Shadowrun Chronicles: Boston Lockdown – Recensione

Shadowrun Chronicles: Boston Lockdown – Recensione

Orchi,troll,elfi,umani, draghi, nani, il catalizzatore magico, il sacro osso, la clava, il fucile a pompa, l’innesto biogenetico, le megacorporazioni, il Cyberpunk… il Fantasy! Eccoci a fronteggiare lo strano ed eccitante cross-over di generi che l’ambientazione di Shadowrun, GDR cartaceo prima e videogame poi, ci riserva. La linea è la stessa dei suoi predecessori: GDR a turni sullo stile di XCOM o Baldur’s Gate, ma in Shadowrun Chronicles: Boston Lockdown viene introdotta la nuovissima co-op on line, e quindi formare una squadra non più composta di soli PNG, ma di individui in carne ed ossa con cui comunicare tramite chat, rende il cyberpunk effettivamente cyberpunk.

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L’azione si svolge nel 2075: la profezia dei Maya, che contrariamente a quanto si pensava non segnava la fine del mondo, ma il ritorno della dimensione magica, è una realtà da tempo, e le razze che dapprima popolavano solo l’immaginario popolare sono tornate ad essere una realtà effettiva. Se all’inizio del XXI secolo solo alcune coppie di umani cominciavano ad avere figli “mutanti”, sfornando nella realtà esponenti di nani, elfi e troll, adesso queste razze sono ben definite e immerse in una dimensione tecnologica a cavallo fra il caotico e crepuscolare mondo di Blade Runner e una distopica Terra di Mezzo, dove gli elfi padroneggiano droni altamente letali, i nani si affidano ai fucili a pompa e i maghi aumentano le loro capacità utilizzando innesti biomeccanici e computer tecnomantici. Con queste premesse, il giocatore di Shadowrun Chronicles: Boston Lockdown si ritrova ad essere l’ultima ruota del carro, un reietto al servizio di una delle tante bande locali che gestisce i distretti della città: uno shadowrunner pronto ad iniziare la risalita verso un futuro migliore, affermandosi in una serie di missioni più o meno difficili e specializzandosi in varie abilità via via che conquisterete notorietà e fama.

Al di là della trama principale dove, nella silenziosa lotta fra megacorporazioni, viene utilizzato un drago biomeccanico per attivare una misteriosa malattia che trasforma gli abitanti di Boston in feroci assassini gettando la città nel caos, lasciando alla vostra fazione il compito di sistemare le cose, la novità sta nel fatto che a, differenza degli altri excursus videoludici di questo eccellente GDR, ora si è online, pronti ad immergerci in una community.

Avremo quindi a disposizione la possibilità di creare fino a cinque personaggi e di gestirne i destini. A differenza dei normali GDR, qui non esistono le classi. Una volta scelta la razza (Umano, Elfo,Nano,Orco,Troll) che dà un bonus/malus fisico, si procede nello scegliere un background, ovvero ciò che il personaggio era prima di essere declassato a reietto e divenire un runner. A seconda del background scelto si hanno ricadute positive e negative sulle abilità che potremo usare nella nostra avventura. Ognuno di noi può utilizzare la magia o il misticismo, guidare droni, essere un asso con le armi da fuoco o utilizzare armi bianche o da botta: non c’è un limite nell’essere uno shadowrunner.

Peccato che all’interno del gioco, questa condizione allontani di molto l’essenza del GDR. Qui il personaggio non cresce, ma si specializza a seconda dei vari alberi relativi alle abilità. Portando a compimento le varie missioni si acquisiscono punti karma e Nuyen. I primi servono ad acquisire know-how sulle specializzazioni, i secondi sono normalissimi “big money” con cui si potranno acquistare armi, innesti cibernetici, corazze e altri oggetti utili.

Per affrontare le varie missioni bisogna far parte di una squadra, poiché sarebbe un suicidio affrontare i pericoli da soli. Nelle prime fasi si ricorre ai png che si incontrano nel proprio enclave, ma ben presto ci si accorgerà che essi non risponderanno più alle difficoltà crescenti e quindi bisognerà ricorrere a chi popola la community, giocatori in carne ed ossa come noi, di varie nazionalità, che potrete contattare attraverso la classica finestra di chat posta in basso a sinistra dello schermo, dopo aver esplorato le capacità del loro pg passandovi il puntatore del mouse sopra ed invitandolo alla pugna.

La community che si va creando è piuttosto aperta, particolarmente ironica e spesso gran parte del divertimento è passare il tempo a scambiarsi battute mentre si compiono le missioni vere e proprie, che alla fine si esauriscono in un “ammazza tutti e scappa”, “ammazza tutti e ruba la bandiera”, “ammazza tutti e…”

In questo l’obiettivo degli sviluppatori è centrato in pieno: mettere a disposizione del videogiocatore di ruolo notoriamente pigro e solitario, poche possibilità di crescita e di vittoria se non si aggrega ad altri giocatori reali, stimolando di molto la crescita della community che senz’altro è destinata a prosperare nell’ambiente degli appassionati di questo genere.

Avendo seguito l’evoluzione del gioco dalla fase preview debbo dire che i ragazzi della CliffHanger si sono impegnati in maniera esemplare in questo progetto, dialogando continuamente con chi era chiamato ad esserne beta tester, superando enormi problemi relativi al lag che hanno funestato per settimane il server, e inondando quasi quotidianamente di update densi di novità e di prove i giocatori, per cercare di rendere l’esperienza di gioco sempre più divertente e immersiva.

Una grafica “vintage”, ma pienamente azzeccata per il tipo di gioco, che alle volte prende le connotazioni e i colori di un comic, una colonna sonora accattivante sia nelle melodie che negli effetti, lo spaventoso volume di abiti e oggetti con cui caratterizzare il proprio personaggio,  totalmente inutili ai fini dell’azione (poiché ciò che indossate non vi salva dalle schioppettate o dagli incantesimi, a meno che non acquistiate innesti e armature negli shop del vostro enclave), fa di questo capitolo un titolo leggero,  pronto per traghettarsi sui sistemi mobili quali tablet e smartphone.

Poco resta del gioco di ruolo in quanto tale. Ci troveremo, oltre che a dialogare con qualche compagno in azione, a ripetere quasi eternamente le stesse identiche azioni, su scenari ripetitivi, anche se ben disegnati ma privi di carattere; dungeons immersi nella classica “nebbia di guerra” in cui ci aspettano villains più o meno forti, ma mai insuperabili, e una longevità destinata a sfociare nella routine che, come si sa, è anticamera della noia.

Con questo non voglio dire che Shadowrun Chronicles:Boston Lockdown sia un titolo non riuscito, tutt’altro! Lo sforzo per renderlo multiplayer è notevole, le atmosfere riprendono esattamente quelle degli altri capitoli, il clima semiserio è rispettato e ci si sorprende a pensare che un troll possa usare con disinvoltura una Vulcan m.20 o che un nano attacchi con la sua classica nanicità un gruppo di nemici brandendo una sega a motore, o che un elfo sia particolarmente portato per la bioingegneria e gli innesti bionici, e ci si rammarica che i Maya, per quanto riguarda le profezie, non c’abbiano azzeccato neanche stavolta: il mondo avrebbe bisogno di un po’ di magia e di shadowrunners.

In conclusione…

Shadowrun Chronicles: Boston Lockdown rappresenta la naturale evoluzione di un gioco di ruolo cartaceo, da tempo presente nel mondo videoludico, che attendeva di fare il balzo verso la sua connotazione cyberpunk naturale: la rete. Purtroppo, nonostante lo sforzo degli sviluppatori e le rispettate grafiche ed atmosfere, non si è tenuto conto di quello che fa di questo crossover di generi una pietra miliare della ludicità: il gioco di ruolo. La formula a turni su dungeons che celano pericoli e tesori più o meno ambiti e appetitosi può reggere su videogames single player, ma se si tenta il passo verso l’online bisogna tenere conto delle dinamiche che la rete si aspetta.

Scaricare all’osso la crescita del personaggio, banalizzarlo in una serie di missioni fotocopia, coprendolo di “items” puramente estetici e affidandosi solo sulla buona volontà degli appassionati che entrano in contatto fra loro, senza inserire png carismatici o diversificando le missioni, rischia di affossare questa bella novità. Tuttavia, la CliffHanger è molto presente e contrariamente ad altre software house, ascolta tutti i suggerimenti di chi utilizza il loro prodotto. Questo fa ben sperare nel destino online di questo meraviglioso GDR che fa incontrare Gandalf e Deckard in una Terra di Mezzo ancora più fantastica. Per tutti gli appassionati è un titolo comunque da percorrere.

Voto: 7/10

Classe 1968. Appassionato di GDR e Videogames, attraversa gli anni '80 con Pac Man in una mano e nell'altra uno Zx Spectrum. Negli anni '90, fra Amiga e PC, realizza cortometraggi e lungometraggi Horror e di Fantascienza che conseguono premi in vari Festival. Dal 2000 al 2012 lavora presso Cinecittà News come curatore per le riprese e l'editing video. Attualmente è docente presso Act Campus Ateneo del Cinema e Della Televisione

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