Fossil Fighters: Frontier – Recensione

Fossil Fighters: Frontier

Nonostante a prima vista possa sembrare l’ennesimo illustre sconosciuto in mezzo alla sconfinata ludoteca 3DS, Fossil Fighters: Frontier è in realtà l’ultimo capitolo di una delle più recenti nuove IP che Nintendo ha provato a lanciare negli ultimi anni. E se non avete mai sentito parlare di questa serie non preoccupatevi, è tutto normale. La saga di Fossil Fighters, infatti, come Inazuma Eleven e altri prodotti analoghi dedicati a un pubblico di giovanissimi, fa parte di quei prodotti ritenuti da Nintendo stessa fin troppo “nipponici” per il pubblico occidentale, ma che quando poi, per un motivo o per l’altro, riescono ad approdare al di là dell’oceano, riescono a conquistare il grande pubblico contro ogni previsione. Vediamo come è andata questa volta!

Fossil: Fighters Frontier

Piattaforma: 3DS

Genere: RPG

Sviluppatore: Spike Chunsoft / RED Entertainment

Publisher: Nintendo

Giocatori: 1 – 6

Online: si

Lingua: Testi in italiano

Come il già citato Inazuma Eleven o il più classico dei Pokémon, Fossil Fighters: Frontier è l’ultimo arrivato nella famiglia dei JRPG “sui generis” per ragazzi. Gli elementi tipici come la tematica del viaggio, le lotte fra mostri e soprattutto il collezionismo ci sono tutti, ancora una volta messi in scena attraverso la solita improbabile storia di amicizia e crescita che da sempre hanno contraddistinto il genere, nel bene e nel male.

A impreziosire Fossil Fighters: Frontier ci pensa tuttavia la sua particolare ambientazione a metà strada fra un cartone animato della mattina e Jurassic Park. Le vicende narrate si svolgono in un mondo dove, grazie ai prodigi della tecnologia, uomini e dinosauri convivono in pace e armonia. O meglio, non propriamente in armonia, visto che in pieno stile Pokémon, i rettili mesozoici sono spesso al centro di numerose battaglie e mire espansionistiche da parte del solito manipolo di cattivi desiderosi di conquistare il mondo. Ma tanto è, sempre meglio che rimanere fossili.

Prese per buone queste bizzarre premesse e scelto il sesso del proprio avatar (rigorosamente muto), il gioco si apre con l’ormai inflazionatissimo sogno del protagonista di voler diventare migliore allenatore al mondo, in questo caso un Guardiano, una sorta di ranger protettore dei dinosauri che si prodiga per salvaguardarne i diritti. Lungo il corso dell’avventura non mancheranno inseparabili amici con cui condividere tale obbiettivo e la tipica organizzazione criminale da sgominare di cui sopra. La trama, insomma, si preannuncia da subito molto classica e caratterizzata da numerosissimi cliché, ma così come per Pokémon questo non ha mai rappresentato un ostacolo, anche per Fossil Fighters: Frontier è possibile sorvolare sulla qualità dell’intreccio e godersi l’avventura in tutta semplicità come i più piccoli. Questi ultimi, in particolare, non potranno non apprezzare la forte carica energetica trasmessa dai Vivosauri e i loro amici.

Anche la struttura di gioco ricorda molto da vicino quella tipica dei giochi targati Game Freaks, suddivisa equamente tra lunghe fasi esplorative all’interno del vasto mondo di gioco e le immancabili lotte a turni con i PNG o i dinosauri selvatici. Il gioco si svolge prevalentemente all’interno dei così detti “Paleoparchi”, particolari parchi tematici adatti alla vita dei dinosauri e al cui interno i Guardiani agiscono per la loro salvaguardia grazie a dei particolari mezzi fuoristrada chiamati “Fossilstrada”. Questi ultimi rappresentano sicuramente la novità più importante rispetto ai capitoli precedenti di Fossil Fighters, tale da donare al gioco un approccio più squisitamente free-roaming e, seppur nella sua semplicità, di offrire un diverso approccio all’avventura rispetto alla concorrenza. Ogni Fossilstrada è caratterizzato da tutta una serie di strumenti che permettono al giocatore di esplorare in lungo e in largo il mondo di gioco, dal radar per individuare i fossili fino alle trivelle per estrarli. Il tutto senza scordare una mezza infinità di elementi opzionali come gomme e motori che è possibile sostituire all’officina per modificarne le prestazioni.

Seppur un po’ impacciate a causa di una telecamera fissa alle spalle del veicolo e dei comandi non propriamente reattivi, l’introduzione di queste sessioni motorizzate rappresenta una buona aggiunta alla formula di gioco originale, merito soprattutto dell’estensione e della quantità di attività collaterali in cui è possibile imbattersi all’interno dei Paleoparchi, sempre ricchi di luoghi di interesse generale e di segreti da scoprire. L’esplorazione, insomma, risulta sempre divertente e ben incentivata, mostrando il fianco a una certa ripetitività di fondo soltanto nelle fasi avanzate dell’avventura.

Fossil Fighters: Frontier Fight

Nonostante l’esplorazione ricopra una buona parte dell’avventura, essa rimane sempre subordinata alla ricerca di nuovi fossili da esumare e riportare in vita. L’estrazione è infatti il modo migliore per espandere la propria squadra di Vivosauri ed incrementare i propri fondi vendendo i reperti doppi.

Localizzato un punto di interesse a spasso per i Paleoparchi, iniziare a scavare è questione di un attimo. Tramiteun apposito minigioco basato sulla premiata coppia Stilo/Touch Screen, portare alla luce i resti fossili è questione pochi e rapidi colpi di pennino sullo schermo. Gli strumenti principali per far ciò sono fondamentalmente due, anche se andando avanti non mancheranno upgrade e relative varianti: lo scalpello e la trivella. Grazie al primo è possibile rimuovere grandi porzioni di terra con l’unico inconveniente di rischiare di danneggiarne lo scheletro. Viceversa, con poche e precise passate di trivella è possibile estrarre lo scheletro in maniera più delicata così da ridurre al minimo l’impatto sul reperto. Imparare quando utilizzare l’uno piuttosto che l’altro è alla base della buona riuscita dello scavo, risultati che si ripercuoteranno poi sulla bontà del Vivosauro resuscitato al netto del tempo impiegato, i danni provocati e la percentuale di ossa riportate alla luce.

Giocare al novello archeologo è sicuramente una delle pratiche più interessanti di Fossil Fighters: Frontier. Oltre ad ampliare la propria collezione di Vivosauri, infatti, le sessioni di scavo rappresentano un ottimo modo per incrementare la potenza e le mosse di quelli già in possesso del giocatore, con l’eventualità di poter rivendere quanto inutilizzato a fronte di cospicue somme di denaro da investire poi nel “tuning” del proprio Fossilstrada. L’unico dubbio che permane è quello legato alla scarsità di modelli fossili da dissotterrare (circa 70 esemplari)e l’eccessiva frammentazione che tale operazione porta alle fasi esplorative. Una volta trovato il proprio team di dinosauri vincenti e visti i modelli principali, non è che ci siano poi molti altri motivi per tornare a rovistare la terra.

Scovati i fossili, disseppelliti e resuscitati, il passo successivo è quello di far combattere i nostri redivivi dinosauri, nell’arena contro gli altri Guardiani o all’aperto contro i Vivosauri selvatici. Pur mancando della profondità tattica tipica di Pokémon, Fossil Fighters: Frontier può comunque vantare su una serie di trovate tali da donargli una personalità tutta sua e diversificarlo quanto basta dalla concorrenza.

Le battaglie, ad esempio, si svolgono su griglie prestabilite di nove caselle 3×3 e sempre in compagnia di uno o due dinosauri gestiti dall’intelligenza artificiale. Una volta in campo, i Vivosauri agiscono a turno in base ai propri parametri di velocità dei vari, sferrano morsi o attacchi speciali basati sui rispettivi valori di attacco e incassano a seconda della loro difesa. Seppur straniante a un primo impatto, la scelta di gestire un solo elemento consente comunque di tenere tutto sotto controllo grazie a pochi semplici comandi da impartire ai propri compagni e a un’intelligenza artificiale che difficilmente darà di che lamentarsi.

Ad aggiungere un pizzico di personalità in più ci pensano inoltre le “Capsule”, particolari power-ups a cui fare ricorso in fase offensiva o difensiva capaci di garantire piccoli bonus in termini di statistica o punti vita quando utilizzati al momento giusto. Interessante anche la possibilità di poter godere di determinati vantaggi tattici sulla base del proprio posizionamento rispetto al nemico, una caratteristica che, se opportunamente sfruttata, è in grado di garantire diversi benefici ad alcune mosse particolari o mettere in luce il punto debole dell’avversario.

Nel suo complesso il battle system imbastito per l’occasione si dimostra sicuramente ben congegnato e ricco di sfaccettature, seppur non particolarmente complesso. Salvo fatto una brusca impennata nelle fasi finali dell’avventura, i combattimenti risultano sempre abbordabili e gestibili, a patto di dedicarsi saltuariamente ai tornei giornalieri e agli scontri con i dinosauri selvatici per racimolare l’esperienza necessaria a non lasciare mai il proprio team indietro con i livelli. E per i più esigenti c’è sempre la possibilità di confrontarsi in locale e online con altri Guardiani in carne ed ossa.

Un aspetto di Fossil Fighters: Frontier che invece non ci ha convinto troppo è la sua realizzazione tecnica. A livello artistico nulla da eccepire: il charachter design, l’uso dei colori, i singoli Vivosari (seppur non tantissimi) e le loro animazioni in battaglia sono tutti elementi nel complesso ben ideati e capaci di dare al titolo una personalità tutta sua, pur attingendo a piene mani da anni di produzioni analoghe. Il problema purtroppo è come questi vengono restituiti su schermo nella maggior parte delle occasioni, soprattutto durante le sessioni a spasso per i Paleoparco. In questi frangenti, infatti, il frame rate traballante, il ridotto campo visivo e la pochezza degli elementi a schermo non fanno altro che affossare quanto di buono il gioco ha da offrire.

Durante i combattimenti per fortuna la situazione migliora in maniera notevole e questo grazie a una fisicità che in giochi come Pokémon spesso manca (qui i morsi sono veramente tali e non semplici effetti visivi proiettati sull’avversario). Nel suo complesso, comunque, la resa grafica non è sicuramente l’aspetto più riuscito diFossil Fighters: Frontier.

In conclusione…

Fossil Fighters: Frontier è sicuramente una saga ancora giovane e con alcuni problemi da sistemare. Tuttavia, considerando il target giovane al quale è rivolto, non è difficile sorvolare su alcuni dei suoi difetti più marginali e godersi comunque un’avventura lunga e ricca di cose da fare. Sicuramente permangono una realizzazione tecnica ancora non propriamente sufficiente e una certa ripetitività di fondo nella formula generale (girovaga, scava, combatti, girovaga, scava e combatti) ma, una volta entrati nell’ottica giusta, la formula adottata risulta decisamente godibile .

Non si tratterà sicuramente del titolo che scalzerà via Pokémon dal cuore di migliaia di giocatori, ma anche così siamo sicuri che Fossil Fighters: Frontier possa avere delle buone carte in tavola per riuscire a fare breccia anche nel vecchio continente. Soprattutto considerando che l’estate è sempre stato un terreno fertile per questo genere di giochi!

Voto: 6,5/10

Videogiocatore incallito, divoratore di film, seguace della via del Social: praticamente una vita passata a giocare, leggere e scrivere. A volte anche contemporaneamente.

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