Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente – Recensione

Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente – Recensione

Per i gamers più vecchiotti l’espressione “avventura grafica” risulta essere ben più di una semplice crasi di parole, andando ad aprire cassetti della memoria sigillati da oramai quindici o venti anni, cassetti in cui sono riposti i ricordi più belli di una gioventù che ha coinciso con l’epoca aurea del Pc Gaming, dove pochi pixel, tanta trama e giocabilità alle stelle erano equamente distribuiti in ogni prodotto dell’allora nascente industria videoludica moderna.

A distanza di tre e più lustri le avventure grafiche stanno attraversando, anche grazie all’operato di software house come Telltale, Sierra e, soprattutto, DONTNOD, una seconda giovinezza che sta dando nuovamente lustro ad un genere considerato dai più oramai morto e sepolto e relegato nell’ambito dell’abandonware!

I ragazzi di Revolution tornano dunque sui loro passi riprendendo le fila di una delle ultime saghe storiche del primo periodo d’oro delle avventure grafiche e presentando al nostro giudizio Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente. Si tratterà dunque di una mera operazione nostalgia o siamo davanti ad un vero esponente del glorioso genere delle avventure grafiche? Scopriamolo insieme!

Pubblicato oramai due anni fa su Pc, in seguito ad un Kickstarter che decretò il successo anticipato di questo titolo, Broken Sword fa (piuttosto in sordina a dire il vero) il suo ingresso nel mondo console, proponendo agli utenti di Playstation 4 ed Xbox One le avventure complete di Nico e George originariamente pubblicate in maniera episodica su Pc.

In una minuscola galleria d’arte nel centro di Parigi, sotto gli occhi esterrefatti del povero George Stobbard, il padrone della “bottega d’arte” viene ucciso a sangue freddo dopo aver cercato di sventare il furto di “La maledicciò”, un quadro la cui storia ci viene spiegata nel breve antefatto all’inizio dell’avventura grafica. Fuggito dal negozio il rapinatore/assassino viene inseguito da una donna che si rivelerà essere Nicole Collard, in arte Nico, fiamma nonché vecchia conoscenza sia di George che degli aficionados di vecchia data della saga di Broken Sword. Una volta riunitosi, il dinamico duo di investigatori/amanti si troverà coinvolto, per l’ennesima volta nella loro storia (a questo punto due domande me le farei fossi in loro…), in indagini che li vedranno sospettati e, nemmeno a dirlo, coinvolti in un misterioso complotto dalle tinte noir.

Sarà possibile godere appieno de “La Maledizione del Serpente” pur non avendo giocato ai precedenti capitoli.

Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente è l’opera ultima di Charles Cecile, nome che riempirà di gioia il cuore dei gamer più anzianotti: game designer di qualità e co-fondatore di Revolution Software, Monsieur Cecile può vantare a curriculum Lure of the Temptress (1992) e quel piccolo capolavoro rispondente al nome di Beneath a Steel Sky che, nell’oramai lontano 1994, sdoganò il concetto di cyberpunk in ambito videoludico.

Il ritorno di Cecile alla cabina di regia non deve però intimorire i neofiti: sarà infatti possibile godere appieno delle peculiarità de “La Maledizione del Serpente” pur non avendo giocato ai precedenti capitoli; i fan di vecchia data troveranno invece, senza fatica alcuna, rimandi ai passati episodi e piccole chicche a completamento della già esaustiva trama di questo prodotto. Ciò che potrebbe invece spaventare dei videogiocatori non avvezzi alle dinamiche delle avventure grafiche, sono i ritmi di gioco: Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente poco, anzi nulla, fa per venire incontro ai neofiti, proponendo una struttura di gioco dannatamente old-school scandita da ritmi lenti e dalla sistematica necessità di elucubrazioni al fine di risolvere gli enigmi disposti durante tutto il playthrough.

Il sistema di controllo è improntato alla semplicità più assoluta: muovere il cursore per lo schermo vi porterà ad identificare oggetti da esaminare, con i quali interagire in modo semplice o combinando uno degli elementi presenti nell’inventario. Pur essendo dunque abituati alla spettacolarità di prodotti quali Life is Strange o una qualsiasi delle avventure made in Telltale, il rischio di trovarvi spaesati (e bloccati per lungo tempo a risolvere un enigma) è a dir poco elevato: per un gamer old-school la difficoltà non sarà nulla di esorbitante, per un neofita sarà invece vero il contrario. Consapevoli di ciò, per non rendere il gioco inaccessibile (e frustrante) ai più, i ragazzi di Revolution Software hanno abilitato la possibilità di ottenere, mediante la pressione di una delle icone del menù a scomparsa utile per il salvataggio dei progressi, la soluzione di ogni singolo enigma che ci si parerà davanti.

 

La realizzazione grafica di questo Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente è un piccolo gioiello, intarsiato delicatamente e finemente, capace di stagliarsi e distinguersi dalle produzione di massa di questi ultimi periodi. Il look cartoon-style, improntato però alla verosimiglianza, dei nostri due beniamini (e di tutti i co-protagonisti e dei comprimari vari) ben si sposa con le schermate adibite a mondo di azione, disegnate a mano con un tratto caratteristico, parzialmente anacronistico ma sempre convincente.

Le location oggetto delle nostre peregrinazioni esplorative, per lo più tratte da contesti europei, svolgono degnamente il loro compito sia in quanto a design che riguardo la qualità complessiva delle stesse. L’unica critica muovibile a questo Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente riguarda, per l’appunto, la scarsezza di location esplorabili (almeno nella prima metà di gioco) dovuta, ahinoi, ad una estrema linearità della trama. Dimenticate infatti libertà di azione o mondi open world completamente esplorabili: fedele ai dettami delle avventure grafiche old-school, Revolution ha strutturato una trama si lineare ma, sfortunatamente, troppo schematica e a volte prevedibile. 

Solo le fasi finali della storia, la cui durata è stimabile dalle 7 alle 8 ore, garantirà dei plot twist di non poco conto conducendoci al naturale epilogo delle nostre peregrinazioni.

Se graficamente Broken Sword 5 riesce nell’intento di sorprendere per via di un tratto atipico e perfettamente riconducibile alle passate iterazioni della serie, lo stesso non può essere detto del comparto audio.

Il doppiaggio in italiano si attesta infatti su livelli medi, alternando voci calzanti (come quella di George Stobbard) ad altre meno adeguate (l’accento marcatamente francese di Nico non è il massimo) ad altre decisamente meno curate, prime tra tutti le voci e le interpretazioni di alcuni comprimari. Il comparto musicale svolge invece egregiamente il suo compito, regalandoci melodie in grado di esaltare sia le atmosfere gioiose e disincantate di Parigi e di altre località europee che quelle tese delle fasi finali: plauso dunque ai ragazzi di Revolution per questa feature!


 

In conclusione…

“Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente” rappresenta un bel ritorno a casa per i ragazzi di Revolution e per tutti gli appassionati di avventure grafiche old-school.

Un comparto grafico caratteristico e inconfondibile, unito ad una giocabilità purtroppo schematica ed eccessivamente lineare, ci consegnano un prodotto si valido ma tremendamente di nicchia. Una difficoltà leggermente sopra la media e dei ritmi di gioco lenti, tributo alle avventure grafiche dell’età aurea, fanno si che questo gioco possa essere apprezzato appieno solo dai cultori del genere, rappresentando una sfida snervante per neofiti e giocatori un pò meno attempati.

Un prezzo di vendita di circa 30 euro, direttamente correlato però ad una scarsa longevità (attestatasi sulle 8-9 ore), rendono il gioco consigliabile solo agli appassionati duri e puri o a chi vuole provare un gioco differente dagli altri presenti sul mercato!

VOTO: 7/10

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