Harvest Moon: The Lost Valley – Recensione

Harvest Moon: The Lost Valley – Recensione

Quando la caotica vita cittadina si fa opprimente e la possibilità di fuggire in campagna diventa sempre più invitante ma economicamente infattibile, la risposta videoludica al vostro problema è Harvest Moon.

Harvest Moon è la famosa serie di Yasuhiro Wada che da ben 19 anni permette a milioni di giocatori di lasciare, sebbene virtualmente, la stressante città per una nuova vita a completo contatto con la natura, diventando il più famoso e riuscito simulatore di vita bucolica di sempre.
In questi anni però, non sono mancate alcune beghe legali che hanno portato Natsume e Marvelous Entertainment a dividersi e a creare due serie di simulatori agresti ben distinti. Una serie è chiamata Story of Seasons ed è gestita da Marvelous, e l’altra, sotto Natsume, ha mantenuto il copyright del nome Harvest Moon.

In questa recensione parleremo del primo Harvest Moon realizzato totalmente in solitaria da Natsume, la quale ha introdotto diverse idee innovative al suo esordio.

Il primo passo per andare a vivere in campagna non è prendere un treno e salutare i propri amici, bensì scegliere il sesso del proprio personaggio e un nome, ma soprattutto, è indispensabile conoscere a livello elementare l’inglese poiché il gioco non è stato localizzato in italiano. Dopo questa breve fase il giocatore è pronto per incominciare l’avventura con tutt’altro che un caloroso benvenuto.

Il titolo The Lost Valley è esplicativo: il proprio personaggio infatti, per motivi a noi totalmente ignoti, decide di andare a vivere in una valle dove regna un perenne inverno.

Un essere umano sano di mente, dopo aver rischiato l’ipotermia, o aver visto un folletto e strane allucinazioni, tornerebbe a casa spaventato e non metterebbe mai più piede in un posto del genere. Sfortunatamente non è così per i nostri futuri e determinatissimi contadini che decidono invece di aiutare la Dea del raccolto a riportare le stagioni nella valle.

La prima missione del gioco sarà quindi imparare a creare un campo coltivabile, compito che se il buongiorno si vede dal mattino, esso si rivelerà assai dolente sotto ogni punto di vista.
Coltivare la terra è infatti un processo complesso e frustrante poiché i comandi sono poco precisi e intuitivi, sia che si utilizzi il touch screen che i comandi tradizionali.

Ben presto perderete il conto di quante zappate sono state date nel punto sbagliato o di quante volte avrete selezionato di aggiungere terra al posto di spalarla e così via. Creare la propria fattoria ideale diventa quindi una vera e propria tortura aggravata ancor più dal fatto che la novità e il perno su cui si basa questo Harvest Moon è proprio la completa personalizzazione in stile Minecraft della valle.

Entrando nel dettaglio, il giocatore con la sua zappa può modellare la terra per creare pianure o scegliere dove far scorrere il fiume, ma solo qualora avesse la pazienza di lavorare su ogni singolo cubo di terreno senza lanciare il 3DS per frustrazione o noia.

Sul touch screen è infatti presente l’area della mappa su cui lavorare: quest’ultima è divisa aritmeticamente come se fosse un quaderno a quadretti. Anche la valle vera e propria è squadrata e totalmente innaturale, tale da sembrare uscita da chissà quale spigolosa composizione LEGO.

Dimenticatevi quindi qualsiasi gioco su 3DS in cui abbiate visto un amabile boschetto riprodotto nei suoi fedeli dettagli e colori, in Harvest Moon: Lost Valley si torna graficamente ad una generazione videoludica indietro, se non direttamente ai giochi fatti in Flash sul computer.

Oltre al comparto grafico carente, uno dei maggiori punti deboli della produzione è quello di dover esser costretti a sopportare tutte le lente animazioni. Immaginate di avere 80 carote e di doverle annaffiare e raccogliere una ad una, un’esperienza da portare fuori di testa anche la persona più paziente di questo mondo.
Scordatevi anche il supporto dei simpatici folletti della natura, ormai must della saga. Essi vi prometteranno, sì, il loro aiuto, ma di fatto neanche loro saranno così folli da mettersi a raccogliere per voi tutte le carote del vostro orto. Al massimo potranno rendere i campi più fertili e poco altro.

Messa una croce sull’agricoltura, ne possiamo mettere un’altra sulla possibilità di personalizzare la propria dimora e il look del personaggio. Chiunque abbia mai giocato ad Animal Crossing o Fantasy Life sa bene come si possa scatenare la propria fantasia creando acconciature strane o comprando dei mobili improbabili. In Harvest Moon: The Lost Valley potrete farlo, peccato che i materiali richiesti ed i soldi necessari siano troppi. Neanche quello strozzino di Tom Nook è così avaro.

Se il lavoro non va e neanche potete dedicarvi all’arredamento, consolatevi che in questa desolazione non siete poi così soli grazie alla presenza di alcuni NPC provenienti dal villaggio vicino pronti a vendervi le loro merci. Qualora vi steste chiedendo se è possibile visitare il suddetto villaggio, la risposta è negativa. Il proprio personaggio non lascerà mai la valle e il che è un vero peccato, perché un’altra ambientazione da visitare sarebbe stata assai gradita.

Fra le poche possibili interazioni con gli NPC c’è anche un sistema di quest basate su semplici richieste di fiori e verdure da consegnare al bisognoso di turno. Se sarete pazienti e generosi da portarle tutte a termine, il vostro personaggio potrà anche sposarsi e avere figli. Ebbene sì, le relazioni amorose avvengono così.

Ma costruire matrimoni donando cavolfiori e risvegliare una Dea con della marmellata non sono le uniche cose superficiali del gioco. Persino il comparto sonoro infatti è così anonimo che giocare senza musica non comporterà gravi perdite ma solo un risparmio di batteria della console. Scordatevi inoltre la presenza di qualsiasi forma doppiaggio: tutti i personaggi sono muti.

In conclusione…

Se anche il più piccolo dei ragnetti è capace di farvi urlare, allora la vita di campagna quasi certamente non fa per voi. Ma peggio di un ragno sotto al cuscino c’è indubbiamente questo capitolo di Harvest Moon, il quale può essere definito uno degli episodi più noiosi e meno riusciti dell’intera saga.

Harvest Moon: The Lost Valley, purtroppo, è una grande delusione sotto ogni punto di vista, tecnicamente arretrato e divertente come una seduta dal dentista.
Con alternative migliori come Animal Crossing o i ben riusciti spin-off “jrpigistici” di Rune Factory, Harvest Moon: The Lost Valley può esser degno solo di diventare il regalo di compleanno per il vostro peggior nemico.

Voto: 3/10

Insistere per avere un Game Boy nel lontano 1998 è stata una delle migliori idee che abbia mai avuto, da allora non si è più allontana dal mondo videoludico. Più allenatrice di Pokémon che studentessa, quando il dovere la chiama studia giapponese, in realtà il secondo fine è capire la trama dei suoi JRPG preferiti.

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