The Evil Within: The Assignment – Recensione

The Evil Within: The Assignment – Recensione

Non stupiremmo nessuno affermando che il ritorno di Mikami alla cabina di regia di una produzione visceralmente horror fosse uno degli avvenimenti più attesi del 2014. Il nome del producer giapponese, legato a doppio filo alle glorie e ai fasti di una delle serie Survival Horror più amate e note del pianeta, è da sempre sinonimo di terrore in tutte le sue declinazioni: la precarietà dell’individuo solo contro un esercito di creature terrificanti e affamate rappresenta il marchio di fabbrica di Mikami, capace ogni volta di reinterpretarsi e aggiornarsi da un punto di vista squisitamente ludico, senza però tradire quelle che sono le origini del proprio terrore. Un terrore che, come ben saprete, non disdegna affatto il dispiego generoso di sangue.

The Evil Within, in questo contesto, rappresentò una vittoria (purtroppo) soltanto parziale della concezione della paura di Mikami: un horror viscerale e profondo, sporco e sanguinolento come pochi ma troppo ancorato a scelte di design e a soluzioni ludiche per certi versi anacronistiche: il paradiso malato per quei giocatori che ricordano ancora il Day One del primo Resident Evil, ma un’avventura non sempre abbordabile (e a tratti opinabile) per i meno veterani del survival horror. A cinque mesi di distanza dalla sua uscita su PC e console di nuova e vecchia generazione, è tempo di tornare a percorrere i corridoi dell’insalubre Beacon Mental Hospital con The Assignment, primo di una coppia di DLC (disponibili singolarmente a 9.99€ e a 19.99€ in Season Pass col pacchetto sfida The Keeper) che ci calerà nei panni della bella e misteriosa Juli Kidman, “assistente” del Detective Castellanos inspiegabilmente legata al destino del povero Leslie. Un’avventura di circa due ore e mezza che getterà una luce preliminare su alcuni dei retroscena avvolti nella densa nebbia del capitolo principale e che, auspicabilmente, saranno completamente svelati in data da destinarsi nel pacchetto The Consequence. Ma sappiate che Ruben Victoriano, per gli amici Ruvik, non è tipo da lasciarsi sedurre dal fascino di una donna.

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Se parte delle critiche mosse a The Evil Within erano giustamente rivolte ad una sezione conclusiva destinata ad assecondare una virata “molto action e poco horror”, con The Assignment i ragazzi di Tango Gameworks fanno un netto passo indietro eliminando ogni fronzolo di contorno da un gameplay che, finalmente, possiamo definire davvero survival. Terrore è la parola d’ordine del primo DLC targato Mikami, ambientato (nemmeno troppo a sorpresa) in quelle che sono le location più suggestive dei capitoli iniziali del titolo orignale. Che non si scherzi affatto in queste due ore e mezza di gioco lo si capisce praticamente da subito: nessuna difficoltà selezionabile e, rullo di tamburi, nessuna arma con cui equipaggiare la bella Juli. Ricordate il comodo fucile potenziabile di Castellanos, che a fianco della poderosa balestra Agonia tanto dolore ha causato ai mostriciattoli partoriti dalla mente di Ruvik? Benissimo, dimenticatevene ancor prima di iniziare questo contenuto aggiuntivo. In The Assignment non è contemplato l’attacco: si corre, cercando di fare il minor rumore possibile, si sgattaiola alle spalle delle creature che minano il nostro percorso e, usando un minimo di astuzia femminile, si distrae lo sguardo del Male nella direzione opposta a quella verso cui dobbiamo incedere. Se state pensando “più facile a dirsi che a farsi”, avete indovinato.

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Non siamo certo di fronte a meccaniche semplici e alla portata di tutti: essere individuati, nella quasi totalità dei casi, significa soccombere ai cugini dei Ganados e soci nei modi più sanguinari possibili. Lo scenario, dal canto proprio, offre un level design di pregevole fattura, oltre che una buona dose di possibili soluzioni per levarsi di impiccio: coperture, armadietti, mobili sotto cui nascondersi aspettando il momento migliore per uscire – l’influsso di Amnesia nel genere horror si vede anche da questo – sono sempre a portata di mano, a patto di essere raggiunti in tempo. Altra interessante introduzione è quella dei telefoni, che potranno essere fatti squillare per attrarre uno o più inseguitori all’interno di una stanza, chiusa tempestivamente a chiave dalla nostra eroina.

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The Assignment segna dunque un cambio di ritmo sensibile nell’economia di The Evil Within: non che con Sebastien Castellanos si sfrecciasse come dei centometristi, ma vuoi per il numero non certo esiguo di simpatiche creature attratte dalle carni di Juli, vuoi per la completa mancanza di armi, ci si ritrova istintivamente a ponderare ogni singolo passo, trattenendo il fiato quando si scivola alle spalle della minaccia più vicina per poi abbandonarsi ad un sospiro di sollievo una volta raggiunta la zona sicura. La tensione si fa sentire dall’inizio alla fine dell’avventura, grazie anche ad un sound design mascalzone che fomenta nel giocatore la sensazione di essere costantemente osservato: e, proprio per questo, ad un passo dalla morte. A onor di cronaca, in alcuni scenari sono disponibili delle accette, utilizzabili una volta per abbattere il mostro di turno in un colpo: premesso che esse saranno centellinate col contagocce, fareste bene a tenere a mente che esporsi per eliminare una creatura può rivelarsi una manovra più pericolosa che lasciarla in vita e, magari, distrarla nella direzione opposta.

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Il motivo è lo stesso che vi abbiamo anticipato poche righe sopra: fatevi individuare, e sarete praticamente un mucchietto di carne morta. E non bastasse il poco raccomandabile bestiario noto a Sebastian, la misteriosa agente inviata dalla segretissima agenzia Mobius a recuperare (vivo) il povero Leslie avrà a che fare con un paio di nuovi mostri dannatamente pericolosi. In particolare, imparerete presto ad apprezzare una razza di creature cieche dall’udito sovrumano, che si catapultano verso la presunta sorgente del più minimo rumore. Non fosse che, oltre ad essere veloci come il suono, esplodono al minimo contatto con Juli, di cui resteranno a malapena un paio di pezzi grondanti sangue. Ma morire ripetutamente non è certo una novità, specie se Mikami lo conoscete da parecchio.

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In questo mix ideale tra Evil Within ed Alien Isolation (permetteteci per questa volta l’ardito cocktail), l’unica certezza a disposizione del giocatore, a parte la consapevolezza di essere sbudellati alquante dozzine di volte, è rappresentata dalla torcia. The Assignment è un’avventura dalle tinte cupe non solo in termini metaforici, ma anche prettamente visivi. Per gran parte delle due ore e mezza di playthrough ci si muove in un’infida penombra quando la fortuna ci arride, in un buio più fitto altrimenti. Capirete da soli che, senza questo meraviglioso gingillo, il rischio di sbattere il proprio naso contro quello di un mostro mascherato armato di ascia è tutto tranne che trascurabile. Premesso che il sistema di illuminazione legato alla torcia regala un quadretto gustosamente inquietante, l’assenza di enigmi significativi viene sopperita dall’introduzione di aree “segrete”, che per diventare accessibili necessitano di essere illuminate. Ma tranquilli, non ci troverete nessun oggetto contundente utile alla vostra causa.

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Se il versante tecnologico appare immutato nel paragone col capitolo principale, tanto per l’impianto visivo per quello sonoro, trattandosi di un DLC volto a spiegare i retroscena più ambigui della storia “madre” viene più che naturale attendersi una sceneggiatura di rilievo. E complessivamente è vero, The Assignment offre degli spunti interessanti, pur senza sbilanciarsi troppo o dare risposte affrettate – una scelta comunque comprensibile, trattandosi del primo tempo di un approfondimento horror in due parti. La narrazione (su cui, per ovvi motivi, manterremo il riserbo più assoluto) appare comunque funzionale al gameplay, e cuoce con astuzia il giocatore nel brodo della propria curiosità sino ad un immancabile colpo di scena finale, che poi in realtà proprio finale non è. In mancanza di una data ufficiale per The Consequence, sarà comunque possibile affrontare The Assignment nella oramai classica Nuova Partita+. O magari nella modalità Kurayami, dove ci si muoverà al buio pesto (no, non è uno scherzo) e le uniche cose che vedrete saranno quelle di fronte all’inseparabile torcia.

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In conclusione…

Se con The Evil Within la mente geniale di Shinji Mikami non riuscì a convincere appieno la giuria, colpita positivamente da una concezione disturbata e personale del terrore ma, allo stesso tempo, frenata da un gameplay troppo legato ai preconcetti originali del survival horror, con questo DLC il celebre designer/producer mette a tacere gran parte delle voci dissidenti. The Assignment è un ritorno alla paura esistenziale, all’orrore spietato e asfissiante che si stringe attorno al giocatore senza nemmeno dargli la possibilità di combattere. Non c’è alcuna chance di affrontare il male a viso aperto se non optando per la via silenziosa, nella speranza di muoversi sufficientemente nell’ombra senza intaccare il campo visivo nemico.

Un costante gioco di silenzi a respiro trattenuto, di pause lunghe secondi che sembrano ore prima di uscire da un armadio verso una nuova copertura, a pochi passi dalla porta che significa salvezza. C’è tensione, ansia palpabile, un subdolo gioco di nervi che induce all’errore anche il giocatore esperto: ma allo stesso tempo c’è level design, attenzione ad un gameplay superficiale soltanto all’apparenza e, come sempre quando si parla di Mikami, un amore incondizionato per l’immaginifico dell’incubo. Al netto di una longevità magari non eccelsa, possiamo solo sperare che il capitolo conclusivo delle avventure di Juli Kidman sia all’altezza di questo primo tempo. E che, possibilmente, raggiunga le nostre console prima che questo feroce male interiore inizi ad affievolirsi.

Voto: 8,5/10

Bello, simpatico, intelligente e super esperto di videogiochi, ha sviluppato un'incredibile capacità nello scrivere cazzate.. Gioca ai giochini elettronici dall'86 e ci scrive a riguardo dal 2006 o giù di lì.. Ma non fateglielo notare, che poi si monta la testa..

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