This War Of Mine: The Little Ones – Anteprima GamesWeek 2015

This War Of Mine: The Little Ones – Anteprima GamesWeek 2015

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Milano This War of Mine è stato uno di quei titoli in grado di sconvolgere l’allegro e a tratti ipocrita universo videoludico, composto al 99% da buffi personaggi colorati, mascelloni guerrafondai e smitragliate fatte col sorriso ed un bel sigarone in bocca. È arrivato (quasi) dal nulla questo piccolo team polacco, con alle spalle solo qualche “Pew pew!” qua e là e se ne esce con una pugnalata nel cuore, metaforica, un’ode alla disperazione, una feroce ed intensa critica all’oscenità della guerra, da condannare, piuttosto che da porre sull’altare dei vincitori. Meccaniche survival tanto semplici quanto geniali, un’empatia di fondo che porta inesorabilmente ad affezionarsi ai superstiti che, casualmente, verranno assegnati al giocatore, ognuno con le sue skill e il suo carattere (frutto delle esperienze, lavorative e non, pre-conflitto), e a piangere lacrime copiose dopo l’ennesima morte, per il freddo, la fame, o per una missione in avanscoperta a caccia di briciole di cibo e materiali con i quali rendere meno miserabile la vita finita male, sotto le bombe, o di un proiettile di qualche bandito.

Cos’è che mancava al gioco (al di là dei limiti tecnico/ludici d’ordinanza)? Dei teneri pargoletti a complicare le cose, a risollevare l’animo dei sopravvissuti con la loro simpatia inattaccabile persino da una tragedia come la guerra, ma così complessi da gestire, con la loro imprevedibilità, e la loro fisiologica debolezza. Ma non è il solo punto di forza di questo This War of Mine: The Little Ones: è il porting su console, Xbox One e PS4, a renderlo speciale. Finalmente, anche i giocatori pad-muniti potranno condividere le sofferenze e la dura realtà con la già vasta utenza PC folgorata da questa vera gemma.

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Peccato però che, almeno la primissima impressione a riguardo, frutto di una demo giocata in un contesto, quello di una fiera, che ben poco si presta ad un contesto così intimo e delicato, è lontana da quel che chi vi scrive sperava in un porting console. Ci siamo ritrovati in una partita priva di bambini, quindi per un commento sulla feature principale di questa nuova edizione ci riserviamo di testarla in separata sede, sotto forma di hands on o codice definitivo, ma per dovere di cronaca, focalizzeremo questa breve anteprima sul control schema, altro elemento cruciale alla luce della nuova natura del gioco, così profondamente radicato nel PC gaming (dipendente com’è dal mouse). È impossibile non nutrire dubbi sull’approdo su PS4 e Xbox One di una simile produzione, dubbi che infatti, invece di affievolirsi, non hanno fatto altro che ingrandirsi, fino a far storcere il naso. La sensazione, forse con un pizzico di esagerazione, è che il team abbia optato per un riadattamento ai limiti dell’action, velocizzando e non poco i movimenti dei personaggi, ora controllabili in maniera diretta tramite levetta analogica, e non cliccando sul punto da raggiungere o sull’oggetto col quale interagire come in uno strategico.

Una scelta scellerata, che porta con sé dei controlli macchinosi ed imprecisi, a tratti mal concepiti (provate a salire di fretta due rampe di scale consecutive: al terzo, quarto tentativo, ci siamo dovuti fermare alla fine della prima, e riprendere la corsa), e che rende più machiavellico il controllo della squadra di sopravvissuti: se prima con tre click gli si impartiva ordini di azioni da un punto all’altro del “quartier generale” con estrema e rapida comodità, ora ci si dovrà recare manualmente al punto indicato. Il ritmo più veloce, inoltre, rovina e non poco l’atmosfera, così perfetta nel titolo originale.

 

Dare un’impostazione così veloce ed innaturale ad un’esperienza unica, lenta e riflessiva come This War of Mine, ci pare un errore imperdonabile

 

Il primo impatto con This War of Mine: The Little Ones è stato davvero da dimenticare: dare un’impostazione così veloce ed innaturale ad un’esperienza unica, lenta e riflessiva come This War of Mine, ci pare un errore imperdonabile. È però ingiusto e frettoloso puntare già da ora il dito contro 11bit studios: in primis ci sono i nuovi contenuti da saggiare, in particolare l’introduzione di una figura come quella dei bambini nel delicato meccanismo che regola vita e morte di quella gemma. Lato ritmo e schema di gioco, la speranza è che il team, indubbiamente poco esperto anche e soprattutto con il mondo console, non si lasci ammaliare dalla casualizzazione (oggettivamente insensata) dovuta all’approdo su PS4 ed Xbox One. Un tradimento che i fan della prima ora non accetterebbero minimamente.

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Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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