Life is Strange: Episode 3 “Chaos Theory” – Recensione

Life is Strange: Episode 3 “Chaos Theory” – Recensione

Perché videogiochiamo, leggiamo libri, fumetti e andiamo al cinema? Per svariati motivi, per svagare dopo una lunga giornata, per distrarci dalla quotidianità. Alcuni di noi lo fanno invece per altre ragioni: scoprire il mondo attraverso gli occhi di qualcun altro, e chi lo sa quanto questo possa poi impattare le nostre vite, e il modo in cui agiamo.

Life is Strange, dopo uno scoppiettante esordio, ritorna sui nostri schermi con il 3° episodio. Nonostante le carte giocate precedentemente, i ragazzi di Dontnod sembrano non voler mollare la presa, e continuano a smuovere il microcosmo di Arcadia Bay in modi inaspettati. Scoprite con noi perché l’avventura di Max ha raggiunto il suo picco qualitativo (per ora).


ATTENZIONE: il seguente testo contiene spoiler legati ai precedenti episodi.


 

 Life is Strange: Episode 3 “Chaos Theory”

Piattaforma: PS4, PS3, Xbox One, Xbox 360, PC

Genere: Avventura

Sviluppatore: Dontnod Entertainment

Publisher: Square Enix

Giocatori: 1

Online: Assente

Lingua: Completamente in inglese

Versione Testata: PS4

Nell’ultimo episodio, abbiamo visto Max e Chloe ritrovare il rapporto che si era perduto nel tempo, e che le aveva portate per due strade differenti: nel mezzo di tutto questo background, utile a noi giocatori per comprendere al meglio i due personaggi, nell’Accademia di Blackwell qualcosa va per il verso sbagliato, con un tentativo di suicidio che sconvolge tutto. Qualcosa ad Arcadia Bay è andato storto, e non ci riferiamo solo al tornado che la nostra protagonista continua a vedere nelle sue visioni. Tutti hanno dei segreti, e la scomparsa di Rachel Amber è solo una piccola parte di un più grande tassello. 

Possibilità, Life is Strange  ne mette a disposizione tantissime, ma senza mai distogliere lo sguardo dall’obiettivo finale

La vena thriller e investigativa ritorna prepotente anche in questo episodio, con una prima parte tutta dedicata alla ricerca di indizi che possano collegare determinati individui alla scomparsa di Rachel. Mancano rivelazioni e le risposte che Chloe e Max (ma in primis tutti i giocatori) cercano, ma qualcosa cambia, e sconvolge tutto. Prima di tutto, il percorso di crescita di Max è lampante, e la consapevolezza di avere tra le mani un potere di questa levatura la porta ad agire con più sicurezza. Un elemento da non sottovalutare questo, che dimostra la volontà degli sviluppatori di offrire una narrazione coerente e ben articolata.

In questo senso ci ha convinto il modo in cui i personaggi reagiscono alle nostre azioni: nello scorso episodio, avevamo l’occasione di impedire che una persona si suicidasse. Io sono riuscito nell’impresa, ottenendo riconoscenza e fiducia da una moltitudine di personaggi, ma cosa accade nel caso in cui non si sia riusciti ad impedire il malaugurato evento? Possibilità: Life is Strange ne mette a disposizione tantissime, ma senza mai distogliere lo sguardo dall’obiettivo finale. 

Questo è infatti l’episodio più sconvolgente, non tanto per la delicatezza dei temi trattati, ma per la potenza con cui li racconta. C’è un punto di svolta nella vita di Max, la consapevolezza che il suo potere non può solo cambiare il presente nell’immediato, ma scuotere le fondamenta stesse del tempo e cambiare totalmente la realtà che la circonda. Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas? La teoria del caos, o più comunemente definito “effetto farfalla”, è alla base di quanto si vede in questo terzo episodio. E poco importa se mancano sostanziali novità in termini di gameplay, quando l’impatto emotivo raggiunge vette così elevate, non resta altro che guardare stupefatti, commuoversi e posare il pad in attesa del prossimo episodio. 

Eppure, nonostante manchino novità in termini ludici, gli sviluppatori sono riusciti ad utilizzare il potere di Max in modo diverso, con degli enigmi ambientali legati allo stealth che costringono il giocatore a pensare in modo differente, a riavvolgere il tempo per tutt’altri fini. Sarà poca cosa, ma fino ad ora questi tre episodi hanno dimostrato una varietà invidiabile per una produzione così piccola.

E poco importa se mancano sostanziali novità in termini di gameplay: quando l’impatto emotivo raggiunge vette così elevate, non resta altro che guardare stupefatti, commuoversi e posare il pad in attesa del prossimo episodio

La musica, insieme al comparto artistico e tecnico, è riuscita a dare un’identità ben precisa ad Arcadia Bay ed ai suoi luoghi. Viene esplorata di più, come i suoi personaggi, e vediamo sotto una nuova luce posti già visti ed esplorati. Il tutto accompagnato sempre da una colonna sonora perfetta, che incornicia determinati momenti con una classe tutt’altro che scontata.

La regia, soprattutto, riesce ad enfatizzare allo stesso modo determinati passaggi, e dimostra una padronanza del linguaggio narrativo (e cinematografico) pazzesca. I ragazzi di Dontnod sanno quali tasti toccare, e noi non possiamo fare altro che prenderne atto.

In conclusione…

Il terzo episodio di Life is Strange è una sorpresa, non tanto perché rivoluziona in qualche modo ciò che avevamo già visto, ma piuttosto per la capacità di riuscire a portare la storia verso percorsi inaspettati, senza adagiarsi sugli allori. Alcuni personaggi crescono, altri vengono messi sotto una nuova luce e fanno rivalutare alcune delle scelte già compiute, in prospettiva, proprio come potrebbe avvenire nella vita di tutti i giorni. Il gameplay tiene fede a quanto visto in precedenza, dimostrandosi al servizio della narrazione, e proponendo alcuni approcci differenti che tengono alto l’interesse.

Life is Strange è un esperimento videoludico particolare, che dietro la sua apparente semplicità nasconde ben altro. La vita è strana, è fatta di azioni scolpite sulla roccia, di persone che non ci sono più e che non potranno tornare indietro. Bisogna conviverci. La vita è anche caos, e Life is Strange è riuscito a cogliere quest’affermazione come mai ci saremmo aspettati da un videogioco.

Voto: 9/10

Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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