Dying Light – Recensione

Dying Light – Recensione

Quando Dead Island è arrivato sugli scaffali, le aspettative erano alle stelle. Diciamocelo, dopo uno dei trailer più trascinanti di sempre, una di quelle cose capace di smuovere emotivamente anche un rinoceronte, non si poteva rimanere indifferenti alla sua uscita. E invece, nonostante fosse godibile e sotto certi aspetti anche innovativo, il titolo Techland mostrava carenze sia dal punto di vista tecnico che narrativo. Dead Island ha comunque ottenutolarghi consensi, invogliando la casa di sviluppo a far uscire altri due seguiti, purtroppo entrambi molto discutibili.

La software house polacca ha così intuito che serviva dare una scossa al genere, creare qualcosa di diverso che non si discostasse troppo dalla formula vincente del primo Dead Island (una città devastata ricolma di morti viventi da cui scappare ha un fascino intramontabile), ma che offrisse ai giocatori nuove stimolanti esperienze. Lasciato così il brand nelle mani di Yager Development –attualmente al lavoro su Dead Island 2- Techland ha stupito tutti presentando Dying Light, vero erede in salsa parkour della prima avventura sull’isola di Banoi.

Previsto inizialmente anche per la old-gen, il gioco è stato successivamente annunciato solo per Xbox One, PS4 e PC, uniche piattaforme in grado di garantire prestazioni tecniche soddisfacenti; decisione che possiamo solo condividere dato l’impatto visivo generale e l’indubbia qualità di un gameplay rodato ed appagante. Dying Light rappresenta quindi un passo coraggioso per Techland, che non ha voluto rinunciare alle proprie origini, andando però a limare tutti quei difetti che avevano impedito a Dead Island di raggiungere la vetta.

Dying Light

Piattaforma: Xbox One/Ps4/PC

Genere: FPS

Sviluppatore: Techland

Publisher: Warner Bros. Interactive Entertainment

Giocatori: 1

Online: 1-4

Lingua: Completamente in italiano

Versione Testata: Xbox One

Nella tranquilla città di Harran è in corso una delle più devastanti epidemie che il genere umano abbia mai affrontato: un misterioso agente patogeno, un virus che non lascia scampo, ha iniziato a diffondersi tra la popolazione turca, trasformando gli infetti in abominevoli predatori non-morti. La mancata sintetizzazione di un vaccino comprovato non ha fatto altro che aumentare la disperazione, generando il panico più totale tra i pochi cittadini ancora sani. Il governo, onde evitare la propagazione al di fuori del proprio stato, ha deciso di chiudere i confini della città, abbandonando i superstiti al loro triste destino, salvo poi aiutarli attraverso il lanci aerei di provviste e medicinali che ritardano i sintomi dell’infezione. Contrariamente a quanto sperano le persone imprigionate all’interno di Harran, la cura è ben lontana dall’essere scoperta e l’unica soluzione approvata dai capi di stato è quella di distruggere completamente la città.

A pochi giorni dall’attuazione del piano, viene inviato un agente sotto copertura direttamente sul posto, per verificare di persona la presenza di eventuali superstiti, le loro condizioni e raccogliere un prezioso documento militare segreto finito incautamente nelle mani del capo dei sopravvissuti.

Dying Light si apre così, con un plot narrativo tutt’altro che scontato e con un protagonista dal doppio volto

Kyle Crane è quindi l’astuto protagonista di Dying Light, che avrà il compito di mescolarsi tra la popolazione dei “vivi” per guadagnare la loro fiducia e riuscire ad ottenere i dati mancanti. Viene così scelto come uno deiRunners, ossia come esploratore dell’esterno con l’arduo compito di cercare provviste per il sostentamento, tra cui il preziosissimo Antizin, il medicinale che ritarda i sintomi del virus.

Dying Light si apre così, con un plot narrativo tutt’altro che scontato e con un protagonista dal doppio volto, la cui coscienza buonista si alterna alle direttive senza scrupoli dei propri superiori. Un intreccio a dir poco intrigante, che prenderà forma man mano che l’avventura si dipanerà, nelle circa 35 ore di gioco necessarie a completarla.

Alcune delle mosse che potrete imparare saranno vitali per la sopravvivenza.

L’epidemia ha raso Harran una città molto pericolosa, dove un attimo di distrazione si può pagare con la vita (o con il ritorno in vita, per essere precisi). Proprio per questo i Runner come Crane si addestrano duramente per migliorare le proprie doti atletiche ed imparare a correre, saltare ed arrampicarsi in maniera totalmente differente rispetto all’uomo comune: prerogativa fondamentale per la sopravvivenza tra i palazzi abbandonati e le strade semi-deserte, in quanto evitare lo scontro diretto rappresenta uno dei modi migliori per rimanere in vita.

Fortunatamente i comandi di gioco sono stati pensati appositamente per rendere le meccaniche parkourassimilabili ed intuitive ai più, grazie alle quali basteranno pochi minuti per entrare in confidenza con i rapidi movimenti di Crane.
Inevitabile è il maggior focus sulla verticalità degli ambienti, raggiungibili attraverso articolate quanto spettacolari acrobazie e la forte componente esplorativa che ne deriva. Questo non vuol dire che in Dying Light le armi sono bandite, anzi. Grazie al suo istinto di sopravvivenza, Kyle è in grado di ricavare armi di fortuna da qualsiasi oggetto e all’occorrenza trasformarlo in qualcosa di ancor più micidiale se ha con sé i materiali giusti.

Il sistema di crafting che ha reso celebre la serie precorritrice torna anche nell’ultima fatica targata Techland, ma molto più semplificato.
Gli oggetti che servono a modificare le armi vengono adesso evidenziati con chiarezza dall’hub principale e nel caso il giocatore abbia con sé tutti i componenti necessari per l’avvio di un progetto, un messaggio appare immediatamente sullo schermo, in modo da evitare il ripetitivo e frustrante gesto di entrare nel menù e verificare manualmente.

Kyle è in grado di ricavare armi di fortuna da qualsiasi oggetto e all’occorrenza trasformarlo in qualcosa di ancor più micidiale se ha con sé i materiali giusti

La differenza sostanziale è nel riciclo delle singole armi che quando vengono danneggiate, possono essere riparate solo un determinato numero di volte, dopodiché si è costretti a passare oltre; proprio come nella realtà, i materiali in Dying Light si piegano, si incrinano, si consumano e poi si spezzano definitivamente, influendo in modo non trascurabile sulle meccaniche di gioco, molto più incentrate sulla mera sopravvivenza che sulla barbara eliminazione dei nemici.

D’altra parte sarebbe impossibile rinunciare a fracassare crani con uno dei combat-system più galvanizzanti degli ultimi tempi. Gli sviluppatori hanno impiegato molte delle loro energie ad affinarlo, rendendolo soddisfacente e mai ripetitivo, basato sul consumo di stamina progressivo e quindi su un attenta calibratura e precisione di ogni singolo colpo: se Crane dovesse incominciare a stancarsi, la sua forza calerebbe e le percosse inferte risulterebbero molto più deboli, prolungando inevitabilmente lo scontro con esiti quasi sempre nefasti.

Una volta completato il prologo, verrà sbloccata la possibilità di accedere alla modalità cooperativa fino a 4 giocatori e le varie missioni secondarie, da alternare al filone principale. Un altro dei pregi del titolo è infatti la sua longevità, giustificata dal gran numero di incarichi che periodicamente verranno assegnati al protagonista; al contrario di molte delle produzioni odierne, le quest secondarie di Dying Light sono tutte varie e mai banali, spaziando dal recupero di materiali al salvataggio di civili tenuti in ostaggio, fino ad arrivare alla soluzione di qualche misteriosa indagine.

La velocità con cui vengono completati gli incarichi non è da sottovalutare: in Dying Light le ore di sole si alternano realisticamente alla notte ed proprio in quel momento che tutto cambia. Nel buio si risvegliano i cosiddetti Cacciatori, esseri mutanti simili ai classici zombi, ma molto più aggressivi e veloci; per questo motivo quando cala la sera è essenziale muoversi con estrema cautela, sfruttando i sensi di Crane per individuare i Cacciatori ed evitare il loro campo visivo.
Nel caso si venisse scoperti, scappare a perdifiato è l’unica soluzione, poiché questi mostri sono praticamente immuni a qualsiasi arma, tranne che per i raggi ultravioletti della piccola torcia in dotazione ad ogni Runner, che riesce a rallentarli per qualche secondo. Fortunatamente i numerosi rifugi disseminati un po’ ovunque per la città, consentono al protagonista di recuperare energie e di riposarsi fino al sopraggiungere del nuovo giorno.

L’alternanza giorno-notte è uno dei fulcri di tutta la produzione ed è lampante la cura con cui questo suggestivo processo naturale è stato ricreato su schermo.
Oltre che impeccabile dal punto di vista grafico, esso rappresenta uno stravolgimento delle meccaniche di gioco, che di fatto induce ogni giocatore ad adottare misure estreme per sopravvivere ai Cacciatori.

Be The Zombie!

A causa dell’improvviso ritardo che ha colpito la distribuzione delle copie retail del gioco, Techland ha inserito gratuitamente in Dying Light l’espansione “Come uno Zombie”.
Si tratta di un’atipica modalità multigiocatore competitiva, durante la quale un giocatore impersona uno spietato Cacciatore, con il compito di catturare ed eliminare gli altri due Runners prima che raggiungano il rifugio. Spassosa e frenetica, questa modalità di certo non giustifica da sola l’acquisto del gioco, ma funge da ottimo diversivo una volta completata la campagna principale.

Nel giro di pochi minuti Dying Light si trasforma in un ostico stealth-game in prima persona, dove ogni movimento azzardato, ogni rumore improvviso, ogni perdita di lucidità si paga molto cara. Indescrivibile è il senso di angoscia e di inquietudine che la vicinanza di un Cacciatore riesce a trasmettere, soprattutto durante uno spericolato inseguimento.

A venirci incontro è lo skill-tree del personaggio principale, suddiviso in tre rami: Sopravvivenza,Agilità e Forza. Non è necessario scegliere in quale di questi specializzarsi, poiché l’esperienza di ogni singolo ramo migliora in base alle azioni del protagonista. Ad esempio, correre e saltare spesso migliorerà l’agilità, combattere in modo intelligente sbloccherà punti per la forza e liberare superstiti e rifugi aumenterà la capacità di sopravvivenza. Tutti possono incrementare il proprio potenziale in base al proprio stile di gioco, specializzandosi in un solo ramo oppure in modo unilaterale.

Il colpo d’occhio è notevole e l’ampio orizzonte visivo lascia sorpresi per il realismo, dove tutto è in costante movimento, dagli alberi che smorzano il vento agli stormi di uccelli che riempiono il cielo

Complessivamente Dying Light soddisfa anche dal punto di vista tecnico, giustificando in parte la decisione di rinunciare alla pubblicazione su console di vecchia generazione. Ciò che colpisce di più è di sicuro l’ottimailluminazione dinamica, rilevabile soprattutto durante le ore notturne grazie ai riflessi delle fonti di luce sugli ambienti e sui modelli poligonali mobili. Il colpo d’occhio è notevole e l’ampio orizzonte visivo lascia sorpresi per il realismo, dove tutto è in costante movimento, dagli alberi che smorzano il vento agli stormi di uccelli che riempiono il cielo.

Anche la scelta della palette cromatica –satura di tonalità molto calde- è ricercata e ben si sposa con la geografia del luogo; inoltre cambia in base alle azioni del protagonista, assumendo toni più freddi e cupi quando Crane parla in segreto con i suoi superiori.

Nulla da dire sul comparto sonoro, ridotto al minimo ma sempre indovinato e mai troppo invasivo, composto da brani arabeggianti alternati ai forsennati ritmi dei momenti più concitati. Stessa discorso vale per il doppiaggio in lingua italiana, chiaramente eseguito da attori professionisti già esperti nel campo dei videogiochi.

In conclusione…

Dying Light è proprio il gioco che ci aspettavamo e che Techland probabilmente ha sempre avuto in testa. La perfetta combinazione di elementi tipici di un survival-horror con le meccaniche parkour e i serrati combattimenti in prima persona, rendono il titolo prodotto da Warner una delle uscite più stimolanti di questo inizio 2015 e senza dubbio uno dei giochi che consacra definitivamente la nuova generazione di console.

I tratti distintivi del gioco sono stati completamente rivisti rispetto al primo Dead Island, da cui tuttavia prende in prestito importanti elementi, come il crafting delle armi, l’esigua componente GDR ed ovviamente, gli zombie. Il passaggio dal giorno alla notte e tutte le conseguenze che ne derivano sono un altro dei colpi di genio del team polacco, che riconferma il proprio talento riuscendo con poche ma valide idee nel difficile intento di creare un nuovo open-world in prima persona con massiccia presenza di morti viventi per nulla collegato alla precedente saga.

Techland consegna al pubblico un’opera imperdibile per ogni appassionato del genere horror, matura e terrificante al punto giusto, ma soprattutto esageratamente divertente da giocare.

Voto: 9/10

Amante dei tatuaggi e del buon vino, crede fermamente nella vita extraterrestre. Ha una passione viscerale per i videogames maturata nel tempo, che lo ha portato a scrivere per molte riviste italiane e siti web specializzati nel settore.

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