Trust GXT 530 – Recensione

Trust GXT 530 – Recensione

Che il gaming faccia gola ad un numero sempre maggiore di aziende, conosciute o meno, è ormai un dato di fatto: la dice lunga il vedere un marchio storico come Trust, da sempre focalizzato sul settore degli accessori per PC, spostarsi verso segmenti di mercato più specializzati e “affollati”, pieni di lupi famelici che conoscono a fondo il nuovo e non del tutto inesplorato terreno. Ma la casa di Dordrecht ha dalla sua, oltre ad un bagaglio di esperienza non indifferente, una filosofia di business incentrata sull’elevato rapporto qualità/prezzo, che gli ha (quasi) sempre permesso di offrire prodotti di qualità ad un costo contenuto.

Se l’headset GXT 330 ha positivamente colpito il nostro Alberto, stessa cosa non possiamo purtroppo dire del GXT 530, gamepad che figura nel catalogo “Gaming Series” col quale l’azienda sta tentando di introdursi nel competitivo mondo delle periferiche videoludiche. Non un completo passo falso, ma per le sue prossime produzioni è necessario assolutamente correggere il tiro.

Il primo impatto non è propriamente dei migliori: impugnando il GXT 530 noterete sin da subito la sua estrema leggerezza, una caratteristica apprezzata in numerosi device e spesso sintomo di incredibile e faticoso sviluppo tecnologico, ma che nell’ambito dei controller non sempre rappresenta un pro. Oltre a denotare una scelta di materiali non propriamente eccelsa (tanto del “corpo” quanto del cavo), mal celata da un design spigoloso e non molto originale, la mancanza di peso si ripercuote sull’impugnatura, a conti fatti poco salda e poco “sicura”, andando poi a confermare la sensazione di avere tra le mani un prodotto “plasticoso” e “giocattoloso“.

Salvo il bello ma inutile led centrale, il design del pad prende ispirazione qua e là da ben più noti colleghi, in particolare quello ufficiale per Xbox 360, dal quale ruba senza troppi convenevoli l’aspetto delle levette analogiche e la sagoma della parte superiore, ma non, purtroppo, i suoi fenomenali grilletti: dalla forma ondulata, risultano da una parte molto più comodi di quelli visti sul Dual Shock 3, scivolosi e intangibili, ma privi del classico “click”, un prezioso feedback che non lascia dubbi sull’effettiva pressione del trigger.

Limitandoci al confronto diretto col pad PS3, riguardo i tasti la situazione migliora, almeno in parte. L1 ed R1 sono forse l’elemento più “plasticoso” e scadente, ma con le frecce direzionali e i vari Cerchio, Quadrato etc, la maggiore resistenza degli stessi va ad offrire un feeback tattile più preciso e “sentito” della controparte ufficiale, idem per Select e Start. Il vero vantaggio, come detto, risiede però nelle levette analogiche, più affini a quelle del pad Made in Redmond che a quelle scivolose e scomode viste sulla console di Sony.

Scordatevi però la stessa precisione, un dettaglio riscontrabile soprattutto negli FPS: sarà più rapido e piacevole pugnalare e correre (pensando alla configurazione di default di un Call of Duty a caso), ma difficilmente riuscirete a sfoggiare le stesse sniping skill.

Sviando dai dettagli più minuziosi e dai confronti, diretti o meno, con i capisaldi dell’accessoristica videoludica, l’utilizzo della periferica in esame scorre via, nonostante tutto, in maniera fluida, senza particolari problemi né gravi intoppi (salvo una rumorosità generale più evidente). La levetta analogica sinistra, nel 99% adibita a croce direzionale, svolge in maniera quasi sempre egregia il suo compito, ma soprattutto nei platform si è riscontrato un certo sbilanciamento nella sensibilità della stessa (lo stesso problema degli FPS, in sostanza), con un movimento verso destra sostituito da uno verso l’altro in più di un’occasione, nulla che un certo periodo di “confidenza” non riesca a smussare.

L’input generale dei tasti è invece preciso e reattivo, il quale avviene anche con una pressione non troppo esagerata degli stessi.

Un ulteriore asso nella manica della non trionfante partita del GXT 530 è però la sua versatilità, con la sua compatibilità oltre che con la PlayStation 3, anche con qualsiasi PC munito di Windows, dal vetusto XP al nuovissimo 8,1. Con l’ultima incarnazione dell’OS di Microsoft non ci sono stati problemi, con una installazione rapidissima e indolore, mentre col 7 ho notato qualche singhiozzo, risolto dopo un rapido unplug-replug del pad.

Per ingolosire gli utenti PC, Trust ha ben pensato di implementare l’XInput, attivabile premendo per 7 secondi l’equivalente del tasto Home, funzione che attiva la mappatura automatica dei tasti di ogni videogioco compatibile (ovvero la quasi totalità dei giochi moderni) al pari di ciò che accade con il controller dell’Xbox 360. Nulla vi vieterà di mappare i comandi a vostro piacimento tramite il Direct Input di base, ma i giocatori meno smaliziati e più pigri saranno pronti per la partita in una manciata di secondi.

Certo, la X che premerete corrisponde alla A su schermo, ma questa è un’altra storia…

In conclusione…

I primi passi di Trust in questo nuovo ambiente non sembrano essere tutti precisi e in equilibrio, e questo GXT 530 ne è un esempio. Non è un pessimo joypad, e riesce a smussare alcuni problemi fisiologici che hanno fatto odiare il Dual Shock 3 a tutti i die hard fan delle console Sony, ma i 25 € richiesti sembrano un po’ troppi per un pad costruito con materiali non eccelsi, e che non offre chissà quale esclusiva feature.

L’unico valore aggiunto resta quello della doppia compatibilità, solitamente limitata ai soli pad della console avversaria, ma anche in questo caso, le “magie” offerte dall’X-Input non sono dissimili da quelle offerte da altre periferiche concorrenti, peraltro disponibili a prezzi decisamente più competitivi, e c’è poco da fare, pochi pad per PC riescono a competere con il rapporto qualità/prezzo del vecchio ma inossidabile controller per Xbox 360.

Consigliato unicamente ai possessori sia di una PS3 che di un PC con un budget limitato, un Dual Shock 3 rotto e la seria intenzione di sfruttarlo per entrambe le piattaforme.

Voto: 6/10

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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