Samurai Warriors 4-II – Recensione

Samurai Warriors 4-II – Recensione

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Erano gli albori del nuovo millennio, precisamente il 24 novembre 2000, quando un timido Dinasty Warriors 2 apparve sulla seconda console di casa Sony. Come un classico Picchiaduro, la creatura, recante i marchi Koei e Omega Force, era pronta a librarsi da un bozzolo fatto di novità, aspettative e, soprattutto, rivoluzioni: fu l’inizio di quello che adesso possiamo etichettare come genere Musou, un genere che ci avrebbe messo al comando di un eroe in grado di combattere contro interi eserciti, menando fendenti come se non ci fosse un domani e facendo letteralmente volare in giro per il campo di battaglia i poveri membri della fazione nemica.

Affezionati e non degli Hack’n’Slash potrebbero discutere per ore se il marchio abbia subìto o meno dei veri e propri cambiamenti negli anni, ma si sa che i gusti son gusti e gli elementi che per un videogiocatore dovrebbero essere modificati, se non eliminati, possono essere sacrosanti per un altro, quindi tenteremo di portare ai vostri occhi gli elementi nudi e crudi di quest’ultimo arrivo in casa Samurai Warriors, miglioramento del quarto capitolo uscito quasi un anno fa.

Come molti dei precedenti titoli della serie, Samurai Warriors 4-II non ha una storia nel più puro dei significati, ma suddivide un’idea di trama, generalmente basata su eventi realmente accaduti misti a leggende, in capitoli selezionabili che catapultano il giocatore all’interno delle svariate difficoltà vissute dai personaggi all’interno di questi stessi eventi. Può sembrare complicato da capire, ma il concetto che sta alla base del gioco è il più obiettivo possibile: dare al giocatore una serie di vicissitudini, ma permettendogli di viverle sotto molti punti di vista, in modo da creare una trama articolata da giocare sempre in maniera differente.

Non si tratta di una banale lotta bene contro male: le sfumature che vengono proposte passano dal bianco al nero attraverso parecchie sfumature di grigio e con abbondanti pennellate di colori vivaci. Capiterà sempre più spesso, nel corso del gioco, che un personaggio risulti molto simpatico in una campagna, per poi stravolgere l’idea di se stesso in quella successiva, in cui lo stesso eroe verrà visto sotto un’ottica differente, magari come il cattivo della situazione. E’ un intreccio di trame tipico dei lavori a stampo e filosofia giapponese e se si pensa che oltre alle cinque campagne iniziali sarà possibile sbloccarne altre otto, previo completamento di determinate condizioni, il gioco è fatto! Così come gli intrighi e le sorprese.

Se proprio volessimo trovare un vero e proprio protagonista a questo titolo dovremmo guardare a Naomasa Li, un condottiero pressoché invincibile appartenente al clan Tokugawa, nonché icona della copertina del gioco. Questo eroe dall’armatura rosso acceso sarà coinvolto nell’ennesimo tentativo di unificazione del Giappone, pronto a devastare il campo di guerra con la sua lancia a lama larga e supportato da personalità del calibro di Hattori Hanzo.

Per parlare del gameplay vero e proprio, però, è necessario fare due discorsi a parte: il significato più puro della parola, soprattutto correlata alle esigenze di un mercato dominato da aspettative elevate e console davvero performanti, e le novità ad esso legate, elemento da trattare con le pinze in quanto oggetto di pesanti critiche durante gli anni.

L’esperienza di gioco in sé è la più classica che mai: il giocatore avrà il compito di scorrazzare per il terreno di battaglia, a piedi o a cavallo, e falciare tutti gli avversari che gli si pareranno davanti, facendo particolare attenzione ad eliminare i Capitani degli accampamenti in modo da bloccare l’arrivo di rinforzi nemici e garantire truppe fresche alla propria fazione, i portatori degli stendardi e gli Ufficiali d’alto rango; tutti elementi che terranno notevolmente alto il morale delle truppe avversarie se lasciati in vita. Sarà anche troppo riduttivo come riassunto, ma d’altronde Samurai Warriors è così, cavalca l’onda di racconti epici giapponesi incentrandosi su colpi di scena e battaglie combattute tra sangue, sudore e tradimenti, regalando il fascino di un gioco non troppo “impegnato” e votato ad un massacro fatto di combo e musou, l’abilità speciale “marchio di fabbrica” del franchise.

Come vi abbiamo accennato poco su, non mancano novità pensate per dimostrare che un brand con sulle spalle 15 anni di onorato servizio può ancora stupire. Certo, che alcune fossero novità volute è chiaro, ma si tramutano ben presto in “elementi collaterali” che, sicuramente, lo studio di sviluppo non aveva intenzione di proporre.

Ogni campagna dello Story Mode, così come il Free Mode, modalità che permette di rigiocare i livelli sbloccati con personaggi non inerenti al capitolo scelto, ha dalla sua una “varietà forzata”, ovvero una serie di sub-quest da completare per favorire la vittoria al proprio clan, così come l’ottenimento di punti esperienza aggiuntivi o armi particolari. Scovare letali spie nemiche, bloccare l’avanzamento del fronte avversario, intercettare un gruppo particolare di nemici sono, a conti fatti, tutti sinonimi di qualcosa di già proposto: uccidere un nemico preciso. Da un Musou non ci si aspetta chissà quale profondità di gioco, così come non si cerca un’interazione maniacale con l’ambiente, sia chiaro, ma siamo tutti d’accordo che continuare a riproporre la stessa minestra ad ogni pasto dopo un po’ stufa, appiattendo sempre più il gusto per quella pietanza che all’inizio si mangiava con tanta foga.

Sotto questo aspetto Samurai Warriors 4-II è così: un Musou, il Musou, parecchio divertente da giocare, ma che inizia a risentire un po’ della vecchiaia di un nome troppo sfruttato. Perchè la sensazione è quella, riassumendo, il divertimento al limite della follia durante le prime ore di gioco, ma sempre più calpestato dalla voglia di cambiare negli istanti successivi.

Arriviamo dunque alla parte saliente della recensione, magari lasciandoci un po’ andare con qualche impressione davvero personale: l’esperienza multiplayer, locale o online che sia.

Musou sono da sempre in bilico tra la competizione e la cooperazione. Quante volte ci si è trovati seduti sul divano, pad alla mano, o equivalenti, con accanto un amico e tutte le migliori intenzioni del mondo riguardanti la cooperazione per poi trovarsi a fare a gara sul numero di uccisioni, di combo o sulla quantità di Ufficiali mandati all’altro mondo? Praticamente sempre! Ma se in passato il divertimento era, come già detto, folle e i minimi bug passavano in secondo piano, in Samurai Warriors 4-II sono parte dell’esperienza, appesantendola. Cavalli che una volta richiamati iniziano a scorrazzare intorno al PG risultando imprendibili, una profondità di campo ridicola e lo split-screen per la modalità in locale invaso dalle vignette di dialogo sono davvero troppo, per potersi godere la situazione e l’amicizia con il proprio compagno di gioco.

Se a tutto questo si sommano menu ingestibili, oltre che poco pratici e confusionari, quali quelli per il potenziamento delle armi e delle cavalcature che obbligano il giocatore a sfruttare ogni goccia di memoria per ricordare dove fosse il dannato “shop”, o a quale personaggio base appartenesse una determinata categoria di arma da migliorare, la questione si fa complicata. Vale la pena giocare online a questo punto, senza scomodare il proprio éntourage di gioco e avendo lo schermo tutto per sé, in modo da non ritrovarsi nemici visibili solo fino a 10 metri dal personaggio utilizzato, sparizioni di obiettivi e altre problematiche del genere.

Queste mancanze sono sicuramente un modo per non appesantire il motore grafico e permettere al gioco di girare con un framerate elevato, ma non lo si accetta sull’ammiraglia Sony e sui PC di fascia elevata: confrontandolo con la versione PS3, Samurai Warriors 4-II, sulle piattaforme di cui sopra, non si fregia certo del titolo di “versione Next-Gen”, dettaglio d’immagine a parte.

Ad infamia però corrisponde gloria, almeno sotto altri aspetti.

L’editor per la creazione del proprio PG è uno di questi: seppur con i suoi limiti riguardanti la palette di colori proposta, offre al giocatore una grande varietà di elementi con i quali creare il combattente dei propri sogni, un’accurata selezione di armature e personalizzazioni che difficilmente deluderà gli amanti di questa feature, bramata già in parecchi episodi precedenti. Giocare con il proprio personaggio, un PG che senti veramente tuo, smorza un po’ quella sensazione di déjà vu che aleggia sul monitor e la presenza di un Survival Mode, un castello da scalare con piani pressoché infiniti, è una valida alternativa allo sconforto di un gameplay fin troppo lineare.

Samurai Warriors 4-II, nonostante i problemi tecnici riscontrati e qualche angolo tagliente che poteva essere limato a dovere, rimane comunque un Musou in grado di divertire, sebbene in sessioni brevi e controllate.

Nonostante il potenziamento grafico dalla PlayStation 4, ci sono tanti, troppi elementi che potevano essere ottimizzati in modo da rendere l’esperienza di gioco davvero unica: siamo nel 2015 e il balzo tecnologico degli ultimi anni è stato davvero enorme, gli strumenti per proporre qualcosa di unico ci sono, così come il potenziale, ma in questo caso non sono stati sfruttati al massimo, mantenendo il titolo al pari del precedente Samurai Warriors 4 uscito a fine 2014.

In conclusione…

Samurai Warriors 4-II rimane fedele alla filosofia base dei videogame di stampo Musou, forse troppo. Il divertimento dato dalle corse per il campo di battaglia, dalle combo esagerate e dal numero impressionante di modelli nemici su schermo rimane, così come il vanto di aver ucciso un centinaio di nemici in più del proprio compagno, artificiale o reale che sia, ma si inizia a perdere quell’attaccamento con il brand visto in passato.

Le novità ci sono, ma spesso e volentieri vengono percepite come un tentativo forzato di svecchiare un franchise che dovrebbe aggiornarsi con l’arrivo delle nuove generazioni di videogiocatori. Si tratta di un’ottimo prodotto, sia chiaro, a cui gli appassionati sfegatati del genere, oltre che della cultura Giapponese più raffinata, darebbero anche un bell’8, ma le rughe sul volto di questo guerriero iniziano a vedersi.

Voto: 7/10

Appassionato e divoratore sfegatato di videogame, scemo a tempo pieno, cacciatore di Cosplayer, cuoco mercenario e cercatore di risposte a domande esistenziali come: "A cosa servono gli slot uniti delle armi di Final Fantasy VII?", "Cosa diavolo sono le Junction?", "Freija che animale è?" e "Quina quant'è brutta?". Comunque non ho ancora capito quanto sia brutta Quina e se Freija sia un topo o uno shitzu.

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