Mortal Kombat X – Recensione

Mortal Kombat X – Recensione

Nel mondo dei videogiochi, la lettera X lascia solitamente intendere qualcosa in più della sua semplice traduzione da numero romano. Un po’ per assonanza, un po’ perchè – ammettiamolo – mettere una X dopo un qualsiasi titolo regala un fascino mica da ridere, la terzultima lettera dell’alfabeto di Albione è da generazioni sinonimo di Extreme: che, fuor di metafora, sta a significare il punto di svolta indelebile di una saga, il raggiungimento di una milestone che segna una netta evoluzione dal passato e getta le basi per un nuovo futuro.

Mortal Kombat X nasce esattamente sotto questo ascendente. Il figlio prediletto di Ed Boon, creato nel lontanissimo 1992 in risposta allo strapotere di un noto picchiaduro nipponico, giunge alla decima declinazione maggiore dopo una storia di strepitosi successi e fallimenti implacabili.

Alti e bassi, glorie e condanne che contraddistinguono da sempre le saghe di successo ma che, soltanto in alcuni casi, fungono da pungolo per reinventare sé stessi e per migliorarsi iterazione dopo iterazione. Dopo un nono capitolo assolutamente degno di nota, i ragazzi di NetherRealm hanno avuto quattro anni per mostrare al mondo che, a distanza di 23 anni, Raiden, Sub Zero, Scorpion e soci hanno ancora molto da dire. E pur non confermandosi una flawless victory nel vero senso della parola, difficilmente sopravvivrete alla fatality di Mortal Kombat X.

Mortal Kombat X

PiattaformaPS4, Xbox One, Xbox 360, PS3, PC

Genere: Picchiaduro

Sviluppatore: NetherRealm Studios

Publisher: Warner Bros. Interactive Entertainment

Giocatori: 1-2 (offline)

Online: fino a 10 giocatori

Lingua: Completamente in italiano

Versione Testata: PS4

La decima declinazione del picchiaduro più violento di sempre non tronca in modo irreversibile con il proprio passato, ma al contrario lo abbraccia evolvendone in modo deciso le meccaniche portanti. Il DNA peculiare della saga, in particolar modo quello degli ultimi capitoli targati NetherRealm, è evidente e sotto gli occhi di tutti, e chiunque non sia a digiuno del titolo Warner Bros finirà per trovarsi relativamente a proprio agio già dai primi minuti di gioco. Non abbiamo usato la parola “relativamente” a caso, visto che la modifica principale di Mortal Kombat X abbraccia proprio le meccaniche di combattimento, palese fulcro del gameplay dell’IP, che vengono arricchite dall’introduzione di tre diversi stili di combattimento per ciascun personaggio.

Degli stili alternativi di combattimento avevamo già parlato tempo addietro, dopo le nostre prove nelle ultime edizioni di E3 e gamescom. Ciascun Kombattente presenta tre differenti approcci alla lotta che, pur non stravolgendo completamente il modus operandi del personaggio, ne fanno variare le mosse speciali. Raiden, ad esempio, scende in arena nelle varianti Dio del Fulmine, Displacer o Signore delle Tempeste: la prima pone enfasi sugli attacchi a media e lunga distanza legati all’utilizzo del fulmine, laddove la seconda e la terza enfatizzano, rispettivamente, l’utilizzo delle tecniche associate al teletrasporto e il ricorso a trappole elettriche con cui intrappolare l’avversario. Seppur tali variazioni appaiano più evidenti in alcuni personaggi (come Sub Zero) rispetto ad altri, impossibile non notare la diversificazione del gameplay da un lato e un nuovo ventaglio di opzioni tattiche dall’altro, visto che nessuno vieta di scegliere uno specifico “assetto” in base all’avversario di turno.

Ciascun Kombattente presenta tre differenti approcci alla lotta che, pur non stravolgendo il modus operandi del personaggio, ne fanno variare le mosse speciali

Ancor più delicato è il discorso legato alla Stamina, evidenziato dalla presenza di una barra suddivisa in due slot che si consuma progressivamente ogni qualvolta il giocatore corra o esegua azioni specifiche che coinvolgano lo scenario. Quella degli scenari “attivi” è una caratteristica già disponibile in Injustice (sviluppato non a caso daNetherRealm): con la pressione del dorsale destro è infatti possibile saltare sopra la testa dell’avversario, colpire da liane o corde o, più semplicemente, utilizzare elementi di scena per colpire più duramente. Ma se nel citato crossover non esisteva alcun vincolo di utilizzo a questi vantaggi, in Mortal Kombat X si è costretti ancora una volta ad un approccio più ragionato e oculato, laddove ogni azione speciale consuma una porzione di stamina – che si ricaricherà in autonomia, permettendo così di sfruttare più volte le medesime risorse in uno stesso match.

Il risultato, tuttavia, è abbastanza eloquente: saltare senza sosta da una parte all’altra dell’arena sarà ora impossibile, visto che al terzo salto il nostro Kombattente sarà (metaforicamente parlando) a corto di fiato. Il che potrebbe sembrare un problema non particolarmente rischioso, non fosse che sfuggire alle combo nemiche quando si è a secco di stamina finisce per risultare particolarmente difficile, se non impossibile. Nella frenesia delle battaglie di Mortal Kombat X, insomma, c’è ancora parecchio spazio per tattica e tecnica: il tutto, ovviamente, senza dimenticarsi dello spettacolo grandguignolesco regalato dalle sequenze in X-Cam, che ritornano più crude che mai una volta riempito l’apposito meter (nella parte bassa dello schermo) e attivate con la pressione simultanea dei due dorsali.

Il Dottore ha detto che le lastre sono a posto …

Parlando delle modalità di gioco, non c’è da stupirsi se, ancora una volta, lo sviluppatore statunitense abbia astutamente creato un pacchetto goloso e ricco di contenuti, pieno zeppo di extra e di oggetti collezionabili. Che il target di Mortal Kombat X sia lo scontro multiplayer è cosa praticamente scontata, ma c’è abbastanza carne al fuoco per imbastire un single player divertente, variegato ed indubbiamente longevo. Partiamo dalla modalità più interessante per i giocatori solitari, la classica Storia. Dopo l’interessante sceneggiatura del precedente episodio,NetherRealm si riconferma abile nel creare un tessuto narrativo accattivante ed interessante, che pur senza far gridare al proverbiale miracolo getta nella mischia l’ennesima minaccia al Regno della Terra, vacillante e tremante sotto gli attriti mortali tra il Regno Esterno e quello Oscuro. La modalità Storia è articolata in una dozzina abbondante di capitoli, al cui interno indosseremo di volta in volta i panni di un personaggio differente chiamato a farsi strada in quattro combattimenti distinti. A fare da collante tra una Fight e l’altra vi saranno le immancabili sequenze in computer grafica, rese più movimentate dalla presenza occasionale di QTE che, se realizzati correttamente, sbloccheranno informazioni ulteriori sulla scheda del personaggio corrente.

Non c’è da stupirsi se, ancora una volta, lo sviluppatore statunitense abbia astutamente creato un pacchetto goloso e ricco di contenuti, pieno zeppo di extra e di oggetti collezionabili

Cosa curiosa di questa modalità Storia è la scelta dello sviluppatore di abbandonare alcuni personaggi storici(presenti tuttavia come “nemici” soggiogati dal dio Shinnok e disponibili nelle Torri) e di introdurne altri di completamente inediti, alcuni dei quali discendenti diretti di un Kombattente storico. E questo è il caso di Cassie Cage, figlia dello spaccone più spaccone di Hollywood e della bella Sonya Blade, di Jacqui Briggs (figlia di quell’energumeno di Jax) o di Takeda Takahashi, il cui padre è il carismatico Kenshi. A questi si affiancano le versioni umane di Scorpion e Sub Zero, quasi irriconoscibili senza la relativa maschera ma ugualmente letali, ed altri ceffi più o meno raccomandabili (D’Vorah, Erron Black, Ferra & Torr, Kotal Kahn e Kung Jin). Immancabilmente, alcuni dei personaggi più noti finiranno nel vortice dei DLC, in compagnia di Goro, Tremor, Tanya e dei leggendari Jason VoorheesPredator – e di molti altri a venire, nell’attesa di una seconda Komplete Edition che li racchiuda tutti in un sol colpo.

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Ad affiancare questa modalità troviamo le immancabili Torri, disponibili nelle varianti Classica (a 10 sfide),Sopravvivenza (si va avanti ad oltranza sino a quando il nostro lottatore viene messo al tappeto) e, novità di MKX,Vivente, generate dal sistema in modo pseudocasuale con parametri e modificatori di partita ogni volta differenti. Torna anche la modalità Prova la tua Fortuna e, soprattutto, l’interessante Kripta, un labirinto intricato dove spendere la moneta di gioco (guadagnabile in ciascuna delle modalità disponibili) per sbloccare bozzetti, collectibles e, soprattutto, fatality/brutality alternative per ciascun personaggio. Molte fatality sono infatti “esclusive” della Kripta, il che rende la suddetta gita praticamente obbligatoria. Inutile dire che la presenza di tutti questi contenuti è oro colato sia in termini di longevità, sia di replay value.

Buone notizie anche sul fronte online, dove è possibile cimentarsi nella classica 1 vs 1 facendo affidamento ad un matchmaking stabile e un’infrastruttura complessivamente affidabile. I match personalizzati di Prova la tua Fortuna sono disponibili anche in rete, a fianco di una lunga serie di divertenti sfide di forza. La vera novità di MKX, per quanto concerne l’online, coincide tuttavia con le Sfide di Fazione: all’avvio del gioco, verrà chiesto al giocatore di affiliarsi ad una delle cinque fazioni disponibili tra Lin Kuei, Black Dragon, White Lotus, Special Forces e Brotherhood of Shadow. A scelta effettuata, partita dopo partita al giocatore verranno sottoposti sfide e obiettivi da superare, tanto in single quanto in multiplayer, premiati con un quantitativo variabile di punti. Questi finiscono nel calderone globale della propria fazione, che ha una settimana per raggiungere un punteggio maggiore rispetto alle avversarie. Ogni sette giorni sarà decretata una fazione vincitrice – con tanto di premi e oggetti speciali per chiunque abbia preso parte attivamente alla scalata verso il potere. Maggiore sarà il nostro apporto, maggiore sarà il nostro livello nella fazione e i benefici che ne trarremo ingame, come ad esempio le Faction Kill.

Ogni sette giorni sarà decretata una fazione vincitrice – con tanto di premi e oggetti speciali per chiunque abbia preso parte attivamente alla scalata verso il potere

Per quanto riguarda l’impianto tecnologico di Mortal Kombat X, l’ultima fatica di NetherRealm è un picchiaduro visivamente appagante, ricchissimo di dettagli secondari (basta osservare il livello di cura maniacale che caratterizza ciascuna location) ma, soprattutto, convincente in termini di modellazione e quantità di poligoni. Ciascun lottatore, da quelli più noti alle new entries, è realizzato in modo esemplare: volti e relativa espressività sono abbondantemente sopra la sufficienza, vesti e “orpelli da combattimento” trasmettono una sensazione quasi aptica al giocatore ma, soprattutto, tanto di cappello al comparto animazioni, fluide e precise – almeno nella versione PS4 da noi testata – anche nelle combo più lunghe e spettacolari. I 1080p fanno la propria figura, insomma, anche se a fare da padrone è un frame rate complessivamente stabile (una necessità in un gioco frenetico come questo) che non ha dato segni di incertezza in nessuna delle modalità testate, online incluso. Aggiungete a quanto appena detto una telecamera furbetta, che dona un taglio squisitamente cinematografico in occasione delle fatality/brutality e dell’X-Cam e capirete perchè, da un punto di vista squisitamente visivo, Mortal Kombat X vince il round a mani basse. Nulla da dire sul voice over, interamente in lingua italiana – anche se alcune battute, specie quelle di Cassie Cage al termine di un combattimento, sfiorano l’imbarazzante. Colonna ed effetti sonori sono quelli tradizionali della saga, con enfasi particolare a quei suoni “delicati” di crani che si sfondano, di colonne vertebrali spezzate a metà e di arti, teste o busti mutilati nei peggiori dei modi. Il fascino delle Fatality, insomma, passa anche attraverso le orecchie.

Il trailer di lancio di Mortal Kombat X .

In conclusione …

A quattro anni di distanza dalla precedente installazione, pare proprio che NetherRealm Studios abbia trovato la strada ideale. Mortal Kombat X rappresenta una nuova dimensione della concezione occidentale del picchiaduro, magari non ancora così superiore a quella proveniente dal Sol Levante come alcuni potevano sperare ma, e ciò è quello che conta, assolutamente capace di non sfigurare nel paragone. L’ultima creatura di Boon e soci è un mix di frenesia e di oculatezza, di danze letali come lame di rasoio sopra le teste dei nostri avversari ma, allo stesso tempo, di scelte tattiche e di approcci alla lotta ponderati. I tre stili di combattimento e la barra di stamina, principali novità del fighting schema del titolo, virano pesantemente verso questa direzione: sempre di Mortal Kombat stiamo parlando, ma nessuno vi vedrà più saltare da una parte all’altra del livello in attesa del momento migliore per colpire. Né vi impedirà di scegliere un approccio di gara diverso, qualora di fronte a voi si stagli Goro o Johnny Cage.

Sadico, gustosamente violento e capace di stupire proprio quando pensavamo di aver visto ogni cosa,Mortal Kombat X offre una quantità di contenuti a dir poco ragionevole, anche se qualche divagazione extra combattimento (presente, ad esempio, nel già citato MK9) non avrebbe certo fatto storcere i nostri nasi. Una vittoria perfetta sfiorata per poco, colpa anche di una scelta commerciale – più o meno condivisibile – di limare il roaster di personaggi base, per rimpolparlo in un secondo momento tramite l’acquisto di DLC dedicati (alcuni dei quali già presenti all’interno del disco) e di immancabili pacchetti. Uno di quei colpi che fa scendere non di poco la barra dell’energia, ma che non metterà certo a tappeto un veterano del franchise.

Voto: 8,5/10

Bello, simpatico, intelligente e super esperto di videogiochi, ha sviluppato un'incredibile capacità nello scrivere cazzate.. Gioca ai giochini elettronici dall'86 e ci scrive a riguardo dal 2006 o giù di lì.. Ma non fateglielo notare, che poi si monta la testa..

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