Life is Strange: Episode 5 “Polarized” – Recensione

Life is Strange: Episode 5 “Polarized” – Recensione

Quando si parla di storie, racconti o più semplicemente di un desiderio di far passare un messaggio attraverso parole, suoni e qualsiasi tipo di mezzo disponibile nella realtà che ci circonda, è importante, anzi fondamentale, sapere con precisione il fine ultimo: il messaggio che vogliamo comunicare deve essere chiaro nella nostra mente, per evitare interpretazioni sbagliate o più semplicemente il rischio di non riuscire nel nostro intento, veicolando qualcosa di fondamentalmente errato.

Dontnod Entertainment, nell’arco di 9 mesi, ha dato vita ad un percorso ben delineato: Life is Strange, in ogni suo episodio, ha sempre avuto su di sé quell’aura di incertezza, la sensazione di avere di fronte così tante variabili che, nel momento finale dell’avventura, avremmo assistito ad un tremendo minestrone mal riscaldato. L’ambizione è spesso controproducente, dopotutto. Invece così non è stato, e Dontnod ha invece dimostrato un’audacia ed una chiarezza nella storia di Max assolutamente pregevole. Oggi Life is Strange si è concluso, e non poteva farlo nel modo migliore. 


ATTENZIONE: il seguente testo contiene spoiler legati ai precedenti episodi.


 

 Life is Strange: Episode 5 “Polarized”

Piattaforma: PS4, PS3, Xbox One, Xbox 360, PC

Genere: Avventura

Sviluppatore: Dontnod Entertainment

Publisher: Square Enix

Giocatori: 1

Online: Assente

Lingua: Completamente in inglese

Versione testata: PS4

 

Nei precedenti episodi, soprattutto nel quarto, abbiamo avuto modo di conoscere, affezionarci ed odiare moltissimi personaggi. Dontnod in questo senso ha dato vita ad un cast di tutto rispetto, che pur non rinunciando a determinati stereotipi, è riuscita a gestirli con sapienza ed a sfruttare le possibilità offerte con un certo stile. Chloe, Victoria, Kate, Warren, Nathan: tutti, se avete avuto modo di appassionarvi a questa storia, sono ormai personaggi ben chiari nella vostra testa. Consci di questa situazione, e dell’incredibile ambiguità (legata soprattutto a Nathan e a Mr. Jefferson) che il giocatore porta sulle spalle dopo ben quattro episodi, gli sviluppatori hanno esaurito e sciolto la matassa ed i dubbi rimasti proprio in questo quinto episodio. Le motivazioni, e perfino i dialoghi di alcuni personaggi acquistano in “Polarized” un significato nuovo, un ulteriore spessore ad un cast di per sé già curatissimo sotto molti punti di vista. Le loro reazioni, le nostre scelte, e di conseguenza quelle di Max trovano qui una spiegazione razionale e semplice.

Per fortuna, nonostante il forte simbolismo e il leggero velo di sovrannaturale, la storia raccontata da Dontnod non ha preso derive fantastiche

Le loro reazioni, le nostre scelte, e di conseguenza quelle di Max trovano qui una spiegazione razionale e semplice. Per fortuna, nonostante il forte simbolismo e il leggero velo di sovrannaturale, la storia raccontata da Dontnod non ha preso derive fantastiche e si dimostra coerente con un aspetto che fin dal primo episodio ha caratterizzato la piccola cittadina di Arcadia Bay: la vita ha delle regole ben precise, un equilibrio che se infranto può portare a conseguenze devastanti. La vita è strana, ma non è nostro dovere cambiare il suo corso. Che sia destino, fato, o fortuna, bisogna accettarne il suo incessante corso.

“Polarized” è questo e molto altro, perché riesce a mettere il punto a due elementi su cui la storia è stata plasmata: la catastrofe e il misterioso destino di Rachel Amber. Pur non introducendo nuove meccaniche legate al riavvolgimento temporale, il modo in cui Max prende consapevolezza delle sue azioni e dei suoi cambiamenti ha un impatto sul giocatore assolutamente originale. Max è in trappola, in un gioco che volente o nolente ha iniziato proprio in quel bagno, dopo aver fotografato la farfalla blu e l’aver salvato Chloe da Nathan. Il giocatore viene messo in trappola, a rimuginare su quanto vissuto, su cosa di buono ha fatto e su cosa invece poteva andare diversamente, se solo avessimo avuto il coraggio di scegliere in modo differente.

Questo quinto episodio diventa quasi un incubo, a tratti, per la forza e la potenza narrativa che i ragazzi di Dontnod sono riusciti a dare a dialoghi, ambientazioni e personaggi. Per quanto permanga un certo stile “giovanile” nel modo in cui i personaggi dialogano, lo spessore degli eventi e la loro rappresentazione visiva non può che emozionare e, allo stesso tempo, distruggere il giocatore.

Dontnod non ha semplicemente sfruttato il medium videoludico, lo ha fatto suo. 

Una distruzione che passa per le scelte cui, nostro malgrado, siamo portati a compiere per Max, e che in questo episodio soprattutto riescono a non essere fini a sé stesse, o necessarie per “sorprendere” il giocatore in seguito.Dontnod ha visto nella narrazione interattiva non solo bivi e possibilità, ma anche un modo per presentare al giocatore le differenti conseguenze delle proprie azioni sui personaggi di Arcadia Bay, ben al di là di un avvenimento sconvolgente o di una morte inaspettata come ci ha abituato (male) lo stile Telltale. Fare una scelta piuttosto che un’altra ci permetterà di comprendere, capire e immergerci ancor di più nella mente dei personaggi che circondano Max e delle loro reazioni. Dontnod non ha semplicemente sfruttato il medium videoludico, lo ha fatto suo. 

Un aspetto chiaro anche da un punto di vista visivo e “registico”: laddove infatti il piccolo budget di uno studio indipendente non può arrivare (la mancanza di lyp synch è proprio dovuta a questa problematica), può invece la creatività e la capacità espressiva. Questo episodio conferma quanto di buono avevano fatto i precedenti, riuscendo anche visivamente, nonostante le limitazioni, a veicolare messaggi ed emozioni con uno stile unico e ormai piuttosto consolidato. Meno tramonti questa volta, ed una colonna sonora incisiva solamente in alcuni momenti, quasi a voler rimarcare la sensazione di oppressione e terrore che Max è costretta a vivere.

In conclusione…

Durante questi nove mesi abbiamo seguito con attenzione il tentativo di Dontnod di approcciarsi alla narrazione interattiva e, soprattutto, alla formula episodica. Ciò che sembrava un convincente ma impacciato tentativo di sfruttare questo peculiare format si è invece trasformato in un successo, che non solo è riuscito a dare spessore ai propri personaggi e ad imbastire una trama incredibilmente avvincente, ma ha anche toccato e affrontato temi spinosi e attuali quali il suicidio e l’eutanasia. Per i videogiochi questo è senza dubbio un traguardo.

Un traguardo raggiunto grazie ad una scrittura intelligente e ad un gameplay che, seppur marginale, è riuscito ad aggiungere ulteriori significati alla stratificata trama principale. La meccanica del riavvolgimento temporale è stata il mezzo attraverso cui raccontare una storia normale, strana e coraggiosa, ma anche un modo per far sentire il giocatore al centro della scena, abituati ormai troppo spesso ad essere meri spettatori in questo tipo di esperienze narrative. Questo quinto episodio chiude un cerchio, e va a consacrare Life is Strange come una delle esperienze videoludiche più belle dell’anno e non solo. 

Voto: 9/10

Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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