludico e, considerando che Dengeki Bunko esiste da ben 20 anni, la scelta poteva essere più ampia, e magari meglio relazionata anche per il pubblico occidentale.

A risollevare la situazione ci pensa comunque l’estrema cura con cui ogni combattente è stato caratterizzato. Ogni mossa è una citazione che se riconosciuta riempe di gioia il videogiocatore. Nessuna animazione o frase è lasciata al puro caso.
Discorso analogo anche per i 23 personaggi di supporto, i quali, una volta chiamati in causa, danno sfoggio delle loro azioni più caratteristiche, proprio quelle che li contraddistinguono nelle relative serie animate. Per esempio non sarà difficile riconoscere l’iconica moto di Celty di Durara!! all’attacco o la danza nel grano di Horo di Spice and Wolf quando si tratta di risollevare la barra della vita del vostro lottatore. Sebbene nel gioco sia assente un qualsiasi tipo di tutorial, Il gameplay è estremamente classico e facile da padroneggiare per i novizi, ma al solito appagante anche per i veterani del genere. 

All’inizio di ogni combattimento il giocatore sceglie il suo combattente, il personaggio di supporto e l’arena in cui giocare. Come in tanti picchiaduro gli attacchi si dividono in debole, medio e forte da concatenare in una serie di devastanti combo, il tutto senza senza dimenticare le immancabili prese e parate. In aiuto ai principianti c’è anche un sistema di auto-combo per imparare a giocare. Una volta iniziato il duello e caricata la barra a tempo,può anche essere evocato in aiuto l’assist che interviene con un attacco o una cura. Si possono creare molte strategie interessanti scegliendo il supporto giusto e chiamandolo al momento opportuno. Si tratta di uno degli aspetti più curati del gioco. Oltre a ciò, caricando la barra climax possono essere eseguiti potenti attacchi speciali con tanto di spettacolari cut-in animate a enfatizzare l’azione.

Senza alcun dubbio i combattimenti sono molto curati così come la grafica 2D utilizzata per i personaggi e le arene, peccato solo che queste ultime non sprizzino di originalità. Scegliere un campo di battaglia dove giocare è un po’ come mangiare un minestrone con della frutta dentro, ci sono arene ispirate a Sonic, Nights, Phantasy Stars Online e altre che sono totalmente fuori luogo con il tema centrale del gioco.

Anche la presenza di lottatori come Akira e Pai di Virtua Fighter e quella di Selvaria e Alicia di Valkyria Chronicles lascia dubbiosi, sono cameo simpatici ma che mal si integrano con il cast principale. Lo stesso discorso si applica alle musiche: molte di esse sono infatti remix di alcuni classici SEGA, ma nessuno realmente memorabile e comunque generalmente poco consoni al contesto di gioco. Fortunatamente il doppiaggio giapponese, l’unico presente nel gioco, è di ottima fattura, realizzato per l’occasione dai doppiatori originali dei vari show televisivi da cui sono tratti i personaggi.

Un altro difetto che potrebbe far storcere il naso a molti è la povertà della gallery, decisamente parca di contenuti da sbloccare fra i quali vale la pena citare solo qualche (vetusto) artwork, alcuni elementi audio e le misere descrizioni dei personaggi. Considerando che il gioco è destinato ai fan poteva esser fatto di più per rendere omaggio ai loro beniamini.

In generale tutto Dengeki Bunko: Fighting Climax è povero di contenuti, dalla scontata modalità storia che si ripete uguale per ogni personaggio ai brevi dialoghi dei dreams duels. La situazione non migliora neanche giocando nella modalità multiplayer online o in locale. Una volta sbloccati tutti gli extra della modalità in singolo, infatti, a meno di non disporre di un amico con la propria copia del gioco, destreggiarsi attraverso le varie modalità online sarà un’ardua impresa visto la nicchia di giocatori a cui il titolo si rivolge.

In conclusione…

Fra tanti difetti e alcuni pregi Dengeki Bunko: Fighting Climax non è un titolo per tutti ma solo per pochi appassionati. La platea a cui è destinato questo picchiaduro è quella degli otaku sfegatati e fra questi molti storceranno il naso per l’esiguo numero di personaggi disponibili, la trasandata modalità storia e i contenuti extra quasi del tutto inesistenti.

Di tutto il gioco solo i combattimenti riescono a essere tecnicamente degni di nota e allo stesso tempo coinvolgenti da giocare anche per i giocatori alle prime armi. Fra pochi alti e tanti bassi non possiamo non augurarci che Dengeki Bunko: Fighting Climax Ignition, il sequel che uscirà a dicembre in Giappone, possa correggere i difetti del suo incompleto predecessore e rilanciare un’idea che, almeno sulla carta,risulta comunque intrigante e divertente.

Voto: 6/10

Insistere per avere un Game Boy nel lontano 1998 è stata una delle migliori idee che abbia mai avuto, da allora non si è più allontana dal mondo videoludico. Più allenatrice di Pokémon che studentessa, quando il dovere la chiama studia giapponese, in realtà il secondo fine è capire la trama dei suoi JRPG preferiti.

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