Popcorn Time: The Green Inferno – Recensione

Popcorn Time: The Green Inferno – Recensione

Gli uffici di Koch Media si trasformano in un Deodatesco Inferno Verde durante l’anteprima assoluta di The Green Inferno.
Regia di Eli Roth (Hostel, Cabin Fever, nonché l’indimenticabile Barenjude di Bastardi Senza Gloria), ufficialmente nelle sale italiane a partire da giovedì 24 settembre.

Avevo aspettative alte, molto alte, legate a questa pellicola: da amante dell’horror e fermo sostenitore della deriva cannibalesca made in Italy che ha tinto di rosso cremisi metri e metri di pellicola durante il ventennio ‘70/’80, con sporadiche, timide reincarnazioni più recenti, attendevo davvero l’opera di Roth con le dita di mani e piedi incrociate.

Chi di voi abbia dato un occhiata (anche se timorosa) a film come Cannibal Holocaust o Ultimo Mondo Cannibale può capire quanto sia difficile e rischioso per un regista riesumare un “sotto”genere assolutamente cult e stracult per portarlo a nuovo splendore.
Cannibali nel 2015. Può funzionare?

Sì. Sono felice di poter dire e ripetere sì!

 

Fin dalle prime sequenze (riprese aeree a sorvolare un oceano verde citando Deodato) veniamo immersi in quella che è innanzitutto una grande avventura. Il ritmo si mostra subito pimpante e, soprattutto, fluido, preciso, i minuti scorrono che è una meraviglia senza che l’occhio trovi un solo istante di esitazione per distrarsi e guardare altrove. Arriva il dibattito su un tema attuale che più attuale non si può: la deforestazione (e in generale la violenza perpetrata dall’uomo al proprio pianeta ogni giorno di più), la prepotenza di coloro che, citando ancora il grande Ruggero, sono i veri, spietati cannibali. Un gruppo di ragazzi ispirati e volenterosi si imbarca quindi in un’impresa non priva di rischi per contrastare il fenomeno: armati di GPS e cellulari per le riprese in live streaming decollano alla volta della splendida (quanto letale) foresta amazzonica peruviana. Ad attenderli tra la lussureggiante vegetazione c’è però ben di peggio che un pugno di bulldozer e guardie armate.

La formula è classica e così doveva essere, le colonne portanti del successo di un genere vanno ammirate e rispettate, non certo demolite e Roth lo sa alla perfezione. Questo non significa che The Green Inferno sia la semplice fotocopia dei capolavori del passato, anzi. L’impresa compiuta con questa pellicola ha dell’incredibile: imprimere il marchio del regista a stelle e strisce, un irresistibile cocktail di gore e black humor, su un tributo a lungometraggi storici, vere e proprie pietre miliari. Certo, forse l’impianto “vintage” dei lavori di Lenzi, Deodato o D’Amato contribuiva a creare un’atmosfera di realismo difficilmente raggiungibile oggi, ma questi divora uomini sono credibili, pitturati e pittoreschi, la fotografia è spettacolare e le sequenze di bassa macelleria incredibilmente efficaci.

Già, perché The Green Inferno è un film violento, molto violento… e a noi piace così!

Amate l’horror? Giovedì vi consiglio caldamente una capatina al cinema.


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