Hyperdimension Neptunia RE;Birth2: Sisters Generation -Recensione

Hyperdimension Neptunia RE;Birth2: Sisters Generation -Recensione

Chi ha detto che PSVita è una console sulla via del tramonto? Gli amanti dei JRPG negli ultimi tempi hanno avuto molti titoli su cui poter trascorrere piacevoli ore fra Tales of Hearts R, la serie degli “Atelier”, “Sword Art Online: Hollow Fragment” per non parlare del passato Persona 4: Golden e di tutti i prossimi giochi che usciranno in futuro.

Senza dubbio molti di questi JRPG sono “remake”, ma far avvicinare ad essi i neofiti che al tempo se li sono persi e poter dare la possibilità agli appassionati di rivivere le avventure del passato è un occasione d’oro per entrambe le categorie. Il titolo della recensione di oggi è proprio il remake di uno dei capitoli della giapponesissima e prolifica saga di Hyperdimension Neptunia da scoprire e riscoprire su PSVita con le sue numerose migliorie.

Anno 20XX, Gamindustri è di nuovo in pericolo. Gli sviluppatori di videogiochi sono oberati di lavoro, la pirateria è ormai supportata dalle masse e, come se non bastasse, Neptunia e le sue sorelle sono state rapite e solo la piccola Nepgear può salvarle.
In questo scenario disastroso si apre il secondo capitolo della serie Hyperdimension Neptunia, arrivato in occidente su PS3 nel 2011 ed oggi riproposto e perfezionato su PSVita.

Dopo aver conosciuto la protagonista Neptune in Hyperdimension Neptunia Re;Birth 1, caposaldo della serie, è tempo che entri in gioco la sorellina di Neptune, Nepgear, a prendere le redini del ruolo di eroina.

Nepgear fortunatamente non è sola: l’accompagnano le due allegre compagne IF e Compa che non sono altro che le personificazioni umane di Idea Factory e Compile Heart. Ebbene sì, la particolarità di questo titolo è l’ambientazione totalmente a tema videoludico e i suoi personaggi che rappresentano console e studi di produzione. La stessa Nepgear è ispirata al “Sega Game Gear” vecchia gloria degli anni 90 ma durante il corso dell’avventura incontreremo anche ragazze che ricordano le console di Microsoft, Sony e Nintendo.

L’allegra combriccola videoludica si mette in viaggio alla ricerca delle mascottes di Gamindustri, le quali custodiscono il potere necessario per sconfiggere l’ASIC, un gruppo che dopo aver imprigionato Neptune vuole far cadere nel caos Gamindustri e risvegliare una dea malvagia chiamata Arfoire.

Se i personaggi sono indubbiamente originali, la trama purtroppo diventa una banale ricerca del potere necessario per sconfiggere i cattivi di turno. In particolare, le lotte contro gli antagonisti Linda e Warechu vengono riproposte così tante volte da riuscire ad annoiare anche i più pazienti.

La vero sorpresa del gioco però, riguarda la difficoltà dei combattimenti. Avreste mai detto che dolci slimes a forma di orsacchiotto e gattini armati di spada avrebbero potuto essere dei temibili avversari? Forse è il caso di ricredersi, pena un prematuro game over. Subquest, crafting, looting e grinding, inoltre, sono tutti termini con il quale dovrete venir presto a patti.

Nonostante ciò, il sistema di combattimento è molto semplice da padroneggiare. Eliminati gli scontri casuali del primo capitolo, il giocatore è in grado di vedere i nemici aggirarsi nei dungeon e colpirli alle spalle per un attacco preventivo o una sempre efficace fuga a gambe levate. Una volta ingaggiato il nemico, avversari ed alleati si muovono liberamente su schermo ma seguendo un determinato ordine che va dal personaggio più veloce a quello più lento. Il sistema di combattimento è quindi un ibrido action e di azioni a turni, nulla di nuovo sotto questo fronte. Interessante è invece notare che sotto la classica barra degli HP dei mostri ne è presente anche una blu che indica il loro lo scudo. Infliggere molti colpi permette di infrangere la guardia dei mostri in modo tale da poter realizzare più danni.

A variare  l’approccio ai vari scontri ci pensano poi le abilità uniche delle ragazze. Compa ad esempio è specializzata nella cura, Cave eccelle negli attacchi fisici e Nepgear può contare sul suo peculiare “HDD mode”, un particolare comando che permette di trasformare la protagonista nella sua forma “CPU” che ne potenzia oltre modo tutte le statistiche. Imprescindibile per venir a capo delle battaglie più ostiche. Riguardo all’HDD Mode è possibile personalizzare la propria Nepgear non solo nell’aspetto ma anche potenziarla con nuove armature.

In Hyperdimension Neptunia la personalizzazione arriva non solo ai suoi personaggi ma addirittura anche al mondo di gioco. Raccogliendo i vari materiali presenti nei dungeon è possibile incontrare nuovi mostri, sbloccare aree inedite, armi, vestiti e via discorrendo. In particolare uno degli extra consiste nel Dungeon di Stella, un minigioco in cui il giocatore è chiamato a mandare Stella ad esplorare i dungeon equipaggiandola a dovere, non fosse che l’interazione finisce qui ed è un “gioco nel gioco” pressoché inutile.

Riguardo ai dungeon esplorabili veri e propri invece, rappresentano uno degli aspetti meno riusciti del gioco. Le ambientazioni infatti peccano di dettagli e vengono addirittura riciclate tali e quali dopo le prime dieci ore di gioco. Lo stesso destino dei dungeon è destinato anche ai modelli dei mostri, ricolorati e riutilizzati più volte. Fortunatamente però, se i dungeon non sono una gioia per gli occhi, le città e la mappa di gioco sotto forma di menù sono molto gradevoli e colorati, così come i disegni in 2D delle ragazze durante i dialoghi. Lo stesso giudizio positivo è anche per il comparto sonoro, di buona fattura e impreziosito ulteriormente dalla possibilità di scegliere fra il doppiaggio inglese e giapponese, entrambi azzeccati. Infine un plauso anche alle musiche, particolarmente indovinate e ispirate al mondo videoludico, alcune riprese direttamente dall’epoca 8bit.

In conclusione, cosa aggiunge effettivamente Hyperdimension Neptunia Re;Birth 2 rispetto alla versione PS3? La novità che salta subito all’occhio sono i tanti nuovi personaggi  al party attivo, dai quattro oracoli a Cave e Falcom che non sono più dei DLC. Al contrario, lasciano il cast Nisa e Gust. Fra le migliorie, è stata aggiunta la semplice funzione del “salto” nei dungeon ed un nuovo finale tutto da scoprire. È quindi giusto affermare che rispetto alla versione PS3 c’è stato un salto di qualità non solo dal punto di vista grafico ma anche al livello di contenuti.

In conclusione…

Hyperdimension Neptunia Re;Birth 2: Sisters Generation, con le sue ragazze estremamente carine, o come direbbero in Giappone, “moe”, è sicuramente un JRPG interessante, soprattutto per gli appassionati del genere. Chiuso un occhio su alcune lacune grafiche e la scelta infelice di riproporre fino allo strenuo le battaglie contro Linda e Warechu, l’avventura si configura tuttavia come discretamente godibile.

Come ribadito precedentemente però, alla luce di un un cast tutto in rosa, amori saffici e dialoghi spesso infarciti di doppi sensi neanche troppo velati, si tratta di un JRPG espressamente dedicato a un pubblico maschile. Siete dunque avvertiti: Hyperdimension Neptunia è un gioco per “otaku”, ben lungi dai canoni odierni degli RPG occidentali in pieno stile Dragon Age, ideale dunque solo per chi volesse sentirsi un passo più vicino al Giappone.

Voto: 7/10

Insistere per avere un Game Boy nel lontano 1998 è stata una delle migliori idee che abbia mai avuto, da allora non si è più allontana dal mondo videoludico. Più allenatrice di Pokémon che studentessa, quando il dovere la chiama studia giapponese, in realtà il secondo fine è capire la trama dei suoi JRPG preferiti.

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