Kingdom Hearts HD 2.5 ReMIX – Recensione

Kingdom Hearts HD 2.5 ReMIX – Recensione

Negli ultimi anni abbiamo visto il tracollo d’immagine di una delle più emblematiche software house giapponesi dell’industria, Square Enix, con alcuni progetti poco apprezzati ed un periodo “di transizione” che ha visto i fan sempre più distanti dai mondi e dalle esperienze che avevano imparato ad amare. Questo medioevo pare ormai storia vecchia, e Square Enix nell’ultimo anno ha dato un forte scossone alle fondamenta, semplicemente dando ai fan ciò che volevano, migliorando di fatto il rapporto con il proprio pubblico. E mentre siamo in attesa di Final Fantasy XV e di Kingdom Hearts 3, un’altra raccolta in alta definizione è approdata sulle nostre Playstation 3: Kingdom Hearts HD 2.5 ReMIX.
Dopo l’ottimo successo di pubblico (e critica) riscontrato dalla precedente collection, era inevitabile che un prodotto simili raggiungesse prima o poi gli scaffali, e si ponesse il compito di continuare come una sorta di “seconda stagione” quanto visto nella 1.5. La volontà di dare continuità ad un brand frammentato come quello di Kingdom Hearts è evidente, ma varrà la pena mettervi mano e riallineare i pezzi di questo intricato puzzle, ancora una volta?

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Così come per la precedente raccolta, anche in questa sarà possibile selezionare tramite un elegante menù uno tra i tre titoli presenti: Kingdom Hearts II, Kingdom Hearts Birth By Sleep e Kingdom Hearts Re:Coded, fruibile tramite la visione di video e testi a schermo. Il primo su cui ci soffermeremo è proprio il secondo capitolo, uscito nel lontano 2006, e riproposto in questa sede nella sua versione Final Mix, precedentemente rilegata al solo mercato giapponese. La versione Final Mix, oltre ad introdurre nuovi contenuti secondari (i boss segreti sono tantissimi) sono presenti moltissime scene di intermezzo che migliorano la coesione della complessa tela narrativa imbastita da Nomura col tempo. La collection pone però l’accento sulla componente tecnologica, che a distanza di 8 anni deve cercare di mascherare alcune rughe e imperfezioni del tempo. Il titolo in questo senso resta ancora un bel vedere, ed è, a ragione, invecchiato sensibilmente meglio rispetto al primo capitolo, con una modellazione poligonale migliore e delle ambientazioni più dettagliate e complesse. Restano ancora alcuni scorci figli di un hardware a 128bit come quello di Playstation 2, ma il restauro in alta definizione ha migliorato e pulito (con un buon filtro antialiasing). In tal senso il lavoro è apprezzabile soprattutto nelle scene di intermezzo, una gioia per gli occhi sia per quanto concerne i dettagli dei personaggi che per le animazioni facciali che muovono il tutto. Il secondo capitolo fu infatti il primo della serie ad avere il labiale sincronizzato col doppiaggio, aspetto che rende la produzione fresca e al passo coi tempi ancora oggi. Nonostante tutto, siamo incappati in alcuni problemi di frame-rate proprio in alcune scene di intermezzo, dovute probabilmente ad alcuni piccolissimi problemi di ottimizzazione dell’hardware di PS3. Il lavoro svolto sul secondo capitolo è quindi egregio, anche sul fronte audio, pulito e con un doppiaggio inglese tutt’ora eccellente; la costanza degli asset utilizzati inoltre (a differenza di alcuni elementi del primo capitolo ricostruiti da zero nella precedente collection) rende il lavoro di restauro coerente con l’opera, senza snaturarla dando vita a strani artefatti visivi.

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Lo stesso discorso non può (almeno in parte) essere fatto per Kingdom Hearts Birth By Sleep, di produzione più recente ma pubblicato su Playstation Portable, con tutto ciò che ne consegue. Il processo di restauro grafico ha portato infatti con se una serie di difetti e imperfezioni che non vanno a compromettere, ma rendono meno godibile, l’esperienza di gioco. Ci riferiamo prima di tutto alla risoluzione, che nonostante l’upscale non è stata adattata alla visione su TV, con una visuale strettissima al personaggio e con un angolo di visione ancorato a quanto già visto su PSP. L’effetto non è dei migliori, e questa problematica si nota particolarmente quando si utilizzano i vari menù di gioco. Sul fronte tecnico, il titolo appare estremamente pulito e privo di aliasing, ma soprattutto in alcuni scorci e in determinate ambientazioni mostra il fianco ad una mole poligonale bassa e a texture bidimensionali (per rappresentare oggetti 3D) che risaltano sul resto. Il lavoro richiesto era enorme, ed in questo senso ci si può dichiarare decisamente soddisfatti, il passaggio da PSP a HD non poteva essere indolore, e dando uno sguardo ad alcune delle collection in alta definizione che il mercato ci ha regalato negli ultimi anni le cose sarebbero potute andare decisamente peggio. Ancora una volta a giovare del restauro, in maniera imponente, sono le scene di intermezzo: la qualità è elevatissima, quasi al pari del secondo capitolo, e la maggiore risoluzione unita a colori più vibranti e accesi dona ogni volta al giocatore uno spettacolo visivo da non sottovalutare. A livello contenutistico, anche questa produzione ci è stata proposta nella versione Final Mix, che porta con se una serie di attività aggiuntive per i giocatori più temerari oltre che alcune scene di intermezzo aggiuntive che vanno a dare ulteriore spessore ad una delle avventure più cupe e mature dell’intera serie. Xehanort, Terra, Aqua e Ventus sono forse i personaggi più interessanti e complessi della serie, e chi non ha avuto l’occasione di vederne le avventure e le macchinazioni a suo tempo dovrà senz’altro considerare l’acquisto di questa collection.

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A chiudere il cerchio abbiamo Kingdom Hearts Re:Coded, uscito originariamente su Nintendo DS e riproposto anch’esso, come il 358/2 Days, in una forma ridotta e priva di contenuti giocati. Il tutto è stato infatti ridotto ad una serie di filmati che riassumono secondo un filo narrativo ben preciso gli eventi più significativi del capitolo prescelto. Nonostante l’ottima presentazione grafica e un menù che ne permette la fruizione in più fasi, Re:Coded resta uno dei capitoli meno incisivi e memorabili dell’intera saga. La pastiglia è facilmente digeribile questa volta, grazie alla mancanza del gioco vero e proprio, ma anche la visione passiva degli eventi lascia tutto fuorché una sensazione di appagamento, come avveniva invece per 358/2 Days che proponeva una trama e dei personaggi interessanti ed inesplorati. L’unico elemento da tenere fortemente in considerazione è il final segreto, visionabile fin da subito, che fa da ponte tra gli eventi del secondo capitolo e il Dream Drop Distance, l’ultimo capitolo in ordine cronologico dedicato alle avventure di Sora e compagni. In questo senso la collection si pone come il migliore modo possibile per vivere e comprendere l’intricato tessuto narrativo imbastito da Nomura, ricco di personaggi e di collegamenti complessi da seguire per chi non ha avuto modo di mettere le mani su così tante console differenti. ha Il resto dell’offerta, seppur ottimamente confezionata, resta un contenuto secondario e di poco spessore.

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Questa seconda collection dell’epopea di Kingdom Hearts è arrivata ormai in un periodo stanco per una console di vecchia generazione come Playstation 3, e forse è proprio questo il momento migliore per mettere le mani su la HD 2.5 ReMix, che in un solo pacchetto propone due tra le più riuscite avventure della serie: Kingdom Hearts II e Birth By Sleep, rimasterizzate al meglio delle possibilità e offerte nelle loro versioni migliori per offrire ore ed ore di contenuti aggiuntivi. Ad abbassare la qualità dell’offerta ci pensa però Re:Coded, che si pone come un contenuto tutt’altro che cruciale e che poteva fare piuttosto spazio a Dream Drop Distance, uscito su 3DS nel 2012 e dalle sorti ancora incerte per quanto riguarda un’eventuale HD ReMIX. Al di là di tutto l’offerta proposta da Square Enix si pone come assoluto must-have per i fan della serie e per chi ha intenzione di buttarsi per la prima volta (a patto di aver recuperato la prima collection) in queste avventure fatte di amicizia, mistero e tanti mondi Disney. Sora, Riku, Kairi, Ventus, Terra e Aqua dovranno riallineare i pezzi mancanti per comprendere al meglio il loro ruolo all’interno di questo intricato universo, li accompagnerete in questo viaggio? Noi vi consigliamo di farlo.

8/10

Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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