Assassin’s Creed: Unity – Recensione

Assassin’s Creed: Unity – Recensione

Assassin’s Creed è Assassin’s Creed.

Nel bene e nel male ogni anno, per via delle scelte di marketing imposte da mamma Ubisoft, milioni di fans attendono con trepidazione quel periodo a cavallo tra ottobre e novembre, momento in cui potranno mettere le mani sulla annuale iterazione della sempiterna lotta tra templari ed assassini, per riuscire finalmente a sbrogliare quell’enorme cumulo di  nodi intessuto dalla software house canadese in anni di storyline.

Quest’anno, complice anche il passaggio (effettivo) ad una nuova generazione di macchine da gioco, Ubisoft si è sentita in dovere di accontentare sia i fan di vecchia dataproponendo un discusso (ma ciònonostante apprezzato) capitolo old-genche gli alfieri della next-gen grazie ad una prima, vera, iterazione “high-tech” di questo popolare franchise: signori e signore… ecco a voi Assassin’s Creed: Unity.

 

Assassin’s Creed: Unity

Piattaforma: PC, Xbox One, Playstation 4

Genere: Action/Adventure

Sviluppatore: Ubisoft Montreal

Publisher: Ubisoft

Giocatori: 1

Online: 2-4

Lingua: Completamente in italiano

Versione Testata: Xbox One

 

Ebbene sì, dopo un anno di next-gen e dodici mesi di marketing tamburellante da parte dei vertici Ubisoft, è giunto finalmente il momento di mettere le mani su questo Assassin’s Creed: Unity, sul primo capitolo di una serie che, dopo alterni fasti, approda, carico dell’hype tipico delle megaproduzioni hollywoodiane, sui lidi di una next (o current che dir si voglia) gen che, almeno fino ad ora, ha faticato a mostrare il suo reale valore.

Che Assassin’s Creed sia diventato un vero e proprio “credo” lo dimostrano gli atti di fede di una fanbase votata al supporto continuo di qualsivoglia iterazione, anche degli episodi (Brotherhood, Revelations, Liberation, Bloodlines) di minor successo, tutto grazie ad una idea di base geniale e rivoluzionaria che, unita ad una ricerca storica ai limiti del maniacale, ha contribuito a decretare il successo planetario di questa saganata, dal nulla, dalla mente di Jade Reynolds.

Che il primo ed il secondo episodio siano stati dei capostipiti capaci di trainare, con la loro eco, ancora oggi le vendite di una serie che, dal terzo capitolo in poi è entrato in una apnea narrativa da cui fatica tutt’ora ad uscire, è cosa risaputa; che il quarto capitolo avesse una trama a dir poco inconsistente ma un gameplay capace di creare dipendenza anche… ed è con queste premesse, a metà tra l’illusione e la certezza più totale, che tutto il fandom del “credo” si avvicina, me compreso (reo di aver impiegato centinaia di ore di vita per sbrogliare i misteri della secolare diatriba templari-assassini) a questo Unity. Un misto di aspettative e paure che son divenute, a conti fatti, la spada di Damocle in mano a mamma Ubisoft, un’arma capace di fare sì a fette la concorrenza, ma di assestare un colpo di ritorno quasi letale agli stessi sviluppatori: vediamo dunque quale delle due lame ha affondato il colpo…

Una idea di base geniale e rivoluzionaria, unita ad una ricerca storica ai limiti del maniacale, ha contribuito a decretare il successo planetario di questa saga.

I ragazzi di Ubisoft Montreal, consapevoli dell’effetto assuefazione/rigetto in cui potrebbero incorrere vista la mole di titoli inerenti l’universo di Assassin’s Creed rilasciati nell’ultimo anno, hanno ascoltato pienamente i feedback delle community ponendo dunque l’attenzione del team di sviluppo sui difetti endemici della serie e sulle opinioni della fanbase riguardo il setting storico desiderato: anche e soprattutto da ciò è nato Assassin’s Creed: Unity.

Dopo infatti due premesse narrative che ci narreranno, la prima la distruzione del culto templare nel 1300, la seconda l’infanzia di Arno, momento che porterà in contatto lo stesso con quello che sarà il suo futuro, ci troviamo immersi in una Parigi pre-rivoluzionaria, un calderone pronto ad esplodere per via delle idee  di cui era intriso e per via, soprattutto, di una condizione economica volente il popolo alla fame ed i ricchi, rintanati nei loro paradisi e lontani dalla realtà della vita di strada, completamente avulsi dalla crisi che investiva diametralmente la nazione. Un ancien regime oramai al collasso rappresenta terreno fertile per cacciatori di opportunità e la rivoluzione, massima espressione di volontà popolare della modernità, diviene strumento ed occasione per giochi di potere che vedranno lo stesso passare da una parte all’altra della barricata grazie all’illusione di una democrazia armata popolare proveniente dal basso ma manovrata, inconsapevolmente, da gerarchi oscuri e non ascrivibili ad alcuna categoria pre-esistente. 

Arno, orfano di padre (morto in circostanze e per mani misteriose), viene adottato dalla famiglia De La Serre: nel corso degli anni passati in questo nucleo familiare il nostro alter ego virtuale finirà per innamorarsi di Elise De La Serre e verrà incolpato, nonostante una sua manifesta innocenza, dell’omicidio del capofamiglia, ascritto al novero delle gerarchie templari, da parte di persone che potrebbero essere le stesse responsabili della morte del suo reale genitore. Da qui partono le dinamiche di ribellione che vedranno Arno, autore di una rivoluzione individuale nel cuore di una società in tumulto, cercare vendetta per quanto successo unendosì al culto degli assassini, di cui il padre faceva parte e trovarsi, così facendo, immischiato nelle lotte intestine nascoste dietro la facciata rivoluzionaria che gestiranno il passaggio del potere dal destituendo Luigi XVI al “popolo sovrano” di illuministica matrice.

Sullo sfondo di tutto ciò l’onnipresente Abstergo che, conseguentemente alla trasformazione (avvenuta in AC4: Black Flag) in multinazionale atta a fornire “turismo storico” mediante la vendita del prodotto Helix (una evoluzione dell’oramai vetusto Animus), indaga nei ricordi di soggetti prescelti per riuscire a rintracciare le memorie storiche dei saggi e garantirsi dunque gli strumenti per generare una evoluzione genetica che porterebbe l’uomo ad uno stato di simil-divinità ed immortalità. A causa dell’instabilità del sistema Helix sarà possibile, per il nostro alter-ego digitale, incappare in varchi temporali che lo trasporteranno nelle più disparate epoche storiche, dalla Parigi di fine 1800 alla città martoriata dalla seconda guerra mondiale,esperienze temporali però instabili che collasseranno, dopo poco, rischiando di intrappolare al loro interno il malcapitato soggetto sottoposto al “trattamento Helix”.

A contrastare lo strapotere della malefica multinazionale, un gruppo di hacker che cercheranno, molto (anche troppo a mio modesto parere) discretamente di rivelare i piani della stessa alla cavia dell’Helix, per far si che la Abstergo non riesca ad accedere a dati sensibili altrimenti risolutivi nella risoluzione della generazionale lotta tra templari ed assassini.

Se a tutto ciò aggiungiamo una contestualizzazione storica eseguita, come da protocollo, ad hoc dai ragazzi di Ubisoft Montreal, con tanto di comparsate illustri del livello del Marchese De Sade, di Napoleone Bonaparte e di Robespierre (tanto per citarne alcuni), possiamo dunque dire di trovarci di fronte all’ennesima trama da urlo oltre che ad un filone narrativo nuovamente coinvolgente? Solo in parte!

Ad una ricostruzione storica degli eventi, accompagnata da una certosina contestualizzazione degli stessi nel corpus narrativo di questo Assassin’s Creed, non corrisponde (ahinoi) un adeguato inserimento della storia stessa nelle dinamiche sopra elencate: si ha sempre l’impressione di vivere la rivoluzione francese come meri spettatori paganti, le gesta di Arno fluiscono senza poter mai realmente indirizzare ciò che verrà e gli eventi storici, alla stessa maniera, cammineranno parallelamente alla storia dell’assassino di turno, senza mai incrociarla veramente. Gli stessi illustri comprimari altro non saranno che deus ex machina atti a narrare frammenti di storia però inesplorabili ed avulsi dalla progressione del tutto! Nonostante ciò, la trama principale decolla facilmente grazie ad un livello narrativo comunque più che sufficiente (visto anche il fondo del baratro toccato con la storyline di Ac4: Black Flag); ciò che non convince, neppure in minima parte, sono le missioni secondarie: le varie sub-quest altro non sembrano che espedienti per allungare il brodo e per scimmiottare, senza riuscirci tra l’altro, la pletora di sotto-trame intessute da Ubi Montreal nella Firenze di Assassin’s Creed II. Alla stessa maniera le gesta degli hacker sembreranno più un mero interludio per creare un ponte narrativo tra le varie epoche che una vera e propria incursione nell’esperienza di gioco: il mai troppo rimpianto Desmond, e la sua ciurma di fedelissimi hacker, sono (purtroppo) un lontanissimo ricordo.

Luci e ombre dunque battezzano il comparto narrativo del primo Assassin’s Creed realmente next-gen: passiamo ora ad esaminare la giocabilità,  vero e proprio fulcro del pluriennale successo di questa saga.

Il “Divin Marchese” De Sade, uno dei tanti visi famosi che incontreremo nella Parigi di Assassin’s Creed: Unity

 

Unity, oltre ad essere il primo vero episodio per next-gen, è stato per Ubisoft un punto di svolta anche dal punto di vista della giocabilità: la software house francese ha infatti messo mano pesantemente, dopo richieste e (soprattutto) lamentele della fanbase, ad un sistema di controllo che iniziava a sentire inesorabilmente, pur mantenendo una ottima validità (basti pensare che lo stesso è stato implementato nel contemporaneo Assassin’s Creed: Rogue) , il peso degli anni.

Parkour, esplorazione e combat system, elementi cardine rimasti pressoché immutati (salvo scialbe e risibili innovazioni) sin dalle primissime iterazioni di questa saga di successo, sono stati dunque oggetto di revisione e, permettetecelo di dire, di rivoluzione per dare un’aria di freschezza a questo Unity e per sancire una netta rottura con un passato divenuto oramai ingombrante: partiamo dunque con ordine.

Le sezioni di parkour, marchio epistemiologico di questa serie, sono state stravolte per essere adattate al nuovo motore grafico-fisico che, grazie alle potenzialità tecniche delle macchine di nuova generazione,garantisce un livello di interazione maggiore con le superfici (che si tratti di alberi o di palazzi), livello direttamente proporzionale all’aumento della complessità poligonale delle stesse. Per far ciò è stata effettuata una rimappatura del sistema di controllo, sostanziatasi nell’assegnazione di un tasto alla fase di salita e di un altro a quella di discesa controllata. Se da un lato questo fattore, complice anche l’aggiunta di un numero incredibile di animazioni alla figura del protagonista e della magnificenza poligonale delle strutture urbane di una Parigi mai così viva e reale, risulta in una spettacolarizzazione delle sequenze oggetto di esame, dall’altro si assiste ad una legnosità nel passaggio da una fase all’altra e, ahinoi, al perdurare delle imprecisioni nelle scalate cui siamo abituati oramai dal secondo capitolo della serie, fattore che, più di una volta, ci impedirà di acciuffare un criminale o di riuscire in una fuga perfetta mettendoci alla mercé delle guardie cittadine. La tanto decantata possibilità di esplorare l’interno di quasi tutti gli edifici cittadini si trasformerà in un facile viatico per ovviare a questi “difetti di gioventù” (vi ricordo infatti che, contrariamente ai passati episodi, in questo Unity le guardie non indugeranno in inseguimenti sui tetti o all’interno di edifici non al piano terra…)

Alla stessa maniera l’esplorazione dell’urbe (e di tutti gli spazi privati della stessa) ha subito una vera e propria rivoluzione concettuale: se prima infatti bastava mimetizzarsi tra la folla e assumere un atteggiamento di basso profilo per divenire invisibili, qui si assiste ad una ibridazione delle meccaniche esplorative tipiche della serie con quelle di Splinter Cell: Blacklist, vedendoci dunque intenti a trovare riparo in puro Sam Fisher style o a vagabondare abbassando il nostro baricentro per sfuggire alla vista delle mai troppo solerti guardie cittadine. Questa feature, che all’inizio lascia un filino interdetti vista la natura pseudo-stealth di tutta la saga, risulta essere comunque fondamentale per la risoluzione di situazioni altrimenti intricate e dopo svariate ore di gioco verrà comunque digerita in modo quasi indolore, anche dai puristi del credo. Novità principale di questo AC: Unity è la possibilità di avventurarsi all’interno della quasi totalità degli edifici presenti sulla mappa: questa feature, interessante in partenza, risulterà alla lunga però priva di interesse (se non estetico, per ammirare le tassonomiche ricostruzioni delle case del tempo made in Ubisoft) e relegata a dinamiche di fuga, ricerca scrigni e attivazioni di alcune missioni secondarie, risultando dunque una buona intuizione… sfruttata però in modo approssimativo dagli sviluppatori Ubisoft.

Veniamo ora al combat system, vero punto dolente di anni ed anni di lotte contro i templari: ove prima era possibile cavarsela anche contro gruppi di 7-8 avversari gestendo accuratamente la temporizzazione di attacchi e parate, ora ci si trova davanti ad un sistema di combattimento che ci vedrà perire facilmente anche contro 3 avversari che, contrariamente al passato, attaccheranno quasi simultaneamente arrivando a colpirci anche durante i tempi morti del combattimento (mentre stiamo finendo un avversario o svaligiando uno scrigno ad esempio). Dimenticate dunque nemici che si mettono in fila per colpirvi lasciandovi il tempo per fumare una sigaretta o flirtare con l’amata di turno: in Unity dovremo valutare accuratamente la consistenza delle truppe nemiche per evitare di incorrere in indesiderate de-sincronizzazioni. Se questo aspetto è stato sicuramente migliorato, va detto però che ad Arno, dotato di rudimentali gadget tecnologici (bombe fumogene, bombe carta…), basterà lanciare una bomba fumogena per rendersi invisibile e portare in salvo la pelle o finire, con il favore dell’invisibilità, in modo silenzioso i suoi contendenti, andando così a ridurre drasticamente la pericolosità dei nemici, seppure in notevole sovrannumero.

Altro aspetto, apprezzatissimo questo, ereditato da SC: Blacklist, è la possibilità di approcciare in modo dinamico gli eventi chiave della storia: nelle occasioni che porteranno Arno a confrontarsi con i templari meritevoli di esecuzione sarà infatti possibile adottare varie strategie per farsi largo tra la folla e per donare dunque la pace eterna al “boss” di turno. Che si scelga un approccio stealth o uno meno silenzioso potremo personalizzare il nostro delitto perfetto, ottenendo bonus differenti a seconda della tipologia di esecuzione prescelta: feature interessantissima che vede nell’unicità dei bersagli contro cui può essere utilizzata il suo unico difetto. 

Parkour, esplorazione e combat system sono stati dunque oggetto di revisione e, permettetecelo di dire, di rivoluzione per dare un’aria di freschezza a questo Unity e per sancire una netta rottura con un passato divenuto quanto mai ingombrante.

Se per analizzare e comprendere al meglio le migliorie apportate in ambito di giocabilità è necessario passare più di qualche ora alle prese con il nuovo sistema di controllo, uscendone frastornati ma comunque soddisfatti, basta pochissimo per godere appieno delle meraviglie grafiche allestite da Ubisoft per rappresentare fin nei suoi minimi dettagli una Parigi che, in tutto il suo splendore rivoluzionario, risulta essere ancora più affascinante di quanto già non sia.

Il colpo d’occhio che la capitale francese lascia, in tutto il suo fulgore next-gen, è un pugno allo stomaco, un diretto che colpisce dritto nel segno per qualità realizzativa e per una, oramai attestata, cura nella realizzazione dei dettagli. Tutti i quartieri della città dell’amore risultano ricostruiti alla perfezione, pregni di una complessità poligonale e di un livello di textures che ci faranno rimanere a bocca aperta per più di qualche minuto. La skyline parigina incanta, da ogni prospettiva, così come cattura il livello poligonale dei principali monumenti cittadini che assurgono a coprotagonisti silenziosi di questa magnificenza artistica: similarmente il protagonista ed i comprimari che incontreremo nel corso delle nostre peregrinazioni parigine godono dello stesso livello realizzativo creando un quadro di insieme armonico ed incantevole da osservare, anche sulla versione console, privata da Ubisoft della resa a 1080p in favore, a detta della software house, della massima fluidità su schermo.

Qualcosa però, deve essere andato storto: nonostante il downgrade a 900p, Assassin’s Creed: Unity può dirsi tutto tranne che fluido. Frequentissimi fenomeni di tearing, cali di frame rate, clipping e compenetrazioni poligonali vanno infatti ad inficiare, anche pesantemente, l’esperienza di gioco, mai compromettendo la giocabilità ma comunque andando a sporcare questo quadro di insieme dipinto fin’ora dal team di programmazione. Se a tutto ciò aggiungiamo difetti di rendering (che si sostanziano in sparizioni di interi poligoni e, quindi, nel deperimento dell’immagine) e frequentissimi bug nella gestione della folla dinamica, si evince cheUnity avrebbe beneficiato, e molto anche, di qualche altra settimana di ottimizzazione e che il prodotto attualmente tra le nostre mani è una sorta di beta avanzata, giocabile ma tutt’altro che perfetta.

La folla dinamica inoltre, una delle novità più pubblicizzate da parte di Ubisoft, ha un valore meramente scenografico: le centinaia di persone a schermo, indubbiamente gradevoli da osservare, non fanno altro che creare confusione a causa della loro completa inutilità ai fini della giocabilità o della narrazione tout-court. La pletora di bug che affligge il gioco investe anche questo aspetto: frequente è infatti la possibilità che i passanti, spaventati da una rissa, inizino a correre incastrandosi l’uno con l’altro e bloccando, di fatto, eventuali vie di fuga…

Passando invece al comparto sonoro, lo stesso si attesta (come tradizione Ubisoft) ad altissimi livelli, sia che si tratti della colonna sonora che dei campionamenti di cui tutto il gioco è pervaso: well done (almeno questo) Ubisoft!

 

  • Un bug… ahem… bacio appassionato
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Rispetto agli ultimi Assassin’s Creed anche la tanto criticata modalità online ha subito radicali cambiamenti:inserita infatti all’interno della main quest risulta essere ora integrata nel corpus narrativo grazie alla presenza di missioni specificamente progettate per un approccio co-op da un minimo di 2 ad un massimo di 4 giocatori. Queste missioni, selezionabili in ogni momento, ci permetteranno di stringere alleanza con altri assassini per guadagnare punti da spendere nella personalizzazione e nel potenziamento del protagonista. Pur piacevole, e dotate di un buon livello di sfida, anche il multiplayer è caduto impietosamente sotto i difetti di ottimizzazione di cui tutto Unity è costellato: problemi di matchmaking sono all’ordine del giorno e, con loro, tempi di attesa mediamente lunghi. Considerato che, allorchè si è in attesa di altri giocatori, non è possibile continuare con la main quest single player questo bug va ad inficiare non solo la fruizione del comparto online ma dell’esperienza di gioco tutta.

Ubisoft ha inoltre richiesto, fino alla release di una patch correttiva, di giocare ad Assassin’s Creed: Unity completamente offline, identificando in una errata ottimizzazione del netcode la causa di molti rallentamenti presenti nella modalità single player del gioco stesso: ha senso giocare offline un gioco che fa dell’online e della condivisione dell’esperienza di gioco uno dei valori portanti? La risposta è quanto mai scontata…

Va da se che, al lordo di tutte queste considerazioni, ci troviamo di fronte ad un prodotto iper-buggato e a malapena fruibile, rilasciato in anticipo per far fronte ad una deadline che, palesemente, sarebbe stato meglio non rispettare, facendo si attendere gli utenti finali ma fornendo almeno una esperienza di gioco valida e quanto meno scevra dai più evidenti difetti di ottimizzazione, sia riguardo il comparto offline che quello online.

 

In Conclusione…

Assassin’s Creed: Unity, primo episodio interamente next-gen della saga, ha il sapore dell’occasione mancata.

Non bastano le ingenti innovazioni in ambito di gameplay, macchiate da numerose imprecisioni di sviluppo, a garantire quel salto qualitativo, parallelo al cambio generazionale, che era lecito attendersi da un titolo così atteso.

Ad una trama tutto sommato interessante non corrisponde un debito livello di immedesimazione del protagonista nella stessa: le quest secondarie, scialbe e ripetitive, sono un pallido palliativo delle missioni di Assassin’s Creed II, nel vano tentativo di replicarne il risultato.

Un comparto grafico di primissimo ordine, non coadiuvato da una eguale accuratezza realizzativa, ci mette di fronte ad una esperienza di gioco costellata da bug, glitch, cali di frame rate e numerosi problemi di ottimizzazione che vanno a rovinare l’esperienza di gioco, sia nella componente online che in quella offline.

Ubisoft, con questo Assassin’s Creed: Unity, ha fatto le prove generali di un cambiamento che sicuramente avverrà ma che, almeno in questo caso, ha portato ad un risultato tutt’altro che in linea con il blasone della serie e con il livello qualitativo cui i fan del credo sono abituati.

Unity è comunque, nonostante i difetti fin qui elencati, un titolo valido e divertente: mi sento di consigliarvi l’acquisto, casomai attendendo il rilascio di qualche patch correttiva che vada a lenire i molteplici difetti di cui questo titolo è infarcito: di certo questo capitolo claudicante rappresenta il migliore degli inizi su next-gen ma, di sicuro, sarà una buona base di partenza per le future iterazioni, sperando Ubisoft si concentri maggiormente sull’ottimizzazione dei titoli invece che su asfissianti campagne marketing.

Voto: 7/10

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