Halo 5: Guardians – Recensione

Halo 5: Guardians – Recensione

Nel 2012, quando 343 Industries è definitivamente passata al timone dello sviluppo della serie Halo, il cambiamento è stato accolto con molto scetticismo ed una punta di spavento.
Halo 4, l’ultimo esponente del franchise su Xbox 360, ha soddisfatto solo in parte le speranze dei calorosi fan, presentandosi come un prodotto sì completo e maturo sotto molti punti di vista, ma allo stesso tempo lasciando indietro aspetti della trama mai approfonditi. E’ naturale quindi aspettarsi moltissimo da Halo 5: Guardians, primo vero giro di boa per la software house americana e primo capitolo della serie ad uscire su Xbox One. E forse proprio perché consci delle altissime aspettative createsi attorno al loro lavoro, non si sono risparmiati proprio nulla: Halo 5 è un calderone di colpi di scena, improbabili ritorni, nuovi incontri e immortali leggende. Il tutto però, mescolato con qualche incertezza.
Alla fine di quella che è senza dubbio una delle campagne (almeno sulla carta) più promettenti della saga, resta un senso di insoddisfazione, legato soprattutto ad alcuni passaggi dell’avventura troppo approssimativi (per il cui epilogo, si sa, dovremo aspettare Halo 6).

 

 Halo 5: Guardians

Piattaforma: Xbox One

Genere: Sparatutto in prima persona

Sviluppatore: 343 Industries

Publisher: Microsoft Studios

Giocatori: 1

Online: 2-16

Lingua: Completamente in italiano

Versione Testata: Xbox One

 

Dopo i catastrofici eventi di Halo 4, che hanno visto il Didatta sconfitto non senza mietere innumerevoli vittime,Master Chief scompare misteriosamente dai radar terrestri, portandosi dietro una squadra addestrata di tre Spartan.
Alle prese con i Covenant, ancora in guerra tra loro, e le truppe di Prometeici ancora in vita, il comando ONIdecide di mandare in missione la squadra Osiris, capitanata dallo Spartan Locke, con l’arduo compito di trovare e catturare Chief, in modo tale da avere chiarimenti sul suo comportamento disertore. Tra il destino delle due squadre però, si scaglierà presto una forza incredibilmente devastante, capace di soggiogare, attraverso un utopistico sogno di pace, gran parte delle Intelligenze Artificiali al servizio della razza umana, mettendo quest’ultima sull’orlo dell’estinzione.
Ancora una volta quindi, gli Spartan saranno l’unica speranza che possa garantire la libertà e la sopravvivenza degli uomini.

Durante le 15 missioni che compongono la campagna single-player, il giocatore alternerà il controllo di Master Chief e di Locke, al comando delle rispettive squadre di supporto. Mentre nei panni del capitano di Osiris l’unico incarico è quello di rintracciare i movimenti dello Spartan-117 e degli altri membri della squadra Blu, sbaragliando orde su orde di Covenant e Prometeici, le missioni di John hanno un sapore più misterioso, quasi esotico. Master Chief infatti, obnubilato da continue visioni della sua defunta compagna Cortana, decide arbitrariamente di cercarla, nella speranza di poterla ripristinare grazie alle conoscenze della dottoressa Halsey.

Inizia così una frenetica caccia all’uomo, che il giocatore avrà la fortuna di seguire da entrambi i punti di vista, sia psicologici che fisici; noteremo quindi l’assoluta determinazione di Jameson Locke nel catturare i fuggiaschi, nonostante la sua ammirazione lo porti più volte a domandarsi il perché di quella scelta insensata, e allo stesso tempo assisteremo al progressivo deterioramento psichico di Master Chief, visibilmente logorato da anni di battaglie, contrasti e bugie, senza tuttavia indietreggiare dinnanzi al pericolo. Come sempre.

All’apparenza quindi, la campagna di Halo 5 dovrebbe regalare grandi emozioni e sfruttare la maturità della trama per raccontare gli aspetti che fino ad ora sono rimasti sepolti. Purtroppo, salvo alcuni colpi di scena davvero azzeccati, la storia raccontata raramente approfondisce ciò che davvero interessa al giocatore, lasciando sospese tutte le vicende più urgenti, in attesa della fantomatica fine della (seconda) trilogia.
Missione dopo missione, si perde lentamente lo scopo stesso dello scontro, mentre tutto converge sull’obiettivo finale, che però non arriva mai. Il problema è proprio la drammaticità stessa del filone narrativo, così avvincente che risulta quasi sprecato, concentrato com’è in pochi minuti di cut-scene.

Durante le 15 missioni che compongono la campagna single-player, il giocatore alternerà il controllo di Master Chief e di Locke, al comando delle rispettive squadre di supporto

La prima grande novità di Halo 5 è la possibilità di elargire ordini ai propri compagni di squadra, tra cui quello di essere rianimati in caso di sconfitta: una volta che l’armatura avrà assorbito troppi danni, lo Spartan si limiterà ad accasciarsi a terra, in attesa che un compagno lo possa soccorrere entro un certo limite di tempo. Scaduto questo, la morte sarà definitiva per il protagonista e provvisoria per qualsiasi altro membro della squadra, che tornerà operativo solo al successivo checkpoint.
Ovviamente questo espediente abbassa di molto la difficoltà generale del titolo, in quanto ci permette di affrontare in modo più disteso tutti gli scontri, senza il timore che qualche colpo a tradimento ci obblighi a ripetere daccapo l’intera sezione. Inoltre, i comandi di attacco permetteranno alla squadra di concentrare il proprio fuoco su un determinato avversario particolarmente resistente (come ad esempio un Cacciatore), senza disperdere energie inutili. In questi casi, l’IA di squadra si comporta piuttosto bene, riuscendo ad interpretare correttamente qualsiasi comando impartito senza troppe sbavature.

E’ doveroso però sottolineare che la varietà di imposizioni possibili non va oltre il movimento verso una specifica posizione, l’assalto di un bersaglio e la richiesta di soccorso, raffreddando forse gli entusiasmi degli strateghi virtuali; questa mossa, seppur intelligente ai fini del gameplay globale, vuole limitarsi a semplificare l’avventura in singolo, rendendola fruibile a tutti, senza distinzioni. Questo potrebbe senza dubbio far storcere il naso ai puristi: dopotutto Halo non è mai stato uno sparatutto convenzionale. Ma pad alla mano e settando i livelli di difficoltà più alti, la sensazione di avere sempre e comunque una seconda, terza, quarta e finanche quinta opportunità di recupero è piuttosto palpabile.

Come se non bastasse, al già nutrito armamentario dello squadrone Spartan, si aggiunge la spallata caricata, un attacco corpo a corpo leggermente più efficace del classico pugno e talvolta consente di sbloccare passaggi secondari e aree segrete, l’attacco dall’alto, grazie al quale il nostro eroe può piombare su folti gruppi nemici per eliminarli con facilità ed infine la schivata laterale, resa più rapida dai propulsori incorporati nell’armatura. Quest’ ultima sembra essere particolarmente utile per evitare i colpi di precisione nemici e per questo ipotizziamo sia fondamentale negli scontri multiplayer.

Al di là di questi indovinati inserimenti, il gameplay di Halo 5: Guardians è del tutto simile ai capitoli precedenti.Robusto, appagante ed esaltante come pochi altri titoli simili, gettarsi nella mischia ed iniziare a far fuori la feccia Covenant ci sembra immediatamente la cosa più naturale del mondo. Fa piacere notare come a questo proposito, gli sviluppatori siano riusciti a migliorare anche uno degli aspetti sacri del brand, introducendo la possibilità di usare il mirino dell’arma con il grilletto analogico sinistro: l’interfaccia di precisione varia a seconda dell’arma impugnata (sia essa umana, Covenant o prometeica), facendone risaltare i dettagli con veri tocchi di classe. Nel bel mezzo dello scontro, la solidità di un gunplay ormai rodato non tarda a farsi sentire, mettendo a proprio agio anche il più esigente dei giocatori.

Gli ampi spazi dove infuriano le battaglie, possono essere sfruttati per scagliare attacchi precisi e sempre diversi, impreziositi dall’incredibile varietà di armi disponibili, alcune già fin troppo note, altre inedite ma ben calibrate.
Torna anche la barra dell’energia vitale, oltre a quella dello scudo, che vi permetterà di avere un maggior controllo della situazione ed evitare mosse avventate quando si è debilitati, anche se la possibilità di essere rianimati dai compagni di squadra vi consentirà di essere leggermente più avventati.
Totalmente eliminate invece le doppie armi, altro marchio importante della saga, soppiantate da fucili al plasma, mitragliatrici pesanti e devastanti lanciagranate che di sicuro rappresentano un migliore investimento in termini di gameplay, supportando l’utilizzo del mirino di precisione sopracitato.

Abbiamo avuto accesso alla rinnovata modalità multigiocatore online di Halo 5: Guardians, puntando gli occhi principalmente su Warzone, la grande novità introdotta su Xbox One.
Capace di ospitare contemporaneamente sul campo 24 giocatori, Warzone è stata impostata come la fantasiosa risposta di 343 Industries ai MOBA, genere videoludico in ascesa negli ultimi anni.
Il compito principale di ogni squadrone infatti, è quello di conquistare progressivamente le strutture principali della mappa, fino a rendere vulnerabile il nucleo avversario in modo tale da distruggerlo. Una volta che la propria base è stata ripulita da pericolosi nemici (siano essi Covenant o Prometeici), i giocatori possono liberamente muoversi all’interno di una gigantesca ambientazione, organizzando la tattica migliore per assaltare le stazioni libere.
Occasionalmente, oltre gli scontri tra la squadra rossa e quella blu, interverranno piccole ma robuste flotte dinemici controllati dall’IA, che attaccheranno indistintamente gli umani (almeno nella modalità Warzone Classica); questo creerà il giusta clima confusionario che ci si aspetta da ogni grande battaglia e non è raro trovarsi a supportare momentaneamente i propri nemici per abbattere un boss leggendario.

All’intero delle basi conquistate, ogni giocatore avrà accesso ad un terminale, dove potrà sfruttare il proprio livello di esperienza per acquistare armi migliori, bonus momentanei all’armatura o addirittura veicoli terrestri o aerei. La presenza di questi ultimi è fondamentale per variare le dinamiche di gioco che altrimenti rischiano di prolungare eccessivamente ogni singola partita.
C’è da sottolineare però che questi bonus non sono disponibili in egual misura per tutti i partecipanti, ma sono regolati dalle REQ (Requisizioni nel menù italiano), ossia da pacchetti di carte, divisi tra i canonici bronzo, argento e oro, che possono essere acquistati prima di ogni match, sia scambiandoli con i punti accumulati online, sia con micro-transazioni di moneta reale.

Ovviamente in questo modo si rischia di snaturare la ragione stessa del matchmaking o più in generale della competizione multiplayer. Difatti le REQ riscattabili durante le partite Warzone (suddivise per livello, a seconda dell’avanzata del proprio team) incidono in maniera violenta sugli esiti della battaglia e seppur alcune di esse siano vincolate ad un utilizzo singolo, molto spesso è più che sufficiente per delineare il risultato finale. Sapendo che un qualsiasi giocatore possa compiere questa scelta, semplicemente pagando con la carta di credito, non ci rende entusiasti.
Oltre queste perplessità però, c’è da dire che il divertimento in Warzone non cala mai, soprattutto se si gioca con un nutrito gruppo di amici con i quali imbastire una linea strategica d’effetto: dato il numero complessivo di partecipanti e la grandezza abbinata alla complessità delle mappe (al momento sono solo 3 quelle dedicate a questa modalità), creare delle squadriglie di 3-4 persone sembra proprio essere la soluzione più gettonata.
Con questa introduzione è chiaro che 343 Industries abbia voluto pensare soprattutto a chi si avvicina al franchise per la prima volta o a chi più semplicemente, non ama la spietata competizione che aleggia nelle multiplayer più classico.
Vista in questo contesto, l’eliminare gli NPC nemici, in modo tale da sgombrare il campo da ulteriori fastidi, rende utile anche il più incapace degli Spartan, che può quindi limitarsi a difendere gli avamposti conquistati da Covenant o Prometeici, supportato da quei pochi soldati amici, anch’essi controllati artificialmente.

Chi ha amato il franchise in passato e chi generalmente è cresciuto con gli shooter arena, non può in alcun modo rimanere deluso dal multiplayer di Halo 5

Oltre alla ventata d’aria fresca portata da Warzone, gli sviluppatori hanno ovviamente inserito Arena, dove ritroviamo le modalità di gioco online più care ai fan. Tra Massacro, Tutti Contro Tutti, Cattura La Bandiera Mira Alla Testa, troviamo anche Fuga, dove gli Spartan non posso usufruire del respawn e SWAT, deathmatch che priva i giocatori di scudi, rilevatore radar, ma rendendoli vulnerabili ai soli colpi alla testa. Per i più esigenti è anche possibile creare la propria partita personalizzata, scegliendo con cura ogni singolo aspetto del gioco, dalle armi selezionabili al minutaggio finale.
Le mappe disponibili per Arena sono molto diverse da quelle viste in Warzone, sia per grandezza che per complessità: da sempre la serie Halo incentra il multiplayer sulla frenesia e immediatezza degli scontri, prerogativa che per fortuna non è stata abbandonata in questo quinto capitolo. Nonostante le implementazioni di cui si è già potuto usufruire nella campagna in singolo (come la spallata caricata o il salto caricato a mezz’aria), una volta immersi nel match online, il feeling ritorna quello di un tempo.

Per chi si avvicina ora alla saga è doveroso chiarire alcuni prerogative del PVP di Halo, come ad esempio l’aumentata resistenza degli Spartan, che grazie all’energia dello scudo sono particolarmente ostici da buttare giù, forse ancor di più rispetto al passato. Dimenticatevi le instant kill di Call Of Duty o le infinite serie di uccisioni provate in Destiny: il gameplay multigiocatore di Halo 5 è totalmente differente e per questo, unico nel suo genere.
Grazie alla possibilità introdotta di mirare con il grilletto sinistro è ora possibile imbastire scontri spettacolari anche dalla lunga-media distanza, senza dover ricorrere ad armi specifiche: alcune mappe sembrano prediligere o comunque consigliare questo tipo di battaglia (come The Rig o Regret), grazie anche allo spawn di armamentari non convenzionali, come la carabina Covenant o il fucile da cecchino dei Marines e le dimensioni contenute sono perfette per i frenetici duelli 4 VS 4.
Ogni giocatore partirà con la classica dotazione di Magnum, fucile d’assalto e un paio di granate, e solo durante il corso della partita si potrà scegliere di passare ad altre bocche da fuoco, disposte casualmente nell’ambiente di gioco. Una voce esterna avviserà la comparsa di oggetti devastanti, come cannoni al plasma o lanciarazzi, e spesso e volentieri il fulcro dell’azione sarà concentrato proprio attorno alle aree designate a questo scopo, proprio come nel più classico degli shooter online vecchio stampo.

Purtroppo delle tante mappe messe a disposizione per il lancio del gioco (altre, promette Microsoft, arriveranno gratuitamente in futuro), poche si salvano da un punto di vista meramente estetico. Molta della magia dei paesaggi ammirati durante l’avventura in singolo, si perde per strada e gli ambienti finiscono per assumere deitoni spogli e asettici. Seppur privi di una forte identità, questi stessi ambienti sono però clamorosamente funzionali per il gameplay di Halo: la verticalità strutturale padroneggia prepotentemente anche nella produzione di 343 Industries, come nella maggior parte degli sparatutto moderni, e la moltitudine di dislivelli, rampe, piattaforme di lancio e scale, supportano al meglio il titolo e la sua unicità multigiocatore.

Anche la personalizzazione del proprio alter-ego è stata totalmente rivista, e grazie ai pacchetti Requisizioni e ad alcune sfide che il gioco ci proporrà quotidianamente, sarò possibile sbloccare un gran numero di extra, tra cui pezzi di armatura inediti, caschi, visori, vernici per le armi e immagini giocatore per il proprio profilo online.

Dal punto di vista tecnico non si può non elogiare l’immenso lavoro svolto da 343 Industries che è riuscita a portare sugli scaffali un gioco graficamente ineccepibile.
Halo 5 gira costantemente a 60 frame al secondo in alta definizione, senza che ci siano rallentamenti di sorta. Le animazioni e le espressioni facciali dei protagonisti sono quanto di più realistico ed eloquente sia mai apparso su Xbox One, rendendo Halo un’esperienza visiva oltre che giocabile. Occasionalmente capita di imbattersi in qualche textures caricata con leggero ritardo, ma nulla di sensazionale, soprattutto se rapportato alla bontà degli scorci ambientali, impreziositi da una palette cromatica finemente ricercata e mai eccessiva.

Ed è proprio la varietà paesaggistica a stupire maggiormente: l’aspetto rude e selvaggio di un mondo alieno che si interlaccia alle sinuose linee metalliche delle strutture prometeiche oppure i templi sacri dei Covenant, sorretti da imponenti statue marmoree che ricordano i fasti della nostra epoca imperiale. Tutto è stato creato con il solo scopo di stupire chi impugna il pad, riuscendoci peraltro senza troppo sforzo.

I dettagli sulle armature, i graffi, le ammaccature, i segni di avaria, sono tutti orpelli non necessari ai fini puramente ludici, ma che non fanno altro che appurare la devozione quasi maniacale del team nei confronti di questa immortale saga. Oltre ad essere bellissimi.

Stesso discorso può esser fatto per il comparto sonoro, composto in buona parte da vecchie tracce del gioco riarrangiate per l’occasione e nuovi brani orchestrali capaci di racchiudere in pochi minuti tutta l’epicità del brand.
Anche il doppiaggio italiano ritrova tutte le voci storiche che hanno accompagnato i giocatori fin dal debutto e si arricchisce di ulteriori professionisti (attraverso personaggi di cui purtroppo non possiamo svelarvi nulla!), sintomo di un cambiamento positivo che fortunatamente sta investendo anche il mercato videoludico.

In conclusione…

La campagna single-player di Halo 5: Guardians, con i suoi alti e bassi, è un percorso dai toni cupi ma spettacolari, che accompagna Master Chief alle soglie della sua ultima missione. Snellito da gli ultimi aspetti che lo legavano ad una generazione ormai lasciata indietro, il gameplay del titolo ne trae grande giovamento e si impone ancora una volta come uno dei migliori esponenti del genere, senza farsi sopraffare dalle novità introdotte, ma allo stesso tempo permettendo che queste piccole modifiche si insinuino naturalmente nel modo di giocare dei più.

Se 343 Industries avesse avuto il coraggio di osare un po’ di più, probabilmente ci ritroveremmo tra le mani il miglior Halo di tutti i tempi, e per questo ci auguriamo che gli evidenti freni che impediscono a Guardians di decollare, siano definitivamente eliminati col prossimo capitolo.

Difficilmente si è vista una compagine multiplayer così ricca e allo stesso tempo funzionare così dannatamente bene. Sia chiaro, il multiplayer di Halo non è per tutti e proprio a causa delle sue peculiarità, molti neofiti potrebbero stancarsi dopo ben poche partite. Ma chi ha amato il franchise in passato e chi generalmente è cresciuto con gli shooter arena, non può in alcun modo rimanere deluso. La modalità online di Halo 5: Guardians è così squisitamente sviluppata, che nella sua interezza rappresenta quell’aspetto del gioco portante, solido, capace di fare la differenza.
D’altro canto, tutti coloro che si aspettavano una vera rivoluzione anche nello story-mode, resteranno parzialmente delusi e dovranno forzatamente riporre le loro speranze nel futuro.

Voto: 8.5/10

Amante dei tatuaggi e del buon vino, crede fermamente nella vita extraterrestre. Ha una passione viscerale per i videogames maturata nel tempo, che lo ha portato a scrivere per molte riviste italiane e siti web specializzati nel settore.

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