Journey (PS4) – Recensione

Journey (PS4) – Recensione

L’arte, in tutte le sue forme, è qualcosa che non riusciamo a descrivere a parole: che si parli di pittura, architettura, musica o cinema, tutto ciò che possiamo fare è percepire delle sensazioni, farci trasportare dalle emozioni che queste ultime ci suscitano, in un continuo sussulto interiore.

Detto questo, in una redazione, quando si affronta una recensione, è necessario mantenere un certo livello di oggettività, per valutare un prodotto per quello che è, e non per quello che vorremmo che fosse. In questo caso non sarà facile: Journey, il titolo sviluppato da Thatgamecompany e prodotto da Sony Santa Monica Studios, non è un prodotto come gli altri. Benché tutti gli sforzi fatti per descriverlo in modo oggettivo, in questa recensione ci ritroveremo a parlarvi di un gioco che vi colpirà dritti al cuore, lasciandovi allibiti, positivamente, di fronte ad un viaggio interiore ed emozionante. Journey è e sarà, per coloro che avranno la possibilità di provarlo, un’esperienza videoludica unica, capace di farvi intraprendere un viaggio profondo all’interno del vostro Io.

Con questo titolo, gli sviluppatori hanno squarciato il velo di Maya della routine, andando a proporre un gioco che si allontana con passi da gigante dalla consuetudine del mercato videoludico. Del resto questo non è neppure un vero e proprio gioco, è qualcosa di più, un piccolo diamante in un oceano di gemme grezze.

Dopo aver avviato il gioco per la prima volta e aver premuto il tasto “Nuovo viaggio”, avrà inizio un’esperienza incredibile. Nei panni di un sorta di umanoide vestito di rosso, ci ritroveremo abbandonati in un enorme deserto, con una montagna dalla quale sale un fascio di luce eterea come punto di riferimento. Inizialmente non potremo fare molto, a parte camminare e guardarci intorno ammirando lo splendido paesaggio. Da lì a poco però, ci rendiamo conto di non essere completamente soli: infatti, sparsi qua e là tra le rovine e la sabbia, ci sono alcuni pezzi di tessuto che volteggiano nell’aria, come invitandoci a danzare con loro. Interagendo con questi ultimi, grazie ad un glifo in nostro possesso che ci permette di emettere una melodia, possiamo sfruttare l’energia di questi tessuti per saltare e svolazzare con una certa grazia ed eleganza verso la montagna.

Ogni elemento del mondo di gioco, ogni enigma, sono solo un piccolo passo verso la nostra meta finale: simboli segreti sparsi per le mappe in grado di allungare la nostra sciarpa, drappeggi più o meno grandi nascosti tra le rovine, persino la misteriosa storia narrata sulle pareti delle rovine, nulla di tutto questo è necessario per proseguire. Tutto quello che dovrete fare è immergervi con la mente e soprattutto con il cuore, proseguendo in un sentiero che è una dolce e profonda metafora della vita stessa.

Non è la prima volta che il viaggio assume il significato di vita in un’opera d’arte , ma è sicuramente questa la prima volta che viene proposto così bene in un videogioco. Passo dopo passo, il nostro percorso assume i contorni tipici della vita stessa: il viaggio, zona dopo zona, diventa più arduo, con i puzzle e gli enigmi che continuano a guidarci in modo chiaro e lineare, ma ci fanno percepire il peso del tempo che scorre. La fatica non tarda a sopraggiungere, e quando ci ritroviamo a pochissima distanza dall’obiettivo finale, un’ambientazione innevata e continue tempeste di neve ostacolano il nostro cammino come neppure il deserto ha saputo fare.

In questo gli sviluppatori hanno eccelso: sebbene il gioco abbia una longevità irrisoria (in circa 3 ore concluderemo il nostro viaggio, esplorando ogni zona disponibile), i ragazzi di Thatgamecompany sono stati capaci di proporre un’opera veramente emozionante ed appagante, una metafora della vita stessa, nella sua complessità e diversità, in un ciclo infinito di nascita e morte.

Durante il nostro viaggio verso la montagna che vediamo in lontananza, ci rendiamo conto che i controlli in Journey sono solo un elemento di contorno, un escamotage per farci raggiungere la meta finale. La schermata iniziale di gioco non ci offre molta scelta: alla pressione del tasto X inizierà il nostro viaggio, che continuerà con l’utilizzo di ben pochi tasti del pad. A parte saltare e volteggiare nell’aria, camminare e ruotare la camera, il nostro più caro amico sarà il tasto cerchio, con il quale attiveremo il glifo in nostro possesso per interagire con tutti gli elementi di gioco, dai tessuti alle rovine in fondo ad ogni livello.

Del resto però, va sottolineato come lo scopo degli sviluppatori non era quello di creare un platform puzzle game complicato: l’obiettivo di Thatgamecompany era farci vivere e intraprendere un percorso, lineare e piacevole, che sapesse emozionarci e far scendere qualche lacrimuccia. E sappiate che ci sono riusciti!

Inoltre, il fatto che non siano presenti comandi a schermo, ci fa capire come l’intento fosse quello di far raggiungere al giocatore un livello di immersività unico, al pari di un quadro o di una scultura, dove sono gli occhi il nostro metro di misura della bellezza.

Tra le varie sezioni platform che incontriamo durante il gioco, alcune risultano essere molto particolari e ben studiate: sebbene la loro semplicità non ci ponga di fronte a sfide ardue dal punto di vista mentale, la “dolcezza” di alcune aree e il modo in cui il nostro alter ego interagisce con i vari tessuti, tutti diversi e con forme uniche, mettono in risalto come gli sviluppatori abbiano saputo donare al nostro umanoide delle animazioni realistiche e ben calibrate durante tutto il gioco.

Dai salti ai volteggi nell’aria, dal saltare gli ostacoli al camminare arrancando, Journey ci sbatte in faccia emozioni anche solo con i movimenti del personaggio, e questo non è un elemento da sottovalutare, soprattutto considerando il tipo di gioco che abbiamo davanti.

Ma del resto Thatgamecompany ci aveva già servito alcuni titoli molti evocativi e emozionanti: dal fluttuare in una sorta di brodo primordiale in Flow fino al volteggiare di un fiore tra il vento e i petali nell’aria in Flower, anche in Journey non si può far altro che lasciarsi trasportare dal fiume di sensazioni come solo in un gioco Indie di questo livello si può fare.

Un altro aspetto importante del gameplay è la possibilità di incontrare altri giocatori durante il nostro viaggio: avendo una connessione attiva, altri giocatori potranno avventurarsi nel nostro sentiero e viceversa, così da affrontare questo percorso in compagnia. Un modo semplice ma efficace di abbattere quel senso di solitudine e nostalgia che questo gioco tende a suscitare in ognuno di noi.

Journey però non è solo quello che abbiamo detto fino ad ora, è molto di più. Approdando su PS4, il gioco di Thatgamecompany rinnova la sua veste grafica rispetto alla prima versione uscita su PS3 oramai tre anni fa: Journey adesso gira a 1080p e a 60 frame per secondo stabili, e in termini di resa grafica la differenza con la precedente versione per old gen si fa notare.

Adesso più che mai i paesaggi risultano vividi e fantastici, e sanno accompagnare egregiamente il nostro viaggiatore durante tutto il gioco. Tra deserti immensi che si allungano a perdita d’occhio, zone sotterranee popolate da misteriose creature volanti che si nutrono e distruggono i pezzi di tessuto e le pendici della montagna innevate, Journey saprà donarvi emozioni uniche a livello paesaggistico.

I paesaggi si collegano perfettamente a quella che è la direzione artistica del gioco: Journey è una piccola perla, un’opera d’arte in movimento che con i suoi disegni e la sua resa cromatica saprà affascinare i giocatori più emotivi. Il disegno, benchè semplice e pulito, rispecchia con chiarezza l’intento degli sviluppatori di trasmettere sensazioni positive e profonde, scaturendo nel cuore del giocatore i tipici sussulti dovuti all’amore a prima vista.

Perché è questo che vi accadrà giocando a Journey: lo amerete a prima vista. E dopo aver completato la prima volta il vostro viaggio, non sarete soddisfatti e vorrete affrontarlo ancora e ancora, nella speranza di perdervi sempre di più nell’immensità artistica di questo piccolo, grande capolavoro.

Un aspetto che va a coagularsi perfettamente con lo splendore artistico di questo titolo è l’accompagnamento musicale: le melodie composte da Austin Wintory sono incredibili e perfette in ogni circostanza.

Dall’inizio del viaggio fino alla prima grande discesa sulla sabbia, dai sotterranei oscuri e misteriosi fino al livello finale sulla vetta della montagna, ogni singola melodia riesce nell’intento di emozionare il giocatore ed accompagnarlo in modo assolutamente unico.

Da “Nascence” fino a “Apotheosis” e “I was born for this“, l’accompagnamento musicale gioca un ruolo importantissimo all’interno di questo gioco: non solo perché non ci sono dialoghi e perché il nostro personaggio non parla mai, ma soprattutto perché senza una musica così coinvolgente probabilmente Journey sarebbe rimasto un capolavoro a metà.

Musica e paesaggi si mescolano in Journey creando un’atmosfera mistica, filosofica, al limite dell’onirico: tutto ciò che vediamo, tutto ciò che viviamo è solo una piccola parte del tutto che ci circonda. Un tutto che, sebbene con qualche rammarico per la durata dell’opera, riesce ad emozionare e colpire al cuore il giocatore.

In conclusione…

Journey è arrivato su PS3 per la prima volta nel 2012 ed è stato subito osannato dalla critica di tutto il mondo. Di titoli Indie capaci di farci provare forti emozioni ce ne sono tanti, ma in pochi riescono a farci immedesimare così bene nel protagonista: un protagonista che non proferisce verbo, ma che con la delicatezza e la leggiadria dei suoi movimenti rappresenta l’incarnazione stessa della nostra interiorità, così fragile e così potente allo stesso tempo.

Dopo tre anni, Journey approda sulla console next gen di casa Sony in una nuova veste grafica. Il gioco girando a 1080p e 60 fps mostra ancora di più i muscoli, offrendo scorci mozzafiato e paesaggi incredibilmente suggestivi, il tutto accompagnato da una colonna sonora superiore a qualsiasi altra presente sul mercato videoludico.

Non è stato facile giudicare questo gioco in modo oggettivo, e forse non ci siamo neppure riusciti, però comprenderete se vi diciamo che è un’esperienza troppo suggestiva e personale per far sì che si possa descrivere in maniera assolutamente obiettiva.

Journey non è un gioco per tutti, e questo lo si capisce sin da subito: Journey è qualcosa che va ben oltre il semplice giocare, è un insieme di emozioni che si mescolano a ritmo frenetico nel cuore del giocatore. Perciò non lasciatevi spaventare: prendete il pad in mano e iniziate questo breve ma intenso viaggio dentro voi stessi, attraverso la vita stessa, perché “solo lo stolto percorre correndo il cammino della vita senza soffermarsi ad osservare le bellezze del creato“.

Voto: 9,5/10

Un ragazzo come tanti che vorrebbe trasformare le sue passioni in un lavoro. In un mondo difficile, sebbene di indole pessimista, cerca sempre di trovare il lato positivo delle cose: giocare ai suoi titoli preferiti e godersi tutti gli anime che riesce a divorarsi.

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